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Autore: DileGinny    17/09/2014    1 recensioni
Watchtower. Era questo il suo nome in codice. Ma per una volta il suo compito andava più in là dello stare semplicemente dietro ad un computer a dirigere la situazione. Stavolta doveva scendere in campo. Avrebbe restituito il favore, finalmente in concreto, a coloro che più di una volta le avevano salvato la vita. Specialmente a lui, specialmente a Oliver.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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..E se non fossi all'altezza?

Stava seduta con una compressa di cianuro in una mano e una boccetta di liquido, il liquido che, sempre che tutto andasse secondo i piani, doveva salvarla. E salvare non solo lei, ma soprattutto le persone che amava. Le mancavano da morire. Non passava minuto in cui non pensasse di chiamarli, di avvertirli, di chiedere il loro aiuto, ma sapeva che doveva essere forte. Ancora per un po'. Per il loro bene. Ma chi voleva prendere in giro? Era brava a stare dietro a un computer, crackare sistemi, trovare dati segreti, ma quando si trattava di entrare in campo, di entrare in campo davvero? Forse non era adatta, forse non lo era mai stata, forse per tutto quel tempo aveva solo creduto di essere d'aiuto. Watchtower. Guardare da una torre e dare indicazioni spiando la popolazione del mondo intero non le conferiva la targhetta di eroe. Era un membro della Justice League, certo, ma chiunque avesse una minima conoscenza della tecnologia poteva sostituirla. Non aveva niente di unico. Non era certo come fare a pugni con ladri, malviventi, assassini.. Non voleva dire mettere a repentaglio la propria vita. E se forse per Clark la cosa poteva anche essere semplice, visti i suoi poteri, non lo era per Oliver. Oliver. Una lacrima le rigò il viso. Quanto avrebbe dato in quel momento pur di averlo accanto a sé, pur di sentire la sua voce, pur di vedere quei suoi occhi che l'avevano fino a tal punto stregata da farle dimenticare tutte le tragedie che si erano abbattute sulla sua vita da un po' di tempo a quella parte. Lui, miliardario playboy di giorno, moderno Robin Hood di notte. "Non è una calzamaglia!". Rise. Oliver Queen. Cosa gli avrebbe impedito di pensare che si era semplicemente dileguata da un mondo che stava diventando troppo impegnativo per lei? Sperava solo che quando lo avrebbe rivisto, sempre se lo avrebbe rivisto, lui sarebbe stato in grado di capire. Di capire che tutto quello che stava facendo lo faceva per il loro bene. Per il suo bene. 
"Non sono Kandoriani! Chloe! Ti amo!". Non sapeva neanche se fosse riuscito a sentire la sua risposta "Oliver! Ti amo anche io..". E da quel momento aveva capito che doveva fare qualcosa. Qualcosa di più che starsene dietro allo schermo con una mano sul mouse e l'altra a tenere stretta una radiolina. Watchtower doveva scendere in campo. E nessuno l'avrebbe fermata. Aveva già perso abbastanza negli ultimi tempi, non avrebbe permesso a nesusno al mondo, che fosse umano o alieno, di prendersi anche colui che, adesso finalmente lo aveva capito, valeva più della sua stessa vita.
Era stata scettica fin dall'inizio. Non perché non si fidasse di lui. Insomma, la sua fama di sciupafemmine era piuttosto rinomata, le sue relazioni nascevano da qualche parte al bancone di un bar in piena notte e morivano alle prime luci dell'alba quando scansava delicatamente le lenzuola e in silenzio indossava giacca e cravatta per vestire i panni del serio azionista orfano che gestiva onestamente le multimilionarie industruie Queen. Eppure lei sapeva qualcosa che Metropolis, comprese le sue amanti, ignorava. Conosceva i suoi punti deboli. E soprattutto sapeva come non far loro prendere il sopavvento. Lo spaventoso e terrificante gioco che aveva inscenato per riportarlo sulla retta via ne era stata la prova. La prova che lo conosceva bene. Più di chiunque altro, l'aveva detto lui stesso.
Quando quella sera era entrata nel suo rifugio segreto, quello nel quale ormai abitava per sfuggire dal mondo esterno, per sfuggire al dolore che questo poteva recarle, non poteva immaginare che l'avrebbe trovato lì ad accoglierla. Col suo arco in mano. "Facevo un po' di pratica". E da lì era stato tutto un susseguirsi di emozioni. Oliver Queen che le porge il suo arco, Oliver Queen che mette la mano sulla sua, Oliver Queen che le sussurra dolce all'orecchio "Tra un battito e l'altro.. Quello è il momento". E la freccia che scocca. Centro. 

