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Autore: wanttoswimwithharuchan    15/09/2014    2 recensioni
sarumi | dopo la morte di Mikoto
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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different colors
puoi ancora tenermi per mano
puoi ancora abbracciarmi
puoi ancora darmi i tuoi baci
ma tutto questo non può essere quello che era prima
perché non importa quello che puoi ancora fare
i nostri colori adesso continueranno in eterno
ad essere diversi







Il sole sorge scarlatto ma il mio Re è morto stanotte--- Misaki guardava mesto l'alba di una notte insonne.

La sua mente non faceva che riproporre in loop gli eventi appena trascorsi: l'assedio dell'istituto Ashinaka da parte della Homra, la lotta senza quartiere avuta con la Scepter 4 al suo interno, Kusanagi che aveva lasciato andare Mikoto da solo a confrontare il Re Blu, l'urlo di Anna...
E poi una nevicata notturna, solenne come non ne aveva mai viste, silenziosa e limpida di cui però faceva fatica a mettere insieme i frammenti. La nebbia che aveva risparmiato il cielo di dicembre si era insinuata tutta dentro il suo cuore.

Misaki si strofinò gli occhi arrossati, troppo deboli per sostenere la luce del sole che si alzava all'orizzonte, e voltò lo sguardo all'interno della stanza in cerca del conforto di un po' di oscurità. L'oscurità delle ombre proiettate dai mobili e dagli angoli, l'oscurità di un appartamento troppo grande per una sola persona. L'oscurità dell'assenza di chi una volta divideva quei pochi metri quadri con lui.

"Saru..."

Avevano deciso insieme di vivere in quell'appartamento, come insieme avevano deciso di uscire fuori da lì per scoprire cosa nascondeva il mondo all'esterno. Ed era insieme che erano andati dal Re Rosso per unirsi alla Homra.

Perché volevamo il potere di farci giustizia e di proteggere--- ricordò Misaki a poco a poco. A quel tempo dentro di loro non c'era nulla che fosse lontanamente simile al sentimento di appartenenza ad un clan. Il loro mondo iniziava e finiva con loro due.

Perché volevamo il potere di farci giustizia e di proteggerci a vicenda...


Una lacrima solcò la guancia sinistra di Misaki che l'asciugò prontamente con la manica della felpa. Tirò su con il naso detestandosi per essere sempre così dannatamente sentimentale quando quello lì gli tornava in mente nei momenti peggiori. Ma Saru non era stato l'unico a tradire e a prendere una decisione determinante. Anche Misaki aveva deciso che di fronte a quel fatidico bivio non avrebbe seguito Saru, fosse cascato il mondo.
Mikoto era il suo orgoglio, e nessuno poteva infangare questo, neppure il migliore amico di sempre, neppure colui con cui aveva diviso insieme i momenti più scomodi della sua esistenza, neppure colui con cui aveva deciso di lasciare scuola e inventarsi una nuova vita. Come Saru aveva deciso di servire il Re Blu, Misaki aveva deciso che nessuno avrebbe potuto intromettersi tra lui e Mikoto.

Per quello la stanza era vuota e colui con cui aveva diviso il mondo non era lì a condividere le lacrime nella separazione più difficile della sua vita. Misaki aveva lasciato andare il suo partner e lasciato morire il suo Re, perché anche dopo aver ottenuto il potere che tanto gli era servito si era scoperto comunque impotente.


† † †



Dei giorni alla Homra Saru non ricordava che l'irritazione provata. Che brutta idea era stata quella di chiedere del potere in cambio della propria schiavitù al servizio di un regno di cui non gliene era mai importato nulla. Mikoto non l'aveva mai affascinato e degli altri membri della Homra nessuno suscitava il suo coinvolgimento. Nessuno era come Misaki e non avrebbe mai incontrato un'altra persona come lui. Ne era certo e lo sapeva da sempre, ancor prima di entrare alla Homra, quindi perché si era disturbato tanto?

Perché lui lo voleva--- ricordò Saru, scavando nei meandri dei suoi ricordi. ---Non che io non volessi del potere, ma lui lo voleva molto più di me.

Io volevo soltanto Misaki.

Eppure aveva il presentimento che i suoi sentimenti nei confronti di quest'ultimo erano pian piano arrugginiti col tempo, corrosi dall'immagine di Misaki che davanti ai suoi occhi regalava senza ritegno il proprio orgoglio al Re Rosso.

