Odore di terriccio, odore di pioggia, umidità.
Niente, avevo perso le sue tracce.
Ringhio, sommessamente, cercando di non farmi sentire dalla poliziotta dietro di me.
Eppure devo inventarmi qualcosa, gli ordini sono ordini e l'ordine è quello di trovare il fuggitivo.
Non voglio fallire, non posso fallire. 
Lancio di nascosto un'occhiata alla giovane ragazza: in termini umani è al limite dell'età adulta, le forme indecise tra l'acerbo e la maturità.
"Questo lavoro è tutta la mia vita." la confessione di qualche sera fa, distesa sul letto con indosso uno di quei pezzi di stoffa che gli umani usano per coprirsi al posto del pelo, in questo caso un "pigiama", azzurro, sobrio, a tinta unita. "E non permetterò che tu rovini tutto, chiaro? Domani NOI andremo e concluderemo l'incarico che l'Agente Jenny ci ha affidato." Qualcosa nel suo tono mi fece paura, sembrava così determinata...
Abbaio, puntando con sicurezza un punto oscuro in mezzo alla foresta, fingendo di sapere esattamente cosa sto facendo. Gli occhi dell'allenatrice si illuminano e lei scatta in quella direzione, torcia alla mano e manette che dondolano disperatamente appese alla cintura della divisa da cadetta. Io la seguo trotterellando con riluttanza poco dopo, cosa farò quando si renderà conto che la sto solo facendo girare in tondo?
Probabilmente niente, come al solito.
Mi limiterò a sopportarla, il capo chino per la vergogna e la rassegnazione che non provo, mentre mi sgrida e mi urla contro tutta la mia inettitudine. Ma io non me ne faccio una colpa: non è per questo che sono venuto al mondo.
Mi chiamano Growlithe, ma io non sono un nome o una specie.
Io sono un Pokemon, il  mio posto è all'aperto, libero, correndo e vivendo con il pelo cotto dal sole o baciato dalla luna, cacciando.
Io sono un Pokemon e il mio destino è combattere.

Verrà il giorno in cui gli umani dovranno fare i conti con questo.
E verrà presto.