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Autore: ginny_skellington    18/09/2014    1 recensioni
Niente sembrava aver fine, tutto sembrava eterno. I fiori e le foglie udirono la loro gioia, la loro tenerezza, la loro storia, e ben presto si affezionarono a quei due cuori innamorati. Cosa avrebbe mai potuto distruggere questo sentimento? Gli alberi non lo sapevano, o comunque non lo ritenevano possibile.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un giorno trovai nel folto del bosco una graziosa radura contornata da alberi contorti, illuminata dalla fievole luce del sole pomeridiano di mezz’estate. Il mio occhio fu attratto da una macchia più scura sotto un enorme salice ai lati dello spiazzo erboso. Si trattava di un piccolo rettangolo di terra ricoperto esclusivamente da morbida erbetta, a differenza di quella più alta e folta che gli cresceva attorno. Sembrava un dolce e comodo giaciglio, protetto dai raggi del sole e dalle raffiche di vento, un paradiso dentro il paradiso della foresta.
“Ma a cos’era dovuta tale stranezza?” chiederete voi.
A mio parere, quel luogo doveva essere appartenuto a due anime innamorate, forse anche secoli passati. Erano giovani e belli, leggiadri come l’aria, sebbene forse ancora troppo ingenui. Arrivarono in quel posto forse per caso, inebriati dal sapore dell’estate e del loro amore. Lei rideva, e lui la riteneva un Angelo del Signore. Quando lo trovarono, quel posto non aveva nulla di speciale, ma a loro non serviva che fosse tale. Desideravano soltanto renderlo proprio. Per mesi si incontrarono in quel luogo fatato, trovando riparo sotto le fronde del grande salice. Niente sembrava aver fine, tutto sembrava eterno. I fiori e le foglie udirono la loro gioia, la loro tenerezza, la loro storia, e ben presto si affezionarono a quei due cuori innamorati. Cosa avrebbe mai potuto distruggere questo sentimento? Gli alberi non lo sapevano, o comunque non lo ritenevano possibile.
Ben presto, però, le visite dei due ragazzi a quel luogo da sogno si fecero più rare, la felicità di una volta non pervadeva più le loro voci. E un giorno, in una mattina di pioggia, il ragazzo arrivò solo.
“Cos’è successo?!” si chiesero disperati i fiori.
“Dov’è l’altro pezzo della tua anima?” sussurrò il vento tra i rami.
Il ragazzo parve non sentirli. Diede semplicemente un ultimo, angosciato sguardo alla radura, poi se ne andò per sempre.
Alcune foglie dissero che ella era stata inghiottita da un fiume, altre sostennero che era stata costretta a partire per un paese lontano. Nessuno seppe mai con certezza cos’era davvero successo. L’anima del salice provò una grande, immensa pietà per quei due innamorati, e la malinconia si trasformò in desiderio di perpetuare il loro ricordo, la memoria di ciò che erano stati, qualunque cosa fosse successa poi. Fu per questo motivo che convinse l’erba a non ricrescere in quel punto, quel famoso giaciglio, come negli altri. Lo rese immutabile ed eterno, quasi come se il sentimento d’amore si fosse tramutato in qualcosa di tangibile. E così fu per la vegetazione di quella radura, che conservò per sempre con gelosia il ricordo di quei giorni di sole.
   
 
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