Dei giorni alla Homra Saru ricordava il dolore più aspro. Sapeva che le fitte di paura provate davanti alla Spada di Damocle di Mikoto appartenevano a lui soltanto, che quando Mikoto lo guardava negli occhi e lui percepiva l'abuso di appartenere a quell'uomo, era un sentimento che nessuno alla Homra avrebbe compreso. Nessuno, nemmeno Misaki avrebbe potuto salvarlo da quella miseria.


La Scepter 4 era semi-vuota. L'operazione di ripristino dell'istituto Ashinaka dopo gli eventi di quel giorno andavano avanti già da una settimana e sembrava che Munakata volesse sistemare ogni minimo dettaglio della questione. Saru era stato lasciato alla sede centrale con altri pochi membri. Non che ci fosse rimasto male, visto che le incursioni alla scuola dei giorni precedenti si erano rivelate la missione più noiosa nella storia della sua carriera all'interno della Scepter. In fondo, tutto ciò che riguardava Mikoto era noioso.
Saru aveva trascorso la mattina a guardare fuori dalla finestra, ignorando le scartoffie sulla scrivania e persino il telefono. Periodicamente, spostava lo sguardo da un angolo all'altro del giardino dove l'erba fradicia di neve appena sciolta luccicava sotto i raggi del sole.

Era una giornata calda e serena. Quando Saru tornò dalla pausa pranzo si dedicò alla ronda attorno al perimetro della sede. Bastava un semplice giro e qualche occhiata ai dintorni e poi sarebbe tornato in ufficio dalle sue amate scartoffie. Stava appunto pensando che passeggiare in una giornata di sole era molto più piacevole che stare al chiuso davanti a una finestra, quando da un momento all'altro cambiò radicalmente idea: lungo il lato est del perimetro, esattamente dove il sole aveva già lasciato posto all'ombra e al freddo della sera, incrociò Misaki.

"Saru..."

Tch. Non venire a dirmi che passavi di qui per caso, razza di canaglia.

Saru schioccò la lingua e passò oltre. 

"A-aspetta, Saru", Misaki lo tirò per la manica ma Saru se lo scrollò di dosso.

"Che vuoi da me? I tuoi amichetti non hanno più voglia di consolarti?"

"...Aiutami."

Saru si degnò infine di guardarlo in faccia: il Misaki dallo sguardo vuoto, devastato dalla morte di Mikoto. E lui avrebbe fatto volentieri a meno di vederlo in una condizione tanto patetica. Ma la cosa che lo innervosiva più di tutte era il tono di voce tremante che diceva cose senza senso...

...Aiutami??

Saru sospirò scocciato, tuttavia decise che in quella giornata spenta poteva anche concedersi un po' di divertimento.

"D'accordo, Misaki" pronunciò con un ghigno stampato in faccia e un tono da palese presa in giro. "In cosa posso esserti d'aiuto? Hai perso la strada di casa? Vuoi che il qui frequente ufficiale della Scepter 4 ti scorti fino alla Homra?"

Senza neppure ascoltare una parola, Misaki si gettò tra le sue braccia cogliendolo di sorpresa e facendolo sussultare. La canaglia aveva approfittato della sua recita e adesso era avvinghiato ai suoi vestiti. Saru trattenne il fiato: il suo corpo era rigido e teso mentre sentiva chiaramente che quello di Misaki era scosso da respiri profondi e da battiti rumorosi del cuore.



† † †




Saru aveva di nuovo Misaki sotto la punta delle sue dita, sdraiato sul suo letto, e quella giornata noiosa si era movimentata di colpo come mai avrebbe sperato. D'altronde se Misaki voleva farsi consolare proprio da lui perché avrebbe dovuto cacciarlo via? Era così soddisfacente sapere che il cagnolino di Mikoto era rimasto solo al punto da elemosinare un po' di affetto in quel modo.

E allora accetta tutta quanta la mia pietà, Misaki...--- Saru tuffò la testa nell'incavo del collo del ragazzo e cominciò a succhiargli la pelle tra le labbra e tra i denti. Misaki gemeva mentre chiazze rosse e bluastre venivano disseminate gratuitamente sul suo corpo. Saru strinse i denti un pò più forte del solito e Misaki si lasciò sfuggire un breve urlo roco. Una goccia di sangue macchiò le lenzuola.

"Ti fa male?" gli chiese Saru con un sorriso beffardo in volto. Ti fa male, Misaki? Riesci a sentire cosa ti sto comunicando con i miei morsi? Stavolta lo senti?

Per tutta risposta Misaki riaprì gli occhi ansimando e lo fissò. Due occhi vuoti e velati di lacrime riflettevano opachi la luce del primo pomeriggio che si riversava a chiazze nella stanza. Saru ripose qualunque sorriso e lo squadrò in cagnesco, ma prima che potesse inveire verso Misaki, questi disse qualcosa.

