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Autore: poetzproblem    20/09/2014    0 recensioni
Sono stati dei mesi proprio strani. E attraverso tutti i drammi e i problemi e i coinquilini che vanno e vengono, Quinn Fabray è ancora nella sua cucina. Seguito di Let The World Spin Outside Our Door. Faberry Week giorno 7-Incubi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Worlds Away'
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NDT: questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui oppure qui. Lasciate una recensione se vi va, così potrò tradurla e inviarla all'autrice.

NDA: scritto per la Faberry Week, giorno 7-Incubi. Titolo tratto dal brano di Jon Lord Evening Song. Eterni ringraziamenti ed abbracci telematici a Skywarrior108 perchè è la miglior beta del mondo.

Disclaimer: i personaggi di Glee non sono miei, mi piace solo giocarci...assolutamente senza trarne profitto.

***

Listen To the World As It Drifts In

by poetzproblem

One need not be a chamber to be haunted.

~Emily Dickinson

 

Sono stati dei mesi proprio strani.

Santana si è inaspettatamente riconciliata con Brittany e se n'è andata dal loft per cominciare una crociera lesbica attorno al globo da cui non sono ancora tornate. Blaine si è trasferito con loro solo per traslocare di nuovo qualche settimana più tardi, quando lui e Kurt non riuscivano a smettere di litigare—tutt'ora Kurt non è felice di questo piccolo intoppo sulla strada della loro felicità matrimoniale. Ora Blaine vive con Sam Evans, che per un po' ha dormito sul loro divano e in generale li ha irritati per qualche settimana prima che entrambi andassero ad abitare con Mercedes Jones, che ora sta vivendo a New York qualche isolato più in là.

E attraverso tutti i drammi e i problemi e i coinquilini che vanno e vengono, Quinn Fabray è ancora nella sua cucina.

Ha mantenuto la promessa di dormire da loro più spesso, passando metà dell'estate in camera di Rachel prima di tornare a New Haven a tempo pieno. Il semestre autunnale a Yale era a malapena cominciato prima che Quinn cominciasse a far loro visita di nuovo. La sua presenza ha fatto la differenza per Rachel, e Kurt pensa che siano la coppia più adorabile che abbia mai visto—beh, a parte lui e Blaine, naturalmente—eccetto per un piccolo problema.

Non sono davvero una coppia.

Secondo loro, comunque. Kurt si permette di dissentire, anche se non ha intenzione, nel prossimo futuro, di fare l'errore di dar voce al modo in cui vede la situazione. Quinn quando vuole sa ancora essere estremamente spiacevole. Ha la sensazione che la sua reazione all'argomento sarà direttamente proporzionale all'intensità del rapporto che desidera avere con Rachel.

Un anno prima, non avrebbe mai pensato che Quinn Fabray potesse essere attratta da una donna, figuriamoci Rachel Berry, ma Santana alla fine aveva corretto quell'errore di giudizio—si sente ancora accartocciare all'immagine mentale che lei gli ha regalato—e ora è quasi sicuro che Quinn sia pronta, disponibile, e capace di guarire il cuore spezzato di Rachel e tenerlo al sicuro per sempre. È Rachel quella che punta i piedi e si rifiuta di avvicinarsi troppo al proverbiale precipizio.

La capisce, sul serio. Non è ancora pronta a lasciarsi Finn alle spalle. Non è ancora passato un anno, e Kurt prova ancora una tristezza devastante quando si concede di pensare al fatto che Finn non c'è più. Aveva voluto bene al suo fratellastro, ma Rachel era innamorata di lui, e nonostante il fatto che non erano assieme quando lui era morto, comunque aveva pensato a Finn come alla persona che un giorno avrebbe sposato. Le cicatrici di quella ferita sono profonde, più profonde di quanto Kurt riesca a pensare. Quando cerca di immaginare un mondo in cui Blaine non c'è più, riesce a malapena a respirare a causa del dolore e del vuoto che prova. Rachel sta facendo più che semplicemente respirare—sta quasi fiorendo grazie al debutto di Funny Girl, che si avvicina un giorno dopo l'altro.

Professionalmente, Rachel Berry è esattamente dove vuole essere. Personalmente, Kurt è abbastanza certo che sia già così lontana sulla propria strada da non essere nemmeno sulla mappa—almeno non la mappa che aveva disegnato per sé stessa—e dubita davvero che si aspettasse che Quinn sarebbe diventata la sua compagna di viaggio.

