Prologo
Ad
Arthur Blackthorn,
capo
dell’Istituto di Los Angeles
Torniamo
a rivolgerci umilmente a voi riguardo una questione di grande
importanza. Come
sapete, nei mesi scorsi cadaveri marchiati e mutilati appartenenti a
entrambe
le nostre genti sono stati rinvenuti in tutta la città di
Los Angeles. Si
tratta del vostro territorio, perciò ci inchiniamo una volta
di più davanti a
voi per implorare il vostro aiuto. Sebbene dopo gli eventi della Guerra
Oscura
il Popolo Fatato non ricada più sotto la vostra protezione
né sotto la
protezione degli Accordi, continuiamo a sperare. Di rado le fate
ammettono di
essere disperate, ma ora lo siamo. Se non volete soccorrerci, potreste
almeno
fare un patto con noi. Indagate sulla morte della nostra gente e noi vi
garantiremo la restituzione di vostro nipote, il fratello dei bambini
che ora
vivono in casa vostra. Anche se di solito la Caccia Selvaggia non
dà indietro
ciò che le appartiene, noi vi renderemo Mark Blackthorn.
Attendiamo
vostre notizie.
Arthur
rivolse lo sguardo verso la ragazza che gli aveva
porto la lettera. Keller Nightshade era in piedi davanti a lui, le
braccia
risolutamente incrociate sul petto e gli occhi verde smeraldo che non
si
perdevano alcun dettaglio dell’espressione del più
anziano.
-
Tu cosa ne pensi? –
Era
entrata da poco di diritto tra le schiere degli Shadowhunters
adulti e le faceva ancora strano l’idea che un uomo di
quarant’anni suonati
ritenesse utile ascoltare il suo parere. Prese tempo, giocherellando
distrattamente con un’onda corvina. Aveva letto la missiva
decine di volte e si
era fatta un’idea ben precisa delle possibilità
che avevano di fronte a loro.
-
Se accettassimo potremo riavere indietro Mark, ma l’unica
cosa che ce lo garantisce è la loro parola … e
abbiamo già visto quanto le fate
siano abili a giocare con la verità. Il Conclave,
d’altra parte, non la
prenderebbe affatto bene. Però, se fosse vero e noi non
facessimo nulla,
sarebbe come abbandonare Mark per sempre. Insomma, comunque la si metta
l’esito
possibile è uno solo: scatenare l’ira di qualcuno.
–
Arthur
annuì, pensieroso.
-
C’è sempre un’altra opzione –
intervenne Richard
Dragonway, rimasto in disparte fino a quel momento per dare modo alla
sua
Parabatai di prendere la parola.
-
Sarebbe a dire? –
Flettè
le braccia muscolose mentre il solito sorrisetto
strafottente si dipingeva sul volto dai tratti decisi e mascolini.
– Possiamo
sempre non dire nulla al Conclave e indagare comunque. –
Il
capo dell’Istituto aggrottò la fronte, gli occhi
verde
azzurri tipici dei Blackthorn persi in chissà quali cupe
considerazioni.
-
Sarebbe un aperto atto di ribellione, per non dire
tradimento – considerò.
-
Anche lasciare Mark nelle mani della Caccia Selvaggia
sarebbe un tradimento nei suoi confronti. –
Arthur
sembrò sorpreso dalla foga di Keller, ma Richard la
conosceva bene e sapeva perché la primogenita dei Nightshade
avesse preso la
questione tanto a cuore. Ricordava come, cinque anni prima, lei e Mark
fossero
stati molto vicini. Non l’aveva mai detto, ma era chiaro che
provasse qualcosa
per il giovane Blackthorn.
L’uomo
sospirò, portandosi una mano tra i capelli castano
scuro che lasciavano intravedere le prime ciocche grigie. Era
invecchiato
precocemente dalla morte del fratello e le responsabilità
che gravavano sulle
sue spalle sembravano destinate a essere sempre maggiori.
-
Non posso oppormi in modo manifesto al Conclave, quindi
partirò immediatamente per Alicante nella speranza di
convincerli. Nel
frattempo, ragazzi, niente colpi di testa – concluse,
soffermandosi in
particolare su Keller.
-
Niente colpi di testa – confermarono all’unisono.
-
Giuratelo sull’Angelo. –
Keller
e Richard si scambiarono un’occhiata eloquente.
-
Oh, andiamo Arthur, per che razza d’irresponsabili ci hai
presi? – chiese il ragazzo, fingendosi indignato per quella
profonda mancanza
di fiducia nei loro confronti.
-
Giuratelo … tutti e due – insistè. Li
conosceva abbastanza
bene da non lasciare l’Istituto senza prima sottoporli a un
giuramento
vincolante.
