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Autore: Areus    03/10/2008    1 recensioni
Fairy Tales è una storia che da molto ho voglia di scrivere, accetto consigli e spero che piaccia. L'idea mi è venuta mettendo a posto i vecchi libri tra cui un libro con le favole dei Grimm... Tratta di una giovane che in soffitta trova un libro di fiabe che la porterà a varcare una porta per accedere al Regno di Fiaba, in modo da salvare il mondo i cui colori sembrano scomparsi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Il Libro e il grigio

CAPITOLO 1 – Il Libro e il grigio

Tutti disprezzavano al vecchia casa Worsh che, seppur simile alle altre quindici villette a schiera di Washington Lane, aveva un'aria molto più cupa e misteriosa, come d'altronde cupe e misteriosa era la sua reputazione. Bastava osservarne la struttura, molto più rovinata delle altre case, tutte precise e perfetta, con i muri ben dipinti e il giardino sempre verde, ricco di fiori e la cui erba non era mai incolta, frutto del continuo lavoro dei proprietari. Ciò la rendeva una magione alquanto raccapricciante, seppure di raccapricciante in quella casa ci fosse solo un alto strato di polvere.

Era dal 1968 che nessuno abitava in quella casa, un tempo, si dice, la casa più bella di tutto il quartiere. Ora non si direbbe, o almeno questo non verrebbe detto da tutti gli abitanti della via, che da più di sei anni propongono alla riunione di quartiere due scelte: o l'abbattimento del rudere oppure la ristrutturazione. Per loro quella "casa", se così poteva essere chiamata, rovinava l'immagine del quartiere, cose che, a mio parere. Ma adesso non voglio stancarvi con tutte le lamentele del vicinato, che, devo dire, riempirebbero un libro intero.

Fatto sta che, con lo stupore di tutti, la casa venne comprata in un mite giorno di Agosto, ma solo in uno dei più cupi giorni di Novembre arrivarono in nuovi proprietari, una famiglia composta da una madre insegnante, un padre avvocato ed una giovane ragazza di tredici anni. Il fatto colpì subito all'occhio, e per tutta la durata del mese di novembre dalle finestre di casa Wicckett, opposta al "rudere", spuntava talvolta un binocolo, seminascosto dalle tendine finemente ricamate. Capitava anche che il vecchio signore Topper, bibliotecario, talvolta passava con il cane al guinzaglio, sebbene la casa non facesse parte del consueto tragitto casa-giardini pubblici.

Ma ai nuovi inquilini da casa Worsh, o, sarebbe meglio dire casa Fabbott, ciò non importava. Anzi, sarebbe meglio dire che non se ne accorgevano, impegnati dai numerosi e necessari lavori di ristrutturazione. Perchè su una cosa i vicini avevano purtroppo ragione: la casa era davvero un rudere, sebbene riparabile. Ci vollero ben quattro mesi per cambiare da rudere in ville quella casa, trascurata da ben trenta anni. Ed oltre ai mesi, ci volle un enorme capitale, anche se in fatto di soldi i Fabbot navigavano in acque tranquille.

A poco a poco quel rudere che all'inizio da tutti era detestato divenne una casa discreta, con il vialetto in linoleum, la staccionata bianca, il giardino all'inglese e la facciata bianca. La porta e gli infissi erano stato tinti in verde e dietro le finestre comparivano delle carinissime tendine bianche dai bordi ricamati in pizzo.

Questo bastò per far integrare alla perfezione i Fabbot nel quartiere. Grazie al loro l'immagine di Washington Lane era salva. Nel frattempo anche la figlia Fabbot si era ambientata e si era abituata all'atmosfera di pace e armonia del quartiere, o almeno così fu per i due genitori. La giovane, Ashley, non riusciva proprio a capire perchè i genitori l'avessero portata in quel "covo di matti" fuori dal mondo, allontanandola dagli amici. Lei non riusciva, anzi, non voleva ambientarsi, speranzosa che un giorno i suoi si sarebbero stancati della perfezione del quartiere, avrebbero salutato tutti, si sarebbero scusati con lei e poi l'avrebbero ricondotta casa. Ma ciò non fu e, arrivato Luglio,ad anno scolastico finito, i due coniugi Fabbott non davano la minima sensazione di voler partire. La giovane fu così costretta a trovare qualcosa da fare, non volendo avviare rapporti con i coetanei suoi vicini.

