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Autore: Ronnie92    20/09/2014    0 recensioni
Come si può affrontare una tematica difficile come il razzismo? Le favole raccontano le più grandi verità con la semplicità. Così semplici che non fanno distinzione d'età.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non appena il gigante tornò in paese, tutti  si erano armati di forconi e fiaccole, guidati dalle madri infuriate per le sorti delle loro figlie, e da tutti i padri che avevano perso i loro figli, si prepararono per restituirgli tutto il male che il gigante aveva portato loro.  
Quando questi fu ben visibile al limitare delle case, venne colpito gravemente da alcune decine di forconi. Uno fu lanciato con tale violenza che colpì il suo volto scoperto, e un altro lo colpì nell’addome, che lo fecero barcollare e stramazzare al suolo.  Il gigante era consapevole che il popolo si sarebbe ribellato, come in passato, ma nonostante tutto vi andò comunque.
Durante quegli attacchi, il gigante non fece null’altro che proteggere la piccola donna, quella piccola fiammella in cui aveva riposto tutte le sue speranze, quella piccola donna che aveva sulla spalla.
Mentre cadde, perdendo i sensi per i colpi letali che aveva ricevuto sul volto e su tutto il corpo, la vide in lacrime, e mai avrebbe pensato che qualcuno avrebbe  pianto nel giorno della sua fine.
Pochi attimi prima della morte, le sorrise per ricambiare tutto quello che avrebbe fatto in futuro. Del resto un sacrificio grande avrebbe fatto molta differenza, e per quello lui donava la vita.

Isabelle, che non poté parlare per tutto quel tempo, abbracciò le mani di Beewon, stringendole più che poteva, finché non vide i suoi occhi chiudersi.
Si scatenò non appena toccò il terreno, protetta dalle mani del gigante,  tutte piene di lividi e graffi,e  il sangue usciva copiosamente, formando una pozza al di sotto del grande molosso.

“Ma siete tutti imbecilli? – il popolo rimase a bocca aperta, quando dalle mani del gigante apparve la pulce sana e salva. La madre cadde svenuta vedendola, questa volta dalla felicità.-
“Avete fatto del male all’unica persona che faceva qualcosa di buono per noi!”

Il popolo lì riunito, non riusciva a comprendere le parole della giovane, che lì, innanzi a loro, e con le braccia spalancate, si era posta fra la folla e il gigante.
Le prime reazioni  che si registrarono furono di ribrezzo e sconforto.

“Sei stata contagiata da quel mostro?”
“Probabilmente è stata drogata e non riesce a capire cosa è successo!” – diceva qualcuno in fondo -
“E’ pur sempre una bambina cosa avrebbe dovuto capire?” – palesavano le madri addolorate -

Quelle furono le parole che riuscì a sentire da quella marmaglia stupida che era lì davanti a lei, prima di esplodere in un canto di rabbia.

“Siete voi i mostri! Siete voi gli ottusi senza speranza! Non sono drogata e soprattutto non sono una bambina! –urlò con tutta la voce che aveva in petto-
 Lui sapeva.. lo sapeva!, ma aveva riposto fiducia in me e in voi, e noi lo abbiamo tradito!”

 La ragazza salì sul corpo del gigante e cominciò dall’inizio a raccontare tutta la “storia”, e tutta fu ascoltata dal popolo fino alla fine.
Quando Isabelle finì, non solo lei era in lacrime, ma tutti, adulti e piccini, anziani e bambini che ormai erano accorsi in gran numero, piangevano come poppanti, per la mala sorte che aveva colpito Beewon, il gigante- custode di  Teropia. Colui che sempre aveva aiutato il popolo prendendosi tutte le colpe e tutti i misfatti delle sue azioni.
Quella piccola fiammella divenne un fuoco ardente. La speranza del gigante fu ben riposta nel piccolo ma grande cuore di Isabelle.
Il suo sacrificio rese migliore un popolo, per questo non era stato vano.
Tutti lo avrebbero ricordato come un gigante buono, il loro custode.

 
   
 
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