-
Okay, lo giuro sull’Angelo. –
-
Sì, sì … lo giuro
sull’Angelo – borbottò Keller
controvoglia.
Apparentemente
soddisfatto, Arthur li congedò con le
raccomandazioni di rito e aggiunse, poco prima di varcare il Portale.
-
Mi raccomando, tenete d’occhio Julian e gli altri
… sono
tutto ciò che mi è rimasto. –
-
Sicuro, ci pensiamo noi ai marmocchi. Adesso va’ a
convincere quegli idioti benpensanti – lo esortò
Richard.
Il rumore sordo del
Portale accompagnò la sua scomparsa, attirando
l’attenzione dei ragazzi che si
allenavano nella palestra lì sotto.
Emma
fu la prima a realizzare cosa fosse quella lieve
scossa.
-
Jules, l’hai sentito? Qualcuno ha appena attraversato il
Portale. –
Il
suo Parabatai annuì, rinfoderando la spada angelica con
cui si stava esercitando e lanciando un’occhiata in direzione
di Ty, Livvy e
Dru che erano impegnati in uno scontro lì vicino.
-
Livvy, tienili d’occhio, noi andiamo a vedere di cosa si
tratta. –
-
Ma Jules, voglio venire anche io – protestò.
-
Hai quindici anni, dolzura, lascia che siano i grandi a
prendersi certi rischi – ribattè Cristina, che
aveva smesso di combattere
contro suo cugino Jaime e aveva raggiunto i due amici.
Livia
sbuffò, picchiando con stizza un piede al suolo, e
voltò loro le spalle.
Mentre
si dirigevano verso il Portale, Julian aveva una
strana espressione dipinta sul bel viso.
Emma
gli sfiorò delicatamente un braccio, attirando la sua
attenzione. – C’è qualcosa che non va,
Jules? –
Scosse
la testa, risultando persino a se stesso molto poco
convincente. – No, Em, è tutto okay. –
-
Sei un pessimo bugiardo, lo sai vero? –
Le
rivolse un sorriso tiepido.
-
Non mi piace discutere con Livvy e gli altri, tutto qui –
ammise, scrollando le spalle.
-
Vuoi solo proteggerli e loro lo sanno. –
Annuì.
- È solo che da quando Hel e Mark non ci sono è
diventato tutto ancora più difficile. –
Vederlo
in quello stato le strinse il cuore e, per la
milionesima volta nel corso degli ultimi cinque anni, maledì
il Conclave e le
loro assurde decisioni. Era colpa loro se Mark non era stato portato
via dalla
Caccia Selvaggia e sempre loro avevano spedito Helen lontano dalla sua
famiglia
solo perché aveva in parte sangue di fata.
-
Ehy, ci sono qua io e ho intenzione di tormentare il mio
sentimentale Parabatai per il resto della sua vita. –
Jules
sorrise. Era quel genere di sorriso capace di
illuminare un’intera stanza e che la portava a considerare il
Sole solo una
ridicola ed effimera fonte di luce al confronto.
-
Cos’è, Emma Carstairs, adesso passi alle minacce?
–
-
Assolutamente sì. –
Spalancarono
la porta mentre ancora ridevano, sussultando
quando si trovarono davanti Richard e Keller.
-
Ma siete voi! – esclamò Emma, improvvisamente
sollevata.
L’ultima volta in cui il Portale era stato varcato quando si
stava allenando
con Jules le cose avevano preso una piega decisamente spiacevole.
Il
ragazzo inarcò un sopracciglio. – Bè,
tutto qui? Nessun
abbraccio, attacco di commozione, esclamazione di giubilo? Insomma,
ragazzi, mi
aspettavo veramente di più da voi due. –
-
Razza di egocentrico megalomane. – Keller scosse la testa,
affibbiandogli un buffetto dietro al collo, mentre il resto dei
presenti scoppiava
a ridere.
Jules
gli porse l’avambraccio in un saluto virile, ma
finì
per sciogliersi nella stretta del più grande. In quei cinque
anni Richard era
stato il suo punto di riferimento. Non aveva sostituito Mark,
né ci aveva
lontanamente provato, ma l’idea di avere un fratello maggiore
adottivo gli
piaceva. Quando era partito per recarsi all’Istituto di
Londra come istruttore
aveva sentito uno spiacevole senso d’abbandono, ma si era
ripromesso di non
darlo a vedere.
-
Zio Arthur? – domandò, guardandosi intorno alla
ricerca
della sagoma alta e imponente dell’uomo.
-
È dovuto andare ad Alicante per una riunione del Conclave.
