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Autore: MightyZuzAnna    14/09/2014    2 recensioni
[Storia partecipante al contest "Tell me a secret" di passiflora].
"Il fuoco scoppiettava allegro, corrodendo la legna raccolta precedentemente in un bosco e portata lì sulla spiaggia per essere racchiusa in un cerchio di grosse pietre. Bagliori dorati e rossi si distribuivano sui volti delle undici persone sedute in tondo come le pennellate del miglior pittore romantico."
[...]
"Prese una profonda boccata d’aria e s’immerse.
Passarono diversi istanti prima che qualcuno aprisse bocca.
«Ma da quando Lizzie sa nuotare?» mormorò una delle ragazze, rivolta a nessuno in particolare."
[...]
Una ragazza. Un ragazzo. Un amore. Un segreto. E un'ombra.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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No word. One shadow.
Il fuoco scoppiettava allegro, corrodendo la legna raccolta precedentemente in un bosco e portata lì sulla spiaggia per essere racchiusa in un cerchio di grosse pietre. Bagliori dorati e rossi si distribuivano sui volti delle undici persone sedute in tondo come le pennellate del miglior pittore romantico.
Il crepitio del legno bruciato faceva da sottofondo al suono di una chitarra acustica, impegnata in un riff irlandese. Tutti tacevano per godersi la melodia tanto armoniosa, a cui ben presto si aggiunse anche la voce del cantante. Egli, più che sovrastare la canzone, sembrava accompagnarla dolcemente, pizzicando con delicatezza le corde.
Sin dall’inizio dell’esibizione solamente i più coraggiosi avevano accompagnato il ragazzo, tuttavia, per quel particolare brano, anche la persona più timida si era unita, anche solo per canticchiare un “la la la”.
«Ok, ragazzi, per stasera abbiamo finito il karaoke» scherzò il cantante, facendo risuonare l’ultima nota che vibrò nell’aria umida di quella sera d’estate.
Posò la chitarra acustica nella sua custodia e prese parte a una discussione.
Una ragazza minuta osservava con scrupolosa attenzione il ragazzo muoversi con disinvolta naturalezza tra quegli sconosciuti. Ce lo aveva portato lei a quell’incontro sulla spiaggia, probabilmente per passare ulteriormente il tempo insieme, e alla fine era rimasta lo stesso da sola.
Portò le gambe al petto, incrociando le caviglie tra loro e stringendo convulsamente le mani sui ginocchi.
Le lingue di fuoco sembravano riflettersi sui capelli rossi del cantante, giocando di continuo con le luci e le ombre, facendo assomigliare quei sottili fili a fiamme vere.
Una delle ragazze presenti, Sarah, allungò una mano, infilandola in quella criniera scompigliata per tentare di metterla un po’ in ordine.
Incassò la testa nelle spalle, guardando in cagnesco l’amico e la ragazza. Sembravano star bene insieme, forse anche troppo.
Il suo corpo ebbe un sussulto e tremò come non mai; il sangue affluì alle gote raggiungendo anche le punte delle orecchie.
Era gelosia quella punta di rabbia che sentiva ribollire nelle vene?
Le rivolse uno sguardo e il chitarrista si avvicinò sorridendo, a passo felpato per non schizzare di sabbia i vicini.
Non avrebbe mai dimenticato quel sorriso così splendente da eguagliare le stelle di quella sera.
«Ehi, Lizzie» la chiamò il rosso, sedendosi su un grosso tronco eroso dalle onde marine al suo fianco, costringendola a spostarsi un po’ e mandandola sedere a terra. Si scrutarono un attimo negli occhi e all’unisono scoppiarono a ridere.
«Ma che fai, Ed! Ora sono piena di sabbia!» inveì scherzosamente lei, tirandogli un leggero pugno sulla spalla destra.
«Ho capito. Vieni qua, imbranata» disse ridendo; l’afferrò per il polso e la fece sedere sulle proprie gambe, tenendola stretta con un braccio per impedirle un’altra rovinosa caduta.
«Ti è piaciuta l’esibizione?»
