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Autore: ginger88    16/09/2014    1 recensioni
Divorato dai vizi e dai rimpianti... La morte, implacabile, sentenzia la fine dei tuoi giorni...
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricorreva l’anno 1999 di nostro Signore, questo ne è il resoconto dettagliato per quanto concerne la vita di un tale di nome Arthur Del Basso.
In un giorno come tanti altri fino a quel momento, Arthur Del Basso, in una fetida bettola di periferia, stava giocando come di consueto a carte e ovviamente stava perdendo...
Quel brutto vizio, uno dei tanti in realtà, era solo l’ultimo dei problemi di Arthur, infatti, questo corpulento uomo sudaticcio stava per imparare che dopo aver toccato il fondo si può scendere ancora più in basso. Il bicchiere di whisky suonava vuoto e il suo sigaro cubano ormai era finito; un individuo informe e incolore lo osservava mentre tornava dal cesso con il naso ancora sporco di bianco. Le altre persone sedute al tavolo verde bramavano il suo ritorno per potergli portare via anche l’anima; godevano nel sentirlo imprecare co-me uno scaricatore di porto e mangiare come un porco per alleviare il sapore della sconfitta che aveva in bocca.
Per lui contava solo la vittoria, si riteneva superiore a tutti.
Il tempo passava scandito dagli immancabili scatti di rabbia contro tutto e tutti, tranne verso l’unico amico sempre al suo fianco, lo specchietto che Arthur sfruttava compulsivamente per sistemare quella che pensava fosse la sua folta chioma, che in realtà era un arbusto secco nel deserto. Era pieno di debiti, prima o poi qualcuno lo avrebbe ucciso per quello. Forse prima che poi.
Non era sempre stata così la sua vita, in un passato non troppo lontano si poteva definire una persona normale, con delle amicizie normali, uno come tanti altri. La sua vita fino all’anno prima di certo non era stata immacolata e nemmeno era mai stato un santo, ma neppure un peccaminoso uomo. A volte il destino ci riserva delle sorprese assai sgradite e per Arthur il fato aveva riservato il boccone più amaro che si potesse ingerire.
Tutto era iniziato in un caldo pomeriggio estivo. Le strade della città erano deserte, solo l’affannoso cinguettio di qualche spavaldo uccellino e qualche fortunato cane randagio abbandonato dai padroni vigliacchi prima di partire per le vacanze, animavano il quartiere. C’era qualcosa di diverso in quel giorno, c’era una strana elettricità nell’aria; in un angolo della strada uno sprovveduto mendicante chiedeva l’elemosina, mentre il sole lo cuoceva lentamente, protendeva la mano verso il nulla cercando qualcosa o qualcuno. For-se era più una preghiera disperata ai ricchi signori che una richiesta di denaro. Arthur camminava e girando l’angolo della strada passò davanti allo straccione, non lo vide nemmeno, anzi l’aggirò come si fa con la feccia, aveva altri pensieri in quel momento, e anche se non li avesse avuti... Non fu lo stesso per il poveraccio, con sguardo agghiacciante e vuoto, carico di morte sentenzio il giudizio.
Poco prima in un vicolaccio lercio e nauseabondo aveva trovato dentro ad una valigetta uno specchio con un biglietto attaccato:
“Arthur, da oggi tutto sarà diverso, la morte ti aspetta dietro l’angolo, con questo specchio per adesso sarai salvo, ma presto arriverà la tua ora.
Nello specchio perderai te stesso e vedrai la mietitrice nera delle anime perdute”.
Un’incisione alla base dello specchio:
“La morte coglie sempre alle spalle”.
Mille pensieri gli affollavano la mente, la sua vita, per quanto banale, gli stava scivolando tra le dita come mille granelli di sabbia scorrono in una clessidra scandendo il tempo. Passarono diversi giorni, aveva deciso di redimersi, diventare puro, non tanto perché credesse in Dio, ma per fare qualcosa per gli altri e soprattutto per se stesso, per cercare qualcuno che si ricordasse di lui una volta morto, per lasciare un segno tangibile del suo passaggio in questo mondo…
Trascorse qualche mese, diciamo un paio…
Alzandosi dal letto scacciò le due puttane, si accese lo spinello e diede una sorsata al whisky rimasto nel bicchiere la sera prima, sapeva di rimpianto, la testa gli scoppiava, aveva esagerato di nuovo. Aveva fatto la sua scelta, quella più facile, nessun sacrificio ma molto divertimento; perché faticare per qualcuno che nemmeno si conosce. Fin troppo scontato per il solito Arthur.
Ed eccolo oggi in quella bettola a giocare a carte. Nel giorno della sua incombente morte Arthur era consumato dai vizi e distrutto dagli eccessi; un caos calmo aleggiava intorno al condannato a morte. Un’ombra gli comparve davanti con una pistola e fece fuoco, mentre per l’ennesima volta specchiandosi cercava quello che rimaneva di lui, il proiettile frantumò lo specchio e si conficco nella testa spelacchiata. Un solo pensiero gli passò per la mente: “Vatti a fidare degli specchi”, fredda ironia prima di essere accolto nell’aldilà. La figura trasparente in fondo al locale si alzò muovendosi lentamente nel pandemonio generale e andando verso il cadavere riprese la sua reale forma. La morte non si può ingannare.
   
 
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