Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: meiousetsuna    20/09/2014    3 recensioni
Partecipa al contest: Diamo spazio alle crackpairing! di Elettra.C
Mystic Falls, 1991. Damon torna per incontrare Stefan dopo una lunga separazione, ma le loro incomprensioni resteranno tali. Infuriato e deluso, passerà solo la notte di capodanno, con intenti poco positivi. Ma una nevicata, una strada scivolosa, un incontro con la polizia locale cambieranno le cose…
Se l’avessero catturato avrebbero trovato il bagagliaio riempito con un cadavere ancora caldo, macchie di sangue sui tappetini, sacche per trasfusioni; avrebbe solo potuto sbranarli, spacciando la carneficina per l’attacco di un animale.
Questa sarebbe stata la sua prima multa per guida in stato di ebbrezza, pensò: ‘Colpevole di bere alcolici, Vostro Onore!’
Damon inchiodò, sentendo il rumore delle ruote dell’inseguitore che frenavano rapidamente per poi abbassare il finestrino con aria innocente.
“Spegni il quadro, scendi dall’auto con le mani bene in vista e allontanati!”
Non poteva crederci; una donna poliziotto, in quella fucina di valori antichi. Una gran bella ragazza, valutò rapidamente, aveva altri istinti predatori infallibili oltre quello delle vite altrui.
Bionda, slanciata, occhi celeste carico e forme sinuose; l’uniforme non faceva che evidenziarle, con la sua severa semplicità.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Liz Forbes, Stefan Salvatore
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo
if-i-were-a-boy

Partecipa al contest: Diamo spazio alle crackpairing! di Elettra.C
Personaggi: Damon/Liz Forbes - Stefan
Rating: Arancione
Genere: Missing Moment, Sentimentale, Malinconico
Avvertimenti: Crack paring, What if?, H/C, Lime
Ambientazione/Periodo: 31 Dicembre 1991* (Citazione della 1x1)

Decisamente, l’unica nota positiva che si poteva salvare della malaugurata idea di aver fatto quel viaggio era stata l’acquisto della macchina, pensò Damon; un vero gioiello, trovata da un rivenditore di auto usate che non aveva saputo valutare il prezzo adeguato per una rarissima Camaro Convertible del 1969: neanche la Chevrolet ormai produceva altri modelli di quel livello.
Per una creatura come lui sarebbe stata più appropriata una carrozzeria nera, ma era già il colore che tingeva la sua anima, brillava tra i suoi capelli setosi e visto che era una persona onesta — a suo modo — era mostrato con evidenza dal suo abbigliamento, così diverso da quello standard di moda quell’anno.
Il Blu Atlantis era elegante e completava la sua presentazione da eterno seduttore.
Suo fratello non aveva affatto gusto, invece, anche se l’aspetto dismesso dovuto a quella camicia da boscaiolo di una taglia troppo grande e i jeans sdruciti, unito al colorito di chi si nutre di roditori, ne avrebbero fatto un perfetto fotomodello per quel nuovo medicinale antidepressivo che stava spopolando tra gli adolescenti americani.**
Aveva perfino bussato, anche se stava entrando a casa Salvatore, ma l’espressione con la quale era stato freddato sulla soglia gli fece giurare che nella prossima occasione avrebbe fatto un ingresso trionfale, spiazzando e magari spaventando il ragazzino.
“Sei qui; in ritardo di quarant’anni, ma suppongo che non valesse la pena avvertirmi”.
Un dolore sottile ma non meno letale attraversò il petto di Damon, tagliente come i bisturi che avevano massacrato la sua carne nel laboratorio dove l’avevano rinchiuso, catturandolo proprio quando era tornato per incontrare Stefan, per abbracciarlo, forse.
“Mi piacerebbe credere che non ti sia presentato per tanto tempo per la vergogna di quello che hai fatto a Lexi a New York, ma ti conosco bene, non provi niente del genere”. Stefan sospirò, aggrottando le sopracciglia.