«Sì» soffiò, concentrandosi sul fuoco.
«E non mi dici nient’altro?»
«Dovrei?»
«E dai, Lizzie. Sono stato bravo o no?» chiese, facendole il solletico sui fianchi.
«Smettila! Smettila, Ed! Dai!» urlò, ridendo a crepapelle.
«Non senti la dolce pulzella che ti supplica, rosso?» intervenne Mark, uno dei ragazzi, ridendo a più non posso.
«Ho un’idea!»
Ed afferrò l’amica a mo’ di sacco di patate e si avvicinò alla riva. Si tolse con la punta dei piedi le scarpe, facendo pressione sul tallone, e con un’abile mossa sfilò via anche i calzini.
«Edward Christopher Lock, lasciami andare immediatamente o te la farò pagare cara!» strillò Lizzie, agitandosi spasmodicamente.
«Per il conto rivolgersi al mio avvocato, prego»
L’amico la lanciò in aria, facendole lanciare un grido d’orrore, smorzato immediatamente dall’impatto con l’acqua fredda; chiuse la bocca e gli occhi, gesto istintivo che in un certo qual modo l’aveva salvata dall’annegamento. Riemerse sputacchiando e tossendo, lanciando improperi a destra e a manca.
«Sei un maledetto deficiente, Lock!»
«Suvvia, Lizzie, quante storie per un po’ di acqua»
«Forza, Lizzie, adesso basta. Smettila di fare la bambina. Esci dall’acqua prima che ti prenda un raffreddore» intervenne Mark, cercando di calmare i due litiganti.
Ormai anche le altre sette persone si erano avvicinate alla riva, per osservare e ascoltare meglio il battibecco.
Scese un gelido silenzio, interrotto solamente dal crepitio della legna, che lentamente diveniva cenere, e dalle onde marine che si infrangevano sul bagnasciuga.
«Smettila di fare la bambina?» chiese sconcertata lei; allargò le braccia e indicò il mare nero, puntellato da piccoli riflessi quali erano le stelle e il fuoco poco distante. «Ed mi butta in acqua senza motivo e la bambina qui sarei io?»
«No, aspetta, mi sono spiegato male io»
«No, Mark, ti sei spiegato benissimo»
Smosse la calma superficie con un passo all’indietro, seguito da un altro e un altro ancora. L’acqua le accarezzò la pelle nuda delle spalle, poi il collo e il mento, fino a quando non si fermò, alzando il più possibile la nuca.
«Sono una bambina, quindi lasciate che la bambina giochi da sola»
Prese una profonda boccata d’aria e s’immerse.
Passarono diversi istanti prima che qualcuno aprisse bocca.
«Ma da quando Lizzie sa nuotare?» mormorò una delle ragazze, rivolta a nessuno in particolare.
«Lizzie non sa nuotare?» chiese conferma Ed, voltandosi di tre quarti verso quella figura in contro luce.
«Sì, l’anno scorso non è voluta venire con noi al mare perché non sapeva nuotare»
Ed imprecò nel silenzio generale.
Il freddo lo paralizzava nel profondo, sentendo un’angoscia crescere prepotente nel petto, premendo contro la cassa toracica, pronta a sfondarla. Voleva solamente urlare la sua frustrazione, voleva muoversi e trovarla, ma le acque placide erano scure e si intravedeva ben poco.
«Ed, nella mia macchina c’è una torcia, valla a prendere. Noi rimaniamo a cercarla»
«Sei sicuro?»
«Non perdere tempo, vai!» sbottò, lanciandogli un mazzo di chiavi che furono prontamente afferrate.
Il ragazzo iniziò a correre nella direzione del lungomare, schizzando sabbia a ogni grande falcata.
Aveva voglia di urlare: non era per niente utile. Lizzie, senza saper nuotare, era andata sott’acqua, col rischio che annegasse in un punto dove non riusciva a toccare il fondale.
Nessuno si accorse di un movimento sospetto delle acque molti metri più in là e di una figura femminile, completamente fradicia, che avanzava arrancando sulla sabbia, affaticata dai vestiti divenuti una seconda pelle.
