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Autore: Arain    19/09/2014    1 recensioni
Un'altra oneshot Gallavich! Perché loro sono troppo. Troppo e basta.
Dal testo:
“Aveva un aspetto un po' scarmigliato, i capelli erano arruffati, la maglietta aveva decisamente visto giorni migliori e i pantaloni erano strappati e sporchi d'erba all'altezza delle ginocchia; le braccia, strette intorno al torace, non erano messe meglio, piene di segni - evidentemente di unghie - da tutte le parti. Ma la cosa che lo lasciò più perplesso fu la faccia: aveva una serie di graffi rossi su entrambe le guance e anche un livido rosso sul collo.”
Spero di avervi incuriosito :).
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mickey se ne stava placidamente seduto nella cucina dei Gallagher, stravaccato sulla sedia e con i piedi - Fiona non era nei paraggi ovviamente - sul tavolo. La casa era silenziosa e tranquilla: la più grande dei Gallagher era al lavoro, tutti i marmocchi erano a scuola e Lip era andato a quel suo college per fighette trascinandosi dietro il moccioso più piccolo - Liam, gli sembrava che si chiamasse Liam - come al solito. Anche Ian - con suo grande disappunto - non era in casa: quando si era svegliato era già uscito, e nessuno dei suoi fratelli rompiballe sembrava in grado di dirgli dove cazzo si era andato a infilare - che eccitante scelta di parole - quell'emerito idiota.

Non che si aspettasse di sapere sempre dove andasse e con chi uscisse Ian - non era mica una cazzo di checca isterica che pretendeva di essere messo al corrente ogni fottuto minuto sulla vita del suo boyfriend - ma almeno un minimo di comunicazione gli sarebbe piaciuta, cristo santo. Del tipo che se aveva voglia di scopare potesse permettergli di raggiungerlo nel minor tempo possibile.

Mickey decise che ne aveva abbastanza di aspettare in quella fottuta casa, perciò si prese una birra dal frigo, lasciò una manciata di dollari sul tavolo per la colazione e la suddetta bevanda e si accinse a uscire.

Aveva appena posato una mano sulla maniglia quando questa gli venne improvvisamente spinta contro, rischiando di mandarlo gambe all'aria. Si riprese barcollando e stava per mollare un pugno al deficiente che aveva aperto la porta con tanta irruenza ma si bloccò, perché il decerebrato altri non era che Ian.

Aveva un aspetto un po' scarmigliato, i capelli erano arruffati, la maglietta aveva decisamente visto giorni migliori e i pantaloni erano strappati e sporchi d'erba all'altezza delle ginocchia; le braccia, strette intorno al torace, non erano messe meglio, piene di segni - evidentemente di unghie - da tutte le parti. Ma la cosa che lo lasciò più perplesso fu la faccia: aveva una serie di graffi rossi su entrambe le guance e anche un livido rosso sul collo.

Il fatto è che Mickey aveva già notato dei segni sulle braccia del ragazzo la settimana precedente, ma considerando il lavoro che faceva non gli aveva chiesto nulla.

Ora, Mickey non era mai stato una persona gelosa – Beh, forse un pochino, pensò tra sé e sé ricordando quando aveva preso a pugni quel dottore represso dipendente dal Viagra che Ian si faceva, quando aveva colpito il nonnetto addescato da Ian a cui avevano spillato dei soldi, quando aveva allontanato quel sudicio cliente che pretendeva di infilare i suoi dollari e le sue grasse manacce troppo vicine al... Ok, era una persona fottutamente gelosa – ma chiunque, vedendo il proprio ragazzo ridotto in quello stato avrebbe pensato male.

Se poi ci aggiungiamo la faccia evidentemente sorpresa e colpevole dell'idiota in questione e l'esclamazione: - Gesù Mickey, non mi aspettavo di trovarti ancora qui! - biascicata con tono imbarazzato ostentando una disinvoltura innaturale, i sospetti sarebbero potuti diventare certezze.

-Ian, ma che cazzo...?-

Probabilmente il cazzone in questione capì al volo che lo sguardo del suo molto facilmente irritabile ragazzo vagava pericolosamente acceso ad esplorare tutte le sue ferite.