Questa mattina non si disturba nemmeno a pettinarsi, mentre entra in cucina. I turni per il bagno sono molto più rilassati in queste ultime settimane, ed ha un sacco di tempo per prepararsi, dopo aver bevuto una tazza di caffè. Ormai, lui e Rachel si sono visti al loro peggio e Quinn è diventata decisamente meno paurosa il giorno in cui ha l'ha vista in un paio di pantaloni da pigiama rosa con le immagini delle Superchicche.

Quinn posa il caffè sul tavolo prima ancora che lui abbia tempo di sedersi. Ci sono dei bagel e della crema spalmabile già pronti, e nonostante i suoi piani di incontrarsi con Blaine per il brunch, non riesce a resistere e ne prende uno mentre osserva la disordinata coda di cavallo in cui Quinn ha raccolto i capelli, e i suoi occhi stanchi, nascosti parzialmente da un paio di occhiali da vista con la montatura nera. È ancora in pigiama, che oggi consiste in un paio di pantaloni di flanella e una maglietta di Yale, e non si è ancora truccata. Certo, è ancora terribilmente presto, ma è insolito per lei non avere almeno le lenti a contatto e i capelli spazzolati prima di uscire dalla stanza di Rachel.

"Notte difficile?" chiede con cautela, mentre spalma la crema al formaggio con nocciole e miele sul proprio bagel. È uno dei suo pochi piaceri probiti.

Quinn si stringe nelle spalle.

"Non ho dormito bene," mormora lei, prima di prendere un sorso del proprio caffè.

Kurt si morde la lingua per impedirsi di dire qualcosa che scateni l'ira della ragazza, così decide per qualcosa di più leggero.

"La nostra diva preferita ti ha tenuta sveglia lamentandosi dei suoi colleghi?" chiede con un sorriso d'intesa. Rachel sta diventanto sempre più disconnessa man mano che si avvicina alla serata della prima, e francamente, Kurt è lieto di avere Quinn lì a sopportare un po' della responsabilità di calmarla.

Un angolo della bocca di Quinn si contrae.

"Quello di certo non ha aiutato," ammette, distogliendo lo sguardo con un cipiglio pensoso.

Un brivido di disagio gli percorre la spina dorsale quando sente il tono in cui lei ha pronunciato la frase, così posa il bagel con attenzione.

"È successo qualcosa che dovrei sapere?"

Spalanca gli occhi e ansima in modo drammatico.

"Non state litigando, vero?"

Non vuole davvero dover gestire i loro drammi non-esattamente-lesbici oltre ai crescenti tic comportamentali di Rachel.

"Se lo avessimo fatto non sarei qui," gli risponde lei alzando gli occhi al cielo prima di abbassare lo sguardo sulla tazza che tiene tra le mani.

"Quinn," comincia lui dolcemente, insicuro su cosa dire quando non ha idea di cosa le stia passando per la testa.

"Non è nulla di cui devi preoccuparti," lo interrompe lei con uno sguardo duro. "E non dire nulla a Rachel. Per favore," aggiunge in tono implorante.

Lui annuisce senza parlare. È costretto a fare uno sforzo incredibile per non insistere ad avere una spiegazione perché sta morendo di curiosità, e all'improvviso è preoccupato per Rachel. Sta immaginando una pletora di scenari assurdi, da Quinn che pianifica di saltare la serata di apertura di Rachel, al fatto che sta uscendo con qualcuno a Yale, o che sia di nuovo incinta o, che il cielo li aiuti, che sia gravemente ammalata. Di certo sembra più pallida del solito e le ombre scure sotto i suoi occhi lo fanno pensare al peggio.

"Dimmi che non stai morendo," sbotta, chinandosi in avanti sul tavolo.

Quinn soffoca per il sorso di caffè che stava per inghiottire, sputandone metà in mano mentre tossisce. Kurt afferra dei tovaglioli di carta e balza in piedi per raggiungere l'altro lato del tavolo, posando una mano sulla spalla di Quinn mentre si affretta ad aiutarla.

"Mi dispiace. Stai bene?"

Quinn gli strappa i tovaglioli di mano rivolgendogli un'occhiataccia e comincia a ripulire il pasticcio.

"Sto bene," dice con voce roca. "Non grazie a te. E questa come ti è venuta in mente?"

"Se devi essere criptica e misteriosa, allora non posso far altro che trarre conclusioni eclatanti," spiega lui gesticolando in modo drammatico.

"Almeno riesci a pensare a qualcosa di meno morboso?" sbotta Quinn, trascinando la propria tazza di caffè attraverso il tavolo mentre si alza. La porta nel lavello e la svuota, aprendo il rubinetto per sciacquare i residui di caffè prima di metterla da parte e lavarsi le mani.

