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Autore: PervincaViola    18/09/2014    10 recensioni
Forse a colpirla sono stati i suoi occhi grigio-verdi, o molto più probabilmente il suo sorriso aperto e sincero.
{Ser Davos & Shireen | No pairing ♥}
{Terza classificata al Contest "Tempo di... Tag!" indetto da Ili91 sul forum di Efp}
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Davos Seaworth, Shireen Baratheon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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5 volte in cui Davos Seaworth ha sorriso a Shireen Baratheon
(e una volta in cui è successo il contrario)
 



   La prima volta che Shireen Baratheon incontra Davos Seaworth ha solo nove anni. Ha sentito parlare tante volte di quest'uomo, soprattutto da suo padre, e tutto ciò che ha capito è che dev'essere una qualche sorta di pirata. Nella sua mente di bambina, i pirati hanno un solo occhio e una gamba di legno, sanno di vino e la loro pelle è color bronzo. 
   Ingenuamente, aveva pensato che anche lui sarebbe stato così, ma la realtà è ben diversa: possiede entrambe le gambe e anche i suoi occhi sono al loro posto. Solamente il colore della pelle è come si era immaginata: molto più scura di quella della maggior parte degli uomini che conosce, dorata dal sole.
   «È vero che sei il Cavaliere delle Cipolle?» gli chiede subito, non appena i suoi occhi chiari si posano su di lei, ricordandosi delle altre voci che ha sentito: i pochi lord che risiedono a Roccia del Drago pronunciano quel titolo con un disprezzo che lei non riesce a comprendere. È un nome buffo, ma non ci trova niente di male e anche lui sembra pensarla in questo modo.
   Ride, difatti, e la sua è una risata forte e rimbombante come un tuono – suo padre non ride mai e Shireen non può fare a meno di domandarsi come sia la sua, di risata.
   «In persona» conferma, l'ombra del riso ancora impressa sul volto. «Mentre tu devi essere la piccola Shireen» continua, chinandosi alla sua altezza, per poi prenderle una mano fra le sue, assai più grandi e forti. Non puzza nemmeno di vino, constata Shireen. Ha l'odore del mare.
   «Andiamo, Davos». La voce perentoria di Stannis Baratheon la riporta alla realtà. 
   «Spero di avere il piacere di incontrarti di nuovo, milady». Ser Davos le sorride nuovamente e infinite, minuscole rughe di espressione si fanno spazio sul suo viso cotto dal sole.
   
 Shireen accenna un inchino in segno di saluto e si allontana insieme a Macchia. Ha appena deciso che le piace, quel Cavaliere delle Cipolle.
   Forse a colpirla sono stati i suoi occhi grigio-verdi, o molto più probabilmente il suo sorriso aperto e sincero – non sono molte le persone che sorridono, in quella roccaforte. Non a lei, almeno. 
 
 
   Alla mano sinistra di ser Davos mancano le prime falangi. Shireen non l'ha notato subito e si chiede come un particolare così importante possa esserle sfuggito. Forse è per questo che porta spesso i guanti.
   «È stato mio padre?» gli domanda, indicando con un cenno la mano mutilata.
   «Sì» risponde ser Davos e lei si stupisce, poiché non c'è rabbia nella sua risposta, solo una pacata consapevolezza. 
   «Perché? È stato crudele, da parte sua» Shireen abbassa la voce, come se temesse quelle parole potessero giungere alle orecchie di suo padre, in qualche modo. Sua madre le ha insegnato che una vera lady non discute mai le decisioni di un lord – di un re
   Stannis Baratheon è rigido, talvolta severo, ma quello... Quello è troppo persino per lui.
   «È stato giusto» la corregge invece ser Davos, a sorpresa. «Sono un monito che mi rammenta in ogni istante che devo ringraziare chi me le ha recise. Una buona azione non cancella quella cattiva, nello stesso modo in cui la cattiva non cancella quella buona. Ho aiutato tuo padre, è vero, ma ero un contrabbandiere e, in quanto tale, andavo contro tutte le leggi del reame. È per questo motivo che le tengo qui, vicino a me» prosegue, scuotendo delicatamente con la mano – la mano buona – la piccola sacca di cuoio che porta al collo. «Per ricordarmi sempre ciò che ero e che non dovrò essere mai più».
   Shireen lo scruta in silenzio, rimuginando sul senso delle sue parole.
   «Ci sono davvero le falangi delle tue dita, lì dentro?» azzarda dopo qualche istante, curiosa come solo una bambina può esserlo. 
   Il Cavaliere delle Cipolle annuisce.
   «Posso vederle?»
   Il sorriso aperto di ser Davos è velato da un lieve imbarazzo, quando risponde. «Penso che non sarebbe una bella visione, milady».
 
