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Autore: 365feelings    19/09/2014    3 recensioni
Sono le tre in punto quando bussano e Chris non ha dubbi: è Clarisse – Ti Infilo La Testa Nel Cesso – La Rue. Non conosce nessun altro che bussi come se volesse sfondare la porta.
Chris/Clarisse | friendship Clarisse/Silena | accenni a Charles/Silena | Modern!AU/College!AU
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Rodriguez, Clarisse La Rue, Silena Beauregard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: For you I've waited all these years
Coppia: Chris/Clarisse
Rating: verde
Genere: commedia, generale, sentimentale
Avvertimenti: AU
Wourdcount: 1994
Prompt: Chris/Clarisse, bacio
Note: qualche rapida spiegazione: a) ho cercato di mantenere il canon degli eventi nella AU b) questa è una Modern!AU/College!AU e di norma non ce la vedo Clarisse all'università, ma sta volta va così c) Mary è la tipa che Chris nomina nel delirio prima che Mr. D lo curi: nel mio headcanon è una semidea con cui lui scende nel Labirinto, per questo qui dico che l'ha conosciuta grazie a Luke d) inconsapevolmente Clarisse risente della recente amicizia con Silena e) basta, credo; buona lettura <3 f) dimenticavo: il fatto che Clarisse odi Michael Yew è canon g) l'ultima, lo giuro: il titolo è tratto da una canzone dei Coldplay.
Storia scritta per L'albero delle inizia parole, iniziativa indetta dalla community piscinadiprompt (se ve lo state chiedendo, ci sarà un seguito).
 






For you I've waited all these years
1. Di risse, ricordi e reggiseni

 
La chiave compie tre giri e alla fine la serratura scatta; la porta si apre con un cigolio poco rassicurante, rivelando l'interno della camera 117 — un bagno, due letti, una scrivania e un armadio.
«Un po' di olio a questa porta?» chiede Clarisse, entrando senza convenevoli.
Quando erano al liceo era facile trovare la ragazza a casa Rodríguez e ora che Chris è iscritto a giurisprudenza è facile trovarla nella sua camera. Mentre l'amico chiude la porta, lei accende la luce e la lampadina sfarfalla qualche secondo prima di obbedire al comando e anche allora lo fa di malavoglia.
«E magari bisognerebbe anche cambiare la lampadina».
«Sono già nella lista di cose da fare» le risponde, indicando la bacheca appesa al muro e andando in bagno «Li hai aggiunti tu la settimana scorsa».
«E vedo che mi hai dato retta» commenta lei, mentre legge il foglio vergato da tre calligrafie diverse, una più storta dell'altra: la sua, quella di Chris e quella del coinquilino di Chris — Michael Yew.
«Com'è possibile che sia già stato depennato comprare carta da parati, che viene molto dopo in ordine cronologico e di priorità, e non cambiare lampadina?» chiede incredula «È stato lui, non è vero?»
Quando Chris esce dal bagno con la cassetta del pronto soccorso, la trova ancora davanti alla lista di cose da fare.
«Ha un nome sai? Comunque sì, è stato Michael» risponde, indicando un punto alle sue spalle «I rotoli sono ancora lì nell'angolo».
«Sempre detto che è un fighetto» replica lei, adocchiando la carta da parati «E cosa aspetta, che il muro si ricopra da solo?»
«Possibile. Ora siediti da qualche parte che ti sistemo».
Clarisse lo asseconda sedendosi sul bordo della scrivania, ma non intende tacere. Parlare male di Michael Yew le dà tanta soddisfazione; in questo non è diversa dalle altre ragazze.
«Hai risolto la storia della bolletta, alla fine?»
«Abbiamo fatto metà come al solito» risponde laconico, aprendo il disinfettante; mentalmente si annota di comprare un altro flacone perché sta finendo. Da quando conosce Clarisse, e ormai la conosce da parecchi anni, cose come disinfettanti, cerotti, garze non fanno altro che terminare.
