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Autore: SilviAngel    20/09/2014    8 recensioni
Qualcosa di strano e di soprannaturale, maligno e perverso, doveva essere accaduto.
Il mannaro mai e poi mai avrebbe concesso così tante attenzioni al figlio dello sceriffo.
Attenzioni che sfociavano, da qualche tempo a quella parte, in torbide fantasie che lo avvolgevano e intrappolavano la notte.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola one-shot.
Spero piaccia. Buona lettura.

 
LABBRA
 
Derek stava impazzendo.
Non vi erano altre spiegazioni plausibili.
Chissà cosa poteva avergli fatto quella pazza di Kate oltra a sparargli, rapirlo e seppellirlo addormentato come una novella Biancaneve.
Per quale motivo altrimenti si ritrovava sempre più spesso a osservare in modo maniacale Stiles? O meglio il viso di Stiles o – a voler essere davvero sinceri e pignoli – le labbra di Stiles?
Qualcosa di strano e di soprannaturale, maligno e perverso, doveva essere accaduto.
Il mannaro mai e poi mai avrebbe concesso così tante attenzioni al figlio dello sceriffo.
Attenzioni che sfociavano, da qualche tempo a quella parte, in torbide fantasie che lo avvolgevano e intrappolavano la notte.
Derek immaginava, sognava, desiderava quella bocca, la voleva toccare, mordere e leccare.
Voleva sentire la consistenza di quelle labbra sotto le sue dita, sulla sua bocca, sulla sua pelle.
Voleva che quelle labbra scorressero sul suo corpo fino a chiudersi attorno alla sua erezione che attimo dopo attimo diventava più dolorosa e impaziente.
 
I pericoli a Beacon Hills crescevano e si moltiplicavano come conigli e lui non riusciva a concentrarsi su altro. Di giorno si malediva, si torturava nel tormento di non riuscire a pensare ad altro che a Stiles e poi la notte, nell’attimo stesso in cui si stendeva sperando in alcune ore di riposo, lui tornava a perseguitarlo.
Le fantasie erano così nitide – colori, odori, suoni – tutto urlava Stiles a gran voce e Derek finiva con il concedersi vigorose e agognate carezze tinte di imbarazzo, stringendo e maltrattando le lenzuola.
 
Tutto degenerò quando, un giorno, Lydia ebbe la pessima idea di concentrarsi anch’essa sulle labbra del liceale.
Erano tutti al loft, tentando di capire qualcosa di più di quella dannata lista.
“Stiles! Vuoi smetterla di martoriarti la bocca? È fastidioso guardarti” esclamò ad un tratto la banshee.
“Prudono” tentò di giustificarsi il figlio dello sceriffo che era più che consapevole di non aver fatto altro che passarsi e ripassarsi denti e lingua sulle labbra.
Senza dire altro, la ragazza si mise a frugare nella propria borsa e, quando ebbe trovato ciò che stava cercando, lanciò al compagno di scuola un piccolo cilindro di plastica color crema.
“Cos’è?” chiese Stiles afferrando l’oggetto al volo e, dopo averne compreso la natura, contrariato, continuò “Non ho intenzione di usare questa roba”
“Non è un rossetto e neppure un gloss. È un semplice burrocacao. O lo usi o la smetti, mi innervosisce il tuo comportamento e non riesco a pensare”
Stiles in silenzio iniziò a rigirarsi tra le dita quel piccolo tubetto, visibilmente indeciso sul da farsi, fino a che, sconfortato, lo aprì. Ruotandone la base, un profumato stick fuoriuscì e Stiles se lo passò più volte sulle labbra.
“Fragola?” si limitò a dire alla fine di tale operazione.
“Scusami Stiles, non lo fanno ancora al sapore di patatine fritte” lo prese in giro Lydia, tornando a leggere il foglio su cui erano scritti i nomi di quasi tutti i suoi amici.
Derek non si era perso neppure una attimo di quella piccola scenetta.
E, per quanto avesse adorato ogni passata di denti o lingua sulle labbra di Stiles, si ritrovò ipnotizzato ad osservare il ragazzo che ricopriva quei cuscinetti con il balsamo alla fragola.
Quel profumo aveva colpito i suo olfatto lupesco – per fortuna ancora presente – come un pugno in pieno stomaco.
Non aveva mai amato alla follia né il frutto né l’aroma, ma adesso era tutta un’altra cosa.
Le labbra di Stiles erano ora rosse per le angherie subite, appena percettibilmente più lucide e appetitose come mai lo erano state.
Derek chiuse un attimo gli occhi e inspirò con forza maggiore, incapace di controllarsi.
La riunione intanto continuava, anche se purtroppo i progressi languivano e per questo motivo, dopo un paio di ore infruttuose, la compagnia si sciolse.
 