Kurt guarda i suoi gesti metodici aggrottando la fronte.

"Lo sai, questa nostra amicizia sarebbe più facile se non fossi così ostinatamente reticente," le risponde in tono irritato.

Quinn ha l'audacia di sorridergli mentre prende un asciugamanno.

"O potresti semplicemente farti gli affari tuoi."

Lui inarca un sopracciglio, anche se nemmeno lontamente con l'eleganza per cui Quinn è famosa.

"I tuoi affari sono i miei affari, visto che praticamente vivi nel mio loft ogni weekend."

Naturalmente, una delle sue sopracciglia bionde si inarca con aria di sfida, svergognando la sua pallida imitazione.

"Se non mi vuoi qui, posso tranquillamente andarmene."

"Non te ne andrai," insiste Rachel in tono tagliente da sopra la spalla di Kurt. Lui sussulta, non l'aveva sentita arrivare, e gira la testa per guardarla. Vede i suoi occhi arrossati e i capelli spettinati, e si chiede di nuovo cosa possa essere accaduto la notte precedente, visto che entrambe hanno l'aspetto di qualcuno che ha dormito solo dieci minuti. Dubita fortemente che sia qualcosa di piacevole, dal modo in cui Rachel si pianta le unghie nei bicipiti e vibra di ansia mentre i suoi occhi implorano Quinn in cerca di qualcosa che Kurt non riesce a definire.

"Kurt, dille che non se ne andrà," ordina, mentre una scheggia di panico si infila nella sua voce.

"Non vado da nessuna parte fino a domani," la rassicura Quinn con calma, anche se la sua fronte aggrottata tradisce la sua confusione.

Rachel sembra rilassarsi al sentire quella frase, e fa un breve cenno di assenso, ma il suo corpo è ancora teso mentre si siede con cautela su una sedia, mordendosi l'angolo della bocca.

"Okay, con quale problema mi sono svegliato stamattina?" chiede Kurt, guardando l'una poi l'altra con aria insospettita.

Rachel punta lo sguardo sul tavolo, e sembra affondare sempre più nella propria sedia. Quinn mette una tazza di caffè davanti a Rachel, fermandosi per dare a Kurt uno scapellotto sulla nuca.

"Cosa ti ho chiesto poco fa?" ringhia a bassa voce.

"Scusa," mormora lui, ma la sua attenzione è concentrata soprattutto su Rachel. La ragazza tiene la tazza fumante tra le mani, fissando nelle sue nere profondità ma senza accennare a berla.

Quinn scivola nella sedia accanto a Rachel e, dopo un attimo di silenzio imbarazzato, tende una mano per toccare con due dita il polso di Rachel, facendole un sorriso sghembo.

"Allora, che c'è in programma oggi?"

Rachel alza lo sguardo su Quinn a quel lieve tocco, e la sua espressione distante si rilassa, diventando un sorriso distratto.

"Pensavo di lasciar decidere te."

C'era stato un periodo, non molto tempo prima, in cui sarebbe stato insolito per Rachel abbandonare i suoi itinerari pianificati minuto per minuto e piegare i propri desideri per accontentare quelli di qualcun altro. In quei primi giorni della loro ritrovata amicizia, Rachel aveva trascinato la povera Quinn in giro per tutta Manhattan, il Bronx, e anche Staten Island, senza dubbio cantando ad ogni angolo. In questi giorni, però, per Kurt è più probabile trovarle raggomitolate sul sofà mentre fanno una maratona di una qualche serie televisiva, e discutono della caratterizzazione dei personaggi o delle belle idee o dei colpi di scena che sono stati creati e hanno incasinato la storia. Lui e Blaine si erano uniti a loro mentre avevano guardato un telefilm che parlava di lesbiche in prigione e quell'esperienza li aveva traumatizzati per la vita.

"C'è questo show su BBC America di cui ho sentito dir bene," dice Quinn pensosamente. "L'attrice protagonista interpreta una dozzina di ruoli."

Il sorriso di Rachel è diventato decisamente più interessato. Per Kurt è il momento di uscire, finchè ne ha ancora la possibilità.

"Bè, sembra davvero affascinante," le interrompe in tono privo di espressione, spingendo via la sedia mentre si alza, "ma se volete scusarmi, devo incontrarmi con Blaine per il brunch, poi andiamo ad un film festival di Guerre Stellari nel Queens. Vuole arrivare in anticipo in modo da avere una bella visuale di Harrison Ford quando era ancora sexy."

Kurt alza gli occhi al cielo—le cose che è disposto a fare per amore.

