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Autore: Yumeha    18/09/2014    14 recensioni
Sul fatto che prima o poi i miei genitori si sarebbero separati, ormai era chiaro a tutti. E sinceramente non potevo che esserne felice. Non ne potevo più di sentire mamma e papà litigare in piena notte, schivare oggetti contundenti che volavano già di prima mattina, e poi passare all’ignorarsi per tutta la giornata. Insomma, ne andava della mia sanità mentale.
Di conseguenza era palese che prima o poi si sarebbero lasciati, lo immaginavo. Ma non potevo di certo predire che mamma lasciasse definitivamente il cognome Heartphilia e che si risposasse. Anche se questo avrei dovuto perlomeno sospettarlo, dopotutto Layla sembrava la personificazione della perfezione. Ma la mia fervida immaginazione di scrittrice non poteva arrivare a tanto: mamma non poteva sposarsi con un Dragneel!
Se prima mi sembrava di vivere in una clinica psichiatrica, la mia nuova famiglia decisamente troppo allargata, era praticamente un manicomio…
~
«Scommettiamo che entro la fine dell’anno tu e Natsu vi mettete insieme?» ghignò la mia migliore amica.
Inarcai un sopracciglio. «Scommettiamo che entro la fine dell’anno io quello lo ammazzo?»
«Andata.» Levy mi sorrise divertita.
«La posta in gioco?» chiesi, guardinga.
«La reputazione.» le sue labbra si curvarono in un sorriso sadico.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Meredy, Natsu, Sting Eucliffe, Wendy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Lezione di sopravvivenza: l’oscurità pullula di creature pericolose, mai avventurarsi da soli!


Capitolo 3 ~

Eravamo appena tornati a casa, ovviamente la mia guida – nonostante non avessi la patente – fu tranquilla. Nessuno aveva sbattuto la fronte sul cruscotto, tantomeno rischiato di uscire fuori dal finestrino. Ci trovavamo davanti all’entrata di casa, tutti con in mano qualcosa comprato al supermercato. Natsu, nel frattempo, stava trafficando con le chiavi, mentre Sting continuava a brontolare qualcosa sul fatto di essere bravissimo a guidare nei videogiochi. Peccato che la vita reale non fosse esattamente la stessa cosa.
Il rosato aprì la porta di casa, accendendo le luci dell’abitazione, per poi dirigersi in cucina per lasciare le cose.
«Lu-chan, mi aiuti col mettere le cose a posto?» chiese Wendy.
Annuii. «Certo.»
La blu ed io cominciammo a riordinare mentre i ragazzi si svaccarono sul divano a guardare la televisione. Quando finimmo col riporre tutti gli alimenti al posto giusto, prendemmo le piadine e incominciammo a scegliere quello che avremmo potuto mettere dentro. In quel momento Natsu si alzò, giungendo in poche falcate, ovviamente anche mio fratello poi abbandonò la sua posizione da Buddha, per raggiungerci.
Il rosato appena mi vede prendere la padella, mi mise le mani suoi fianchi, spostandomi dall’angolo cucina. La sua presa decisa ma allo stesso tempo delicata, mi lasciò immobile per un paio di secondi, imbarazzata e perplessa. Mi piaceva il suo tocco. Lo osservai prendere la padella da me posiziona poco prima, allora mi riscossi.
«Se volete posso cucinare io.» mi offrii.
«E avvelenarci tutti? No grazie, i tuoi esperimenti da strega li fai altrove.» commentò Natsu, mentre un ghigno divertito gli increspava le labbra.
Assunsi un’espressione offesa, presi il mestolo che avevo vicino e lo sbattei sulla testa del ragazzo. «Io non sono una strega.»
«Hai ragione, allora sarai Winx?» ironizzò il rosato.
Gli scoccai un’occhiataccia ma non feci in tempo a ribattere che la bambina dalla paralisi facciale mi riversò addosso un fiume di parole. «Winx? Dove? È finalmente uscito il nuovo film? Lucy, a te piacciono? Qual è la tua preferita? La mia è Bloom e…»
Non la feci finire di parlare che le ficcai uno straccio in bocca. La guardai terrorizzata, mentre continuava a parlare producendo “uo uo uo uo”.
Mio fratello in quel momento, prese il mattarello e glielo puntò contro spaventato. «Che qualcuno compia un esorcismo!»
Wendy smise di parlare – o di uoggiare – e guardò stranita il biondo. «Uo?» chiese infine.
Natsu sbuffò spazientito. «Andate a vedere la televisione, qui ci penso io.»
Wendy e Sting non se lo fecero ripetere due volte, schizzarono via alla velocità della luce, lasciandoci da soli.
Lo guardai sospettosa. «Sai davvero cucinare? Non mi rifili del veleno, vero?»
«Proposta allettante devo dire, ma di solito non è mai morto nessuno che abbia mangiato qualcosa preparato da me.» ridacchiò.
Mi sforzai di ignorare la prima parte della risposta, stavo per proporgli una cosa quando la voglia era sfumata tutta. E questa domanda chiedeva un grosso sforzo fisico, dato che dovevo mettere da parte tutto il mio orgoglio. Ma diamine, una volta tanto farsi aiutare non faceva male! Poi io ero davvero in grado di uccidere qualcuno con le mie doti culinarie. Così mi decisi: abbassai lo sguardo imbarazzata, corrugando le sopracciglia.
«M-mi i-insegneresti a c-cucinare?» balbettai.
Il ragazzo si voltò verso di me, non lo potevo vedere ma ero sicura che in viso gli aleggiasse un’espressione sorpresa. «Tu hai chiesto a me di insegnarti a cucinare?»
Ebbi il coraggio di alzare il volto, notando la sua espressione divertita e non potei non arrossire. Lo guardai infuriata, ma soprattutto offesa, così gli voltai le spalle e feci per andare in salotto. Prima però che fossi lontano dalla sua portata, Natsu mi afferrò il polso costringendomi a riportare lo sguardo su di lui: stava sorridendo. Non un sorriso di scherno, ma uno dolce e intenerito. Non seppi come mai e per quale motivo, ma sentii il mio cuore aumentare i battiti e arrossire come una camionetta dei pompieri.
Lo guardai spaesata, puntando lo sguardo nel suo alla ricerca di quelle pagliuzze smeraldine per cui mi ero fissata: scoprii che con la luce della cucina esattamente sopra di noi, sembravano brillare come veri smeraldi. Mi morsi il labbro quasi a sangue, per non farmi sfuggire nulla di compromettente, ma ormai era troppo tardi.
«Amo quelle pagliuzze.» sussurrai.
E come da manuale arrossii talmente tanto, che se avessero spento le luci mi avrebbero scambiata per un faro dalla luce rossastra. Natsu mi guardò perplesso, probabilmente azzardando alcune ipotesi sulla mia inesistente sanità mentale.
«Eh?» biascicò infine.
Mi coprii il viso con le mani, strillando qualche scusa e qualsiasi parola contenuta nel vocabolario italiano – be’, la maggior parte almeno – in modo che mi permettesse di coprire la voce calda del rosato. Quando lo sentii grugnire infastidito e afferrarmi i polsi e tirandomeli verso il basso per scoprire il volto, lo trovai a pochi centimetri da me. Notai i suoi occhi diventati quasi completamente verdi, e il cuore partì talmente veloce, che se avesse continuato così avrei avuto uno scompenso cardiaco. Sentii il cervello spegnersi, l’unica cosa che funzionava era il mio muscolo involontario – che forse funzionava anche troppo. Aprii la bocca per parlare, ma la sentii secca e le corde vocali avevano appena deciso di prendersi una vacanza. Volevo spingerlo, allontanarlo da me, ma le mie braccia non funzionavano sotto la presa salda del ragazzo. Lui continuava a fissarmi con quello sguardo intenso, mandando in subbuglio ogni cosa all’interno del mio corpo.
«Finalmente stai zitta.» borbottò. «Mi vuoi dire che significa quello che hai detto prima?» chiese, tenendomi comunque stretta.
Deglutii, ma non riuscii comunque a reagire. Cosa mi stava succedendo? Non avevo mai avuto una simile reazione, con nessuno. Ero talmente imbarazzata da sentire il viso emanare calore senza il bisogno di toccarlo, gli occhi erano umidi e – maledizione! – il petto cominciava a farmi male sul serio.
«N-Natsu…» sussurrai con voce strozzata. «Se non mi lasci svengo.»
Il rosato mi lasciò subito andare, permettendomi di prendere le distanze. Lo guardai con gli occhi sbarrati, come se davanti a me ci fosse un alieno. Una mano sul petto, che cercava invano di far calmare i battiti. Mi ero allontanata di un quattro metri buoni, e mi sedetti su una delle sedie dalla cucina.
Natsu mi guardò come se fossi totalmente ammattita. «Uhm… Sei sicura di stare bene?»
Annuii svelta, come un automa, ritrovandomi a dargli ragione involontariamente sul fatto che ero sul serio impazzita. «Mai stata meglio.» risposi, con una voce troppo acuta per essere naturale.
«Sì, ok… Ehm, vuoi che ti insegno a cucinare sì o no?» borbottò.
Valutai l’opzione di accettare e imparare a cucinare qualcosa di commestibile consapevole di rischiare l’infarto, o scappare a gambe levate e chiudermi in camera mia, in attesa di calmarmi. Qualsiasi persona razionale avrebbe scelto la seconda, ma siccome ero masochista e amante del pericolo, optai per la prima.
Annuii, prendendo prima due grandi respiri e mi avvicinai di nuovo a lui, facendo ben attenzione a non guardarlo in viso.
«Sting!» urlò, facendomi sobbalzare. «Cosa vuoi nella tua piadina?»
«Quello che vuoi, basta che non la tocca mia sorella.» rispose.
Mi costrinsi a stare zitta, e non andare lì a testare una delle mosse di boxe che mi aveva insegnato. Natsu invece ridacchiò, poi aprì il frigorifero e prese alcune cose.
«Tu come la vuoi?» chiese, più dolcemente.
Alzai la testa di scatto. «Io di solito metto dentro il prosciutto crudo, un filo di maionese e un paio di fettine di pomodoro.»
Il rosato inarcò un sopracciglio, ma non commentò. «Come preferisci.»
Dopo aver preso tutto l’occorrente, mi fece vedere come cucinare la piadina nella padella senza bruciarla. Mi insegnò un paio di ottimi abbinamenti da fare, il tutto però evitando di sfiorare me e io evitando di sfiorare lui. Quando finimmo, chiamammo a tavola mio fratello e Wendy, i quali corsero subito, probabilmente molto affamati.
«È ottima!» commentò la blu.
Le sorrisi. «Mi fa piacere.»
Sting sbiancò. «Natsu, dimmi che hai cucinato tu.»
Il rosato sogghignò. «Mi dispiace, amico, ha fatto tutto tua sorella. Io l’ho soltanto guidata.»
Arrossii come una stupida, mi metteva terribilmente a disagio questa situazione. A mio fratello invece sfuggì la piadina di mano, cadendo nel piatto. «Moriremo tutti.»
Gli lanciai un’occhiataccia. «Strozzati.» gli augurai.
«È finita.» continuò lui.
«Sting, non mi fare arrabbiare, mi sono impegnata!» grugnii.
Il biondo si alzò. «Vado a dire addio a mamma.»
Ok, lui faceva lo stronzo? Io allora giocai la mia carta preferita: quella della vittima. Con mio fratello funzionava sempre. Non che poi fosse così difficile far abboccare Sting.
Appoggiai entrambe le mani sul viso, cominciando a singhiozzare e a simulare un pianto che sembrava vero. Era incedibile quanto fossi brava a recitare.«Onii-chan, sei cattivo! Io l’ho preparata con tanto amore per te, perché ti voglio tanto bene. Perché mi fai questo?» Spiai tra le dita, Natsu aveva un’espressione scandalizzata, la blu furbetta mentre mio fratello era raggelato sul posto. Le mie labbra si distesero in un ghigno di vittoria. «Tu mi odi, dillo!»
Il biondo si voltò di scatto, gli occhi sgranati e poi si mosse. In poche falcate venne da me e mi strinse in un abbraccio. «Non dirlo nemmeno per scherzo, sai che sei la sorellina migliore del mondo. Ok, torno a mangiare.»
Sorrisi intenerita.
“Oh sì, io amo mio fratello. Sono io ad avere il fratello migliore del mondo. Ma non può essere davvero così stupido…”
Guardai divertita il biondo che trottava a posto e mangiava in un sol boccone la sua piadina sorridendomi e alzando il pollice della mano destra. Mi aprii in un sorriso radioso: non potevo dire di aver imparato a cucinare ma le piadine ora sapevo farle.
 
Ero sdraiata sul letto, immobile ormai da più di un’ora, gli occhi piantati sulla copertina del libro chiuso. Ero tornata in camera mia con l’intenzione di leggere, ma quello che era successo con Natsu, aveva occupato il mio intero cervello, così, quando realizzai di trovarmi venti pagine dopo il segno da me messo e non ricordarmi assolutamente nulla di quello appena letto, chiusi il tomo con un tonfo secco. Leggere così era inutile, tanto valeva concentrarmi solo sui miei pensieri.
“Dannazione, che figura…”
Abbandonai il libro sul ventre, portandomi entrambe le mani sul viso, serrando le palpebre, come se in quel modo potessi sul serio estraniarmi dal mondo. Venni distratta dal suono di una chiamata, che mi fece sobbalzare. Afferrai il cellulare e guardai distrattamente il display.
«Pronto?» sospirai.
– Amore! Sono mamma, come stai? – trillò lei.
«Sopravvivo, tu?»
– Be’, menomale! Credevo che nessuno avrebbe risposto al telefono per poi essere richiamata dalla questura ed essere avvisata che la casa era saltata in aria e che tu avessi ucciso Natsu. – ironizzò. – Comunque sto bene, siamo arrivati ora ad Honolulu. –
Ignorai la prima parte di risposta, e con fare distratto allontanai il telefono per vedere che ora fosse. «Sono le due, così tardi?»
 – Da voi sono le due, ti ricordo che qui c’è un fuso orario di dodici ore. Tu invece dovresti essere a nanna da un pezzo, cara. – mi rimproverò.
Sbuffai. «Io stavo dormendo ma tu mi hai svegliata.»
– Congratulazioni! Hai vinto il primo premio per la panzana del secolo! –
Ridacchiai. «Beccata.»
 – Tesoro, ti conosco troppo bene, e scommetto che c’è anche qualcosa che ti turba. –
Ok, ora cominciavo sul serio a pensare che mamma disponesse di qualche potere empatico che utilizzava su di me per estorcermi sempre la verità. A volte era davvero preoccupante come cosa, dire che mi terrorizzava era riduttivo. Oppure era una Legilimens! Anche se ero sicura che mamma non conoscesse Harry Potter la cosa non era comunque da escludere.
«Sto bene, mamma.» mentii spudoratamente.
– Va bene, e io farò finta di crederti. –
Sbuffai sonoramente. «Ma’, ho sonno, buonanotte.»
– Buonanotte amore, ti voglio bene. –
«Anche io.» sorrisi e riattaccai.
Quando gettai il cellulare sulla parte finale del letto, sentii un tonfo, come qualcosa che andava a sbattere contro un muro. Innalzai i padiglioni auricolari, in modo da captare qualcosa ma non sentii nulla, sembrava essersi tutto congelato. Mi alzai, facendo attenzione a fare il meno rumore possibile. Rabbrividii quando i piedi nudi entrarono in contatto col pavimento freddo, lottai contro l’impulso di ficcarmi sotto le coperte e uscii da camera mia per capire cosa fosse successo. Il rumore si era sentito dalla camera di Wendy, così decisi di dirigermi lì, ma quando arrivai la porta la trovai spalancata, al centro della stanza c’erano delle candele accese disposte in cerchio, che illuminavo – seppur poco – i contorni della stanza. Deglutii, avevo sempre avuto paura del buio e in quel momento…
«Cosa ci fai qui?»
«AAAAAAAAAAAAH!» cacciai un grido di un ottava superiore alla voce umana, probabilmente risvegliando tutto il vicinato.
Mi voltai di scatto, feci in tempo a notare un fruscio di capelli blu e la tenda della camera ondeggiare subito dopo. Mi feci il segno della croce.
«Cosa succede?!» fece Natsu venendomi in contro correndo.
Mi voltai terrorizzata. «Tua sorella è un vampiro!» strillai.
Il rosato inarcò un sopracciglio, fece per aprire bocca ma quando vide quello che c’era in camera di sua sorella la richiuse subito, allibito. A quel punto arrivò anche Sting, indossava un pigiama che comprendeva una maglietta blu con le paperelle gialle e i pantaloni della stessa fantasia, un orsacchiotto a portata di mano, mentre con l’altra si sfregava un occhio assonnato. Ai piedi portava delle ciabatte a forma di coniglio rosa, da cui fuoruscivano delle orecchie pelose che si muovevano a ogni suo passo.
“Ahw, che amore il mio fratellino.”
«Cosa state facendo a quest’ora?» sbadigliò. «Se state organizzando una rapina nella casa dei vicini, dovete rendermi partecipe!» si animò improvvisamente. Quando mio fratello sbirciò nella camera di Wendy strillò, stringendo il suo peluche. «Wendy fa parte di una setta satanica!»
Alzai gli occhi al cielo. «Non credo, sai che non è normale quella ragazzina. Magari stava solo cercando un modo per evadere da questa casa di pazzi.» ipotizzai.
«Con le candele?» Natsu mi lanciò un’occhiataccia.
Feci spallucce. «Magari era disperata.»
«Andiamo a cercarla.» sentenziò il rosato.
«Io fuori ora non esco!» sbottai.
Il mio fratellastro mi sorrise divertito. «Paura del buio?»
Arrossii. «Assolutamente no!»
Natsu mi porse una mano. «Allora andiamo.» ghignò.
Ignorai il suo arto e puntando il naso all’aria mi diressi come una furia alla porta di casa, assicurandomi di sbattere bene i piedi sul parquet e di fare un casino infernale. Fortunatamente non avevo indosso il mio indecente pigiama ed ero ancora vestita, perché se no mi avrebbero di sicuro violentato appena avrei messo un piede fuori. Sentii dietro di me Natsu raggiungermi e Sting trotterellare sventolando il suo orsetto di peluche.
«Da dove iniziamo?» chiese il biondo.
Vidi con mio sommo orrore le labbra del mio fratellastro stendersi in un ghigno. «Dividiamoci: io cercherò qui sul davanti, Sting ai lati e tu Lucy sul retro.»
“Maledetto, lurido…”
«Come vuoi! Scommettiamo che riesco a trovarla per prima?» incrociai le braccia sotto al seno.
Natsu mi sorrise divertito. «Ci sto, se perdi mi fai da schiava per un’intera giornata.»
«Vale anche per te!» sbottai.
Lui annuì e ci stringemmo le mani, sotto lo sguardo perplesso e ancora assonnato di Sting.
Mi voltai e cominciai a correre verso il retro della casa, ma a ogni passo la mia andatura diminuiva velocità, fino a che non mi ritrovai a camminare con passo indeciso e barcollante. Mi strinsi tra le braccia, un po’ per paura e un po’ per freddo, mentre il mio sguardo vagava vigile per il grande giardino scuro di casa Dragneel. Quando sentii lo scricchiolio di qualche rametto lanciai un gridolino, mordendomi il labbro inferiore poco dopo, non dovevo dare a Natsu un’ulteriore prova che affermasse la veridicità della mia paura per il buio. Mi avrebbe sicuramente presa in giro a vita, non doveva conoscere uno dei miei punti deboli.
Percepii qualcosa alle mie spalle, come se qualcuno mi stesse osservando. Mi immobilizzai, trattenendo il respiro. Mi voltai piano, mentre il mio cuore cominciava ad aumentare il numero dei battiti, ma quando mi girai, mi trovai a pochi centimetri da me due grandi occhi nocciola, sgranati. La pupilla troppo dilatata mi fece scappare un grido dalla gola. Serrai gli occhi e cominciai a camminare all’indietro, ma inciampai su qualcosa e facendo un insolito avvitamento su me stessa mi schiantai a terra a pancia in giù. Mi trovai faccia a faccia con Sting, in mezzo ai nostri visi la testa di Biancaneve. Insieme, producemmo un grido che avrebbe risvegliato anche il morto che Wendy cercava di far risorgere con le sue candele.
«Oddio!» strillai.
Il biondo balzò in piedi come una molla, mi corse in contro e mi saltò addosso, schiacciandomi al suolo.
«Voglio la mamma!» piagnucolò.
«Sting.» lo chiamai, mentre cercavo di non guardare la testa decapitata della povera principessa della Disney. «Se non sposti il tuo deretano, vado a decapitare Mr Pancetta.»
Mio fratello saltò, talmente tanto che temetti che mi sarebbe crollato addosso con tutto il peso. «Non osare toccare il mio orsacchiotto!» squittì.
«Oh sì, inve-»
«Ma cosa state facendo?» mi interruppe una voce.
Mi voltai di scatto, alzando il mento per scorgere la figura alta di Natsu.
«Qualcuno mi aiuta ad alzarmi?» sospirai.
Il rosato mi porse una mano, la guardai diffidente. Quando appurai che il ragazzo non stesse cercando di attentare alla mia vita, afferrai l’arto e mi lasciai sollevare. Quando le nostre pelli vennero a contatto, sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale. Ma non seppi identificarlo, diedi colpa al fatto che Wendy al momento sembrava posseduta da qualcuno e che stesse cercando di spaventarci.
“Un momento, ma non era mio fratello quello posseduto? Ok, sono finita in una famiglia di demoni…”
«Cosa facciamo?» chiese Sting, stringendo la punta della maglietta del pigiama blu a paperelle.
«Be’, bisogna ancora trovare mia sorella.» grugnì Natsu.
Sbuffai. «Mi dispiace mai io non voglio avere niente a che fare col satanismo.»
Il mio fratellastro mi lanciò un’occhiataccia. «Lei non fa parte di quella roba.»
«E come fai ad esserne certo?» m’impuntai.
«Ragazzi, non vorrei mettervi in allarme.» iniziò Sting, mentre io cominciavo già ad essere in ansia, e i miei occhi scorrevano veloci per capire cosa ci fosse. «Ma mi è venuta voglia del timballo.»
“Lui deve essere caduto dal seggiolone quando era piccolo.”
Presi la testa di Biancaneve e gliela infilai nella maglietta, stizzita. Sting cacciò un grido veramente poco maschile, degno di un urletto di quel gay del suo migliore amico, Rogue. Se l’avesse sentito, sarebbe stato fiero di lui. E forse gli sarebbe anche saltato addosso, a pensarci bene. Cercai di non pensare all’immagine del moro che saltava addosso a mio fratello e lo spingeva all’interno della sua camera, chiudendo subito dopo la porta a chiave.
Feci una faccia disgustata a quella visione.
“Diamine, non pensavo che la mia fantasia nuocesse anche al mio apparato digestivo.”
«Allora?» chiese Natsu, ignorando il biondo.
«Mi sta salendo la piadina.» borbottai.
«Avete finito di parlare di cibo?!» sbottò.
Ridacchiai. «Agli ordini, signore.»
Il rosato mi lanciò un’occhiata maliziosa. «Occhio a quello che dici, potrei fraintendere il significato di quel ‘signore’.»
Arrossii come un semaforo, sicura che al buio la mia faccia si vedesse. Capii al volo a cosa alludesse. Mi morsi il labbro inferiore per non aver pensato al dubbio significato, quello malizioso, quello lascivo… “
“Quello che non dovevo fargli intendere!”
Mio fratello, con mio sommo stupore, smise di pensare al suo timballo, per lanciare un’occhiata strana al ragazzo davanti a me. Sembrava un misto tra avvertimento, rabbia e gelosia. In quel momento sentii di volere ancora più bene a Sting. Non gli disse nulla, bastò uno sguardo con quegli occhi espressivi e celesti sempre gentili, ma in quel momento sembravano aver preso una tonalità più scura. Che fosse solo un gioco di ombre dovuto al buio o ci avevo visto giusto?
Lo guardai sorpresa, tanto che non mi accorsi della presenza dell’inquietante bambina dalla paralisi facciale, finché non parlò.
«Buonasera.» trillò.
Sobbalzai, nascondendomi dietro i due ragazzi. Notai con orrore che nella mano sinistra – stretta in una morsa strettissima – c’era quella che doveva essere una bambola voodoo. Nell’altra un lungo spillo, la cui punta sembrava brillare, quasi facendosi beffe dell’oscurità e rispecchiando solo la luce tiepida della luna.
Deglutii.
«Wendy, cosa stai facendo?» chiese Natsu con voce tremante.
Scommetto che iniziava a farsi un’idea sulla sua dolce e innocua sorellina.
La blu si strinse nelle spalle. «Cercavo di maledire una mia compagna di classe.» rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«E per quale motivo?» squittii.
«Perché sta facendo la poco di buono col ragazzo che mi piace.» ringhiò.
Mi nascosi ancora di più dietro i due ragazzi. «Almeno non sei volgare.»
«Lucy, non tutte le ragazze possiedono la tua finezza da boscaiolo, grazie a Mavis. Anzi forse sei l’unica ad esprimerti così male.» sbuffò Natsu.
Gli lanciai un’occhiataccia.
«Veramente mi sono già divertita ad insultarla con quante più parole conoscessi prima, mentre stavo appendendo la diciottesima bambola. In più se lo avessi fatto davanti al fratellone mi avrebbe messo in punizione.»
“Diciottesima?”
Rabbrividii.
Mi sforzai di bloccare la mia fantasia prima che mi si parasse davanti l’immagine di una Wendy che davanti a un albero, correva in tondo e gridava parolacce nella lingua di Mordor.
“Ok, come non detto, è partita prima che potessi fermarla.”
Lanciai un’occhiata a Natsu, lo vidi bianco come la luna alta nel cielo, faceva quasi paura intorno a quel nero. Lo scossi, ma niente, doveva aver perso le sue facoltà mentali. E forse pure quelle motorie…
«Andiamo Sting, ho un po’ di fame. Ci pensi tu al timballo?» proposi abbandonandolo lì, mentre mio fratello scattava sull’attenti e schizzava alla velocità della luce all’interno della casa.
 








Yumeha’s Corner
Uhm.. Ciao a tutti?
Ok, questo capitolo a me fa schifo. Ammetto di aver fatto un disastro lo so, in più scommetto che non fa nemmeno ridere. E una storia di genere Commedia deve far ridere! D:Perdonatemi ragazzi, prometto che quello seguente sarà migliore! ♥ Ho già in mente alcune idee fantastiche, mi viene da sghignazzare solo a pensarci. xD Sono indecisa se nel prossimo attaccare subito con la scuola o far godere almeno loro di qualche giorno in più di vacanza. Ma al 70% nella prossima puntata di ‘Scommettiamo?’ (?) inizierà la scuola. u-u
C’è di buono che vi siete beccati un po’ di sano NaLu, no? :’3 *cerca di farsi perdonare(?)* Qui sono scattati i primi sintomi dell’innamoramento, euheuhe. E Sting geloso? Non è l’amore? *Q* ♥ Poi approfondirò di più questo suo lato. ♥
Mi farete sapere cosa ne pensate? çwç Me la lasciate una recensione piccola piccola? cwc Però parlate sinceramente, dei ‘bella’ finti non me ne faccio nulla. i.i
Prima di sparire, perché mi vergogno ad aver postato questa roba ouo, vorrei ringraziare quelle splendide persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Lisa-chan, Sum, Gemè, Milky, Sol-chan e Ga-chan. ♥ Siete la mia forza. ♥
A presto col prossimo fiammante capitolo (?) c;
Yumeha/Lilith ♥
   
 
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