Serie TV > Flashpoint
Segui la storia  |       
Autore: Louvers    15/09/2014    0 recensioni
Non so se ad altri di voi sia già capitato, o se si tratta di una mia stranezza, ma questa storia nasce da un sogno. Una mattina mi sono svegliata, ed avevo ben definito, nella mia mente, quello che poi è diventato il primo capito, "Allarme bomba". Nella mia testa la storia vorrebbe essere avvincente e incalzante, in pieno stile Flashpoint, spero di essere riuscita a trasmettere a voi, parte di queste sensazioni. Buona lettura, L.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sveglia continuava a suonare nella camera da letto del piccolo bilocale in centro, ma Laura era già in cucina che si godeva una abbondante colazione a base di pancake e sciroppo d'acero. La sveglia alle sette era un lusso che non si godeva da molto tempo, di solito per quell'ora era già operativa, con due ore di palestra alle spalle. Ecco, se mi sforzo riesco anche a trovare un lato positivo in questa situazione. Il suo lavoro sotto copertura era iniziato una settimana prima. Era rimasta un pò ferita di come nessuno avesse opposto resistenza alla sua candidatura. Ed aveva sottolineato come non volesse rinunciare a nessun membro della squadra, io non sono della squadra....Non ancora! Non c'è spazio per l'autocommiserazione, pensò risoluta. La routine era sempre la stessa, prima che iniziassero le lezioni, alle otto, passava sempre dalla Centrale per vedere Spyke. Doveva controllare il supporto audio/video che portava sempre con se, appuntato sulla cravatta della divisa. Arrivata alla Centrale scese nella palestra, i ragazzi erano li ad allenarsi. "Spyke, sono qui" la sua voce era tranquilla, non provava più imbarazzo a parlare con il bell'agente Scarlatti. Il mio cervello si è finalmente ricordato di non avere 15 anni, pensò. "Arrivo Lau" corse verso di lei, alzandosi dalla panca per gli addominali. "Ti senti pronta per oggi? Tranquilla piccolina, andrà bene, hai studiato" scherzò, mentre un sorriso sghembo si allargava sulla sua faccia. Questo era il loro scherzo mattutino, lui la prendeva in giro per l'avvincente giornata che l'aspettava. Come dargli torto, da una settimana a questa parte non faceva altro che fare i compiti, e parlare con i professori. La cosa più avvincente che aveva affrontato, era la punizione pomeridiana. Aveva sperato di conoscere ragazzi problematici, ma anche quello era stato un buco nell'acqua. Iniziava a dubitare che in quella scuola ci fosse realmente qualche cosa da scoprire.

Non era ancora riuscita a farsi degli amici. I ragazzi ricchi non la guardavano di buon occhio, e il sentimento era reciproco, inoltre non erano sicuramente loro i soggetti a rischio. I ragazzi che si erano suicidati, nei modi più disparati, erano tutti studenti con una borsa di studio. Ragazzi provenienti da famiglie normali, o medio/basse particolarmente meritevoli. Erano quelli i ragazzi che stava cercando di avvicinare, fino a quel momento, con pessimi risultati. Sembra che il mio destino sia quello di sentirmi sempre fuori luogo. Al suono della campanella, la mandria scalpitante di studenti si diresse verso la mensa. Laura era seduta ad un tavolo laterale, in disparte, apparentemente sovrappensiero, scrutava attentamente la folla. Il cellulare che aveva in borsa squillò, puntuale come sempre, pensò. "Ciao Winni" normalmente, se le squadre erano in missione e non avevano bisogno di lei, la giovane centralinista chiamava Laura. Poteva vedere che mangiava da sola dal monitor, cosi le teneva compagnia, e si scambiavano reciproche informazioni. "Cosa hai scoperto oggi?" chiese, sapendo già la risposta. "Quello che scopro tutti i giorni, che faccio schifo in matematica!". Questo era lo scambio di battute che apriva ogni loro conversazione. "Vedi quel ragazzo alla tua destra? Quello con la sacca blu, seduto al tavolo insieme alla ragazza bionda" , Laura sapeva di chi stesse parlando, li aveva già notati. Erano due ragazzi che seguivano tutti i corsi avanzati, e che rispondevano al profilo dei soggeti a rischio. "Si, sono Annette Douvealt, e Antony Drafthor. Hanno entrambi una borsa di studio, sono inseparabili. Sarà difficile avvicinarli" rispose Laura, parlando più a se stessa che a Winni. "Si, ma trova un modo per farlo, non penso che tu voglia passare tutta la tua vita al liceo, o mi sbaglio?" Laura poteva sentire il sarcasmo nella voce della ragazza, ma non se la prese, era una situazione troppo divertente perchè gli altri non ci scherzassero, tornare al liceo, chi lo avrebbe mai detto! "Scusa Laura, devo chiudere, mi sta chiamando il Capo, hanno bisogno di me" e riattaccò, lasciando Laura sola con i suoi pensieri. Non era la prima volta che la telefonata veniva interrotta dalla chiamata del Capo. Dove sarà la squadra, cosa staranno facendo? Diamo un senso a questa missione, pensò alzandosi dalla sedia. 
"Ciao ragazzi, posso sedermi?" niente convenevoli. "Tu sei la ragazza nuova, vero? Laura." chiese Annette, con una punta di ostilità nella voce. Antony non la guardò nemmeno. "Si sono io" rispose sedendosi. "Volevo fare l'elaborato sul ruolo della donna nell'800, insieme a voi." Se voleva avvicinarli, doveva studiare con loro. "Pensavo che un punto di vista continentale potesse tornarvi utile. Analizziamo il ruolo della donna partendo dalla letteratura oltre oceano per poi arrivare a quelle delle colonie, e concludiamo con un breve escursus sulla modernità. La Signorina Sworthood apprezzerà" non aveva dato il tempo alla ragazza di ribattere, aveva parlato in fretta, ed ora Annette era colpita, pregustava una bella A per quell'elaborato. "Se hai tutte queste idee, perchè non consegni il lavoro da sola?" Antony aveva alzato lo sguardo dai fogli che aveva davanti. Oh signore, guarda che opera di convincimento mi tocca fare per uno stupido compito. "Qualora non lo avessi notato non ho molti amici, pensi davvero che il mio status sociale migliorerebbe se diventassi anche la più brava della classe?" la risposta le era uscita più stizzita di quanto non volesse, ti sto servendo una A su un piatto d'argento, cretino! Questo riuscì a non dirlo. "Zitto Antony. Ci vediamo alle sei a casa mia, tieni" disse scarabocchiando un indirizzo su un pezzo di carta e porgendoglielo. "Abito qui" Nel modo in cui prese in mano il foglietto fece in modo di inquadrare l'indirizzo dalla telecamera, se le fosse successo qualche cosa, avrebbero saputo dove trovarla. "Ok, ci vediamo dopo" disse allontanandosi definitivamente dalla coppia. 

