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Autore: Arancino Spietato    20/09/2014    10 recensioni
[CreepyPasta]
Dal testo:
“«Benedict! Ben! Non farlo ti prego!» implorò il fratellino legato ad un tavolino orizzontale, in lacrime.
«Oh David... È per la mamma tutto questo... Non essere triste»
«Sei un pazzo psicopatico!»
«Ben! Ho paura!» gridò la sorellina, anche lei legata ad un tavolino.
«Perché non capite?! Stupidi! Siete degli emeriti idioti!» gridò il maggiore.
In preda alla rabbia mise fine alla vita della sorellina infilzandole il bulbo oculare con una siringa.
«Christine...»
Il fratello osservò la scena con orrore, e il suo cuore perse un battito quando il fratello undicenne, con il camice bianco da laboratorio ricoperto di sangue, si girò verso di lui con un sorriso per niente rassicurante e gli disse:
«Tu sei il prossimo»”
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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The Mad scientist


Questa è la storia di un ragazzo “particolare” di nome Benedict Winter.
Ma partiamo dall'inizio.
Benedict Winter viveva in uno sperduto paesino d'America insieme alla madre inglese, il padre tedesco e i suoi due fratelli minori.
Era un bambino timido, ribelle, inventore e sognatore.
Fin da piccolo era stato molto attratto dai libri di scienza. Quando egli si poneva un “perché”, i libri gli davano sempre la risposta.
Adorava la scienza, cosa ereditata dalla madre, biologa.
Sognava di poter diventare uno scienziato di fama mondiale, e di poter creare un antidoto per qualunque malattia per aiutare il mondo, come diceva sempre a sua madre, la quale non poteva essere più fiera del proprio bambino, che a quell'epoca andava solo in prima elementare.

Finché un giorno, ad otto anni, mentre stava giocando con il fratellino di cinque anni e la sorella di due, non arrivò una chiamata da un ospedale in casa Winter.
Il padre rispose, e Benedict lo vide letteralmente paralizzarsi con il telefono in mano.
Quando il padre riattaccò e il piccolo gli chiese cosa era successo, lui gli rispose che la madre era diventata un angelo.
Non era un tipo che girava troppo attorno ad un argomento, e quel giorno Benedict lo imparò bene.
Per ben due settimane se ne stese nella sua casa sull'albero, a meditare.
Era un bimbo che non piangeva mai, nemmeno quando si sbucciava un ginocchio o quando gli morì il gatto, ma quella volta, pianse.
Non tanto per tristezza, ma per rabbia.
Non si capacitava del fatto di essere impotente contro la morte.
Da quel tragico giorno, Benedict si fece una solenne promessa: avrebbe creato un siero, una pillola, un liquido, un qualcosa per far resuscitare i morti.
Non lo disse a nessuno, poiché quando avrebbe fatto rivivere la mamma sarebbe stata una sorpresa!

Era bravo a scuola, soprattutto in scienza e matematica, si vedeva che aveva un quoziente intellettivo fuori dalla norma.
Nonostante ciò veniva rimproverato spesso dalle insegnanti perché non svolgeva i compiti per casa.
Lui era troppo impegnato a studiare per un siero rivoluzionario che avrebbe resuscitato i morti, non aveva tempo per i compiti a casa!
Le bambine erano attratte da lui, sia per il fisico, alto e snello, capelli lisci biondo cenere e occhi verde muschio, che per il carattere chiuso e introverso, ed era anche molto silenzioso.
Ma a Benedict, di loro, non poteva fregar di meno.
Non si staccava un attimo dalla cantina, dato che l'aveva trasformata in un laboratorio. Era chiuso a chiave, e solo Dio sapeva che cosa stesse facendo là dentro.

Quando un giorno, all'età di undici anni, riuscì finalmente a concepire un siero che, secondo lui, avrebbe potuto ridare la vita ai cadaveri.
Ora, da bravo scienziato qual'era, avrebbe dovuto testare la sua formula.
Ma dove?
Decise di testare prima la formula su insetti o lucertole, ma poi ci ripensò, dato che l'ago della siringa era troppo grande per quelle creature.
Così volle provare su animali più grandi, come gatti o cani.
Vagava per le strade in cerca di animali morti, ma non ne trovava.
Allora uccise di nascosto il cane di famiglia, un golden retriever, il loro caro Lucky.
Testò il siero anche su di lui, ma non funzionò.
“Eppure il mio siero è perfetto! Forse non funziona perché la formula è troppo concentrata per l'organismo animale” pensava.
Rimaneva solo da provarlo sugli umani.
Prese il fratellino di otto anni e la sorellina di cinque e li uccise.
Ma la formula, ovviamente, non funzionò nemmeno su di loro.
Il biondo era sconsolato, perché i suoi anni di ricerca non davano i loro frutti? Perché non era riuscito ad ottenere il risultato desiderato? Dove aveva sbagliato?