Rachel ride nella propria tazza di caffè, e Quinn ridacchia, sulle labbra ha un sorriso divertito.

"Sono sicura che sarà molto più stimolante che passare la giornata con noi," commenta.

"Ci sono dei vantaggi nel passare il tempo con Blaine che voi due non potete darmi, non importa quanto siate adorabili," risponde Kurt con un sorrisetto.

"Okay, non ho bisogno di questo genere di immagini," mormora Quinn, agitando le dita nella sua direzione per scacciarlo. "Vai, e stà attento al lato oscuro."

"E che la forza sia con te," aggiunge Rachel con un sorriso orgoglioso, ovviamente compiaciuta di poter usare quella citazione.

"Bè, se non siete due adorabili, piccoli Jedi in incognito?" dice Kurt, incrociando le braccia sul petto e fissandole.

"Credo che dovremmo essere Padawan a questo livello," precisa Rachel apparentemente senza riflettere, guadagnandosi due sguardi stupiti. Fissa prima gli occhi spalancati di Kurt poi quelli di Quinn, per poi chinare la testa e arrossire.

"Sam aveva il cofanetto dei film quando abitava qui. Ne ho guardato qualcuno con lui," borbotta imbarazzata.

Quinn aggrotta la fronte quando sente nominare il suo ex ragazzo e il loro ex coinquilino temporaneo—il tempo che aveva passato ad occupare il divano non era piaciuto nemmeno a lei—ma Kurt ignora la sua reazione per puntare il dito in direzione di Rachel.

"Lo sapevo!" dice con aria di trionfo. "Lo sapevo che era Samuel Evans che dovevo incolpare per l'ossessione di Blaine per i pirati spaziali e le spade laser."

"Woah," grugnisce Quinn, alzando le mani per fermarlo, "non abbiamo bisogno di sapere cosa fate voi ragazzi fino a notte alta con le vostre spade laser."

Kurt fa un gemito addolorato, arrossendo a quell'insinuazione (e alla consapevolezza che Quinn non è lontana dalla verità).

"Non intendevo in quel senso," cerca di difendersi, ma Rachel sta già facendo fatica a trattenere una risata, con le spalle che tremano e il viso congestionato nello sforzo di controllarsi.

"Avete davvero dei cervelli pervertiti," sbuffa Kurt in tono d'accusa, cercando di mantenere un minimo di dignità.

Rachel sbuffa, perdendo la sua battaglia con l'autocontrollo mentre scoppia a ridere, e Quinn non si fa scrupoli ad unirsi a lei. Lui si volta e si dirige in bagno per una doccia che gli rimetta posto l'ego ammaccato.

Quando è pronto ad andarsene, trova Rachel e Quinn sedute con aria un po' troppo innocente sul divano, che lo fissano con sorrisi identici e risatine. Non vuole sapere di cosa hanno discusso. È solo felice di vederle sorridere dopo che la mattinata è iniziata in modo così strano.

Kurt passa metà del festival a ridisegnare mentalmente le pettinature e i costumi orribili che la povera Carrie Fisher è stata costretta a sopportare. Sul serio, se è questa la moda in una galassia lontana lontana, è più che felice di rimanere qui sul pianeta Terra. Dopo un altro po' di piacevoli momenti trascorsi con il suo ragazzo in questa galassia, è molto tardi (o molto presto) quando torna al loft, e le ragazze non si vedono da nessuna parte. Pensa che stiano dormendo, quindi si dedica silenziosamente al suo rituale serale prima di buttarsi sul letto e sprofondare in una serie di brutti sogni in cui degli orsacchiotti pelosi dichiarano guerra al suo guardaroba firmato, sostituendolo con dei poncho mimetici. È orribile.

La mattina seguente dorme troppo, perdendosi la nuova fase del rituale mattutino di Rachel, in cui lei salta la colazione e corre alla lezione del mattino per poi affrettarsi alle prove e passare il resto della giornata a lavorare fino a cadere esausta. Quinn invece, è di nuovo nella sua cucina, impeccabilmente vestita con la sua valigia ai piedi, mentre sorseggia il caffè. È tanto fortunata da avere due lezioni il pomeriggio sul tardi, il lunedì, quindi ha tutto il tempo che le serve per prendere il treno. È solo quando Kurt la guarda più attentamente che riesce a vedere la stessa stanchezza del giorno prima.

"Suppongo che qualsiasi domanda che riguarda la tua salute e il tuo benessere generale sarà benvenuta oggi come ieri," commenta in tono leggero.