Il mannaro rimase nuovamente solo nella propria casa, consapevole che quella notte sarebbe stata ancora peggiore ed ebbe purtroppo ragione.
Si svegliò la mattina successiva stanco – come non ricordava di essere stato da tempo – e con una strana sensazione.
Appena aprì gli occhi, quasi si compiacque di non aver ceduto la sera prima, ricordando di non essersi toccato pensando al quel dannato ragazzino, ma appena tentò di muoversi, una spiacevole sensazione di umido e appiccicaticcio al basso ventre lo costrinse a ricredersi.
Era venuto nei boxer come un ragazzino e, pur non potendo averne la certezza, dentro di sé sapeva chiaramente cosa, o chi, lo aveva condotto a quello stato.
Stiles.
Ringhiando frustrato, si mise a sedere sul bordo del letto e dopo pochi attimi era già sotto la doccia, intento a lavare via quel piccolo e sporco segreto.
A capo chino, con i palmi aperti sulle fredde piastrelle di ceramica, mentre l’acqua colpiva spietata la sua nuca, scivolando poi giù lungo la sua schiena, Derek si ripromise che avrebbe messo fine a quel delirio, in un modo o nell’altro.
 
La prima possibile soluzione al problema si presentò nella forma di Braeden.
La mercenaria spalancò la porta del loft mentre il lupo stava sorseggiando il suo meritato caffè.
“Hale” lo salutò la ragazza, avvicinandosi parecchio, manifestando per l’ennesima volta ciò che Derek aveva già intuito: aveva un debole per lui.
Pur non pensando fosse giusto, decise di approfittarne.
Il licantropo accorciò la già breve distanza e portandosi esattamente di fronte a lei domandò cosa ci facesse di prima mattina in casa sua.
“Volevo sapere se ci fossero novità” mentì.
“Ieri eravamo tutti qui, potevi farti vedere” la punzecchiò il padrone di casa.
“Certo, avrei potuto, ma non sono simpatica a tutti”
“Che stai dicendo?” chiese Derek incuriosito dalle sue ultime parole.
“Beh, la banshee non si fida di me, questo è poco ma sicuro e poi c’è quel ragazzino. Quello mi guarda sempre come se gli stessi rubando le caramelle, ma non mi va di parlare di loro adesso” terminò.
Pur desideroso di comprendere le ragioni delle sensazioni provate da Braeden, il mannaro domandò altro “E cosa ti va di fare allora?”
La donna sorrise ferina e, avvicinandosi ancora e sollevandosi poi sulle punte dei piedi, mormorò “Questo” premendo con foga la bocca su quella di Derek.
Morbidezza e forza mescolate insieme.
Non era male, registrò immediatamente il giovane, ma qualcosa non andava.
Non provava nulla. Nessun trasporto, nessun desiderio di socchiudere le labbra e trasformare quel tocco in un vero bacio, in un famelico contatto che forse lo avrebbe riportato tra le lenzuola in pochi attimi.
Derek notò l’allontanamento della mercenaria e la vide scuotere il capo sorridendo amaramente “Peccato non essere riuscita a rubargli le caramelle” commentò sibillina rimettendo distanza tra sé e l’altro.
Raggiunta la porta del loft, Braeden lo invitò ad informarla se ci fossero state novità e rapida se ne andò.
 