«Ti sei fatto mettere i piedi in testa da un fighetto come Michael Yew» gli dice «Non so se compatirti o disprezzarti».
«Ringraziarmi, magari» replica lui «Chi ti ha salvato il culo anche questa volta?»
«Era ora che iniziassi a ripagare un bel po' di favori fatti dalla sottoscritta».
«Stai parlando dei tempi del liceo».
«Due anni fa, eh. Mica una vita fa».
«Mi piace pensare che le tue fossero disinteressate dimostrazioni della nostra amicizia, non rovinare l'illusione» scherza, scostandole i capelli dalla fronte per poterla ripulire.
«Eri in compagnia?» chiede invece lei, notando due porzioni di cinese dimenticate sul tappeto.
Chris non si scompone e fa un cenno di assenso, mentre le disinfetta i graffi come ha già fatto molte altre volte in passato. Prima della chiamata dell'amica era con Mary, del corso di giornalismo, conosciuta l'anno prima grazie a Luke. Non appena aveva sentito la voce di Clarisse dall'altra parte del ricevitore, però, aveva capito che la serata era finita.
«L'hai portata in camera tua?» domanda una nota di sconcerto nella voce «Con tutta questa confusione! E lei ha accettato?»
«Non ti muovere» sospira «Sì e sì. E ti dirò anche che ha gradito, fino a quando non hai chiamato».
«Era un'emergenza!» si giustifica lei.
«Eri in prigione» replica laconico interrompendo il suo lavoro per poterla guardare dritta negli occhi «Di nuovo».
«Appunto, era un'emergenza».
«Cosa avevamo detto sulla prigione? E sulle risse?»
Clarisse rotea gli occhi, strappandogli di mano il batuffolo di cotone per terminare il lavoro.
«Non iniziare a fare la mamma, Rodríguez».
«Se lo scoprono perdi la tua borsa di studio» le ricorda, incrociando le braccia al petto.
«Se, hai detto bene. Ma non lo scopriranno, perché ho dalla mia parte il miglior avvocato dello stato».
«Sono solo uno studente» precisa, cercando di non sorridere «E fino a due anni fa mi prendevi in giro perché mi sono immatricolato a giurisprudenza, ricordi?»
«Beh, adesso mi sei molto utile» risponde burbera e subito dopo sembra rendersi conto di una cosa «Hey, lo hai fatto di nuovo!»
«Cosa?» chiede lui candidamente, dandole spalle per prendere una lattina di birra dal piccolo frigo accanto all'armadio e nasconderle un sorriso divertito.
«Lo sai bene! Quella cosa!» lo accusa «Hai cambiato discorso! Io ti stavo chiedendo della tua cena e tu hai dirottato l'attenzione su me».
«Abilità che torna molto utile quando devi tirare un'amica fuori di prigione, non trovi?»
«Ecco, lo stai facendo ancora!»
Il ragazzo si limita a porgerle la lattina che lei accetta, appoggiandosela sulla spalla dolorante. Non ricorda più nemmeno chi, ma qualcuno le ha tirato un pugno e Chris non dubita che quel qualcuno ora sia preso molto peggio. Sa per esperienza quanto Clarisse possa essere terribile e distruttiva. Uno dei motivi per cui ha smesso di fare boxe con lei è stato il dolore; l'altro il fatto che era a dir poco imbarazzante farsi stendere ad ogni incontro da una ragazza più bassa di lui.
«Allora?»
«Non ti ricordavo pettegola».
«Infatti non lo sono» protesta, arrossendo «Sono solo curiosa».
Chris nel frattempo ha riportato la cassetta in bagno e poi ha preso i resti della cena e li ha buttati nel cestino. Dovrebbe anche portare fuori la spazzatura, ma ormai sono le due del mattino e non ne ha per niente voglia.
«Mary è solo un'amica» risponde distrattamente e Clarisse assume la sua espressione da certo, come no e io sono un unicorno, ma decide di non darle corda — soprattutto perché la ragazza non ha nemmeno idea della verità e cioè che a piacerle è lei. Scruta quindi con interesse una sedia sulla quale si trovano almeno tre strati di vestiti e si procura una maglia a mezze maniche solo un po' stropicciata e gliela lancia. La ragazza la afferra al volo con la mano libera e poi guarda interrogativa l'amico.
«Non ti ci voglio nel mio letto con ciò che indossi» spiega e per evitare dubbi chiarisce: «Puzzi di prigione».
«Ma è usata» si lamenta, mentre lui si cambia; sono amici da così tanto tempo che stare in mutande in sua presenza non lo imbarazza più. Chris si blocca con i pantaloni del pigiama indossati a metà e la guarda stralunato.
«Non ti ricordavo schizzinosa».
Clarisse arrossisce (arrossisce sempre quando si arrabbia) e si libera in fretta dei vestiti che indossa, ma non così in fretta da non permettere a Chris di notare un reggiseno nero. Un reggiseno vero. Da quando Clarisse porta biancheria femminile? Che fine hanno fatto i reggiseni sportivi? Deve essere l'influenza di Silena, realizza il ragazzo.
«Che hai da guardare? Contento ora?» chiede burbera, slacciando gli anfibi e togliendosi anche i pantaloni, restando solo con la maglia dell'amico. Considerato il suo scarso metro e sessanta, che magari ad un'altra ragazza donerebbe ma che nel suo caso evidenzia il corpo tarchiato, l'orlo arriva a coprirle a metà coscia. Sempre un'altra ragazza potrebbe essere sexy in una simile tenuta, Clarisse invece ha un'espressione torva che tiene lontane miglia e miglia improbabili fantasie — tuttavia Chris sa già che sognerà per diverse notti il reggiseno nero che c'è sotto.
«Io prendo —» inizia, dirigendosi a passo di marcia verso il letto.
«Il lato sinistro. Sì lo so» la interrompe, guadagnandosi un'occhiataccia.
«Le lenzuola di Guerre Stellari?» chiede lei poco dopo quando sono entrambi sotto le coperte «Nerd!»
«Erano le uniche pulite che restavano» si giustifica «Spegni la luce?»
Clarisse allunga la mano verso l'interruttore, ma non riesce a trovarlo; da distesa è troppo lontana, ma cerca comunque di arrivarci, tendendosi e scalciando. Chris si becca due ginocchiate prima di decidere di intervenire.
Stretto tra la ragazza e il muro, si mette a sedere e si sporge verso l'interruttore con un sospiro rassegnato.
«Mi stai schiacciando» lo informa lei, mentre la luce viene spenta «Togliti, sei troppo vicino».
«E dove vuoi che vada?» 
«Non lo so, ma spostati».
«Letto mio, sto come voglio io. Se non ti comoda lì c'è quello di Michael» replica ed è certo che Clarisse stia inorridendo all'idea.
«Come mai non è in camera?» chiede e poi precisa «Cosa che mi va più che bene».
«Ha organizzato una festa, dubito lo rivedrò fino a domani pomeriggio».
«E non ti ha invitato? Bello stronzo».
«Mi ha invitato, ma ho preferito non andarci».
«Bravo».
«Ma se prima —».
«Se non ti avesse invitato sarebbe stato uno stronzo» spiega «Ma dal momento che ti ha invitato, tu hai fatto benissimo a non andarci».
«Solo perché l'ha organizzata lui?»
«Solo perché l'ha organizzata lui» annuisce nel buio.
«Clarisse, è successo due anni fa» sospira il ragazzo «Dovresti passare oltre. Lui lo ha fatto».
«Non gli andava bene che fossi io il quaterbeck, che fossi più brava di lui! Mi ha esclusa dalla squadra e alla finale contro la Crono High School —» si agita, iniziando nuovamente a scalciare. Pessima idea quella di parlare di Michael Yew.
«Vorrei farti notare che hai fatto tutto da sola, lasciando la squadra prima della partita. Per tutto il primo tempo non sono riusciti a segnare neanche un punto».
«Hanno preso paura quella volta, eh?! Serviva loro una lezione» replica con tono soddisfatto.
«Abbiamo tutti preso paura, quella volta. Era la finale e tu hai rischiato di farci perdere».
«Da che pulpito. Non sono stata io a passare per tutto il primo semestre i piani d'attacco della propria squadra al quelle avversarie».
«Colpito e affondato».
«Anche così sono riuscita a segnare un sacco di punti e a qualificare la squadra per le finali» aggiunge lei «Non hai fatto un gran danno alla fine».
Nel buio Chris sorride. All'epoca sua madre era senza lavoro, non riuscivano a pagare le bollette e la banca stava per riprendersi la casa: vendere la propria squadra agli avversari gli era sembrato un metodo un po' squallido per contribuire ai conti familiari, ma pur sempre un metodo, soprattutto se a schema gli davano più di quanto prendeva in un mese di lavoro. Quando era stato scoperto aveva rischiato l'espulsione e pure il collo, perché quelli della Crono High School non ne erano stati per niente felici. Era però riuscito a cavarsela e ultimare l'anno alla Halfblood High School, sua madre alla fine aveva trovato un nuovo lavoro, ma soprattutto Clarisse lo aveva perdonato e ancora adesso cerca di non fargli pesare il tradimento.
«Quando sei entrata in campo al secondo tempo credo che ti abbiano venerata» ricorda «Tutti urlavano il tuo nome».
Quella sera era anche lui sugli spalti ad assistere alla disastrosa sconfitta della scuola: non appena la ragazza era uscita dagli spogliatoi l'intero liceo era esploso. Quando poi avevano vinto, Chris aveva desiderato correre da Clarisse e baciarla. Baciare Clarisse era un pensiero fisso già da un po', ma in quell'occasione credeva che sarebbe impazzito se non lo avesse fatto. Lei lo aveva cercato sugli spalti subito dopo aver segnato il punto decisivo e per un lungo istante si erano guardati come se il resto non contasse, poi lei era stata portata in trionfo e Chris si era limitato a tenerla per mano più tardi davanti al falò acceso per festeggiare la vittoria e la fine del liceo.
Alla fine non l'aveva baciata e non era impazzito, ma da allora è rimasto in sospeso un bacio.
«I bei momenti di gloria. Ne ho collezionati parecchi, sai? Che nostalgia
«E anche note e punizioni, se non ricordo male».
La sente sbuffare e rigirarsi nel letto.
«Comunque Michael Yew non è passato oltre, te lo dico io. Subito dopo la partita gli ho bucato le ruote della macchina».
«Ecco perché ci hai messo così tanto a raggiungermi al falò! Credevo ti fossi persa negli spogliatoi».
«No, ero nel parcheggio con il coltellino svizzero che mi aveva regalato mio padre» spiega lei con orgoglio — solo lei può essere orgogliosa di una simile malefatta.
«Solo tuo padre poteva avere la scarsa lungimiranza di regalare un coltellino svizzero a Clarisse La Rue per il suo decimo compleanno».
«Stai per caso criticando mio padre? Sai che se ti sente ti fa lo scalpo?»
«Per questo lo sto dicendo a te».
Suo malgrado la ragazza sorride e si gira un'altra volta.
«Ma vuoi stare un po' ferma?» le chiede esasperato «Io avrei lezione domani».
«E sei ancora sveglio?» replica «Cretino».
Con Clarisse è una partita persa in partenza e Chris ci rinuncia, anche perché sa che quel cretino è in realtà un grazie.


 
   
 
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