“Anche se a sentire lei, almeno la tua umanità non è del tutto spenta. È questo che ti fa rabbia, che l’abbia capito?”
“Ascolta, Stef. Sono qui semplicemente perché è casa mia come tua, evita di farmi queste paternali, sono fuori luogo. E la tua amichetta bionda non se l’è passata tanto male con me, anzi, sotto di me… o questa parte l’ha evitata, nel suo lamentevole racconto?”
Con una risata maliziosa e crudele, Damon aveva fatto un balzo indietro, evitando con facilità il pugno di Stefan, leccandosi le labbra con un evidente intento provocatorio, divertendosi nel vedere la frustrazione di suo fratello l’Eroe mentre estraeva la mano dal legno spaccato della libreria che aveva colpito al suo posto.
“Adesso andrò a prendere il bagaglio, che sistemerò in camera mia; resterò quanti giorni ne avrò voglia e non azzardarti a fare strani scherzi, sai che la pagheresti, ti ho promesso una cosa, ricordi?”
“Un’eternità di sofferenze, lo so. D’accordo, andrò via io, non ho voglia di rovinarmi anche questo giorno a causa tua, c’è Lexi che mi sta raggiungendo, andremo in albergo. Una persona che vuole passare capodanno con me ce l’ho”.
“Bene, evviva”. Era bravo, molto bravo a mascherare le ferite, per fortuna.
“Nascondetevi, magari la prossima volta che la incontrerò potrebbe essere l’ultima”.
Stefan prese una giacca pesante, uscendo senza sbattere la porta, semplicemente come se fosse troppo disturbato anche per quel gesto.
Damon si avvicinò al camino acceso, trovando subito una bottiglia di bourbon dalla quale versò un generoso bicchiere; brindò a se stesso, alla vita che continuava, a ogni anno che lo avvicinava alla possibile salvezza di Katherine, alle speranze non morte come era lui dentro, mai come in quel momento. Il rumore del cristallo che si infranse contro la pietra coprì quello del cuore che si incrinava.


Centotrent’anni non erano sufficienti a stravolgere radicalmente quella maledetta cittadina, forse solo una catastrofe nucleare avrebbe avuto un impatto abbastanza efficace; ma questo avrebbe significato anche la distruzione della cripta e Damon non l’avrebbe permesso, fosse stata l’ultima azione su questa terra.
Non era un tipo formale, ma passare la serata dell’ultimo dell’anno solo a ubriacarsi nella sua macchina nuova non era il massimo, anche se era meglio che festeggiare con Stefan e quell’odiosa infermierina che si era trovato; anche se lo avesse invitato avrebbe rifiutato, magari il brindisi finale sarebbe stato a base di conigli ancora vivi!
Per fortuna l’aveva scampata, continuò a ripetersi guidando con una mano mentre con l’altra reggeva una bottiglia che aveva prelevato dal mobile bar di casa, unitamente a molte sue gemelle che si trovavano sul sedile accanto.
Un vampiro ha capacità che i comuni esseri umani non possiedono, ma questo non impedì alla Camaro, che era priva di pneumatici termici, di eseguire una pericolosa sbandata sulla strada coperta di brina e da un sottile strato di neve insidiosa; Damon ritrovò subito il controllo ridacchiando, quando qualcosa di incredibile accentrò tutta la sua attenzione.
Una volante della polizia lo stava inseguendo a sirene spiegate, come il più pericoloso criminale che avesse mai osato varcare il confine cittadino.
Oh sì, corretto.
Da quando avevano inventato i motori a benzina aveva sempre posseduto una buona vettura, capace di correre, per i dettami dell’epoca; molte volte, per provare un brivido più umano invece di uccidere le persone che gli davano fastidio si era divertito a farsi inseguire, battendole con le loro stesse invenzioni.
Se l’avessero catturato avrebbero trovato il bagagliaio riempito con un cadavere ancora caldo, o macchie di sangue sui tappetini, sacche per trasfusioni rubate in un ospedale, cose per le quali avrebbe solo potuto sbranarli tutti, facendo passare la carneficina per l’attacco di un animale selvatico.