I muscoli nella mascella di Quinn si contraggono, e le sue unghie ben curate graffiano il tavolo poi si piantano nel suo palmo. Kurt si chiede se stia per prendersi un pugno finchè Quinn non sospira, apparendo all'improvviso più confusa di quanto l'abbia vista da molto tempo.

"Ha gli incubi," dice lei, in tono tanto sommesso che Kurt a malapena la sente, ed è costretto a concentrarsi mentre esamina le parole. Quando lui non risponde subito, Quinn lo guarda con tristezza.

"Su Finn," spiega.

Kurt si appoggia allo schienale della sedia e si passa una mano tra i capelli.

"Ancora?" chiede automaticamente, poi guarda l'espressione di Quinn farsi ancora più disperata.

"Io…non ho mai notato che li avesse fino a questo weekend," ammette lei debolmente, nei suoi occhi c'è un luccichio sospetto.

"Pensavo che si fossero fermati. Li ha avuti dopo che…beh," non finisce la frase, non ha bisogno di dar voce a quello che entrambi sanno troppo bene. "Ma poi è stata meglio."

Dopo la morte di Finn tutti loro avevano avuto gli incubi, ma quelli di Rachel erano stati particolarmente vividi e persistenti. Si era svegliata urlando più di una volta, e dozzine di volte si era svegliata piangendo. Kurt e Santana avevano fatto a turno per consolarla—Santana più spesso che no, grazie al fatto che dormivano vicine. Quelle prime settimane erano state brutali, e naturalmente quelle erano state le settimane in cui Quinn era stata assente per non si sa quale ragione. Rachel gli aveva detto che Quinn era stata costretta ad affrontare il senso di colpa che a volte tormenta i sopravvissuti—non è ancora sicuro che cosa che questo significhi o se ci creda—e Quinn non aveva offerto alcuna spiegazione, ma Rachel l'aveva perdonata, quindi l'aveva fatto anche lui. Gli incubi di Rachel avevano cominciato a presentarsi più raramente mentre aveva ripreso la propria routine, ed erano sembrati sparire completamente più o meno nel periodo in cui Quinn era riapparsa nelle loro vite.

"Santana ha giurato che non li aveva più, e io non la sento mai," insiste Kurt, più per sé stesso che per Quinn. Com'è possibile che non se sia accorto?

Quinn distoglie lo sguardo per fissare un punto alle spalle di Kurt.

"Non fa molto rumore. Lei…si agita nel sonno, e poi si sveglia piangendo e borbottando," Quinn esita e fa un profondo, tremante respiro, "non lasciarmi."

Si porta una mano alla guancia, affrettandosi ad asciugare una lacrima, per poi prendere un altro respiro e indurire la propria espressione.

"Sono riuscita a calmarla dopo che è successo, ma non voleva parlarne. Nelle ultime tre mattine, si è comportata come se non si fosse svegliata nel mezzo della notte."

Kurt annuisce lentamente, odiando il fatto che Rachel stia ancora lottando e odiando il fatto che Quinn stia male per questo.

"Non mi meraviglia che tu abbia quelle borse sotto gli occhi," commenta, con un triste sorriso. Quinn scuote la testa e distoglie di nuovo lo sguardo.

"Mi chiedo cosa li abbia fatti ricominciare," mormora, più che altro a sé stesso.

Quinn esala un sospiro stanco.

"Importa? È sempre lì, nel suo subconscio. Pensavo che stesse finalmente cominciando a," si interrompe, scuotendo la testa con aria frustrata. "Non lo supererà mai," conclude con tristezza.

"Certo che lo farà," obbietta Kurt, tendendo una mano attraverso il tavolo per posarla su quella di Quinn.

"Ha diciannove anni, Quinn. Ovviamente, non dimenticherà mai Finn. Nessuno di noi lo dimenticherà. Ma Rachel supererà la sua perdita e andrà avanti con la propria vita."

Quinn annuisce in silenzio, anche se non sembra convinta, e Kurt le stringe la mano con affetto.

"Non rinunciare a lei," la incoraggia.

L'unica risposta di Quinn è un debole, "Tienila d'occhio, okay."

È una promessa facile da fare, ma gli orari frenetici di Rachel contrastano con i suoi più spesso che no, e i loro brevi incontri a colazione non sembrano affatto il momento ideale per discutere di argomenti difficili, non quando la mente di Rachel è ovviamente concentrata su tutto quello che deve fare durante il giorno. Quindi Kurt attende, e ascolta, e sbircia perfino nella sua camera da letto nelle prime ore del mattino, cercando indizi di sogni spiacevoli.