 
   Il veliero di legno che ser Davos tiene fra le mani è uno dei giocattoli più belli che Shireen abbia mai visto. A dire la verità, non ha mai avuto molti balocchi con cui allietare le sue giornate solitarie, ma in questo momento non le importa. Si muove impaziente sulle coperte del suo letto, avvicinando il viso per osservare meglio: il legno è scuro e liscio, lavorato non troppo finemente, eppure abbastanza da permetterle di distinguere diversi particolari, come la ruota del timone e l'ancora a poppa.
   «Sai cos'è?» la interroga ser Davos.
   «Una nave. Una bella nave» si affretta a dire, vedendo aggrottarsi le folte sopracciglia grigie del Cavaliere delle Cipolle. 
   «Questa è la nave» precisa. «Guardala bene, principessa: è un'esatta riproduzione della Betha Nera, la galea che ho usato sedici anni fa per portare cipolle e pesce sotto sale a Capo Tempesta, solo in miniatura. L'ho costruita io stesso» conclude con il petto gonfio d'orgoglio, posandole il veliero sulle ginocchia. Shireen lo guarda meravigliata.
   «È per me?» chiede, gli occhi grandi di gioia e stupore. 
   Lui fa un cenno di assenso con il capo. «Ma non dirlo a tua madre. Non sono sicuro che approverebbe» bisbiglia piano il Cavaliere delle Cipolle, con aria complice, e Shireen è d'accordo con lui. Dovrà nascondere quel piccolo tesoro in fondo a qualche baule, sotto pile di abiti, per impedire che possa trovarlo e gettarlo via.
   Ser Davos la osserva in silenzio e, per un attimo, Shireen spera che voglia raccontarle una delle tante avventure vissute quando ancora solcava le alte onde del Mare Stretto, ma poi il suo sguardo è attratto da qualcosa celato sotto la sua logora cappa da viaggio: sulla cotta di maglia che indossa, le luci soffuse delle candele creano un caldo, inconfondibile riflesso.
   «Stai andando in guerra anche tu?» gli chiede, abbassando la testa. Sa già qual è la risposta.
   «Sto andando ad Approdo del Re, sì. A combattere con tuo padre» conferma lui con riluttanza. Non deve essergli sfuggito il lampo di tristezza che ha attraversato il suo sguardo.
   «Non essere triste, principessa. Al mio ritorno porterò con me un dono dalla Capitale» asserisce ser Davos con un sorriso, carezzandole la nuca con fare paterno. Quel sorriso è identico a quelli che le rivolgeva suo padre - quei pochi che riesce a ricordare – quando era triste e, inaspettatamente, Shireen sente che almeno un poco di malinconia è scivolata via da lei. Dopodiché lui si alza e il letto cigola a causa dell'improvvisa mancanza di peso.
   «Siamo amici, Cavaliere delle Cipolle, non è vero?» lo ferma Shireen, un attimo prima che infili la porta. Ser Davos si volta sorpreso, ma subito le sorride nello stesso modo di pochi istanti prima, forse con un poco di dolcezza in più.
   «Certo, principessa, certo».
 