"Il vuoto non si colma, Saru... il tempo non passa più... Perdere il proprio Re è davvero così tremendo...?"

Saru impallidì e si fece serio in viso deglutendo qualunque insulto era in procinto di dire. I morsi non servivano più, Misaki era già a brandelli.

Se so cosa vuol dire perdere il proprio Re...?
, ovviamente a Saru non era successo ma quella sera ci era andato molto vicino.
Il terrore di quando, coi nervi a fior di pelle, aveva atteso che Munakata fosse tornato vivo dalla battaglia contro Suoh era ancora così recente dentro di lui al punto da credere che non se ne sarebbe mai liberato. Era un terrore che non aveva una spiegazione logica e non poteva venire controllato, nasceva e si impadroniva di un cuore e basta. Il terrore che gli aveva instillato Mikoto ai tempi della sua permanenza alla Homra era nulla in confronto al terrore di confrontarsi con la morte del proprio Re.

Per questo Saru non ebbe difficoltà a immaginare cosa provasse Misaki in quel momento; nella sua mente riaffiorò il ricordo dell'ex partner che la sera della morte di Mikoto si lasciava andare alle lacrime senza ritegno. Tuttavia non era riuscito a provare pietà o commiserazione per il suo dolore. Se Munakata era vivo tanto bastava per lui. Meglio a te che a me, aveva pensato al duecento per cento, e anche adesso a distanza di una settimana i suoi sentimenti non erano mutati di una virgola: non avrebbe mai e poi mai fatto a cambio con Misaki.

Però, Misaki... Al di là dei clan e dei Re rivali, al di là di quello che era successo fra loro due, Misaki rimaneva sempre il suo Misaki. Perciò lo baciò sulle labbra e strofinò i capelli contro le sue lacrime; leccò via il sangue dal suo collo e lo strinse a sé così forte che il suo corpo non ebbe più uno spiraglio per tremare.

Odiami, Misaki.
Odiami con tutte le tue forze. Finché l'odio non riempirà il tuo cuore a tal punto che non ci sarà spazio per far entrare nessun altro, neppure un Re. Visto che non posso essere l'unico per te, visto che non posso essere io la tua ossessione, odiami.
Odiami per quello che sto per farti adesso...



† † †




Misaki si rimise la felpa e si strofinò le guance con la manica per asciugarsele. Perché non riusciva a smettere di piangere? Si strinse nelle spalle: stava tremando di nuovo.
"Se non volevi farlo, potevi anche andartene quando avevi capito che sarebbe finita così." Sul volto di Saru era riapparso il solito ghigno sgradevole. Misaki non rispose e continuò a fissare il pavimento. Saru si chinò su di lui e abbassò il tono di voce al livello di un sussurro.


sarumi





"Credevi che venendo qui avresti risolto qualcosa? Invece non cambierà mai niente, Misaki. Posso coccolarti fino a domani mattina se lo vuoi, posso trattarti con tutta la dolcezza di questo mondo e fare finta di essere comprensivo e indulgente nei tuoi confronti. Ma i nostri colori sono diversi e tu tremerai ogni volta che io ti sfiorerò."
Saru pronunciò le ultime parole con un tono più secco e asciutto, intriso di rabbia.
Fece per andarsene ma Misaki afferrò un lembo della sua camicia, ancora in parte sbottonata.
"Saru... io non riesco ad odiarti."
Saru sussultò.
"...Io non riuscirò mai ad odiarti. Ma non posso nemmeno stare dalla tua parte, sono bloccato qui."

Saru fece schioccare la lingua. "Vattene" sbottò.
E mentre osservava la schiena curva di Misaki che si trascinava fino alla porta della sua stanza e ne usciva, pensò seriamente che per il suo ex partner poteva esistere solo qualcuno alla pari di un Re. E che lui, Saru, Re non poteva diventarlo perché non avrebbe mai lasciato andare Misaki dalla sua presa per nessun clan o regno al mondo.
"Anch'io sono bloccato qui, Misaki... ci siamo intrappolati con le nostre stesse mani, non te lo ricordi?
Siamo stati noi a scegliere un colore solo e rinunciare a tutti quelli che avevamo prima."




lsw



illustrazione 1 di http://www.pixiv.net/member.php?id=2985039 pubblicata con il consenso dell'autore, non riprodurre su altri siti
illustrazione 2 di Suzuki Shingo, tratta da Lost Small World


   
 
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