Mi volto. Gli sorrido. Mi guarda. Un mano sulla mia schiena, l'altra tra i miei capelli. Mi tiene stretta. Mi avvolge. Ed in un attimo siamo labbra contro labbra. Corpo contro corpo. Sento i muscoli contratti del suo petto, del suo addome, del suo corpo, così pericolosamente vicino al mio. E siamo una cosa sola. E sono felice. Come non lo ero da così tanto tempo.

Sta sognando ad occhi aperti. Deve smetterla. Non c'è tempo per le lacrime, non c'è tempo per pensare, non c'è tempo.

Faccio un respiro profondo. Ho già lottato contro la morte una volta e ho vinto. Perché non dovrei riuscirci anche stavolta? Ho studiato tutto nei minimi dettagli, funzionerà, ne sono certa. Devo fidarmi di me se voglio salvare gli altri, se voglio che gli altri tornino a fidarsi di me.. Penso a Clark. il nostro rapporto ultimamente stava andando a rotoli, non ci fidavano più l'uno dell'altra e quello che fa più male è che era tutta colpa mia. Ma adesso basta, questo basterà per redimermi.

Dopo che la comunicazione con Oliver era caduta, era corsa al museo. Sapeva che lì avrebbe trovato le risposte che cercava. Non sapeva a che prezzo ma non importava, doveva provare. Non l'aveva detto a Clark, avrebbe cercato di fermarla e in quel momento non se lo poteva permettere. Aveva indossato l'elmetto del Dottor Fate ponendo una sola semplice domanda "Dimmi dov'è Oliver". E quello le aveva rivelato molto di più. Adesso sapeva non solo come salvare il suo amato, ma l'interna Justice Leauge da un pericolo imminente e più di ogni cosa pericoloso. Adesso toccava a lei e solo a lei proteggerli, come loro avevano fatto più volte con ogni loro caro e con perfetti sconosciuti per le strade di Metropolis. Per prima cosa doveva infiltrarsi nel sistema dall'interno. Con lo scambio che aveva intenzione di fare si sarebbe sostituita a Oliver, avrebbe liberato lui e avrebbe avuto l'occasione giusta per agire. Sapeva che non glielo avrebbe mai perdonato, ma un giorno, almeno sperava, avrebbe potuto spiegare.
Non intendeva indugiare oltre.

Inghiotii la pastiglia che avevo nella mano e subito dopo mandai giù il siero che mi ero portata. Persi i sensi. 

Chloe Sullivan per la prima volta scendeva in campo davvero.

Ciao a tutti! Devo ammettere che è passato un po' (okay decisamente molto tempo) dall'ultima volta che ho pubblicato una storia qua. Diciamo che il mio estro di scrittrice si era momentaneamente sopito. Per fortuna non sembra fosse qualcosa di irreversibile. Purtroppo o per fortuna, chi lo sa, tendo a scrivere quando qualcosa nella mia vita non va per il verso giusto. Questa volta è tutta colpa di un esame che non mi fa dormire. E io mi sfogo così! Detto questo.. Spero che vi piaccia questo inizio di storia e vi sarei grata se aveste voglia di lasciare un segno del vostro passaggio, anche solo per rendermi conto di quanto sia arrugginita in questi anni!! Grazie in anticipo a tutti :)

  
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