You're my friend
 
   Le segrete sono meno umide e buie di quanto Shireen si aspettava. Sgattaiolare fuori dalla sua stanza è stato facile, così come eludere la sorveglianza di Bert, l'unica, grassa guardia posta all'ingresso, assopitasi dopo l'ennesima otre di vino finita giù per la sua gola.
   Persino trovarlo è risultato fin troppo semplice, in quei corridoi vuoti. D'altra parte, Shireen ha ormai imparato a memoria la strada per arrivare sino alla cella del Cavaliere delle Cipolle.
   La prima volta che era andata a trovarlo, aveva stentato a riconoscerlo: la sua pelle era ricoperta da vesciche, il suo viso era pallido e tirato. Ma la cosa che l'aveva lasciata più sgomenta era stata la sua espressione. Non le era piaciuta la piega amara che aveva preso la sua bocca, non le era piaciuto il sorriso che le aveva rivolto, forzato e incerto, troppo diverso da quello che aveva imparato a conoscere – non le era piaciuto nemmeno come l'aveva chiamato suo padre solo poche ore prima, "traditore”.
   Non era potuta rimanere a lungo con lui, ma gli aveva lasciato un libro, nonostante le sue deboli proteste, e gli aveva insegnato a leggere. Era stato divertente e quasi magico vedere quanto s'impegnasse per imparare a riconoscere e collegare lettere e suoni e poi ridere insieme delle parole pronunciate nel modo sbagliato. Inoltre è bello osservare come si ravvivino ogni volta gli occhi chiari di ser Davos, non appena la vede. 
   «Non ti senti mai solo, quaggiù?» gli chiede un giorno, stringendosi il più vicino possibile alle sbarre quando un piccolo topo grigiastro zampetta rasente all'orlo del suo abito. Ser Davos sospira, grattandosi la barba sale e pepe.
   «Sì, qualche volta sì» ammette, distogliendo lo sguardo da lei per guardarsi attorno. L'unica luce proviene da un braciere alle sue spalle. «Sono fortunato che, oltre a Bert e ai topi, ci sia tu a farmi compagnia, principessa» trova il coraggio di scherzare e la sua risata, sebbene non troppo convinta, solamente una pallida imitazione di quella che era rimbombata il giorno in cui l'aveva conosciuto, è già qualcosa. 
   Annuendo, Shireen fruga fra i veli della sua sottogonna e poco dopo, da una tasca nascosta, estrae un tomo dall'aria antica, con le pagine sottili e ingiallite dal tempo.
   «Ti ho portato un nuovo libro» annuncia con solennità, porgendolo a ser Davos attraverso le sbarre. «Questo è pieno di parole difficili, ma sono sicura che puoi farcela. Il titolo è “Storie di Aegon Targaryen e delle sue sorelle Visenya e Rhaenys”».
 
 
 
   La penna d'oca, intrisa di nero inchiostro, fruscia lenta e leggera sul foglio di pergamena. In piedi accanto a ser Davos, Shireen controlla i suoi progressi nella scrittura sbirciando da sopra la sua spalla.
   «Ser Davos!» lo riprende improvvisamente con severità, quasi fosse una septa alle prese con un allievo poco disciplinato. Il suo indice si posa sotto la parola appena vergata, l'inchiostro ancora lucido. «‘Cavaliere’ non si scrive in questo modo!»
   «Perdonami, principes-»
   «Il Primo Cavaliere del re deve essere almeno in grado di scrivere ‘Cavaliere’ altrimenti il re gli toglierebbe il titolo, se lo venisse a sapere» lo interrompe lei, pronunciando quelle parole con talmente tanta ovvietà che ser Davos non capisce se il suo sia uno scherzo o meno. Si prende un istante per riflettere, la piuma sospesa a mezz'aria; poi volta la testa di scatto verso Shireen. «Credi che tuo padre lo farebbe davvero?»
   Lei fatica per trattenere la risata che, genuina, minaccia di sgorgare dalle sue labbra.
   «No» risponde allegra, «La magnanimità è una qualità dei buoni sovrani, non è forse così? E poi sei mio amico: intercederei io, per te» lo rassicura, posandogli una mano sulla spalla. Ruvide di sale, le labbra del vecchio pirata – contrabbandiere, si corregge Shireen – le stampano un bacio sulla fronte.
   «Mille grazie, principessa» esala il Cavaliere delle Cipolle con un sospiro che lei potrebbe giurare essere di sollievo.
   «Anche le lady devono essere magnanime» aggiunge lei, invitandolo con un gesto della mano a riprendere con la scrittura.
   «Hai ragione» ser Davos le sorride, divertito, e il cuore di Shireen si riempie di gioia nel constatare che il suo sorriso sta tornando come era prima: senza forzature, sincero. «Anche se sei proprio identica a tuo padre, quando ti arrabbi».
 