Giovedì Kurt comincia a pensare che forse Quinn possa aver esagerato, perché anche se Rachel è chiaramente stanca e stressata dalle prove, sembra dormire tranquillamente quando la giornata si conclude. Almeno fino alle prime ore della mattina di sabato, in cui scopre che non è così.

Non è sicuro di cosa l'abbia strappato al sonno, ma una volta che è sveglio, la sua mente comincia lentamente a registrare il suono attutito di quello che sembra un pentolino che viene posato su un fornello. Una rapida occhiata all'ora gli dice che sono da poco passate le due del mattino, e trattiene un grugnito mentre allontana le coperte e si alza dal letto. Ed ecco che trova Rachel in cucina, in piedi accanto al bancone assieme ad una tazza fumante, ad immergere con aria distratta una bustina di tè, con lo sguardo perso nel vuoto.

"Ehi," dice Kurt a bassa voce, passandosi una mano fra i capelli spettinati.

Rachel sussulta di sorpresa prima di girare la testa.

"Oh, Kurt. Mi dispiace. Non volevo svegliarti," mormora in tono pentito. I suoi occhi sono gonfi e arrossati come solo le lacrime riescono a ridurli, non per via della semplice stanchezza.

"Ti va di parlarne?" chiede gentilmente, appoggiandosi al bancone accanto a lei.

Lei aggrotta la fronte.

"Non c'è niente di cui parlare. Non riuscivo a dormire."

"Quinn mi ha detto che hai di nuovo gli incubi."

Un'espressione addolorata le attraversa il viso, prima che lei distolga lo sguardo sussurrando, "Oh."

"Non c'è niente di cui vergognarsi, Rachel. Anch'io li ho di tanto in tanto," confessa lui, stringendosi le braccia attorno alla vita mentre i ricordi gli attraversano la mente, riportando il familiare peso nel suo petto.

"I peggiori sono quelli in cui sogno di essere assime a Finn quel giorno, e so esattamente che cosa sta per succedere…"

"Non farlo," lo interrompe bruscamente Rachel, con gli occhi scintillanti. Trascina la propria tazza via dal bancone mentre si volta, raggiungendo il divano e sedendosi senza degnarlo di uno sguardo.

Kurt sospira, abbandonando la propria posizione e sedendo accanto a lei. Ignora il fatto che lei si sposti in modo da stargli lontana, e le ricorda che, "Mi è sembrato che parlarne ti avesse aiutato l'ultima volta."

La mascella di Rachel diventa rigida, e scuote la testa con un movimento quasi impercettibile.

"Questi sono diversi."

"In che modo?"

Lei stringe le dita attorno alla propria tazza, e prende un tremante respiro.

"Io…è…non riguardano…proprio Finn," ammette, incerta, senza guardare Kurt negli occhi.

"Oh." Non può dire di non esserne sollevato, ma è curioso di sapere quali altri brutti sogni la stiano tormentando adesso. A meno che—"È per caso quello in cui sei nuda sul palco con il teatro pieno e dimentichi le battute?" chiede in tono comprensivo, pensando allo stress del suo debutto.

"No," squittisce lei, girandosi per dargli un pugno leggero sul braccio. "E morditi la lingua, Kurt. Non ho bisogno di cominciare a sognare anche quello."

"Allora dimmi quale uomo nero ti fa paura," la incoraggia lui, accavallando le gambe e mettendosi più comodo contro i cuscini.

Rachel sospira, stringendosi nelle spalle.

"Mi…confonde. E non è mai lo stesso sogno, ma," prende un profondo respiro e si levva le labbra per inumidirle mentre appoggia la tazza sul tavolino.

"Comincia sempre con…con il memoriale di Finn, o una qualche spaventosa circostanza simile. E sento che il mio cuore si spezza perché so che lui…non c'è più," dice tristemente, una lacrima le scende sulla guancia e lei la asciuga con aria distratta. "Ed è allora che il sogno cambia. A volte sono un palco in piedi accanto a pianoforte, o a volte sono al McKinley in un corridoio o nel bagno delle ragazze."

"Questo è un incubo," mormora Kurt, arricciando il naso, disgustato.

Un lieve sorriso incurva le labbra di Rachel, prima di sparire.

"Ho questa intensa sensazione, come se stessi cercando qualcuno, ma non riesco…non riesco a trovarlo, e cerco di muovermi…di voltarmi e cercare di vedere se è con me, ma sono paralizzata e il mio cuore comincia a battere all'impazzata, e ho difficoltà a respirare perché so…so che lei dovrebbe essere lì…"

"Lei?" la interrompe Kurt con crescente interesse.