Questa sarebbe stata la sua prima multa per guida in stato di ebbrezza, pensò: ‘Colpevole di bere alcolici, Vostro Onore!’
Decise di divertirsi un po’, prima di rivolgere la sua rabbia contro la futura vittima, forse il trovarsi in quell’ambiente campestre gli aveva risvegliato il gusto per la caccia grossa.
Damon inchiodò, sentendo il rumore stridente delle ruote dell’inseguitore che frenavano rapidamente —  con una certa abilità, ammise —  per poi abbassare il finestrino con aria innocente.
“Spegni il quadro, scendi dall’auto con le mani bene in vista e allontanati!”
Non poteva crederci; una donna poliziotto, in quella fucina di valori antichi. Una gran bella ragazza, valutò rapidamente, aveva altri istinti predatori infallibili oltre quello delle vite altrui.
Bionda, slanciata, occhi celeste carico e forme sinuose; l’uniforme non faceva che evidenziarle, con la sua severa semplicità, il blu d’ordinanza che fungeva da sfondo per le ciocche dorate che formavano una coda di cavallo strettissima, danzando sulle spalle a ogni movimento.
Damon sorrise deliziato, mentre eseguiva le istruzioni, per nulla intimorito dalla pistola Glock*** puntata con precisione verso il suo stomaco. ‘Mossa intelligente; molto dolore ma poca probabilità di morire’.
Senza perdere la soave serenità della sua faccia da schiaffi, il vampiro avanzò di tre passi, lentamente, poi con uno scatto rapido ma non troppo incredibile prese le chiavi e spostati i jeans tirando la cintura le lasciò cadere nel cavallo dei pantaloni.
“Perché non le recupera, agente? Sono il corpo del reato… oppure lo è il mio”.
La bionda rimase paralizzata per due secondi, poi con uno slancio si parò di fronte a lui, prendendo qualcosa da una tasca. In men che non si dica aveva chiuso il polso sinistro di Damon in un bracciale delle manette, assicurando l’altro a una delle maniglie della Camaro; poi con una mossa dovuta senza dubbio alla pratica di arti marziali lo aveva girato con violenza, premendogli il viso sul parabrezza.
Il bruno stava faticando per non scoppiare a ridere; almeno c’era un intrattenimento, in quella serata, se fosse stata abbastanza spassosa forse non l’avrebbe uccisa. O forse sì, era libero di seguire il suo umore del momento, non doveva niente a nessuno.
Comunque, il suo pensiero ora era un altro.
Dio, lo stava facendo sul serio!
Le mani della poliziotta stavano scorrendo sulle sue cosce, nel caso avesse un’arma nascosta, per proseguire slacciando la cinta e cercando senza vergogna il mazzo di chiavi che si era bloccato lateralmente.
“L’arma c’è, ma è al centro, non ha frugato bene!”
“Un’altra frase così e ti abbasso questi pantaloni per una bella sculacciata, capito? Poi ti porto in cella per un paio di giorni a smaltire la sbronza, teppista! E spera che la tua famiglia voglia pagare duecentocinquanta dollari di cauzione per te, cosa di cui dubito”.
“Giusto”. La voce di Damon si era improvvisamente rabbuiata. “Mio fratello mi farebbe marcire volentieri in una gabbia, piuttosto che dare un centesimo, ma io sono piuttosto… allergico alla sbarre, ne ho viste troppe. Mi dispiace, credo che il nostro gioco sia già finito”.
Sotto gli occhi esterrefatti della ragazza, il bruno si sfilò le manette, spezzandosi alcune dita, mentre lei si stava chiaramente chiedendo che trucco stesse usando, quando se lo trovò praticamente addosso.
D’istinto puntò la pistola, ma prima che Damon reagisse svelandosi, si piegò a metà, tenendosi la pancia con le braccia, il viso divenuto pallido, poi senza preavviso si sporse, preda di un violento conato.