-No, aspetta Mickey, ti posso spiegare...-

-Sarà meglio che tu faccia fottutamente in fretta altrimenti la mia fottuta mano spaccherà la tua fottuta faccia. E fa che sia una spiegazione fottutamente convincente.-

Ian fece un profondo respiro e cominciò a parlare a raffica:

-Allora, sai che una parte dei miei servizi sociali* la sto svolgendo anche al gattile. Ecco due settimane fa è arrivato questo gatto nero randagio, una bestia davvero selvatica e scontrosa. Ha graffiato due degli addetti prima che riuscissero a ingabbiarlo e Neal** mi ha raccontato che per poco non gli ha cavato un occhio con una zampata!-

Mickey era sorpreso e confuso per la piega che aveva preso il racconto e Ian probabilmente si sarebbe messo a ridere della sua espressione, se non si fosse reso conto che era ancora pericolosamente indispettito.

-Dunque, dicevo, questo gatto era intrattabile e tutti sapevano che nessuno lo avrebbe mai adottato però il capo ha deciso di aspettare almeno quindici giorni prima di decidere di abbatterlo. Io mi sono opposto ma mi hanno spiegato che era per il suo bene, che altrimenti avrebbe passato la vita dietro le sbarre del gattile o sarebbe tornato in strada a soffrire, per essere poi catturato un'altra volta.-

Mickey era sempre più stupefatto e ormai gli era passata anche la rabbia. Era troppo curioso di sapere dove sarebbe andato a parare Ian con questa storia.

-Domani avrebbero dovuto fagli l'iniezione. Ma Mick, io non potevo lasciarglielo fare, mi capisci? Così ho deciso di liberarlo. Solo che... lui non ha preso molto bene la mia intrusione e mi ha... per così dire... attaccato. E ha avuto la meglio, all'inizio. Mi ha graffiato tutte le braccia e strappato la maglietta, poi mi è scappato e si è infilato sotto un cespuglio nel giardino, e ho dovuto strisciare per terra sporcandomi i pantaloni per recuperarlo. E invece di ringraziarmi quello cosa fa? Mi artiglia tutta la faccia! Per non parlare poi dei capelli incastrati nei rami del cespuglio. Comunque alla fine sono riuscito a prenderlo, abbiamo lottato ancora per un po' ma alla fine si è arreso e mi si è accoccolato tra le braccia. Io avevo intenzione di rimetterlo in libertà ma lui si è messo a fare le fusa e... beh, alla fine ho deciso di tenerlo. Non potevo permettere che uccidessero Milk! O che lo accalappiassero ancora!-

A queste parole Ian aprì le braccia e Mickey si accorse solo in quel momento che stringeva uno straccio - che doveva essere stata la sua felpa - in cui era placidamente appallottolato un gatto nero, sporco e rachitico.

Restò per un attimo senza parole, poi scoppiò a ridere, e Ian si unì a lui.

-Sei una dannata fighetta Gallagher, non riesci a resistere nemmeno agli occhi dolci di un gatto!-

-Ti ricordo che il felino in questione mi ha trattato davvero molto male! Nonostante io gli portassi il cibo e cercassi di coccolarlo tutti i giorni! Io gli portavo il latte e lui mi scorticava!Altro che occhi dolci!-

Mickey si sentì colpito da quelle parole, avvertì quello che gli sembrava... senso di colpa. In fondo, non aveva trattato anche lui Ian malissimo per anni, non lo aveva fatto soffrire come un cane sposandosi, non lo aveva costretto ad andarsene non riuscendo a dire quelle due parole che sapeva lo avrebbero fermato? Un moto di empatia verso il gatto lo prese alla sprovvista, facendolo intenerire.

-Magari... magari quel gatto idiota aveva solo paura di mostrarsi debole davanti a te perché nella sua vita non ha visto altro che sofferenze, e forse ha avuto bisogno di aspettare che tu facessi qualcosa di dannatamente significativo prima di dimostrarti il suo affetto, per essere sicuro che tu non lo ferissi... anche se così facendo ha rischiato di perderti, di mandare a puttane la sua migliore occasione per avere un po' di calore, per avere un po' di...-

Il tono di Mickey era serio e intenso, come lo sguardo dei suoi occhi fissi in quelli di Ian.

-... Per avere un po' di amore?-

Ian terminò la frase, la voce titubante, il timore di aver osato troppo.

Ci fu una pausa, un momento di silenzio, gonfio di parole non dette, che parve durare secoli, o forse solo un respiro. Anche il gatto sembrava attento e rapito dalla scena.

