Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Maya98    12/09/2014    1 recensioni
"È una dissonanza prodotta tra due voci, o parti, e può avvenire fra due note con lo stesso nome, suonate in successione che siano una naturale e l'altra alterata, ma in parti differenti."
Sherlock capisce che c'è solo un modo per battere Moriarty, e questo modo è fingersi dalla sua parte, con tutte le conseguenze e i sacrifici che questa scelta comporta. Ovviamente, John ne è totalmente all'oscuro.
Note: Johnlock, accenni pesanti di Jary e "Sheriarty" senza sentimento, e qualche cosa di Sherlock&Mary. Cammei vaticani, P.O.V. di Sherlock, Post-HLV.
Avvertimenti: Non è non-con perché è consensuale, ma sicuramente non voluto.
 
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avviso:
E' il famoso capitolo "non è non-con ma sicuramente non voluto". Quindi a chiunque sia sensibile a questo argomento (vi assicuro che però è trattato con la più delicatezza possibile, ed è davvero molto, molto, molto, leggerissimissimissimo) sconsiglio la lettura.




7. Barcarolle
F. Mendelssohn



-Cavallo in B6.
Sono sdraiati sul soffice: Sherlock si sta dando alla catalogazione dei tessuti dei tappeti in quella suite, e certamente quello persiano della camera di Jim è il più morbido, e cinge elegantemente il pavimento come se fosse stato cucito appositamente per quella stanza. Con la pancia in giù e le ginocchia accoccolate sulle pieghe del tessuto, studia la scacchiera con una smorfia simile ad un broncio. Jim, seduto di fronte a lui con la schiena appoggiata al muro, sorseggia con fare distratto il suo bicchiere di vino, tradizione elegante dopo una cena frugale per via del lavoro (su questo aspetto, i due si intendono una meraviglia).
La scacchiera tra loro sembra antica, di quasi trecento anni a giudicare dall’odore e dal colore del legno: un pezzo da museo. Non sembra toccare affatto Jim, questo dettaglio, che con malgrazia getta la sua torre via dal piano di battaglia, quasi con ferocia. Sherlock è sempre più stupito di quel lato animalesco e sgraziato che emerge prepotente in lui, di tanto in tanto. Sotto l’eleganza e lo charme delle buone maniere e un completo costoso quanto l’intero albergo nasconde quanto più c’è di primario e istintivo, nell’uomo: la violenza nella sua forma più scarna, più innata, e definitivamente più pericolosa.
Sherlock lo guarda, e respira piano.
La sua situazione negli scacchi è nettamente in svantaggio, ma lui non fa trapelare nessuna espressione sul viso concentrato. Sa benissimo a cosa è dovuta l'imminente sconfitta: quando giocano a scacchi il silenzio regna, ed è l'unico momento nel quale lui, non costretto a pensare a parole da dire come maschera, si trova da solo con i suoi pensieri.
Il viso di Mary riaffiora continuamente, come un legno che si tenta di nascondere sott'acqua, e che inevitabilmente riemerge, galleggiando. I suoi occhi sono benevoli e non lo giudicano mai, ma il rimpianto, e il dolore che squarciano la mente di Sherlock sono decisamente reali e tangibili. Sente di avere al posto della testa, un grosso tamburo collegato delicatamente a tutti i suoi nervi. E ogni volta che qualcosa batte su questo tamburo, generando suono e vibrazione, si formano mille canali sottili che trasmettono il dolore, dalla testa a tutto il corpo. Continua a prendere medicinali per il mal di testa e l'emicrania, ma non sembrano fare effetto.
Dopo una lunga contemplazione, riesce a posizionare la torre in uno schema strategico potenzialmente utile. Azzera il suo orologio e fa partire quello di Moriarty, che appoggia il bicchiere e rannicchia le gambe al petto come un bambino. Sherlock non fa fatica ad immaginarlo: una figura pallida e magrolina, avvolta nell'ingombrante divisa scolastica della Daniell Street Comprehensive (1), lo sguardo basso, nelle mani un piccolo impero e gli occhi già morti. Si chiede se siano mai stati vivi. Espressivi, certamente. Ma vivi?
Jim non si prende la briga di riflettere così a lungo. Con un fluido, sicuro e prepotente movimento del braccio, sistema la sua regina in modo tale che faccia scacco. Il suo volto è una maschera di freddo acciaio, impenetrabile, irraggiungibile. Una maschera come quella degli antichi egizi, pregiata, raffinata e solida, ma destinata ai morti.
Alza le sue pupille nere come la pece su di lui, inclinando la testa di lato. Pigramente.
-Ti vedo distratto, mio caro.-mormora, allungando uno delle sue lunghe dita in direzione degli orologi, fermando nuovamente il tempo in modo da cedere il turno. La pressione non viene applicata con tutto il polpastrello; la sua curata unghia gratta la superficie dell'ottone con un'eleganza struggente:-Mal di testa nuovamente?
-Passerà. È semplicemente una cefalea da stress da cambiamento.-borbotta lui con tono scontroso, urtando con stizza una pedina nel spostare un pedone da sacrificare in difesa del re. La sua mano imponente risulta ingombrante, priva della solita grazia e precisione che John soleva declamare nel suo stupido blog. John, ancora lui. Deve smettere di pensarci.
-Spero che il nuovo lavoro non sia la causa di tutto questo stress,-dice Jim, con tono fintamente zuccheroso, una goccia di miele, allungando la mano verso di lui per gettargli a terra il pedone, brutale:-Non vorrei che le tue forze venissero meno in momenti tanto importanti.
