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Autore: FLC    16/09/2014    1 recensioni
Un regno in rovina, avvolto dall'Oscurità e dalla maledizione. Un Re in declino, oramai troppo solo per poter reagire. Solo in questi momenti un sovrano può accorgersi della natura di chi gli sta intorno. La natura umana...fin troppo legata all'Oscurità. La natura umana...che si svela anche negli esseri più puri.
Raime e Velstadt, rispettivamente braccio sinistro e destro di Re Vendrick. Tra i più fidati cavalieri del potente Sovrano, in questo stesso momento stanno combattendo tra di loro, uno scontro all'ultimo sangue. Raime sta combattendo per scappare via dal Regno, è un indomito senso di sopravvivenza a guidarlo. Velstadt sta combattendo per difendere l'onore del suo re, è un indomito senso di lealtà a guidarlo..
Vendrick osserva pazientemente, le lacrime ne offuscano la lungimirante vista.
Il suo regno sta cadendo in rovina, i suoi più devoti soldati combattono fra di loro, la sua amata Regina lo ha tradito. L'amore lo aveva ingannato.
La natura umana...fin troppo legata all'Oscurità.
La natura umana...che si svela anche negli esseri più potenti.
Vendrick chiude gli occhi, ogni volta che lo fa ricorda. Ed i ricordi lo feriscono nel profondo, più di ogni altra lama affilata...
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

 

 

Si era appena svegliato Vendrick. Era sul balcone della sua camera nuziale, osservava il cielo, ed il sole che lentamente andava a destare il suo regno.

 

Da quando si sedette sul Trono, Vendrick fu sempre il primo a svegliarsi all'interno del suo sfavillante castello. Ogni mattina si alzava quando il sole non era ancora sorto attraverso le lontane montagne ad est e aspettava finché i primi raggi di luce non ne illuminassero gli occhi. Dopodiché andava a svegliare anche la sua amata, con dolcezza ed eleganza passava una mano sul volto vellutato della sua bella sposa. Non era un tipo eccessivamente romantico Vendrick, ma quella donna lo aveva trasformato, l'amore lo aveva ammaliato ed avvolto una soffice coperta di dolcezza. Nell'intimità Vendrick si liberava della sua pesante autorità, ma al di fuori di quella camera, la sua persona cambiava, trasformandosi così nel carismatico ed intransigente Re di cui il regno aveva bisogno.
Al solo tocco della sua mano, un soffice sorriso delineò il volto della sposa del Re. Aprì così gli occhi anche lei, Nashandra era il suo nome. Giovane, molto più giovane di Vendrick. Bella come un fiore di ciliegio, elegante come un rosa, semplice come una margherita. Possedeva dei lunghi capelli biondi, occhi chiari e profondi, un viso dai lineamenti perfetti, ed un fisico di una venere, asciutto e leggiadro.

Vendrick non stette a guardarla più di tanto, non poteva. Così si alzò e senza proferire parola i due si lasciarono, lo facevano molte volte. Vendrick era un tipo silenzioso, un uomo a volte incapace di manifestare appieno suoi sentimenti, uno di coloro che preferivano star zitti e parlare con lo sguardo. La Regina era l'unica che riusciva a capirlo fino in fondo, come se l'avesse sempre conosciuto ed amato.

Il glorioso Re di Drangleic quel giorno era stato chiamato da suo fratello maggiore Aldia. Strano che lo facesse, e strano che Vendrick accettasse, c'era sempre stato del gelo tra loro due, Vendrick era troppo saggio per poter capir Aldia, Aldia era troppo pazzo per poter capir Vendrick, e questo portò alla rovina dei loro legami familiari. Ma da qualche periodo i due si erano riavvicinati, uniti non dall'affetto ma da una scoperta senza precedenti...

Il sovrano scese così verso la sala grande del suo castello, ove il suo cancelliere Wellager lo accolse con giubilo e festosità come sempre.

«Cancelliere, dov'è Velstadt?» Chiese il Re. Wellager rispose subito: «Fuori mio signore, sta allenando i soldati insieme a Raime.»

Vendrick si diresse così al di fuori della gigantesca porta del castello, ove i suoi più fidati guerrieri stavano combattendo fra di loro.