-Per avere un po' di amore.-

Stettero fermi a guardarsi, gli occhi gli uni dentro gli altri, gli sguardi incatenati, per quelli che parvero anni, poi:

-Stiamo sempre parlando del gatto vero?-

-Certo, idiota, ti sei fottuto il cervello per caso?-

Dopo queste parole Mickey si sporse di scatto a posare le labbra su quelle di Ian, che subito socchiuse la bocca e accolse la lingua dell'altro. Fu un bacio dolce, più lento e delicato rispetto a quelli che si scambiavano quando facevano sesso, ma comunque intenso e passionale. Portò la mano dietro la nuca dell'altro e passò le dita tra i suoi capelli corti, approfondendo il contatto e stringendosi di più a Ian, passandogli la lingua sulle labbra e mordicchiandole con i denti.

Ad un tratto Mickey si separò gemendo: il gatto gli aveva conficcato gli artigli nel petto, non gradendo l'improvvisa riduzione del suo spazio vitale e la vicinanza di questo umano sconosciuto.

-Cristo, mi stavo dimenticando di Milk. Senti Mick non è che potresti tenerlo un attimo mentre vado a recuperare una ciotola e un po' di latte? È da ieri che non mangia.-

Ian passò il fagotto a Mickey, che tenne il gatto lontano da sé scrutandolo come avrebbe fatto con una bomba pronta ad esplodere. Il felino si irrigidì ma non diede segno di voler attaccare, non nell'immediato futuro almeno.

Mentre Ian si spostava per andare in cucina l'altro gli chiese:

-Ma... quel segno rosso che hai sul collo?-

-Quale, questo? Mick, me l'hai fatto tu ieri notte. Non ti ricordi?-

Rispose sorridendo sornione.

Mickey borbottò qualcosa di incomprensibile, tornando a scrutare il gatto. Si rese conto che dopo una bella lavata e qualche settimana di pasti abbondanti sarebbe sicuramente diventato un micio di tutto rispetto. Notò anche che aveva due profondi occhi azzurri, quasi della stessa tonalità dei suoi.

-Senti Ian, perché diamine hai chiamato un gatto nero “latte”***?-

-Beh...- Dal suo tono avrebbe giurato che l'altro fosse arrossito.

-In realtà si chiamerebbe Milkovich, ma dato che gli altri pensavano che fosse un nome troppo lungo... ho optato per Milk. Sai, mi ricorda te, un pochino. Forse è per questo che ho deciso di tenerlo, alla fine.-

Aggiunse dolcemente raggiungendo Mickey che si era spostato sul divano portando una ciotola di latte. Carezzò la testa del micio che fece le fusa e si precipitò sul cibo. Posò una veloce carezza anche sui capelli dell'altro prima di avviarsi verso le scale.

-Vado a cercare una scatola per i suoi bisogni e dei vecchi stracci per fargli una tana, anche se credo che ormai si sia impadronito della mia felpa.-

Quando fu fuori portata d'orecchi, sentendosi un completo deficiente, Mickey sussurrò al gatto:

-Io non so che cazzo tu abbia fatto per accalappiarti così la simpatia di Ian, ma mettiti bene in testa una cosa: lui è mio, hai capito? Mio.-

E avrebbe potuto giurare che il gatto si fosse voltato verso di lui appositamente per rivolgergli uno sguardo che sembrava dire: staremo a vedere.

 

 

 

 

 

 

*Ho immaginato che in seguito ai casini combinati nell'esercito Ian possa essere stato condannato ai servizi sociali. Concedetemi questa licenza, suvvia.

 

**Un immaginario collega di Ian al gattile.

 

***Uhm, mi sembra una nota stupida ma non si sa mai: in inglese “latte” si dice “milk”.

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Aaallora, un'altra oneshot fluff perché so che la prossima stagione sarà piena di angst in una maniera non umanamente concepibile, e secondo me non c'è assolutamente bisogno di aggiungerne altro.

L'idea del gatto è nata dal fatto che Noel Fisher (aka Mickey Milkovich) ha preso un nuovo gatto e ha postato foto in cui chiedeva che nome avrebbe potuto dargli. Ora, a me è venuto in mente Milk per il fatto che mi sembrava carino e perché mi ricorda, appunto, Milkovich. Questo gatto non era per niente come quello descritto qui, ma il nome mi piaceva troppo e così l'ho usato anche se non sarà lo stesso del micio di Noel.

Lo so che sono malata, e che la mia malattia si chiama DISAGIO.

 

Dedico anche questa fanfic al gruppo di feisbucc “Shippers Gallavich Disagiati” perché li amo e perché disagiare insieme su questa coppia meravigliosa è semplicemente fantastico (e ti fa sentire meno solo).

 

P.S. In realtà io non sono una grande amante dei gatti, anzi sono un po' allergica. Però Mickey mi sembra troppo un randagio, e ho dovuto per forza scriverci sopra!

 

P.P.S. Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno!

 

   
 
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