‘Non ci voglio credere, mi sta vomitando sulle scarpe’.
L’agente si trovò a terra, in ginocchio, mentre il sapore del fiele le riempiva la bocca; quando rialzò gli occhi, Damon era curvo di fronte a lei e aveva raccolto l’arma.
“Stai per spararmi, vero?”
“Adesso non sei più così aggressiva come prima… come ti chiami?”
“Elisabeth, Liz. E tu come ti chiami?”
“Sei preparata, scommetto che hai voti alti nei corsi di criminologia; chiedere il nome ad una persona pericolosa stabilisce un legame. Molto bene, sono Damon, ora che abbiamo fatto le presentazioni, come credi di procedere?”
“Non uccidermi Damon, ti prego, sono incinta lo giuro, non uccidermi!”
Il vampiro sentì d’istinto che era vero, non stava bluffando approfittando di un malore qualsiasi, non temeva per sé; malgrado non fosse certo un suo problema, provò una specie di rispetto per la disperata difesa di quella donna che stava contando sulla sua umanità vacillante. C’era una tragica ironia in questa situazione.
“Sei un ex detenuto, vero? Ascolta, non deve succedere nulla, ok? Vieni con me alla stazione, compiliamo un verbale per ubriachezza e ti lascio andare sulla parola, va bene? Te lo prometto”.
Damon sospirò con palese rassegnazione, poi gettò la pistola ad un metro, sulla neve soffice.
“Parlavo in modo metaforico, prima. Tranquilla Liz, sono solo un ragazzo un po’ su di giri che ha litigato a casa nella notte di capodanno, è uscito a bere e ha rischiato un piccolo incidente. Ora ti aiuto a tornare alla tua macchina e ci salutiamo da amici”.
“Davvero? Mi sono spaventata... Com’era il tuo cognome?”
Damon sollevò un angolo delle labbra con scherno. “Non era, perché non l’ho detto. Salvatore, sono Damon Salvatore, il fratello di Stefan e cugino di Zack, abita nella nostra tenuta di famiglia”.
‘Dovrei aver raccontato la cosa più credibile, sembriamo coetanei; non mi va di finirla qui’, sperò il vampiro, scansando subito quel pensiero macchiato di debolezza.
“Certo ho capito chi sei, il cugino di New York”. Adesso il timbro di Liz era completamente cambiato, Damon distingueva chiaramente il sollievo dell’adrenalina che scendeva, il battito cardiaco che si regolarizzava.
‘Non dovresti avere meno paura, sciocca. Ma per ora starò al gioco’.
Senza che nessuno dei due ci avesse badato, la neve aveva ricominciato a cadere, in piccolissimi fiocchi impermanenti, come per ricordare anche alle due persone accovacciate sulla strada che portava al Wikery Bridge, con una pozza di vomito tra loro, che quella era una notte di festa.
Improvvisamente il bruno si risollevò, tendendo una mano a Liz con un inchino cavalleresco che non avrebbe lasciato scampo a nessun essere femminile.
“Hai qualcosa di analcolico nella macchina, Liz? Potremmo bere un goccio mentre ti riprendi, se lasci lo sportello aperto sentiremo la radio se ti chiamano, te lo garantisco. Potrei giurare che il peggiore soggetto presente in città è qui adesso con te!”
Liz Forbes era la prima del suo corso e già godeva di ottima reputazione presso lo sceriffo per la sua dedizione al dovere, eppure si trovò a non poter resistere, lasciandosi accompagnare alla volante a recuperare una bottiglietta di aranciata, fingendo di non badare alla bevanda ben diversa che apparve nelle mani del ‘sospettato’, che stava diventando, in pratica, il suo momentaneo miglior amico.
Fatti pochi passi si fermarono all’inizio del ponte, con la sua antica balaustra in legno, importante storicamente ma poco stabile, come aveva osservato qualcuno; ma a Mystic Falls che dovrebbe accadere di brutto?