Fondamentalmente due stili completamente diversi caratterizzavano i due cavalieri, Velstadt era destrorso ed usava un gigantesco martello per frantumare i suoi nemici, Raime era mancino e preferiva invece usare due spade: una incredibilmente grande nella mano sinistra, lenta e usata per lo più per schiacciare gli avversari, mentre quella nella mano destra era un fulmine per trafiggerli a morte. Anche se diversi, erano profondamente simili in una cosa: la loro incredibile forza. Solo Vendrick e pochi altri a Drangleic riuscivano ad eguagliare la potenza di quei due cavalieri, che ogni volta che combattevano facevano tremare il terreno fino a creare danni persistenti alla struttura del castello.

E anche sta volta i due cavalieri non si risparmiavano nulla.

«Bravi...bravi...»
Applaudì Vendrick. «Dispiace interrompere il vostro divertimento signori, ma Velstadt deve venire con me.»

Solo a quel punto i due cavalieri smisero di scontrarsi e rinfoderarono le armi. Velstadt si inchinò alla sola vista del suo sovrano: «Agli ordini, sire» disse ossequioso con la sua voce cupa. Perciò mentre Raime continuava ad addestrare i diversi soldati agli ordini del Re, Vendrick e la sua fidata egida scesero al falò sotterraneo del castello e si teletrasportarono alla villa di Aldia, ove suo fratello era rinchiuso da anni.

La grande e lussuosa villa del Lord era come di consueto disordinata e piena di creature su cui Aldia aiutato dai suoi suddetti sperimentava senza alcuna pietà.

 

I due entrarono all'ingresso, ove una gigantesco drago scheletrico fungeva da trappola e guardiano. Esso era stato incantato tramite la potente magia di Olenford, lo stregone reale, in modo che attaccasse chiunque non fosse sotto l'influenza del sovrano.
Appena entrati furono accolti immediatamente da un uomo incappucciato, dall'aria cupa e macabra. «Bentornato sire, mi segua, Lord Aldia vuole vederla!» Vendrick riconobbe subito quella voce, era proprio quella di Olenford, ma chissà perché l'onorevole stregone si stesse comportando in quel modo, nascondendo il suo volto e facendo finta di non riconoscere il Re.

«Qual'è il tuo nome?»

Chiese Vendrick.

«Navlaan, mio signore. Ma non faccia caso a me, sono solo...un umile servitore...» Una risata isterica poi si scatenò nell'uomo. Superato l'atrio Vendrick, Velstadt e Navlaan si diressero verso la parte più interna della villa. Ove gli esperimenti di Aldia si facevano sempre più spinti e agghiaccianti. Nel gigantesco corridoio della villa, finalmente il fratello del sovrano fece la sua comparsa ed accolse i suoi ospiti.

«Fratello mio, sei in ritardo...»

Disse il Lord con voce fredda. Aldia esteticamente assomigliava molto a Vendrick, era più vecchio di lui, ma molto più elegante e curato nell'aspetto. Aveva lisci capelli grigi ben sistemati, una folta barba ordinata, rughe su tutto il volto, occhi scuri come quelli del fratello ed un naso estremamente pronunciato.

«Passiamo subito alle questioni importanti, forza seguimi.»

Continuò Aldia.
Tutti e quattro così si incamminarono verso la stanza principale della villa, piena di gabbie gigantesche ed attrezzature per la tortura.

«Dimmi fratello, cosa è successo ad Olenford?»

Chiese Vendrick mentre osservava le varie creature orripilanti rinchiuse nelle gabbie.

«Da quando è ritornato dalla Cripta è completamente impazzito. Ha sviluppato una doppia personalità omicida, ed ora come avrai sicuramente già scoperto si fa chiamare Navlaan. E non so se te ne sei accorto...ma è completamente blu.»

«...E tu continui a fidarti di lui?»

«Finché non impazzirà e cercherà di uccidere tutti...sì.»

Continuando a osservare tra le gabbie nella stanza Vendrick si accorse di una cosa che gli fece accapponare la pelle. In una piccola gabbia leggermente sopraelevata vi era rinchiusa una splendida donna ben vestita, il Re non potette far a meno di chiedere cosa ci facesse lì un essere così puro.

 

«Quella non è una donna»

Rispose in modo distaccato Aldia. «Quella, fratello mio, è una milfanito. E' stata uno dei tanti regali di Olenford, o Navlaan, quando ritornò dalla cripta.»
«Milfanito?!?» Chiese sorpreso Vendrick. «E cosa ci fa lì?»
«La sto studiando. Non parla molto, ma ho scoperto che aveva un padrone, e che da quel padrone è stata creata. Vuoi sapere chi fosse costui?»