Rachel lo guarda sorpresa, prima di abbassare lo sguardo sul pavimento.

"Ieri notte ero in un tribunale," sussurra, "in…in abito da sposa…ma Finn era già…non era lì…e io…ero consumata dalla disperazione…di averla con me. Perché sapevo cosa sarebbe successo se non ci fosse stata."

Kurt spalanca gli occhi ad ogni parola mentre riconosce la scena che lei gli sta descrivendo, e balza a sedere, appoggiando i piedi sul pavimento con un tonfo.

"Oh," ansima, capendo. "Oh!"

Quinn non gli aveva forse detto che Rachel si svegliava implorando qualcuno di non lasciarla? Aveva pensato che Rachel stesse sognando di Finn, ma a quanto pare quella è solo la punta dell'iceberg.

Rachel alza lo sguardo di scatto e aggrotta la fronte.

"Non cercare di analizzarmi, okay," lo avverte.

"Pensi che ne abbia bisogno?" ribatte lui con un sorriso d'intesa.

"No," ammette Rachel a bassa voce, prendendosi la testa fra le mani. "No, Dio, Kurt…io…io non so che cosa fare," si lamenta. "Continuo a fare questi sogni orribili in cui Quinn sta per…sta per sparire come Finn, e non posso…non posso perdere anche lei," singhiozza.

"Oh, tesoro," sussurra Kurt, avvicinandosi a lei e abbracciandola. "Vieni qui."

Lei si volta fra le sue braccia, aggrappandosi a lui come se fosse la sua ancora di salvezza mentre cerca di recuperare il controllo. Lui non è del tutto certo del perché Rachel abbia improvvisamente cominciato a sognare che Quinn svanirà dalla sua vita in qualche modo orribile—anche se un'ipotesi ce l'ha—però, "Quinn non ha intenzione di andere da nessuna parte," le promette, mentre le accarezza i capelli, resistendo alla tentazione di sciogliere i nodi che incontra.

"Io…io credo che mi sto innamorando di lei," gli confessa Rachel alla fine, dopo che si è calmata.

"Ed hai paura," conclude Kurt, lasciandola andare e ritraendosi per guardarla  negli occhi.

Rachel ride tristemente.

"Sono terrorizzata. Puoi darmi torto?" chiede, passandosi le mani sulle guance ancora umide per asciugare le lacrime rimanenti.

"È già abbastanza spaventoso provare una cosa del genere per qualcun altro dopo Finn. Ma sentirsi così per Quinn…"

Non conclude la frase, e Kurt inarca un sopracciglio con aria di sfida.

"Questa è la parte in cui facciamo finta di non sapere quello che lei prova per te?"

Rachel distoglie lo sguardo con aria colpevole, torcendosi le mani in grembo.

"So come si sente. Non sono sicura di essere pronta a…a lasciar andare Finn, e so che non posso stare con Quinn finchè non lo sarò."

Kurt sa che non sarebbe giusto per nessuna delle due se Rachel trascinasse il fantasma di Finn nella sua prossima relazione. È quasi orgoglioso di lei per averlo capito, anche se è un po' deluso per Quinn, per non menzionare il fatto che è deluso da sé stesso perché ora è emotivamente coinvolto e spera che si mettano assieme. Pensa comunque che ce la faranno—Rachel ha ammesso che si sta innamorando di Quinn, dopotutto—ma crede che dovrà imparare ad essere più paziente per sopportare il ritmo che loro due stanno tenendo.

"Però non voglio nemmeno vederla innamorarsi di qualcun altro," continua Rachel con espressione cupa.

"Come quello stronzo a Yale con quel nome ridicolo che continua a chiederle di uscire. O…o Noah Puckerman con i suoi stupidi capelli e la sua stupida uniforme!"

"Okay, e questa da dove salta fuori?" chiede Kurt confuso, sentendosi come se avesse ricevuto un colpo di frusta a causa della rapidità con cui Rachel è passata da razionale a irrazionale, condita da una poco salutare dose di gelosia. Per quanto ne sa, Quinn ha detto a malapena tre parole a Puck da quando si sono diplomati.

Rachel si stringe di nuovo nelle spalle.

"Ho avuto un incubo in cui lei si rimetteva con lui mentre io me ne stavo lì a guardare. Penso che ci fossi anche tu," gli dice, con un cipiglio pensoso. "Qualcosa a proposito del fatto che lei ti donava un ovulo."

Un ovulo?

"Non ha senso."

