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Autore: stella995    16/09/2014    0 recensioni
Elisa è una ragazza di 17 anni ed è troppo superficiale; dopo una severa punizione scopre il significato dell'amicizia e dell'amore. Non è facile ripartire, soprattutto perchè un'ombra continua a tormentarla, perchè Elisa ha completamente dimenticato la notte che l'ha cambiata completamente e non sa come scappare dalle sue paure e incertezze...
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2: Libertà
I primi giorni della mia segregazione passavo ore a piangere davanti allo specchio pensando a quella notte fuori casa. Pensavo che la cosa più fastidiosa fosse la prigionia. Non era vero…odiavo la pacatezza dei miei genitori nel momento in cui mi dissero che ero in punizione.Se avessero urlato,se si fossero sfogati mi sarei sentita meglio.Ne ero certa,non mi sarei sentita così frustata; sembrava che i miei genitori si vergognassero così tanto di me, che volevo solo sprofondare ancora di più sottoterra. Mia madre non mi aveva rivolto la parola per tutto il giorno, papà invece mi aveva chiesto il perché di questo mio colpo di testa, questo mio mutismo ostentato. Avevo risposto in modo vago, dicendo che non ci avevo pensato, e nonostante tutto lui mi perdonò. La mamma,lunedì sera,entrò in camera mia e me lo chiese e risposi come a papà,ma in quell’istante mi sentii ancora più in colpa. Da quella sera ebbi finalmente qualcosa a cui pensare, qualcosa che non fossero vestiti o superficialità; tutte quelle bugie mi avevano distrutta.

Poi a scuola Jessica, Nat e Greta mi avevano offerto una sfida:appena fosse finita la punizione avrei dovuto far innamorare di me Davide,il secchione della classe. Avevo accettato di impeto e subito mi ero pentita; arrivata a casa ero arrabbiata da far paura con me stessa… perché io,perché lui… non capivo davvero che mi fosse preso. Io non ero così, dovevo essere come loro, ma più ci pensavo più mi sentivo stupida, infantile e vergognosa.

Un giorno aprii l’armadio e vidi il vestito di quella sera,la sera più brutta della mia vita; chiusi l’anta con violenza e le lacrime fecero la loro comparsa. “Dannazione…che cosa ho fatto?”.Mi sforzai di ricordare ma non ci riuscii… ero frustrata, distrutta perché sembrava che tutti i ricordi di quella maledetta notte mi fossero stati strappati Poi Davide si impossessò della mia mente: come potevo riuscire a farlo innamorare di me? Ci sarei riuscita? Avrei avuto il coraggio di fargli questo sgarro? Si… lo avrei fatto,per il mio orgoglio personale. Ce l’avrei fatta, avrei dimostrato di non essere debole. Ma qualcos’altro mi spingeva: mi era sempre piaciuto. Fin dal primo giorno che lo avevo visto avevo sentito una forte attrazione, ma avevo soppresso tutto perché io non ero fatta per lui, come lui non era il tipo per me. Ma questa occasione era caduta dal cielo e io l’avevo colta al volo. In fondo ero solo una ragazzina superficiale.


Ero libera, i tre mesi sono finiti. Dovevo riuscirci, fargliela vedere a quelle tre… Uscii felice da casa; misi la gonna nera,la mia preferita,con una maglietta scollata e la giacca di pelle, la borsa sulle spalle e le scarpe con il tacco. Corsi in piazza dove mi aspettavano Jessica,Nathalie e Greta, così quando arrivai mi salutarono e io diedi la bella notizia: ero libera.
Nathalie mi disse: -Eh già. Ora devi riuscire a farlo cadere in trappola.-
Deglutii -Giusto …non c’è un limite di tempo vero?-.
-No tranquilla. Prenditi tutto il tempo che vuoi- Greta lo disse con sfida. La fissai un po’ sorpresa. Se pensavano che non ci sarei riuscita si sbagliavano di grosso. Sul pullman pensai alla sfida… che stronzata, avevo deciso di cambiare,ma le abitudini sono dure a morire. Sarebbe stata l’ultima cosa che avrei fatto per loro…erano mie amiche da tempo,ma lo erano veramente? Mi volevano bene o volevano umiliarmi? Ci pensai e capii che la seconda possibilità era la più probabile. Bastava vedere come si scambiavano certi sguardi,di scherno,di sarcasmo e cattiveria…
Disperata,volevo scappare lontano, dimenticare tutto, togliermele dai piedi. Ma non potevo, non ci sarei riuscita senza qualcuno al mio fianco che mi sostenesse, ma io quella persona non ce l’avevo…ero sola. Scesi dall’autobus con la testa pesante e mi trascinai dentro la mia classe, non ero pronta ad affrontare l’ignoto. Cavolo avevano cambiato i banchi,non erano più a coppie,ma a terne.
-Elisa,non ti dispiace se io,Nat e Greta ci sediamo vicine,vero?-
-No,Jess,è tutto a posto…- per fortuna questa nuova disposizione era capitata a fagiolo. Cercai un posto lontano da loro e vidi una ragazza nuova tutta sola. Non sapevo il perché, ma mi avvicinai alla nuova arrivata.
-Ciao -
-Ciao - era timida,però mi dava un senso di tranquillità. Ci riprovai.
-Non mi sono ancora presentata,io sono…-
-Elisa,si lo so. Abiti vicino a me. Tu al 9,io all’11 -
-Oh…- arrossii violentemente,non lo sapevo - sì è vero,che coincidenza! -
-È vero, sono io che non mi sono presentata:io sono Serena -. Ci stringemmo la mano sorridendo. Parlammo tutta la mattina, nell’intervallo, fuori aspettando il pullman. Qualche volta guardai Jessica:era arrabbiata, si vedeva lontano un miglio ma non mi importava proprio per niente.
note dell'autore: 
eccomi qua. sono in ritardo, un ritardo imperdonabile, ma avevo gli esami che mi opprimevano e come si dice "prima il dovere poi il piacere".
ora prometto che aggiornerò regolarmente. al prossimo capitolo!!!
  
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