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Autore: Ronnie Stregatto    14/09/2014    3 recensioni
Raccogliere gli occhi dei suoi compagni è la ragione di vita di Kurapika, la missione per la quale ha sacrificato tutto.
Ora che l'ha portata a termine, cosa gli resta?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Aveva finalmente portato a termine la sua missione. Solo in quelle lande dimenticate da Dio e dagli uomini, contemplava con sguardo perso il prezioso tesoro che era riuscito a recuperare a costo di grandi fatiche e sacrifici; tutti quegli occhi sembravano fissarlo dalle loro teche di vetro, rossi come il sangue che quella tragica notte era stillato dalle ferite che avevano straziato i corpi dei Kuruta, come quello stesso sangue che era colato copioso su quelle terre, impregnandole di dolore, paura e morte per l'eternità.
La catena che stringeva il suo cuore in una morsa fatale fremette. Era quasi giunto al termine del suo viaggio. Là, nelle terre dei Kuruta, dove tutto era finito, dove tutto era iniziato. E dove tutto sarebbe nuovamente finito, stavolta per sempre.
Tuttavia c'era un'ultima cosa da fare. Si chinò a raccogliere la vanga accanto a sé e scavò di buona lena fino a creare una buca abbastanza profonda, che foderò con un soffice letto di foglie secche. Con riverenza aprì le teche e depose uno ad uno gli occhi cremisi sul cuscino che aveva preparato loro, ricoprendoli poi con altre foglie. Si fermò un attimo ad ammirare il suo operato prima di accendere un fiammifero e gettarlo nella tomba.
Rimase in piedi di fronte alle fiamme, contemplandole con gli occhi rossi di pianto, rabbia e tristezza. Adesso nessuno si sarebbe più potuto vantare di possedere i preziosi occhi cremisi, una delle meraviglie del mondo. Adesso i Kuruta avrebbero riposato in pace. E lui con loro.
Le sue labbra si aprirono per formulare un'antica preghiera per le anime della sua gente, riempiendo la notte di una melodia arcaica.
Quando il fuoco si estinse e le parole finirono, riempì nuovamente la buca. Guardò per un'ultima volta i resti del suo villaggio e dalla tunica estrasse un lungo e semplice pugnale. Mentre afferrava l'elsa con entrambe le mani e si puntava la lama al petto, il suo cuore iniziò a pompare più velocemente, quasi si fosse reso conto che di lì a poco sarebbe stato dilaniato dal suo stesso proprietario e volesse fuggire via.
Kurapika chiuse dolcemente gli occhi e prese un profondo respiro. Calò il coltello.
Cadde a terra portandosi una mano alla guancia dolorante, il pugnale volatilizzato tra le sue dita.
"Di grazia..." disse con calma una voce sopra di lui. Stordito, Kurapika alzò lo sguardo sull'uomo che lo scrutava truce. "SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO TI PASSA PER QUELLA TESTA BACATA CHE TI RITROVI?!"
"Leorio..." Il giovane Kuruta sbattè le palpebre, stupito e spostò gli occhi sulla figura del ragazzino albino che giocherellava con il suo pugnale. "Killua..." Un altro bambino dai grandi e caldi occhi marroni si era precipitato al suo fianco, aiutandolo a rimettersi seduto. "Gon..."
"Perché stavi facendo questo, Kurapika?" chiese il piccolo rivolgendogli uno sguardo colmo di profonda tristezza.
Il ragazzo abbassò la testa e chiuse gli occhi. "Io... ho finalmente terminato la mia missione. .. il motivo per cui sono sopravvissuto finora... adesso posso riposare... Vi prego di lasciarmi solo..."
Venne afferrato per il bavero e rimesso in piedi senza tante cerimonie.
"Il motivo per cui sei sopravvissuto finora?!" sbraitò Leorio. "E noi non valiamo niente, vero?! Viaggiare con noi non significa nulla, vero?!" Lo spinse nuovamente a terra e gli dette le spalle, allontanandosi da lui. "Gon, Killua, andiamocene via. Non ho intenzione di perdere altro tempo con uno che non riesce a capire che la sua vita appartiene solamente a lui e non ai morti!"

Un raggio di sole negli occhi lo costringe ad un risveglio poco gradito. Si stira con veemenza i muscoli delle braccia e delle spalle, intorpiditi dal lungo viaggio in treno. Sbadiglia ancora insonnolito e le sue labbra si schiudono in una risata silenziosa nel vedere i suoi tre compagni stravaccati sui sedili del loro scompartimento, ancora completamente dispersi nel mondo dei sogni.
Leorio è appoggiato al finestrino, la faccia permuta contro il vetro, gli occhiali storti sul naso e con un filo bava lungo il mento.
Gon è quasi scivolato sul pavimento. Dorme con la testa appoggiata sulla spalla di Killua, la gamba sinistra arpionata alla maniglia della porta dello scompartimento e l'altra posata sul ginocchio del Kuruta.
Killua riposa a sua volta appoggiato a Gon, una mano stretta sulla sommità della spalliera del sedile e un piede premuto contro la guancia di Leorio.
Ronfano tutti e tre senza ritennio, in un concerto assordante. Come abbia fatto Kurapika a dormire in tutto quel baccano, Dio solo lo sa.
Fuori dal finestrino scorre un turbolento paesaggio innevato, gelido e bellissimo. Il giovane Hunter sposta con delicatezza il piede di Gon e raccoglie la larga coperta che giace a terra dimenticata, risistemandola poi sui corpi dei tre ragazzi.
"Riposate bene, amici miei. Ci aspetta una nuova, grande avventura"
  
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