«Benedict! Ben! Non farlo ti prego!» implorò il fratellino legato ad un tavolino orizzontale, in lacrime.
«Oh David... È per la mamma tutto questo... Non essere triste»
«Sei un pazzo psicopatico!»
«Ben! Ho paura!» gridò la sorellina, anche lei legata ad un tavolino.
«Perché non capite?! Stupidi! Siete degli emeriti idioti!» gridò il maggiore.
In preda alla rabbia mise fine alla vita della sorellina infilzandole il bulbo oculare con una siringa.
«Christine...»
Il fratello osservò la scena con orrore, e il suo cuore perse un battito quando il fratello undicenne, con il camice bianco da laboratorio ricoperto di sangue, si girò verso di lui con un sorriso per niente rassicurante e gli disse:
«Tu sei il prossimo»

Un giorno, per caso, scoprì alla televisione che esistevano persone speciali, in grado di comunicare con gli spiriti dei defunti, i sensitivi.
Gli si accese una lampadina in testa.
Mandò letteralmente a quel paese tutti i suoi anni di ricerca per quel siero rivelatosi un fallimento per studiare sui fenomeni paranormali e crearne un altro, dato che non voleva abbandonare la sua amata scienza, che permettesse al suo cervello di captare le onde elettromagnetiche ipoteticamente prodotti dagli spiriti.

All'età di sedici anni, il siero “fai da te” era pronto.
Era un liquido nero pece leggermente denso, che puzzava di sangue.
Bisognava solo iniettarlo nella cavità oculare.
Normalmente nessuno, nemmeno per tutto l'oro del mondo, vorrebbe mai iniettarsi un liquido non identificato nel bulbo oculare, ma Benedict, accecato dalla voglia di esaudire il suo desiderio, lo fece senza esitazioni, iniettando il liquido nell'occhio sinistro.
La sua iride da verde divento completamente nera, confondendosi con la pupilla.
Fu estremamente doloroso, ma i risultati furono immediati: aveva perso la normale vista dall'occhio sinistro, ma in compenso aveva una vista e un udito in grado di vedere e sentire gli spiriti.
Gli pareva incredibile. Non riusciva a crederci, era euforico.
Ma l'euforia se ne andò presto quando le voci cominciarono a diventare opprimenti. La testa gli doleva, non riusciva quasi più a pensare.
Così volle controllarli.
Inoltre, se li avesse controllati, avrebbe potuto rimetterli negli appartenenti corpi facendoli rivivere! Geniale!
Provò a iniettare il siero nel braccio sinistro.
La prima iniezione bruciò. Il liquido entrando nelle vene le tinse di nero e distrusse le cellule del sangue, e lui poteva sentire il siero che scorreva nelle sue vene come se le bruciasse.
Un piccolo cerchio di pelle attorno al buco dove era entrato l'ago si tinse di nero.
Benedict volle continuare per vedere cosa sarebbe successo, anche a costo di perdere il braccio.

Continuò le iniezioni per due anni, fino a quando non perse totalmente la sensibilità, e il braccio era diventato nero, freddo, senza sangue e marcio. Se non si fosse fermato il liquido si sarebbe espanso fino al petto, e probabilmente l'avrebbe ucciso.
Ma quegli anni di sofferenze non furono vani: riusciva a far fare agli spiriti quello che voleva semplicemente muovendo il braccio o schioccando le dita.
Dal muovere, accendere o rompere gli oggetti, al controllare le macchine e addirittura le persone, al controllare il tempo meteorologico e persino il movimento di stelle e pianeti, come la luna e il sole, quindi poteva modificare l'andamento dei giorni. Tutto con uno schiocco di dita.
Era diventato invincibile.
Provò i suoi poteri per reinserire gli spiriti dei propri fratelli nei loro corpi, ma creò solo degli zombie il cui unico pensiero era nutrirsi.
Era deluso. Profondamente deluso.
Odiava la morte, così onnipotente...
Cominciò ad uccidere a causa sua.
Uccideva le persone e poi le trasformava in zombie proprio per fare un dispetto alla morte.