Sherlock studia nuovamente la scacchiera. Sta per perdere, di nuovo. La faccenda gli brucia meno di quanto pensasse, ma è una terrificante, perfetta metafora della sua situazione. È giunto al capolinea, ed ha appena iniziato. Le poche notti in cui si concedono riposo dal lavoro, Sherlock a mala pena chiude occhio, perseguitato dagli incubi. Sente i suoi nervi al limite, e sa riconoscere quando si trova vicino ad un attacco di panico. Niente di tutto questo deve assolutamente succedere - pena il fallimento del piano - ma in questi momenti si sente empaticamente molto vicino a John, al John devastato appena tornato dall'Afghanistan con tutti i suoi fantasmi nella sua testa.
Un uomo solo (2), ecco cos'è. Senza parte, mezzi e identità, lasciato a naufragare tra le mura di un salotto spoglio di contenuto e rigido di forma. Uno spirito che vagabonda tra le terre ignote alla ricerca di qualcosa che ha perso e che non potrà mai ritrovare. Ricorda di quando, poco tempo prima, si era ritrovato a sfogliare il taccuino dei casi che John teneva quando vivevano insieme, e che aveva nascosto in un cassetto della sua ex camera a Baker Street. Si era soffermato sui post-it che si erano scambiati, rileggendo i loro innocui battibecchi, le loro frecciatine: da alcune frasi, aveva riscoperto di essere stato innamorato di John già da allora, da molto più tempo di qual che pensava. E poi aveva trovato i ritagli della Caduta, e tra essi nessuna nota, nessun post-it, perché mai c'era stata l'occasione di discuterne. Sherlock era morto e John si era trasferito. Nel constatare questa semplice faccenda, l'aria gli era mancata. Quanto erano giovani, prima della Caduta, quant'erano sconsiderati! Allora, forse, se si fosse spinto un po' più in là, se avesse osato un po' di più, le cose sarebbe cambiate. Ma poi c'era stato Moriarty, la loro linea di confine - e quando ne erano usciti erano già tutti e due troppo spezzati dentro per potersi riparare a dovere.
Nessuna. Speranza.
Muove l'Alfiere.
-Scacco Matto,-sibila Jim, con un fiato sottile, una carezza, un sussurro. Il suo ghigno si schiude, gli occhi si infiammano, e in un attimo l'intera sua essenza, un incendio bruciante, divampa. Sherlock lo guarda brillare, bruciare, consumare. Lascia che quell'anima impazzita divori la sua fino al punto di non ritorno. Tanto non c'è possibilità. Non c'è più da molto tempo.
-Magnifico!-batte le mani, salta in piedi, la sua figura sottile all'improvviso piena di vigore, non più della lasciva pigrizia e charme che lo accompagnano ad ogni passo, come un profumo così intenso da risultare quasi fastidioso:-Direi che abbiamo impiegato le nostri menti brillanti in attività proficue come lavorare, lavorare, lavorare e giocare un po' a scacchi. Meritiamo un po' di svago, non credi anche tu?
Il suo tono è cantilenante, in un'eterna parodia della noia, ma l'espressione è tagliente, acuta e ai limiti del malizioso. Sherlock non alza gli occhi, rimanendo concentrato sulla scacchiera per studiare i termini di quell'umiliante sconfitta, respirando piano, finché non percepisce tramite l'udito dei rumori di uno strano armeggiare. A quel punto, semplicemente, realizza. Boccheggia, di schiena, senza farsi vedere, riuscendo perfettamente ad immaginare la scena nella sua testa.
Sapeva che sarebbe successo, prima o poi. Sperava semplicemente fosse poi.
Jim si slaccia i polsini della camicia, lasciandola scivolare sulle spalle pallide e facendola cadere a terra con un tonfo morbido. Poi lo guarda. Di spalle non riesce a vedere niente di tutto questo, e pertanto confermarlo, ma Sherlock sente lo sguardo sulla sua nuca bruciare.
Non serve il tempo di prendere una decisione: è già stato tutto deciso. Solo non da lui.
Non c’è altro motivo di indugiare, dunque, in questa estremamente misera riluttanza. Pertanto, a quel punto si alza e si volta, senza mai incontrare lo sguardo del suo aguzzino. Si siede con grazia sul letto, accoccolandosi sul materasso in posizione fetale, quasi di difesa, tra i cuscini anche più morbidi del tappeto, e lascia che le sue dita corrano sull'orlo della trapunta, torturandolo le unghie. Jim ride.
-Però,-dice, le tenaglie tese per scattare:-Per essere un verginello mi sembri piuttosto impaziente.
Ha frainteso, pensa Sherlock, con uno sgradevole peso sullo stomaco. La sua stretta si fa più decisa, come una lenta presa di coscienza: altre vie non ci sono. Va fatto, non sarà né rapido né indolore, ma certamente sopportabile. Va preso come una pura conferma scientifica: per la riuscita del piano. Per la riuscita del piano, si dice, stringendo i denti e respirando profondamente come per calmarsi. Un sacrificio da fare, uno come un altro, unicamente per la perfetta riuscita del suo piano. Lo ripete diverse volte, sentendosi come se non facesse alcuna differenza, perché l'autoconvinzione è un'arma inutile. Ma che serve torturarsi con sillogismi e retorica ora? Scorge Jim avvicinarsi, con la coda dell'occhio, e reprime nuovamente la nausea, alimentata dal moto dei succhi gastrici che si attorcigliano nel suo stomaco. Si impone la calma, e come conseguenza, si calma sul serio.
Appoggia la testa sul cuscino e pensa a John.


