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Autore: _Rossyj_    12/09/2014    1 recensioni
"... non voglia nemmeno salutare Makoto prima che se ne vada."
Quelle parole gli rimbombavano nella testa.
Non volerlo salutare? Haruka non voleva nemmeno che se ne andasse.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io vorrei soltanto dire che la mia OTP è la RinHaru e che questa cosa qua sotto è il massimo che posso scrivere per la MakoHaru (per il resto tutto finirebbe sempre in tragedia).

Ringrazio tantissimo SmartieMiz perchè mi sprona a scrivere ed è sempre lì per aiutarmi. <3 Grazie, questa cosa è per te. 

Detto questo, sappiate che non è niente di che, solo una cosuccia buttata giù in un momento più unico che raro. Basta, vi lascio qui! v.v <3

 

||||

 

Silenzio.




Com'è potuto accadere? 

Il ragazzo strinse la coperta con maggiore forza. 

Tutto così in fretta. 

Fuori si sentivano le risate di alcuni bambini e il rumore delle scarpette che battevano sui gradini.

Senza che alla fine avessi deciso qualcosa...
 
* * *



"Andrò all'università di Tokyo."

No. Haruka non voleva crederci.

"Fai quello che ti pare."

Non voleva dirlo veramente; in realtà le parole che giravano di più nella testa di Haruka in quel momento erano "Non puoi lasciarmi solo" e "Non voglio perderti", ma lui non era mai stato bravo ad esprimersi e quelle poche parole urlate erano servite solo ad aggravare la situazione. 



"Haru-chan, Mako-chan partirà fra due giorni e-"

Nagisa e Rei andavano tutti i giorni a visitare Haruka, ma quest'ultimo non apriva mai la porta, non dava risposta, se ne stava a letto raggomitolato nelle lenzuola come se non fosse in casa. 



"Haru! So che sei in casa, muoviti ed esci. Puoi essere arrabbiato quanto vuoi, ma non posso veramente credere che non voglia nemmeno salutare Makoto prima che se ne vada."

Haruka non rispose nemmeno quella volta. 

Dopo qualche minuto Rin picchiò un ultimo colpo sulla porta e corse via. 



"... non voglia nemmeno salutare Makoto prima che se ne vada."

Quelle parole gli rimbombavano nella testa. 

Non volerlo salutare? Haruka non voleva nemmeno che se ne andasse.

Si alzò dal letto e di corsa si precipitò in stazione. 



Perché non c'è nessuno? Dov'è Makoto? Non lo vedo, dove-

"Makoto è andato. Sei arrivato in ritardo, ecco perché non lo trovi."


Haruka rimase impietrito lì in stazione.

 
* * *



"Haru-chan? Io e Rei-chan siamo preoccupati per te. Anche Rin-chan lo è e sono sicuro che persino Mako-chan non vorrebbe che tu stessi così male."

Nagisa non aveva perso l'abitudine di fermarsi davanti a casa di Haruka. Le parole che diceva non cambiavano mai e la risposta da parte dell'altro era sempre la stessa: il silenzio. 



Col tempo però la voce di Nagisa si fece sentire sempre meno spesso. 



"Ha-Haru-chan, noi siamo... per favore, Haru-chan?"

Nessuna risposta. 

Quella fu l'ultima volta che Nagisa andò da Haruka. 



"Haruka-senpai, sono Rei. Nagisa-kun non è voluto venire, ma so che ci teneva a farti sapere che è ancora preoccupato. Se solo venissi fuori e parlassi con noi potremmo aiutarti!"

Silenzio.

"Haruka-senpai, sono ancora Rei. Nagisa-kun non è venuto nemmeno stavolta, ma non puoi biasimarlo. È passato quasi un anno ormai, non credi che sarebbe l'ora di uscire?"

Niente.

"Haruka-senpai, sono Rei e-e se questa volta rispondi, giuro che non verrò più a disturbarti. Io e Nagisa-kun vogliamo solo sapere come stai e cosa potremmo fare per aiutare!"

Nessuna risposta.

 
* * *



Erano passati due anni da quando Makoto era andato a Tokyo. 

Rei e Nagisa avevano smesso di passare e Haruka si era abituato a vivere nella sua camera, senza nessuno con cui parlare. 

L'unica cosa che faceva era rimanere nascosto fra le coperte. 

Era rimasto solo.

Non aveva più nessuno.

Non aveva più niente.
* * *



Qualcuno bussò leggermente.

"Haru."

Haruka non avrebbe mai potuto dimenticare quella voce soffice come la neve che cadeva proprio in quel periodo, imbiancando le vie giapponesi. 

Si precipitò alla porta e aspetto lì davanti, chiedendo mentalmente a quella voce di ripetere il suo nome e dargli la conferma che non fosse un sogno, un'allucinazione. 

"Haru, sei in casa?"

Questa volta aprì di scatto la porta, convinto che fosse reale. 

"Makoto."
 
  
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