La giornata proseguì con le lezioni pomeridiane. Fisica, e per concludere ginnastica. Magari è il troppo studio, un'esaurimento nervoso per gli standard troppo alti da mantenere. Il confronto con i loro compagni ricchi che hanno ottenuto tutto dalla vita, li ha fatti mollare? Mentre faceva i giri di campo, cercando di smaltire il pancake della mattina, Laura cercava di costruire un profilo che fosse comune a tutti i ragazzi che si erano suicidati nel corso degli anni. Mi sfugge qualcosa, non ha senso. Un solo ragazzo può compiere un gesto estremo per questi motivi, ma quattro. Va contro ogni statistica! Finalmente suonò la campana. 

Prese l'autobus per arrivare a casa di Annette. Il viaggio sembrò infinito, la casa si trovava dall'altro lato della città, in un quartiere malfamato. La strada era costeggiata da prefebbricati, e la famiglia Douvealt abitava nel quarto edificio sulla destra. Aveva calcolato male il tempo e le distanze, ed era arrivata in ritardo, erano già passate le 18.30, scrisse velocemente un sms a Winni, lo avrebbe riferito al resto della squadra se fosse stato necessario, e fece il suo ingresso nella casa. "Sei in ritardo!" la aggredì Annette. Si comincia, pensò.

Uscì dalla casa che erano le dieci di sera, avevano finito la tesina, ed erano rimasti soddisfatti del lavoro. Si mise ad aspettare alla fermata dell'autobus rimuginando su quel poco che aveva scoperto. La sua giornata non era ancora finita, doveva passare dalla centrale per compilare uno scarno verbale della giornata. E' una così brava ragazza, la sua rabbia è la sua difesa, non conosce altro modo di rapportarsi che non questo, non conosce realtà che che non sia fatta sforzo e la sofferenza. Una macchina accostò, "Sali" le disse Greg abbassando il finestrino. Laura salì e si mise comoda sul sedile davanti, era felice che il Capo fosse andata a prenderla, un gesto inaspettato che la faceva sentire importante, ultile, anche in questa missione così strana. "A quest'ora gli autobus passano ogni mezz'ora, se va bene. Non saresti più arrivata a casa" le disse Greg. "Grazie" rispose lei. "Cosa hai scoperto?" domandò. "Niente di importante neanche oggi, temo. Questi ragazzi stravedono per i propri insegnati, sono i migliori in tutto quello che fanno, potrebbe essere la pressione a farli crollare. Ho chiesto se conoscessero George, mi hanno detto che era un degno rivale, e che per il resto non sapevano molto di lui. Non hanno mai lavorato insieme, ma avevano in comune il contendersi l'attenzione dei docenti. Questi ragazzi vivono per lo studio. Non fanno altro. Non ho potuto chiedere degli altri ragazzi morti, non volevo che sospettassero qualcosa, sono furbi. Sinceramente non vedo nessun collegamento tra quello che è successo a George e agli altri. Sembrerebbe che le borse di studio siano maledette." Aveva pronunciato l'ultima frase volutamente in modo scherzoso, voleva allentare la tensione, ma aveva sbagliato, Greg si era irrigidito. Il ricordo del fallimento era ancora fresco in lui, una ferita aperta. Non l'aveva interrotta, bramava informazioni che non erano ancora arrivate. Non parlarono per tutto il resto del viaggio. "Devo andare alla centrale" disse Laura quando vide Greg girare a destra, invece che a sinistra. "Ti lascio a casa, non c'è niente da verbalizzare che non possa essere fatto anche domani, è tardi". Quelle parole trafissero Laura, il rimprovero velato che si celava in esse le fece male, anche oggi, non hai scoperto niente, si rimproverò. 
Greg accostò l'auto davanti casa sua, la fece scendere e poi, prima di partire le disse "Ben fatto, ci vediamo domani" con un tenativo di sorriso appena accennato. Poi l'auto partì, lasciandola sola sul ciglio della strada, la falsità di quelle parole, le riecheggiava nelle orecchie.  
 
Scusate per l'assenza prolungata, ringrazio _Rachel Elizabeth Dare_ , ed anche voi, lettori silenziosi. A presto 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Flashpoint / Vai alla pagina dell'autore: Louvers