Correva veloce nella notte di Karakura, Renji, il respiro mozzato dalla fatica del moto e dalla rabbia che ancora non lo faceva ragionare bene, rabbia e umiliazione che andavano mescolandosi fra loro, creando un mix esplosivo; non poteva essere successo, non credeva di poter riuscire ad umiliarsi così solo per una donna…

«Rukia, tu lo sai che ti amo, vero?»

«Renji mi dispiace…Ma io sto già con Ichigo…Credevo lo sapessi»

«…»

«Renji aspetta!»

Gli era crollato il mondo addosso così, in un attimo, un solo attimo era bastato per mandare in frantumi ogni suo sentimento ed ogni sua certezza; era vero, sapeva della loro storia, ma si era convinto che aprendo il proprio cuore alla sua migliore amica tutto sarebbe girato per il verso giusto, e che quell’idiota sarebbe passato in secondo piano.

Senza neanche accorgersene aveva varcato la soglia della finestra che dava nella sua camera da letto e si era gettato di peso su di lei, che aveva impiegato qualche secondo per capire cosa la stava praticamente soffocando; incurante dei suoi mugolii confusi di protesta l’aveva baciata con passione, una passione violenta a cui lei non era riuscita a sottrarsi. Schiacciandola sempre con tutto il suo peso l’aveva spogliata senza troppi complimenti e incurante delle sue urla aveva cominciato a possederla con violenza, in cerca di quell’amore che non era riuscito a trovare in Rukia, senza curarsi della resistenza iniziale che aveva trovato…

Ma non erano amore le sue urla, che continuavano a riempire la stanza e andavano via via mescolandosi con i grugniti di lui…

Ma non erano amore le lacrime che continuavano a sgorgare dagli occhi ambrati della giovane, né le unghiate rosse che quella continuava a lasciare sulla pelle di lui mentre tentava inutilmente di respingerlo…

Ma non era amore il sangue con cui si era sporcato e che via via andava macchiando le coperte candide del suo letto…

Tutto era finito poco dopo, e il chiasso di poco prima era sparito, sostituito dal rumore sommesso dei singhiozzi della ragazza e dal fruscio delle vesti di Renji, che silenzioso aveva abbandonato la casa; pian piano i singhiozzi di lei si erano attenuati, fino a sparire definitivamente quando la ragazza era caduta in un sonno inquieto, dal quale si era risvegliata spossata solo la mattina dopo. Scesa in cucina, lo sguardo le era caduto su un bigliettino poggiato sul tavolino della sua cucina, accanto al quale era poggiato un solo fiore, un papavero rosso; sul biglietto solo tratti rapidi e marcati, non un nome apposto alla fine, non serviva…

“Perdonami, Orihime”

Sul volto pallido della ragazza andò a dipingersi un leggero sorriso, che bastò a far riaprire un taglio sul labbro inferiore di lei causato dalla violenza di Renji; quel gesto, così dolce, colpì il giovane Abarai, che silenzioso osservava la scena dal giardino di lei.