Il lupo si lasciò cadere stancamente sul divano, infelice e deluso.
Avrebbe potuto distrarsi e divertirsi e invece non era successo nulla.
Non era successo nulla per il semplice motivo che non aveva sentito nulla.
Braeden era una bella ragazza, decisa e forte, sexy e accattivante, ma non voleva avere a che fare con lei, almeno non in quel senso.
Ancora abbandonato sul sofà, sovrappensiero, Derek sobbalzò al rumore del metallo che scorreva nuovamente.
“Ehi sourwolf sei in casa?” la voce squillante di Stiles lo riscosse “Oh, sì ci sei” continuò il nuovo ospite, vedendolo nel locale principale.
“Che ci fai qui?”
“Sempre gentile, vedo” rispose con sarcasmo schioccando le labbra.
Il mannaro – che aveva cercato di non guardarlo – reagì istintivamente a quel suono sollevando il viso.
Dalla bocca di Stiles fuoriusciva un sottile bastoncino bianco e la guancia era gonfia e tesa attorno a una piccola sfera, un lecca lecca.
Dannazione, imprecò, tra sé e sé, il mannaro per poi ripetersi “Stupidaggini a parte, cosa vuoi?”
“Mi servirebbe il bestiario della tua famiglia. Abbiamo già quello degli Argent, ma Scott ritiene che potrebbe essere utile confrontarli per sapere il più possibile sui nuovi animaletti da compagnia di Kate.
“Non è qui. Il pc è nelle mani di Peter” rispose allontanandosi fino a raggiungere la finestra, tentando di non guardare le labbra di Stiles avvolgersi in modo indecente sulla caramella, ma fallendo miseramente.
“Ok. Penso che Scott potrebbe pregarmi in qualunque lingua, ma nulla mi convincerebbe ad andare di mia volontà da Peter, non penso di avere abbastanza coraggio o pazzia” ammise sorridendo e guardandosi attorno, come a non sapere che fare.
“Scott ha dovuto supplicarti per farti venire qui? O magari ordinartelo?” chiese tristemente curioso il lupo.
“Cosa? No. Oramai, questo posto è come una seconda casa per tutti noi e poi non mi terrorizzi più, fattene una ragione" disse spavaldo Stiles incrociando le braccia e spostando il lecca lecca da una guancia all’altra con la lingua e dando l’ennesimo colpo di grazia alla già labile capacità di controllo di Derek.
“Ah sì?” lo mise alla prova il padrone di casa, muovendosi rapido e sicuro, fronteggiandolo così da un’irrisoria distanza.
“Ehi, calma amico” indietreggiò di un passo il liceale “Forse un poco di sottile paura ancora me la fai. Soddisfatto?” ammise Stiles sollevando le mani.
“Oh sì, sono soddisfatto, ma non è ancora abbastanza” ghignò Derek, avanzando passo dopo passo così da costringere l’altro a muoversi alla cieca, fino a fargli urtare il bracciolo del divano, sbilanciandolo all’indietro.
Stiles aveva gli occhi spalancati all’inverosimile e la bocca socchiusa.
Era più di quanto Derek avrebbe mai sperato di vedere ed era lì, solo per lui, steso inerme e indifeso.
Il lupo avanzò ancora – sfiorando con le ginocchia il tessuto del sofà – e, piegandosi in avanti, andò a incombere sull’altro mentre una mano si poggiava sullo schienale.
L’umano era completamente sopraffatto, ingabbiato e senza alcuna via di fuga e in silenzio osservò la mano libera di Derek avvicinarsi al suo viso.
Le dita si chiusero lente attorno al bastoncino bianco, tirando via così il lecca lecca dalla bocca, per portarlo a quella del licantropo che si chiuse avida attorno al dolce.
“Ti piace davvero tanto la fragola?” domandò il padrone di casa.
“Cosa?” riuscì a tirare fuori a fatica Stiles, spingendo l’altro a un gesto inaspettato.
Derek infatti, anche se a fatica, riuscì a infilare la mano nella tasca dei jeans del minore, estraendo pochi attimi dopo lo stick per le labbra e sventolandoglielo poi davanti al naso.
“Oh, beh, non è stata una mia scelta e poi” tentò di spiegare Stiles.
“Non mi interessa ora” lo fermò Derek.
Il mannaro lasciò scivolare a terra il burrocacao e la caramella oramai in parte consumata “Dannazione” disse questa volta a voce alta il padrone di casa compiendo poi il gesto che da giorni – e notti – lo tormentava.
Le sue dita si muovevano lente sulle labbra umide e appiccicose di Stiles, senza grande premura e gentilezza, ma premendo e tastandole con decisione.
La posizione di Derek non era né stabile né comoda e, per questo motivo, il moro puntò un ginocchio sui cuscini, così da poter farvi leva e spostarsi così da essere in linea con il corpo steso sotto di lui.
“Che cosa mi hai fatto?” domandò con un tono quasi rabbioso nella voce.
“Io? Niente, lo giuro non ho fatto niente” tentò di difendersi Stiles, anche se non era consapevole di cosa fosse accusato.
“Non è vero. Devi avermi fatto qualcosa, altrimenti perché è da giorni, da settimane che non faccio altro che pensare a te. Alla tua bocca. A baciarti”
“A baciarmi?” balbettò appena udibile il liceale “Tu vuoi baciarmi?”
“No, io non lo voglio. Sei tu. So che sei tu, è colpa tua” quasi ringhiò Derek scuotendo il capo, come a voler agguantare almeno un briciolo di lucidità.
 
