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Autore: Lamalamy    17/09/2014    2 recensioni
Mia personale interpretazione sull'indimenticabile storia disney del Gobbo di Notre Dame, ponendo l'accento non tanto sulla presenza del gobbo, quanto sulle insidie tra la bellissima Esmeralda e il crudele Frollo, che secondo la mia rivisitazione nasconde un segreto che nessuno si aspetta.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Trascinatela fuori! E....-
- Frollo! - lo interruppe tempestivo l'arcidiacono, accorso dopo aver sentito il portone della cattedrale aprirsi: - voi non la toccherete! -
Poi, addolcita la voce nel rivolgersi alla fanciulla impaurita: - non preoccuparti, il ministro Frollo ha imparato anni fa a rispettare la santità della chiesa."
Il gelido uomo si sentì impotente di fronte alle parole pungenti del prete, che gli ricordava che finché la zingara fosse rimasta all'interno della cattedrale, non sarebbe stato di suo diritto alzare nemmeno un dito su di lei. Dopotutto il ricordo di quanto accaduto vent'anni prima lo fece azzittire in una situazione che altrimenti sarebbe semplicemente terminata con la forza. D'altronde però quella sera se la ricordava anche lui, Claude Frollo, freddo, cinico, immorale, crudele ministro della giustizia, che così efficacemente portava avanti da tempo una persecuzione atroce nei confronti dei poveri e ancor più degli zingari, "esseri che prolificano come formiche e che, come esse, vanno schiacciati tutti, in massa". Non era una donna quella che fuggiva quella sera, era esattamente una zingara. Correva forte, la povera donna terrorizzata e piangente, affidandosi alla potenza e alla resistenza del suo fisico e respirando affannosamente, cercando la salvezza mentre era inseguita a cavallo dal giudice. Nella paura aveva però furbamente scavalcato un balcone non troppo alto, costringendo il suo inseguitore, poiché era a cavallo, a fare un altro giro; ora, mentre si sforzava a correre ancora, la donna doveva pensare a qualcos'altro per salvarsi, aveva poche energie, scarsa possibilità di seminarli, e soprattutto poco tempo per ponderare una scelta. Pensò in fretta, come fu costretta a fare in una tale situazione, e giunse al portone della cattedrale di Notre-Dame, dove, quasi totalmente senza fiato, decise di spendere le sue ultime energie per battere forte, più forte che poteva, sull'imponente entrata, nella speranza che la porta si aprisse prima dell'arrivo del mostro. Il tempo fu troppo poco;
-Asilo, per pietà, dateci asilo!
Il cavallo impiegò qualche secondo a fare il giro lungo per raggiungerla; la donna, per un attimo speranzosa, aveva poi di colpo iniziato a sentire l'infernale rumore del respiro e degli zoccoli dello spaventoso cavallo nero, ma ormai per scappare era tardi, oltretutto si trovava su una piazza aperta priva di posti per nascondersi in poco tempo; tutto ciò che poteva fare era continuare a bussare forte, aspettare, mentre sentiva i rumori farsi sempre più vicini a lei. L'attesa, seppur breve, fu angosciante: scoppiò in un pianto di paura, cosciente di ciò che l'aspettava a breve. Frollo impiegò pochissimo a bordo del terrificante destriero a piombare letteralmente addosso alla donna; si sporse da cavallo per sottrarre il fagotto che la zingara tanto nascondeva e teneva stretto; opponendosi alla strattonata, urlando di paura, la donna venne catapultata a terra, e sbattendo il capo nella rovinosa caduta, morì sul colpo.
-Merce rubata, senz'altro - disse l'assassino scartando il bottino. Scoprì solo in quel momento che la fuggitiva nascondeva un neonato.
Frollo era ancora, anche a distanza d'anni, lo stesso uomo che aveva reso quel bambino orfano vent'anni prima e nemmeno questo lo frenò, nemmeno questo fece spuntare in lui uno spiraglio di pietà e moralità nei confronti delle persone diverse. Si sentiva in diritto di porre lui stesso i criteri secondo cui un uomo debba o non debba vivere, si prendeva lui il potere di decidere se togliere o meno la vita delle persone, e di quali persone, un diritto che nessuno dovrebbe nemmeno pensare di volere.
Ma il generale non si fece mai problemi ad avvalersene, condannando a morte o uccidendo di mano propria.
La mano dell'arcidiacono andò a posarsi sulla spalla di Esmeralda, che si sentiva ora protetta e Frollo fece cenno ai suoi cavalieri di uscire dalla chiesa. Forse doveva sottostare agli ordini morali che il prete gli stava ricordando, ma una preda così innocua, sola e bella oltretutto, non poteva lasciarsela scappare; se l'avesse fatto non se lo sarebbe perdonato.