Bastò uno sguardo di Vendrick per capire quanto fosse voglioso di saperlo.

 

«Il primo dei morti.» Rispose Aldia.
Gli occhi di Vendrick si spalancarono. «Quel primo dei morti?»

«L'unico. Sembra che sia stata creata per allietare con il suo canto le pene degli antichi Non-Morti. L'unica cosa che ora continua a ripetere senza sosta è semplicemente: “quando noi cantiamo le piccoline danzano”. Non so cosa voglia dire, probabilmente sta solo delirando per la prigionia. Ho intenzione di aprirla ed esaminarla all'interno, magari scoprirò qualcosa di interessante.»

Vendrick al sentire quelle parole fu accolto dalla rabbia. L'insensibilità era qualcosa che il Re aveva sempre odiato a morte. «No. Tu non la ucciderai..» Si oppose il sovrano con voce ferma. «Verrà nel mio castello. E il suo canto allieterà me.»
Aldia non osò opporsi alla volontà del fratello. Non poteva farlo, e non poteva rischiare una furiosa lite che avrebbe sicuramente perso per un essere così sostanzialmente inutile. «Fai come vuoi, ora però sbrighiamoci ad andare al sodo, seguimi.» Facendo così segnale ai suoi accoliti di sganciare la gabbia, Aldia aumentò il passo e si diresse spedito verso il luogo d'interesse per cui aveva chiamato il fratello.


«Eccolo.» Disse Aldia mostrando una gigantesca vasca piena di liquido verde, contenete un'altrettanto mastodontico teschio.

«Cosa è?» Chiese Velstadt inorridito. «E' il teschio di un drago» Rispose Vendrick.

«Esattamente!» Rispose Aldia eccitato. «Questo è un rarissimo teschio di un vero drago, non chiedetemi come l'ho trovato...non ci credereste mai! Può sembrare una pazzia, ma penso di aver trovato finalmente il modo di ricreare un drago tutto per me, un vero drago! Non come quelle lucertole volanti che ho collezionato fino ad ora. Il mio sogno, potrebbe avverarsi, capisci fratello!» Il Lord si avvicinò alla gigantesca vasca e la accarezzò come se fosse un suo cucciolo.

«Ma c'è un problema...per creare un essere così forte, ho bisogno di qualcosa di altrettanto potente...»


Vendrick ebbe per un attimo paura di chiederlo, ma la curiosità era troppo forte: «Cioè?»
«Anime.» Rispose Aldia. «Sai benissimo che le anime sono il motore di tutto, e che io non posso creare nulla senza di esse. Quindi ti chiedo fratello, cercami anime, potenti, forti, come quelle dei Quattro Grandi. Ed io ti donerò...un drago!»

Quello era il motivo per cui Vendrick odiava suo fratello, un folle pazzo disposto a distruggere migliaia di vite per inseguire i suoi esperimenti.

«Mi fa piacere che tu mi abbia reso partecipe di ciò Aldia. Ti auguro fortuna, ma mi dispiace, io non mi metterò ad uccidere nessuno per una tua follia.» Quelle parole ferirono nel profondo Aldia più di quanto il Re avrebbe mai immaginato.


Quello era il motivo per cui Aldia odiava suo fratello, un inutile timoroso uomo incapace di sperimentare qualcosa che andasse oltre i suoi ristretti limiti.

Mentre Vendrick e il suo braccio destro si allontanarono senza mai voltarsi dalla villa, Aldia iniziò a gridare contro suo fratello con tutta la rabbia che aveva in corpo.

«Non hai mai creduto in me? Vero?!? Prima mi hai rinchiuso qui, in questa prigione mascherata da villa! Ed ora non cerchi neanche lontanamente di aiutarmi! Che tu sia maledetto Vendrick! Io riuscirò a creare un drago anche senza il tuo aiuto, e ricorda: quando il tuo regno andrà in fiamme, e tu sarai solo un vuoto essere incapace di reagire, io guardandoti dall'alto...sorriderò.»

 

Quelle parole normalmente avrebbero fatto tagliare la testa a qualcuno. Ma i due erano comunque fratelli, e Vendrick non lo avrebbe mai ucciso, non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Semplicemente lo ignorò, ed impossessandosi della graziosa milfanito ritornò al suo castello, salutando probabilmente per sempre il suo unico familiare in vita.

 

 

 

 

  
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