"Dillo a me," mormora Rachel, scuotendo la testa. "Sono un casino, Kurt. Voglio stare con Quinn, ma quando penso di dirglielo, mi sento in colpa perché è troppo presto. Avrei dovuto essere innamorata di Finn per sempre, e mi manca ogni giorno, ma..."

"Ma non c'è più," conclude Kurt gentilmente. "E tu sei ancora qui, e Quinn Fabray è sempre stata la tua cotta segreta."

Rachel si morde il labbro, alzando i grandi occhi castani da cucciolo su di lui.

"Era così ovvio?"

Kurt sorride, urtando la sua spalla con la propria.

"Non fino a poco tempo fa," la rassicura, anche se ad essere onesto, non riesce a liberarsi dalla sensazione che avrebbe dovuto accorgersene già al liceo—semplicemente non stava guardando.

"Pensi che Finn capirebbe?" chiede Rachel in tono sperduto.

"Penso che vorrebbe che fossi felice," la rassicura Kurt, decidendo di non dar voce alla possibilità che forse Finn ci metterebbe un po' per capire questa storia di Quinn. È qualcosa che sembra non avere un senso, all'inizio, finchè non ti rendi conto che effetivamente ne ha, perché, "Quinn ti fa felice."

"È proprio vero," ammette Rachel a bassa voce—un sorriso segreto le incurva le labbra e nei suoi occhi brilla una luce speranzosa.

Si chiede se si renda conto di avere quello sguardo quando pensa a Quinn, o guando guarda Quinn, o quando parla con Quinn. L'ha visto tanto spesso da riconoscerlo per quello che è si prende un appunto mentale, cambiando idea sul fatto che dovrà essere più paziente. Probabilmente Rachel non lo farà aspettare troppo per vedere la sua coppia lesbica preferita (e non le chiamerà così davanti a Santana se lei e Brittany decideranno di tornare a New York).

"Parlale, Rachel," le consiglia circondandole le spalle con un braccio. Lei annuisce e si raggomitola contro il suo fianco, appoggiando la testa alla sua spalla. Rimangono in quella posizione finchè la stanchezza non prende entrambi e si addormentano lì sul divano.

Nelle notti seguenti, gli incubi di Rachel non smettono del tutto, ma lei assicura a Kurt che non li ha più così spesso.

"Naturalmente, ora sono sul palco nuda con un brutto attacco di laringite, e Quinn è in prima fila a ridere di me assieme a tutte le altre persone che conosco," lo informa in tono irritato. "Quindi grazie mille."

A volte lui desidera davvero di essere una mosca sul muro nella stanza del suo terapista, ma poi ricorda che lei è Rachel Berry, e l'esperienza probabilmente gli farebbe venir voglia di strapparsi le sue piccole ali da mosca e infilarsele nelle orecchie. Okay, è un metafora orribile—non la userà mai più—ma pensa davvero che il subconscio di Rachel sarà più gentile una volta che lei avrà parlato con Quinn. Infatti, parla con Quinn quasi ogni giorno, ma lui suppone che le confessioni che vengono dal cuore saranno riservate a quando si incontreranno di persona.

È giovedì quando Kurt apre la porta del loft dopo una lunga giornata di lezioni e lavoro (e qualche ora passata con Blaine) per trovare Rachel e Quinn raggomitolate sul divano, grazie a dio vestite e in una posizione casta—più o meno. Quinn è distesa, affondata nei cuscini, con Rachel raggomitolata contro di lei, le loro gambe avvinghiate assieme, l'una nelle braccia dell'altra. Le ha trovate in posizioni simili già altre volte, ma c'è qualcosa di molto più intimo questa volta. Forse sono i sorrisi dolci e soddisfatti che hanno sul viso, perfino mentre dormono, o forse è il modo in cui la mano di Rachel scompare sotto la stoffa della camicia di Quinn, esponendo dieci centimetri di addominali tonici.

È indeciso se lasciarle dormire o svegliarle e torchiarle sul perché Quinn è qui un giorno prima del solito per la sua visita quindicinale, e se questo significa che Rachel è finalmente pronta a lasciar andare il passato e ad abbracciare il proprio futuro. Dal suo punto di vista, sembra proprio che lo stia abbracciando stretto. Sono troppo adorabili, e Rachel sembra dormire così tranquillamente che decide di lasciarle stare.

Il mattino seguente, trova Quinn Fabray nella sua cucina, che bacia Rachel Berry mentre la radio annuncia le previsioni del tempo per la settimana. Il cielo non sarà altro che sereno, e Kurt sorride, contenendo a malapena la propria gioia mentre le guarda perdersi nel loro piccolo mondo.

Proprio così, il cielo sarà sereno.

  
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