Mentre un giorno di pioggia camminava in un vicolo, sentì degli spari non distanti da dov'era lui.
Andò a vedere, e rimase a bocca aperta.
Nella strada c'era un ammasso di macchine della polizia distrutte, i poliziotti erano a terra, morti in un lago di sangue.
Al centro di questo macello c'era una figura alta, circa un metro e novanta, che gli dava le spalle.
Aveva un lungo cappotto nero sbottonato ricoperto di sangue, simile a quello dei preti, e una sciarpa nera.
Ma la cosa che lasciò Benedict più colpito fu il fatto che sopra la testa di quel ragazzo moro c'era un coniglietto nero, con dei segni lilla sparsi per il corpo. Non aveva mai visto un coniglio lilla.
Il ragazzo, che sembrava un po' più grande di lui, rideva, ma le sue risate erano malate, decisamente.
Si girò, e lo vide.
Benedict non seppe come reagire.
Il moro, con un ghigno sul viso, gli puntò una pistola bianca con finiture dorate e il coniglio caricò dentro la sua bocca una palla di fuoco viola.
Il biondo istintivamente puntò il braccio verso il ragazzo e una forza non identificata scaraventò il moro e il coniglio a molti metri di distanza.
Quello però non accennava ad arrendersi, così estrasse un'altra pistola e sparò a Ben prendendolo alla sprovvista.
Il proiettile lo colpi allo stomaco, e il minore fu costretto ad inginocchiarsi.
Il moro velocemente si alzò e gli assestò una ginocchiata all'addome, facendolo rotolare per qualche metro.
Un alone scuro iniziò a circondare il corpo di Ben, mentre la sua bocca si contorceva in una smorfia di rabbia.
I suoi capelli cambiarono lentamente colore e diventarono nero pece, mentre il suo occhio nero lacrimava lacrime nere.
Il braccio sinistro cominciò a pomparsi e ad ingrossarsi, fino a strappare la manica e a diventare largo e grosso come il torace.
Il ragazzo e il coniglio non credevano ai propri occhi.
Ben all'improvviso caricò una palla di energia nera nel braccio sinistro e la lanciò verso il moro, che prontamente la evitò. Essa andò a finire su un appartamento distante, facendolo esplodere.
Cominciò un corpo a corpo: Ben si avventò su di lui cercando di strozzarlo, ma il moro con fatica, riuscì a sparargli altri due colpi all'addome.
E il coniglio nero gli diede il colpo di grazia con una palla di fuoco viola che lo colpì in pieno petto, creandogli gravi ustioni.
Il biondo cadde a terra svenuto.
Il suo braccio tornò alle dimensioni normali, l'occhio smise di lacrimare e i capelli tornarono al loro colore biondo cenere.
Perdeva molto sangue, e nel frattempo il moro aveva riacquistato la lucidità.
Fece per andarsene, ma il suo cuore grande gli impose di fermarsi e di aiutarlo.
Così fece, e lo portò in una casa in periferia completamente isolata.
In fondo sentiva che quel ragazzo di un anno più piccolo non era così pericoloso come sembrava...