La zingara si mostrava più che mai riconoscente nei confronti dell'arcidiacono.
-Tranquilla, Esmeralda, qui nella casa del Signore sarai al sicuro. - la donna poi, ancora sorridendo al pensiero dell'umiliante sconfitta di quel demonio, vide il prete andare via. Lo fissava, progettando già di uscire dalla cattedrale di soppiatto, quando si sentì strattonare da un polso, di spalle. Frollo invece di uscire dalla chiesa si era nascosto dietro una colonna ad aspettare il momento giusto per uscire, e scagliarsi sull'oggetto, come un predatore esperto e paziente.
- Io sono un uomo paziente. - gli sussurrò schifosamente all'orecchio, avvicinandosi decisamente troppo ai bei lineamenti della donna. L'uomo si lasciò sedurre dalla pelle liscia e giovane del collo della fanciulla.
- La tua bellezza va oltre i canoni, Esmeralda. So cosa nascondi, voglio sentirtelo dire! Mi seduci inducendomi alla lussuria con poteri di derivazione diabolica, eh?! Sei una strega! Una strega dotata di una bellezza peccatrice! - a quel punto la strattonò violentemente, facendola sussultare. - Ma perché dovevi lanciare proprio a me questo incantesimo d'amore?! Essere demonìaco! - la donna si girò di colpo e istintivamente gli sputò un cumulo di saliva all'altezza dell'occhio destro. - Tu sei pazzo! - la voce disgustata della ragazza riecheggiava tra le mura di pietra. Rimase scossa al notare che un rivolo di saliva stava colando dall'angolo della bocca dell'uomo alla punta del mento. Frollo, infatti, era irriconoscibile: i suoi occhi si spalancarono rimanendo spaventosamente immobili; non li batteva nemmeno più, tanto che nei successivi minuti le pupille si seccarono dolorosamente all'aria. La donna realizzò che qualcosa di strano stava accadendo al giudice, e iniziò a divincolarsi terrorizzata. Ma egli, rapito da qualche istinto inspiegabile, mosse rapidamente gli occhi gonfi e pulsanti in cerca di qualcosa, puntando un bellissimo candelabro in ferro battuto poggiato sull'acquasantiera; si trascinò dietro l'indifesa finché non fu capace di afferrare l'oggetto e la colpì immediatamente sulla testa. Liberatosi dal peso del corpo, che cadde a terra, poté riporre l'arma dov'era. Una forza occulta l'aveva fatto andare fuori di sé e per l'ennesima volta aveva ucciso. Subito si sentì tremare ed iniziò ad avvertire nuovamente l'impulso di muoversi, corse su e giù per la navata della chiesa. "SONO PAZZO, LO SONO! LO SONO! LO SONO!" iniziò a gridare più volte compiaciuto, sfogandosi in una risata del tutto inquietante. Intanto il corpo di Esmeralda giaceva a terra privo di vita, a poca distanza dall'uomo. A quel punto gli impulsi muscolari dell'uomo impazzito si concentrarono tutti sugli arti, la misteriosa presenza demoniaca gli ordinò di avvicinarsi alla salma, acchiapparla dalle caviglie e trascinarla nel confessionale, cosicché l'arcidiacono trovasse una bella sorpresa, entrandovi.
I muscoli del viso parvero sciogliersi, gli occhi demonìaci parvero ammorbidirsi e si chiusero con dolore, per idratare nuovamente le pupille.
- Oh, ecco fatto. - si pulì le mani impolverate sul vestito scuro e uscì indisturbato dalla chiesa.
Il gobbo, nel frattempo nascosto nell'ombra del cleristorio, assistiva shockato. Era a conoscenza di tutti i segreti celati dalla chiesa, aveva osservato da lontano molteplici situazioni insolite, ma non gli era mai capitato di vedere una tale scena.
- Cosa hanno visto i miei occhi! Le autorità accusano di stregoneria la gitana, senza mai aver minimamente sospettato di Claude Frollo. Ovvio: Frollo è un uomo socialmente conosciuto, potente, ricco, colto; Esmeralda, come gli altri gitani uccisi, è diversa, e il suo popolo è povero e nomade. Così le autorità, spaventate da sempre dalla diversità delle persone, utilizzano la loro posizione prestigiosa per perseguitare ed arrecare sofferenze a loro, accusandoli di essere "parassiti" e di "provenire dall'inferno". In realtà la gitana tanto perseguitata era innocente, ma il male si era annidato in un uomo non solo locale, ma un personaggio di grande fama e importanza, su cui nessuno avrebbe mai indagato. Purtroppo sì, il loro popolo è povero economicamente, ma il mio lo è intellettualmente.
   
 
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