( Continua )





(1) È la scuola di Carl Powers. Ho ipotizzato la frequentasse anche Jim.
(2) Leggetelo. Di Isherwood. Leggetelo.




Note:
*si rintana sotto venti coperte per sparire dal mondo* IO NON HO SCRITTO NULLA DI TUTTO CIÒ!

Cavolo, la vergogna. Voi non avete idea. Io vado in crisi quando si parla di questo. Punto. Infatti lo sono.
Voglio tornare al mio platonicooooo!

Almeno siate felici (o tristi?) che questo è l'ultimo capitolo 'Sheriarty'. Anzi, sappiate che il capitolo Jim ha i giorni contati. Ci avviamo verso i fuochi d'artificio della storia.

L'ultima cosa:
Sherlock non lo fa per John. Lo fa per il suo piano. Che poi il piano sia per salvare John è un altro paio di maniche. Comunque sì, è un piano dell'accidenti. Lo distrugge. Ma è la sua ultima speranza.
E per il discorso Mary, bambina di Mary e tutto quanto: le spiegazioni arrivano presto. Vi chiedo solo di pazientare un altro paio di capitoli.
Vorrei ringraziare i miei lettori e anche chi recensisce (a parte le mie due care amiche Mask e ThatStar - un grazie per sopportarmi, a voi due - ), sono lieta di avere i vostri commenti e le vostre critiche! Un grosso abbraccio a tutti voi.

Ah si! Vichy, Jim, NO NON MI AVRETE! Oltre non andrò. Avrete Sherlock però *lo spinge avanti per filarsela*
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Maya98