Le parole dette erano già state troppe, decisamente troppe e Derek decise di andare a cogliere la soluzione a tutti i suoi mali che ora si presentava a lui.
Avrebbe baciato quel ragazzino petulante.
Avrebbe assaggiato quelle dannate labbra.
Avrebbe affondato la lingua nella sua bocca, togliendosi la voglia una volta per tutte, così’ da tornare poi alla normalità.
Il capo del mannaro calò repentino impedendo a Stiles anche solo di pensare a fare qualcosa e poi semplicemente accadde.
Il bacio.
La bocca di Derek non era delicata e liscia, anzi spingeva per costringerlo ad aprire la propria e la pelle di Stiles pizzicava per il contatto rude con quella dell’altro ricoperta dalla barba scura che da tempo aveva iniziato a farsi crescere.
Era dolce il sapore di Stiles.
Erano morbide come aveva immaginato le sue labbra, ma non era sufficiente, a Derek ciò non bastava. Per questo motivo, socchiuse la propria bocca, avvolgendo il labbro inferiore del piccolo, coccolandolo e mordicchiandolo, per invogliarlo a rilassarsi e lasciarsi andare.
Tecnica collaudata che dopo alcuni secondi diede i suoi frutti.
Stiles sciolse i muscoli del viso, permettendo a quello strano e inaspettato tocco di divenire ancora più avvolgente e, aprendo lentamente le labbra, permise alla lingua dell’altro di invaderlo.
Stava baciando Derek Hale. L’avvenimento aveva dello straordinario e dell’assurdo, ma era anche caldo e avvolgente, torbido e profondo come mai gli era capitato.
Le sue braccia si mossero, seguendo un istinto che forse non pensava neppure di avere, permettendo alle mani di chiudersi con forza sulla nuca del licantropo. Derek reagì a quel gesto buttandosi in avanti, prendendosi tutto ciò che voleva e che Stiles gli stava docilmente concedendo.
Il corpo del mannaro aderì, senza gravare, a quello di Stiles permettendogli di sentire il battito del suo cuore e i movimenti del torace dove i polmoni iniziarono ben presto a bramare nuova aria.
Tutto si interruppe bruscamente così come era iniziato e immediatamente i due protagonisti si trovarono occhi negli occhi.
Vi era un sottile velo di imbarazzo, ma le sensazioni più forti erano l’incredulità di quanto avessero trovato piacevole quell’irrazionale esperimento.
“Perché?” mormorò Stiles sulle labbra umide dell’altro ancora pericolosamente vicine.
Derek si sollevò anche se solo di pochi centimetri “Dovevo”
“Dovevi?” ripeté dubbioso Stiles.
“Stavo impazzendo. Dovevo togliermi questa fissazione” ammise il lupo riappoggiando a terra entrambi i piedi e liberando del tutto il liceale che, a fatica, si mise seduto.
“Tu ti togli le voglie e ora io dovrò convivere con il ricordo di”
“Di una cosa disgustosa?” suggerì il padrone di casa allontanandosi di qualche passo e dandogli le spalle.
“Del bacio migliore della mia seppur breve vita” sbottò sincero il ragazzo, rendendosi conto delle parole dette un attimo dopo averle pronunciate e congelandosi sul posto.
“Migliore?” domandò sbalordito Derek voltandosi di scatto.
“Certo. Mi pare ci fossi anche tu” riprese sarcastico il figlio dello sceriffo.
“Smettila”
“Smetterla di fare cosa esattamente?” lo pungolò Stiles.
“Di dire certe cose, non puoi pensarle veramente”
“Cosa te ne importa eh? Tanto ti sei tolto la tua fottutissima voglia e ora chi si è visto si è visto” lo aggredì incurante delle possibili conseguenze e avvicinandosi all’altro.
“Non me la sono tolta ok? Vorrei che fosse così, ma non riesco a pensare ad altro se non a rifarlo e rifarlo e rifarlo ancora” urlò di rimando il lupo, in un abbozzo di litigata grottesca.
 
Il respiro affannato di entrambi era l’unico che leggero invadeva il loft quando, all’improvviso, la porta di metallo scorse per l’ennesima volta lungo i binari, rivelando Scott e Lydia intenti a discutere.
“Ehi amico, hai avuto quello che volevi?” chiese l’alfa.
“No, sì. Cioè no, niente bestiario” rispose sovrappensiero Stiles.
“Oh no, vi prego. Ditemi che non stavate di nuovo litigando per una qualche cosa stupida” si preoccupò Scott vedendoli tesi e con gli sguardi corrucciati.
I due, presi in castagna, scosserò la testa all’unisono.
“Che schifo” esordì a un certo punto Lydia, portando tutti i presenti a volgere il capo nella sua direzione.
La ragazza aveva raccolto con schifo malcelato il bastoncino del lecca lecca, per gettarlo nel cestino poco distante e nel tornare accanto agli amici vide qualcosa di familiare sotto il tavolo.
“Stiles, per la miseria, hai idea di quanto costi uno di questi balsami per le labbra? Mi dici come farai a farti passare quel tuo fastidioso vizio se lo perdi in questo caos?”
Gli angoli della bocca del figlio dello sceriffo si piegarono in un sorriso malandrino, soffermandosi un attimo sulla figura di Derek che aveva iniziato a discutere con Scott “Tranquilla, credo di aver trovato una valida alternativa che si prenderà cura delle mie labbra d’ora in avanti”
   
 
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