Ben si risvegliò la mattina in una piccola camera da letto, dove c'era solo un letto, un comodino e un armadio, e la finestra era sbarrata da tavole di legno inchiodate al muro alla bene e meglio.
Il suo camice bianco era stato pulito e messo sul comodino.
Era a torso nudo, e sia l'addome che il torace erano stati fasciati.
Solo allora si ricordò dell'accaduto della sera prima.
In quell'esatto momento il ragazzo moro aprì la porta.
«Ehm... Ciao. Non voglio farti del male, puoi fidarti»
Il biondo però continuava a guardarlo in modo diffidente.
«So che non è facile fidarti di una persona che la sera prima ti ha sparato ripetutamente, ma... Ho voluto aiutarti»
«... Perché? Perché non mi hai lasciato lì o non mi hai ucciso?» gli chiese Ben.
«Beh... Non c'è un perché. Non volevo lasciarti morire. Mi sembrava sbagliato»
«E perché hai risparmiato me e non quei poliziotti?»
«Perché sentivo che era giusto farlo»
«Come si può “sentire”?»
«Me l'ha detto il cuore»
«Il cuore è un organo muscolare situato negli uomini al centro della cavità toracica, precisamente nel mediastino medio, dietro lo sterno e le cartilagini costali, davanti alla colonna vertebrale, da cui è separato dall'esofago e dall'aorta, appoggiato sul diaframma, che lo separa dai visceri sottostanti. È costituito da tessuto muscolare striato ed è circondato da una sacca chiamata pericardio. Tutte le emozioni che le persone attribuiscono al cuore sono il risultato di un processo chimico del cervello. Il cuore non ha una mente propria, non può pensare, e non può dire alle persone quello che devono fare dato che il suo compito è quello di pompare il sangue al resto del corpo. Quindi quello che hai detto non ha senso» disse Ben, con un espressione apatica sul viso.
Il maggiore lo fissò un po' colpito, sentendo quelle parole uscite quasi automaticamente dalla sua bocca.
«Lo so, è solo una metafora» rispose.
Il biondo lo fissò con un sopracciglio inarcato.
«Io mi chiamo Marcus, tu?»
«... Benedict»
«Io vorrei che... Noi diventassimo... Amici Benedict... Se a te va bene» continuò il moro.
«Amici?...»
«Sì, perché no?» rispose il maggiore con un sorriso sincero in viso.
«...»
«Mh... Uff, ci devo pensare» disse Ben voltandosi dall'altro lato.
«Ehm, ok. Quando decidi... Dimmelo»
Fece per uscire, quando:
«Ah, vuoi che ti porti qualcosa da mangiare o da bere?»
«... Tè alla pesca e croissant alla crema?»
«Dovrei averceli, te li porto»
Ed uscì.
“Mh... Forse... Potrei risparmiarlo. Sembra un po' imbranato però...” pensava Ben.

Ogni giorno che passava i due diventavano sempre più affiatati.
Era da tempo che Ben non provava emozioni del genere nei confronti di qualcuno.
Era da un mese che vivevano assieme, e un giorno Marcus rientrò in casa, e un po' frustrato disse:
«Non è nemmeno qui...»
«Mh?»
«Ben, domani ce ne andiamo»
«Dove? E perché?» chiese il biondo.
«Voglio trovarlo»
«Chi?»
«Mio fratello»
«Hai un fratello?»
«Sì. Non lo sapevo nemmeno io, ma guardando nei miei documenti ho visto che siamo stati separati alla nascita, ed è attualmente disperso. Non so chi sia né come si chiami, ma voglio trovarlo»
«E come farai?»
«Ho solo una foto di lui da neonato, non so nemmeno a quanto risale, e nient'altro»
«Mh... Molto utile» disse l'altro, sarcastico.
«Lo so ma è l'unica cosa che ho. Non è che tu riesci a capire come sarà da grande?»
«Non so... Dammi»
La foto ritraeva un neonato di circa un mese. I pochi capelli che aveva in testa sembravano castano chiaro, e non si poteva capire il colore degli occhi poiché esso non si era ancora formato, dato che probabilmente aveva solo un mese o giù di lì.
«Non credo di poter fare qualcosa, è troppo piccolo... Però...» continuò Ben.
«Però ha un braccialetto al polso, quello per identificarli. Se solo avessi uno scanner e un computer potrei vedere...»
«... Forse in un'altra casa ci sarà. Prepariamo quello che serve e ce ne andiamo»

Così prepararono tutto e se ne andarono.
Alla ricerca di questo fratello perduto.


Angolo dell'arancino autrice:
Peppépeppepepè! Peppèpeppepepè peppè!-
Ehm ehm...
Quindi, sono tornata da un periodo di depressione!
Nel mentre ho inventato altre due creepypasta: questa, e un'altra, che poi scriverò.
Qui c'è l'immagine (fatta coi piedi) di Benedict...

 

 

Sì lo so, non è granché -___-'''
Eeee... Quindi, dato che Ben è insieme a Marcus, farà anche lui parte di VDP (Vita Da Proxy)!!! Yeeeeee!
A proposito, per chi non sa chi è Marcus,
QUI c'è il link per la sua creepypasta.
E per chi se l'è chiesto, la parte in corsivo è un flashback.
Dunque...
Chi sarà il fratello perduto di Marcus?
Lo scopriremo in VDP!!

Beh, non ho nient'altro da dire...
Spero che questa Creepypasta vi sia piaciuta ^^
Lasciatemi una recensione per sapere cosa ne pensate e alla prossima ;)
Ciau ^^

   
 
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