Si mosse verso il parcheggio a passo sostenuto, giungendo in breve dinanzi un vecchio modello della Fiat, una Tipo bianca scassata. Lizzie cercò freneticamente nelle proprie tasche la chiave dell’automobile.
«Lizzie!» urlò improvvisamente una voce familiare; Ed corse per il lungo mare, allontanandosi da una macchina verde, e giungendo dinanzi a lei.
Si bloccò immediatamente, trattenendo il respiro e cercando di nascondersi nell’ombra generata dalla luce del lampione e di un cespuglio.
«Lizzie! Che stai facendo?!»
«Voglio andarmene» rispose seccamente, rinunciando alla cerca.
«Ma sei impazzita?! Sono tutti sulla spiaggia a cercarti! Sono tutti preoccupati! Come sei arrivata fino a qui? Le tue amiche hanno detto che non sai nuotare!»
Ed l’afferrò per i polsi, allontanandola dallo sportello e la fece girare nella sua direzione, puntando gli occhi azzurro con pagliuzze verde in quelli castano chiaro di lei.
«Ma tu stai piangendo» sussurrò sconvolto.
Il suo cuore ebbe un sussulto, per poi stringersi in una morsa dolorosa.
La ragazza farfugliò qualcosa di incomprensibile, mentre le sue spalle si muovevano a intervalli irregolari e dalle sue labbra strette in una linea sottile usciva un debole lamento.
«Lasciami» mormorò più forte, strattonando il proprio braccio per liberarsi dalla presa ferrea di lui.
«Lasciami! Lasciami! Lasciami!»
Urlò disperata, di un urlo che ti spezza il cuore al solo sentirlo, che ti fa rimpiangere di assistere a una tale scena e ti spinge a desiderare di porre rimedio a quello strazio.
Ed lasciò la presa e fece un passo indietro, sconvolto dalla voce tonante e graffiante dell’amica e dalle lacrime che cadevano copiose sul volto terreo.
«Ti odio…» mormorò con voce spezzata, facendo fatica a respirare regolarmente. «Ti odio. Ti odio. Ti odio perché sei un idiota. Ti odio perché mi sono innamorata di un idiota come t-»
Si sentì morire; il cuore perse un battito, per poi muoversi frenetico, come se volesse uscire dalla cassa toracica e scappare via.
Ed stava baciando Lizzie, lentamente e dolcemente, imprigionando il labbro inferiore, leggermente viola per i vestiti ancora bagnati e per la fredda brezza serale, tra i suoi denti. Si allontanò di qualche centimetro, continuando a tenere il viso ovale della ragazza tra le grandi mani.
«M-ma…» balbettò lei, incredula e confusa. Cercò di allontanarsi, ma la mano sinistra di Ed dietro la schiena glielo impediva. «Lasciami andare, Ed»
«E se non volessi?» chiese malizioso, avvicinandosi nuovamente alle sue labbra e ribaciandole.
«Smettila Ed!» si allontanò bruscamente, cercando di mettere quanta più distanza possibile tra loro due. «E la tua ragazza? Non pensi a lei?»
«Con Marcy è storia chiusa. È troppo lontana e non è mai disponibile»
«Non voglio essere il tuo giocattolo, Ed»
«Non lo sarai, Lizzie. Te lo prometto»
Chiuse gli occhi e il buio dietro le palpebre sembrarono lenire quella visione che faceva impazzire il suo cuore. Le gambe tremavano ed erano deboli, pronte a crollare e non sostenere più il suo peso. Fece un passo indietro e respirò profondamente l’aria umida che sapeva di fiori e sale.
«Non sapevi nuotare tu? Sai che mi hai fatto prendere un colpo?!»
«Scusa, scusa. Ho imparato qualche mese fa a nuotare e non ho avuto ancora occasione di dirlo a qualcuno»
«Stupida!» la sgridò, per poi sospirare. «Vado ad avvertire che sei sana e salva» mormorò Ed, lasciandole un piccolo bacio a fior di labbra. Si avviò con un sorriso sulle labbra, precedendola.