Vi teniamo d’occhio noi – replicò
Keller, strizzandogli l’occhio con aria
d’intesa.
L’ultima
volta che quei due li avevano “tenuti
d’occhio”
avevano quasi distrutto metà dell’Ala Ovest
dell’Istituto.
Emma emise un gemito
disgustato sentendo le parole “riunione” e
“Conclave”.
-
Di cosa discuteranno questa volta, di quanto siano inutili
o delle decisioni idiote che prendono? –
-
Un po’ di tutte e due le cose, suppongo –
replicò Keller,
ripescando la lettera dalla tasca e sventolandogliela sotto il naso, -
O magari
di questa. –
L’afferrò,
leggendola rapidamente e porgendola a Julian.
Cadaveri
marchiati e mutilati.
Quelle
quattro parole riecheggiarono nella sua mente
riportando in vita il ricordo doloroso della fine che avevano fatto i
suoi
genitori. Non era stata opera di Jonathan Morgenstern, aveva appurato
il
Conclave, e adesso che quel mostro era morto ne aveva la conferma. I
suoi
genitori erano stati massacrati da qualcos’altro e in lei lo
spirito della
vendetta gridava a pieni polmoni.
-
Em, non pensarci nemmeno – la precedette Julian.
-
Si tratta degli stessi che hanno ucciso i miei genitori,
Jules. Jonathan è morto e tu hai avuto la tua vendetta, ma
io no. Non puoi
negarmela, non è giusto – esclamò.
Gli
occhi verde azzurri del Parabatai tornarono a
rabbuiarsi.
-
Non c’è vendetta che possa ridarmi indietro mio
padre. –
-
Questo non c’entra nulla, Julian. Io voglio distruggere
l’essere che mi ha fatto questo e tu non puoi fare proprio
niente per
impedirmelo – concluse, voltandogli le spalle e marciando
risolutamente verso
la zona notte.
Julian
fece per seguirla, ma Keller lo afferrò per un
braccio e scosse la testa.
-
Ha bisogno di stare un po’ da sola. Ci sono cose che
nemmeno un Parabatai può aiutare a superare. –
Il
ragazzo si chiese distrattamente se si stesse riferendo
al rapimento di Mark e, dall’occhiata desolata di Richard,
capì di aver colto
nel segno.
-
Credi che manterranno la parola? Ci ridaranno davvero
Mark? –
-
È quello che dicono, ma in diciannove anni ho imparato a
non fidarmi mai delle parole di una fata. Sono delle bastarde
intriganti e
distorcono il confine tra verità e menzogna a loro
piacimento. –
-
Quindi non c’è alcuna certezza –
concluse Julian.
-
Mi piacerebbe dirti il contrario, ma no … non abbiamo
alcuna certezza. –
-
In realtà un modo c’è … una
visitina al Midnight Requiem –
intervenne Richard.
Il
Midnight Requiem era un locale per sole creature
soprannaturali, il posto ideale per ottenere informazioni o stringere
accordi
sottobanco.
-
Abbiamo giurato “niente colpi di testa”, te lo
ricordi? –
-
Infatti ufficialmente si tratta solo di una semplice
uscita serale. Siamo giovani, dobbiamo svagarci ogni tanto, no?
– ribattè,
sorridendo sornione.
Keller
rivolse un’occhiata a Julian, i cui occhi verde
azzurri brillavano in un misto di divertimento e approvazione.
-
Tu che ne dici? –
-
Che dovrò trovare qualcosa di adatto per stasera che non
sia una divisa da combattimento. –
Spazio
autrice:
Io
amo
questa generazione. Sappiatelo u.u
Sul
serio, amo Emma Carstairs che trovo un personaggio molto più
“cazzuto” di
Clary, ma allo stesso tempo non so ancora bene cosa pensare di Julian.
Comunque, in questa long (che giuro solennemente di non abbandonare a
se
stessa) potrebbero esserci degli spoiler di “La regina di
Mezzanotte”, il primo
libro della serie The Dark Artifices in uscita in Italia a Maggio.
Ergo,
lettore avvisato mezzo salvato, quindi non voglio leggere scleri di
gente che
non vuole spoiler o simili (perché se continuate la lettura
lo fate
consapevolmente). In questo prologo non ce ne sono ed eventuali future
similitudini sono del tutto casuali, proprio perché non
voglio anticipare nulla
a chi non vuole sapere. Una cosa assolutamente certa, invece,
è che ci saranno
parti tradotte dei Teaser. Ci sono alcuni nuovi personaggi, due li
avete
conosciuti nel prologo e altri compariranno nel corso della long, che
però
faranno da contorno alle vicende di Emma e Julian. Detto
ciò, spero che vi
piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt