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Autore: shane_lilith_riddle    16/09/2014    0 recensioni
"Ci sono persone che sono destinate a ritrovarsi. Si perdono nel corso delle loro esistenze, magari per brevi attimi, oppure per una vita intera, e dopo si riuniscono come affluenti col letto del fiume. Destini incompleti, lasciati a metà, spezzati e strappati a forza dal loro corso naturale, a cui la vita o il caso decidono infine di concedere una seconda possibilità di concludere ciò che è rimasto irrisolto."
Due anime separate dal tempo, affogate nel ricordo. Ma col tempo possiamo scordarci dell'amore vero?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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L'universo tranne noi.




Piangevi, i tuoi capelli lunghi giocavano col vento. Persino il vento ti desiderava, triste e sola com’eri, fragile come una minuscola foglia, una foglia che corre nel vento. Lui crudele, prima gioca poi spazza via, ed è brusca la caduta allo sferzare del vento. Piccola foglia secca, dalle labbra rosee come frutti maturi, come si può spazzare via l’arcobaleno? Come abbiamo potuto? E così tu sei cambiata, negli occhi di uccellino ora sta nascosto il vento, preda che si finge predatore, ragno che si finge formica.
Il tornado spazzò via l’arcobaleno, la tempesta spazzò via le foglie dal tuo cuore.
Piccolo viale alberato con troppe radici, fradicio di sangue di mora selvatica, sorridi, ora, sei foglia e anche vento, il dolore cambia le stagioni. Così fragile e potente come brezza invisibile. Ti pieghi come un fuscello, ma non ti spezzi. Sei nei fiori di ciliegio che danzavano nell’aria quell’ultimo mattino di scuola, quando ti ho detto “addio”, quando ti ho detto “a mai più”, quando ti ho spezzato il cuore. E invece tu lo hai spezzato a me, anno dopo anno, una spaccatura sempre più profonda, impossibile rimarginarla. Ora lo so, erano i tuoi capelli, in realtà, a giocare col vento.
Fu secoli fa, una vita fa.
 Se fossimo gatti, ne avremmo consumate almeno sette, oppure era nove? Non lo ricordo mai. Non siamo gatti, siamo comuni esseri umani accecati dalla routine della nostra vita che a volte ci fa perdere di vista ciò che conta davvero.
Tu contavi. Contavi infinitamente, e invece con il tempo una patina grigia è calata su di te, sul ricordo che ho di te, su quella dannata mattina di fine scuola.. sette anni fa.
Sette anni, Dio, è un’eternità. Dovrebbero bastare per dimenticarti, non credi? E invece non basta, tesoro, non basta. Mio subdolo veleno, ormai sei entrata in circolo nel sangue, mi distruggi il cuore lentamente, ma amo questa mia agonia.
 
I ricordi che sembrano lame.. fanno male ma forse li cerco io, per rivivere, per ricordare.. ogni istante
Accanto a te..
Una vita accanto a te..
 
Amo ricordare com’eri la prima volta che ti ho vista, completamente vestita di nero, nell’i pod Linkin Park, Skillet, Muse, Green Day… l’aria dura di qualcuno cresciuto troppo in fretta, così contrastante con il tuo volto ancora infantile, e poi quel profumo, così in contrasto con ciò che appariva, profumo di vaniglia. Io completamente fradicio di pioggia, quella prima mattinata scolastica, mi ero scordato di ripararmi dalla pioggia, mi ero scordato l’ombrello.  Eravamo poco più che bambini, poco meno che ragazzi, entrambi con una simpatia che lentamente era sfociata in un sentimento tenero, candido. Il primo. Ci siamo avvicinati talmente tanto nella mente e nel pensiero, che mi era difficile capire dove finisse un mio ragionamento e iniziasse il tuo. Troppo imbarazzati per gestire la situazione, troppo piccoli per dare un nome ai sentimenti, troppo  ingenui per non accorgerci che un soffio di vento ci avrebbe separati, che l’invidia e la gelosia stavano in mezzo a noi, celati dietro amici d’infanzia, pronti ad insinuarci il dubbio nel cuore.
 
 
Eravamo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantano 
Tanto forte, potente, immenso che 
Sembra esagerato e impossibile 
Con il petto che sembra esplodere ,che non serve altro in più per vivere 
Che potrebbe scomparire l'Universo tranne noi..

 
Poi cosa? Anni e anni di silenzio, di vuoto, di freddo, di qualcosa di rotto, di finto amore, di non amore, di perdizione..
Il tempo non basta, non basterà mai, il tempo non ha antidoto. Non per noi due.
Perseguiti ancora le mie notti, lo sai? Ero lì per te, in qualsiasi istante, a confortarti ed aiutarti cercando di svelare il mistero di quello sguardo spento.  Ma non esistono orbite vuote in grado di rimpiazzare il tuo sguardo.  Anche fossero la tua copia perfetta, nessun’altro paio d’occhi mi scaverà più nel cuore.
Tu a me ci pensi ancora ogni tanto?
Ho saputo che ti sei fidanzata, ero così facile da dimenticare?
Ho saputo che l’hai lasciato, ero così difficile da dimenticare?
Sai che succede? Mi sono rotto le palle di aspettare e sperare di dimenticare, non sono un fottutissimo gatto, non vivo in un videogame, ho solo questa vita, e non intendo sprecarla a sperare di incontrare per caso un tuo sfuggevole sguardo per le vie della città.
 
il cervello sa che è complicato.. 
Ciò che è rotto ormai non si riparerà..
Però il cuore sai, me l'ha giurato 
Sa che un giorno tornerai... sì 
Dice:  presto tornerai..

No, io vengo a prenderti. E così comincio a scriverti, -sì, ce l’ho ancora il tuo numero, me lo ricordo a memoria il tuo dannatissimo numero, cosa credi? Avresti anche potuto cambiarlo in sette anni, e invece non l’hai fatto. Perché non l’hai fatto?- e tu mi rispondi, e io non ci credo. Sono allibito.. mi rispondi e si parla, si parla per giorni, perché ormai sono sette anni, SETTE ANNI  che non si parlava più, e sono cambiate mille cose. Siamo cambiati noi, siamo grandi ormai. E tu non mi porti rancore, e io conservo nel cuore il ricordo del tuo sorriso, mentre da lontano mi costringevo ad odiarti, scoprendomi ad amarti.
Non posso più tenerlo segreto a me stesso, basta bugie.
Sei reticente riguardo al rivedermi, e ci credo, dopo come ti ho trattata, ma posso spiegarti perché. Posso fare ogni cosa, se solo me lo concedi.
Così decido di agire. Questa volta se mi butto e cado non me la caverò con una semplice frattura del cuore.
Ma io tento comunque, e per questo ora mi ritrovo qui, alla fermata dell’autobus, ad aspettare una linea a caso che so per certo dovrà portarti in centro, da una tua amica, entro le undici. Mi hai scritto il “buongiorno”, mi hai scritto “sono in autobus”, l’autobus che passa prima dal tuo paesino e poi dal mio, so che manca poco.
Perché lo sto facendo? Perché ne vale la pena.
Perché una volta ti ho beccata in centro, quando stavi ancora con uno di quegli idioti, ed era troppo difficile restare a guardarti da lontano, e non poterti avvicinare, non poterti toccare. Dirmi di restare fuori dalla tua vita, perché non avevo diritti su di te. Perché non mi appartenevi.
Hai mai provato quella sensazione? Una tale affinità di spirito e cuore non può più essere eguagliata, mai.
Ci sono persone che sono destinate a ritrovarsi. Si perdono nel corso delle loro esistenze, magari per brevi attimi, oppure per una vita intera, e dopo si riuniscono come affluenti col letto del fiume. Destini incompleti, lasciati a metà, spezzati e strappati a forza dal loro corso naturale, a cui la vita o il caso decidono infine di concedere una seconda possibilità di concludere ciò che è rimasto irrisolto.
Sono qui alla fermata perché voglio rischiare, perché mi gioco il cuore, lo giocherò per te, ancora una volta.
Comincia a piovigginare, mi viene da sorridere, il destino si prende gioco di me. Anche stavolta non ho ombrelli, non ho scudi.
Passa l’autobus, passa lì occasione, io la colgo, muovo la mano, lo fermo. Puzza di sudore, tabacco e alchool, barboni, vecchiette, ragazzi.. Nessuna testa color ebano, niente traccia di vaniglia.
Non ci sei. TU NON CI SEI.
Come può essere vero? È una conferma, una presa per il culo? Ti sei vendicata su di me?
Ma no, no.. non può essere così. Tu ci sei, ci sarai, da qualche parte, ci sei sempre stata.
Scendo alla prima fermata. Aspetterò il prossimo. Aspetterò ogni autobus finchè non incrocerò ancora i tuoi occhi. Non mi importa che sia tardi, non m’importa se ho sbagliato, se è colpa mia, se è colpa tua, io ti rivoglio. Spingerò al massimo sul tavolo del destino.
 
E saremo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantano 
Tanto forte, potente, immenso che sembra esagerato ed impossibile 
Con il petto che sembra esplodere, che non serve altro in più per vivere 
Che non c'è parola per descrivere, che ti sceglie e che non si fa scegliere..

 
Altro autobus, scivola lento sulla strada grigia, i miei capelli sono coperti di brina, oramai ho l’odore della pioggia. L’umido si appiccica ai vestiti, scivola gelido fino ad intrufolarsi nelle ossa, mi fa rabbrividire. “fa un freddo assurdo fuori” ti scrivo, voglio farti sospettare quel tanto che basta, anche se non arriveresti mai a pensare ciò che sto facendo.
Ma non ho freddo, sono solo agitato. Non mi importa quanto faccia freddo fuori, il mio cuore finalmente è caldo, fuoco liquido mi scorre nelle vene, come da anni non accadeva più ormai. Alzo un braccio, tremo appena. Il bus cigola e si blocca, io salgo.
Odore di vecchio e di condensa, odore di fumo.. scorro tra i corpi vecchi, giovani, tra le persone alte, basse, grasse, magre.. cerco solo qualcuno, cerco ancora qualcuno, l’ennesima volta. Ed ecco negli ultimi posti, apparire una testolina nera.
Ascolti l’I pod, indossi un maglione largo, guardi fuori dal vetro appannato, hai l’espressione assorta, i capelli corvini e lisci ti incorniciano il pallido volto di bambola, con occhi scuri leggermente a mandorla, due pietre d’onice che brillano sotto sopracciglia ad ala di rondine e zigomi altissimi. Sei magnifica nella tua semplicità. Voglio vedere cosa ascolti, rubarti uno scorcio di vita, inosservato.  La traccia si chiama “L’universo tranne noi”, è di Pezzali. Un sorriso si impossessa di me, conosco questa canzone, decido che sarà la nostra colonna sonora.
 
Tante volte io  l'ho immaginato.. 
Rivedere te che effetto mi farà ?
Però adesso che è capitato 
Non importa più se sia stata colpa tua, o mia.. 


 
Ti sfioro, ti volti, la tua piccola bocca a cuore si tende in una “O” di sorpresa, il mio cuore schizza in gola, mi mozzi il respiro. Poi, un sorriso spontaneo ti si apre sul volto. Ti getti su di me, io ti stringo tra le mie braccia, una mano sulla schiena, una possessiva dietro al collo, non ti lascio più. Tuffo il viso nel mare dei tuoi capelli.. Vaniglia.
-Sai ancora di pioggia- sussurri, contro il mio torace.
E sorrido, sorrido, continuo a sorridere. Sono tornato a casa.
 

E saremo quel che tutti cercano, quell'amore che i cantanti cantano, 
tanto forte, potente, immenso che sembra esagerato e irrealizzabile 
E che il petto fa quasi esplodere, senza il quale non si può più vivere 
Che potrebbe scomparire l'Universo.. tranne noi 
…tranne noi...


 

Al mio amore... e al sogno che finalmente viviamo dopo anni.. sono sei mesi stupendi.. ti amo.
Perchè sì, questa è una storia vera.
  
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