Se lor signore avessero bene impresso in testa il concetto di privacy, probabilmente non starebbero qui a leggere della mia relazione con Benedict Cumberbatch né, d’altra parte, io stessa starei qui a scriverne. Il vero punto della situazione è che, di fatto, sogno segretamente da un paio d’anni di suscitare in voi quel pizzico di sana invidia che addolcisce gli spiriti pettegoli pronti a banchettare davanti ad una cioccolata calda o ad un tè delle cinque. Perché si sa, o mie adorate, che il pettegolezzo commuove gli animi predisposti ad accoglierlo e nutre le coscienze, ingrassandole di cattiverie e indiscrezioni, fino a farle implodere. M’interesserebbe, più che altro, spiegarvi come sia nata questa relazione sui generis che ci tiene uniti da mesi in un legame degno delle migliori telenovelas spagnole. Di fatto non è molto semplice: la mia attitudine al crogiolarmi tra le braccia degli attori affonda le sue radici a molti anni fa, quando iniziai a lavorare come reporter presso un giornale locale che si sa, scegli piuttosto di niente, ma preferiresti fare niente piuttosto di essere costretta a scegliere. Se sono le indiscrezioni sul mio ultimo flirt con Fassy, oh pardon, Michael Fassbender, resterete a bocca asciutta. Perché dopo la rottura, si sa, è sempre difficile parlarne. Niente di che, tutto sommato, anche se potremmo dilungarci per ore a parlare dei boxer a pois che indossa la sera. Ma tornando a noi, due mesi fa ho avuto l’opportunità di conoscere Ben(ny) ed è stato amore a prima vista. Mi arrogo il permesso di aggiungere una qualità alle vere donne, senza limitarmi alla falsa credenza trasmessa da quella smorfiosa della madre di Rossella O’Hara secondo la quale si potrebbero riconoscere dalle mani. Infatti, ve lo dico, le vere donne sono fortemente predisposte al farsi corteggiare senza corteggiare, se non con lo sguardo. E in questo, obiettivamente, Mister B. sarebbe una donna perfetta. Perché m’ha conquistata senza proferir parola, grazie ad una semplice coppetta di gelato e s’è fatto conquistare da uno sguardo schivo e, ne son sicura, abbastanza imbarazzato.

Niente.

E’ che tutto è iniziato quasi per caso da Starbucks mentre mi aggiravo crucciata con i miei documenti in mano, pronta a tornare in ufficio. E via assicuro che inciampare sulla sua valigetta è imbarazzante quanto trovarsi davanti Brad Pitt e chiamarlo Tom Cruise. Detto questo, il giovane baldanzoso che stava seduto sorridendo da solo davanti all’Iphone con un bel gelatino alla cioccolata sul tavolo, si è immediatamente abbassato per raccogliere le carte tra le quali tenevo, tra le altre cose, una sua mini foto – l’ho sempre amato segretamente, cosa vi devo dire, è un debole – e sorridendo mi ha chiesto se volessi fermarmi a bere qualcosa con lui. Chiaramente, fermandomi i capelli con la penna che tenevo nel taschino della giacca, ho accettato.

“Un espresso, grazie” chiesi gentilmente al cameriere che, ammetto, aveva quell’aria da scozzese spaesato tipica del McAvoy.

Non immaginerete la reazione che possa aver avuto davanti a Benedict, lo ammetto, che mangiava il gelatino con una palettina in plastica che rigirava sensualmente tra le sue dita, adocchiandomi con sguardo accattivante. I capelli perfettamente pettinati, la sua aria un po’ timida, simile a quella di un bambino capriccioso e un po’ impacciato che fatica ad inserirsi nella classe.

E’ che a parte tutto l’Espresso non l’ho ancora bevuto.

E tra poco ho un red carpet con Ben.