Un sassolino schioccò rumorosamente, rimbalzando e rotolando sul marciapiede, sparendo sotto la macchina.
«Chi c’è?» chiese spaventata, aggrappandosi alla maniglia della portiera.
Uscì da dietro uno dei cespugli in ombra, che adornavano il lungomare, e le sorrise mestamente.
«Alex…» sussurrò sorpresa, spalancando gli occhi a dismisura.
Sorrise divertito: adorava ogni sua espressione.
«Da quanto eri lì dietro?»
Scrollò le spalle, osservandola da dietro le ciglia. Arrossì imbarazzato quando l’occhio gli cadde sull’intimo nero che si intravedeva dalla maglietta bianca della ragazza ancora bagnata.
«Hai sentito tutto?»
Fece un cenno affermativo.
«Hai visto?»
Altro cenno affermativo.
«Non dovevi assistere. Che ci facevi lì dietro?»
Alex scosse la testa e la guardò dispiaciuto. Si sentì terribilmente male per non riuscire a comunicare normalmente con lei; si sentì male per la sua condizione.
«Non hai carta e penna?»
Scosse la testa e con il pollice indicò il falò sulla spiaggia. Osservò tristemente il fuoco e le persone riunite lì intorno. Ancora non capiva perché sua sorella Mary si ostinasse a trascinarlo a certi eventi, eppure sapeva che si sentiva a disagio. Ed era anche invidioso. Gli altri potevano comunicare tranquillamente tra di loro, mentre lui no. Lui che aveva così tanto da dire non poteva farlo. Fece una piccola smorfia. Quanto era ingiusto a volte il mondo.
Lizzie sospirò, calamitando l’attenzione del silenzioso ragazzo su di lei.
«Ho capito, andiamo» disse incamminandosi.
Fece un passo in avanti, entrando nella zona in ombra di un lampione fulminato e fermandosi subito dopo.
Alzò il braccio e chiuse la mano destra a pugno facendo sbucare leggermente il pollice tra l’indice e il medio, poi alzò solamente il mignolo; serrò il pugno, lasciando ritto il pollice; distese l’indice, il medio e l’anulare verso il basso e infine con tutte le dita formò una o.
“Ti amo”.
Due semplici parole dette a gesti a una schiena in movimento; due semplici parole che non sarebbero mai state dette; due semplici parole che non sarebbero mai state udite.
Sorrise tristemente: si era innamorato di una ragazza che non lo degnava di uno sguardo, di una con il cuore già impegnato.
Non era riuscito a smettere di osservarla per tutta la serata, imprimendo a fuoco ogni suo comportamento, parola o gesto. Soprattutto un sorriso in particolare, nato spontaneamente e così radioso da avergli fatto battere il cuore a mille. Così bello e così doloroso. Si era persino ingelosito nel vederla rivolgere quello sguardo carico d’amore e di sofferenza a un altro ragazzo.
Lizzie era innamorata di Ed, anche uno stupido lo avrebbe capito, lui lo sapeva bene ma non poteva ordinare al suo cuore di smettere di battere per lei. Non poteva e non voleva.
Sorrise tristemente e fece un passo. A quel punto non poteva che accettare la sua posizione di ombra e continuare a seguirla silenziosamente, perché così come quelle parole era in ombra. E tutto quanto sarebbe stato un piccolo e doloroso segreto.




L'Angolo della Sadica:
Salve a tutti! :D
Ecco un'altra storia partecipante a un contest! Non me ne intendo! Ne ho fatti solo due, questo è il terzo, quindi boh! Non so che dire...
Partecipa al contest di passiflora (con il suo nome vi metterei la sua pagina di EFP, ma non so come si faccia ò.ò) "Tell me a secret" e ora vi metto il link della pagina del contest (che tra un po' sarà passato tra i conclusi perché sarà appunto concluso e quindi forse dovrò cambiarlo...):
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10922234/Tell-me-a-secret/discussione.aspx/1


Poi... Beh! Spero sia piaciuta! E spero mi lasciate qualche commento!
A presto XD
  
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