Milady, I can't read the words
You can't? ... I'll teach you
 
   Leggere sembrava tutt'altra cosa, quando erano altri, a farlo. A un uomo come lui, che per tutta la vita non ha fatto altro che il contrabbandiere, leggere è sempre sembrato un inutile lusso: ciò che serviva davvero, quando ci si trovava su una nave, erano un paio di robuste mani capaci di manovrare un timone e di ammainare le vele. 
   Ma è proprio Shireen a ricordargli quanto i tempi siano cambiati, con le sue lezioni e i suoi rimproveri e la sua spontanea gentilezza. Seduta in un angolo della stanza, un libro fra le mani, lo ascolta silenziosamente, correggendolo solo le volte che non riconosce una parola.
   La sua voce, difatti, è ancora incerta come quella di un bambino e la sua lingua inciampa in parole sconosciute, le cui lettere si ingarbugliano davanti agli occhi socchiusi per la concentrazione.
   La piccola Shireen s'impegna duramente, riconosce ser Davos tra sé e sé, ma è quanto mai difficile insegnare qualcosa a un vecchio lupo di mare, che sa poco o niente di libri, draghi ed eroi
   Testarda come suo padre, la piccola lady era stata colpita dal morbo grigio in tenera età, che aveva lasciato la parte destra del suo viso sfregiata, la pelle ruvida e squamata – nemmeno la lady sua madre riesce a guardarla in faccia senza reprimere una smorfia. 
   E ser Davos non può negare che, talvolta, una sorta di compassione gli stringa il cuore: Roccia del Drago è un luogo macabro e cupo, inadatto a una bambina; la sua unica compagnia è un giullare pazzo e i suoi genitori sono troppo occupati per pensare a lei. E Shireen... Shireen non è graziosa, questo no, ma è di una dolcezza rara, come quella delle pesche di Alto Giardino, dorate e succose, maturate al sole della lunga estate.
   «Sei diventato bravo, Cavaliere delle Cipolle» gli dice lei con un sorriso, avvedendosi del suo sguardo su di sé e alzando per un attimo la testa dal tomo che sta leggendo, e ser Davos avverte nuovamente quella sensazione all'altezza del cuore. Il suo è il sorriso timido, ingenuo e fiducioso di una bambina che non sa ancora quanto quel mondo dominato da leoni, lupi e belve feroci possa far paura e ser Davos spera – prega - che lei non debba scoprirlo mai.
   La guarda sfogliare un libro dalla copertina impolverata, le sopracciglia aggrottate e le labbra increspate in un invisibile sorriso, e si ripromette che farà di tutto affinché quel sorriso resti tale. 





 
Angolino della Vì:

So bene che Davos non è un personaggio particolarmente amato, ma io lo adoro – soprattutto se visto insieme a Shireen. Alcune parti sono state inventate di sana pianta, per altre (come quella della nave, del libro che Shireen gli porta in cella o quella della parola "cavaliere" scritta sbagliata) ho ripreso dei particolari reali della serie tv presenti soprattutto nelle puntate 3x05 e seguenti. Ho anche rubato alcune frasi e le ho messe in scene diverse, lo ammetto :3
Last but not least, la storia è stata scritta per un Contest di Ili91 e, guess what, il prompt era sorriso :')
Ringrazio chi è arrivato fin qui e ringrazio due volte chi lascerà il suo parere *lancia cioccolato* ♥
Un bacio

   
 
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