Il consiglio di Leo e di Vale gli arriva come un eco lontano e gli suona come una colossale stronzata eppure ora che è a ridosso di quella superficie piana e riflettente fatica a specchiarsi.
Davide si alza a fatica dalla massiccia sedia a rotelle e, con mani tremanti, sbottona i primi bottoni del pigiama. Le asole si allargano scoprendo il suo petto niveo e bambino. Il solco arrossato che, partendo dal collo arriva fino al torace, è come uno schiaffo dato con la mano aperta.
Le dita, sudaticce e fredde allo stesso tempo, carezzano quella traccia indelebile. Una ferita, una cicatrice, una testimonianza di vita.
È a quel segno deturpante che deve la vita. Dietro a quell'incavatura arrossata c'è un cuore che batte, che batte ancora.
Un singulto gli risale la gola e gli occhi, quegli occhi disprezzanti e diffidenti, catturano un'immagine nuova.
Il ragazzino spavaldo e prepotente ha lasciato il posto ad un Davide più maturo e tollerante. Sono quegli occhi stanchi e provati e quella scanalatura, marchiata indelebile sul petto, a raccontare questa impercettibile ma profonda metamorfosi.