Da qualche tempo aveva deciso di esplorare i dintorni del suo nuovo indirizzo, senza però riuscire a trovare niente di particolare. Fu così che verso la seconda metà di un Luglio molto piovoso, non essendo andata in vacanza, la giovane decise di esplorare quelle quattro mura che tanto detestava. Per prima cosa si armò ti torcia elettrica, poi si diresse verso l'unica stanza in tutta la casa dove non era mai entrata se non poco dopo essersi trasferita lì, ma comunque vi rimase dentro solo il tempo di posare qualche scatolone. La soffitta, luogo che nei molti libri che leggeva per passare il tempo era descritta solitamente come una stanza buia e polverosa, piena di mistero.

Fu così che verso le quattro del pomeriggio salì le scale che l’avrebbero portata in soffitta. Il ticchettare di una pioggia prepotente, che voleva bagnare una giornata che si presuppone dovrebbe essere calda e afosa, rompeva il silenzio che regnava nella casa, vuota se non per la presenza della giovane, lasciata sola dai genitori per una partita a bridge con i vicini. Ashley era così nervosa che ai suoi orecchi lo scricchiolio del terzo gradino della scala parve un urlo acuto di donna, cosa che la fece rabbrividire e che la bloccò per un intero minuto. Esitò prima di allungare la mano destra verso la maniglia di quella porta, che scricchiolò anch’essa, così come fecero i cardini quando la giovane si convinse ad entrare.

Quella che vide era una stanza non molto grande, dalle pareti incrostate, la cui riparazione non doveva essere stata prevista dai progetti dei suoi genitori. Sparsi nella stanza, ma per lo più raggruppati vicino all’entrata, vi erano gli scatoloni del trasloco che non erano stati più aperti, fatto dimostrato dalla già presente polvere. Ma Ashley non posò la sua attenzione ai pacchi, ma volle andare più in fondo nell’esplorazione della stanza, verso la parte dove erano raggruppate le cianfrusaglie dei vecchi proprietari. Vide una vestaglia appesa ad un porta abiti, un vecchio cappello appoggiato su una pila di vecchie riviste, un paio di occhiali vecchio tipo, dalle lenti rotte, posati con noncuranza sopra ad un grosso libro. E dire grosso era dire poco. Era grande, ricolmo di pagine, coperto dalla polvere che però non riusciva a nascondere l’aspetto antico del tomo. Eccolo, quello era il mistero che Ashley cercava!

Spostò gli occhiali e prese il volume con entrambe le mani dato il peso di esso. Soffiò via la polvere e lesse l’incisione sulla copertina:

Fairy Tales


Un libro di favole. Niente di speciale, pensò Ashley. Non sapendo però che altro fare, si abbandonò alla lettura. Ripercorse le vicende che fin da bambina adorava ascoltare da sua nonna. Quanto le mancava. Ripercorse la storia di Biancaneve, corse giù per la scalinata con Cenerentola, vide la Bella Addormentata, passeggiò nel bosco con Cappuccetto rosso, guardò giù dalla torre di Raperonzolo, ebbe paura per Hansel e Gretel. Le storie catturarono così tanto la sua attenzione che la giornata passò e la sera si fece vanti.

Solo Quando gli ultimi raggi del tramonto fecero capolino dalla finestra la giovane si rese conto dell’ora e si avviò ad  uscire dalla stanza, con il libro tra le braccia. Non si rese subito conto che nella casa c’era qualcosa di strano. Solamente quando uscì in giardino per prendere una boccata d’aria dopo tutto il tempo passato nella polvere della soffitta si rese conto di ciò che era accaduto. Le bastò vedere l’erba, il cui colore dal verde acceso era passato al grigio topo. Era capitato qualcosa nel mentre che si era lasciata cullare dalle favole. Qualcosa di grave.
  
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