Elisabeth si sedette a terra, le gambe penzoloni tra le sbarre, appoggiandosi con la fronte alle braccia incrociate, mentre Damon si accomodò al contrario, con la schiena contro la ringhiera, per guardarla.
“Assegnano spesso il turno di notte a una donna in stato interessante?”
“No, se lo sapessero adesso sarei in ufficio, con i piedi al caldo. Non l’ho ancora detto, perché…”
A Damon non servivano tante spiegazioni, l’animo umano aveva pochi misteri che non avesse già sondato e questa era una situazione semplice.
Una ragazza giovane, attraente e con un ruolo di potere tradizionalmente maschile doveva scatenare una certa competitività nel suo partner: anzi, coniuge visto che portava la fede, quanto nei colleghi.
Probabilmente la gravidanza non era programmata; chissà se sarebbe stato il marito a chiederle di restare a casa e magari dare un fratellino al piccolo o se l’assenza forzata le sarebbe costata il posto.
“Posso confidarti una cosa riservata? Non lo so perché mi sto fidando, forse perché sei solo come me”.
Il ragazzo rimase un attimo in silenzio prima di risponderle.
“È la tua serata fortunata; ho un’abilità incredibile nell’ascoltare discorsi femminili e ti prometto di non raccontarlo a nessuno; forza, vuota il sacco”.
“Tre mesi fa avevo chiesto a Bill il divorzio, ci siamo sposati per un colpo di testa da un anno e siamo già due estranei; la mattina mi alzo, preparo la colazione e lui la mangia dietro un giornale aperto, mi parla a monosillabi. La sera fa sempre tardi in ufficio, ti direi che ha un’altra ma nel suo studio non c’è nessuna ragazza particolarmente attraente”.
Liz girò il viso verso il suo interlocutore, accorgendosi per la prima volta dell’incredibile colore delle sue iridi.
“Ha dato di matto, mi ha chiesto una possibilità e ora credo sospetti che sono incinta, anche se non ho detto nulla ho cambiato abitudini alimentari, non resisto all’odore di alcuni cibi”.
“Perché pensi che lo sappia?”
La bionda arrossì violentemente, trattenendo qualche lacrima di dispetto, incerta se continuare.
Al diavolo, poteva sempre negare tutto o arrestarlo!
“Perché da quando ha ottenuto il suo scopo, non mi ha toccata più. Ho paura che… capisci?”
“Che abbia altri interessi”. Damon le aveva risposto con un tono così avvolgente e tranquillo da trasmetterle fiducia, non si riconosceva neppure.
“Io non giudico mai, non sarebbe una vera colpa; ma farti avere un figlio che non desideri, sì”.
“Sbaglierò in ogni caso! Se lo terrò non potrò diventare una madre a tempo pieno, non è la vita che desidero, ma se decidessi di abortire mi pentirei terribilmente. Ho vent’anni, adesso avrei le forze per gestire tutto, ma sarebbe comunque una scelta egoista, perché dubito che Caroline avrebbe un padre decente”.
Damon stava per dire qualcosa, ma lei lo anticipò.
“Ti chiedi come faccia a sapere che è una femminuccia! Una mia ex compagna di liceo, Kelly Donovan, è incinta anche lei e anche se ho negato quando me lo ha chiesto ha insistito, sarà il sesto senso materno. Ha voluto fare uno stupido esperimento con un anello sopra la mia pancia e quando ha detto che aspetto una bambina, ho pensato a mia nonna e che l’avrei chiamata come lei. Per fortuna Kelly è una ninfomane alcolista, nessuno le darà ascolto. Oddio, l’ho detto davvero!
Damon era scoppiato in una calda e contagiosa risata, adorava la verità quando era anche un po’ cattiva, come in quel caso. ‘Tornerai a casa tua sana e salva Liz, non c’è niente che mi possa disarmare come la fiducia e d’altro canto non lo saprai mai’.
“Divertente, eh? È difficile essere una donna, Damon; niente ti è dovuto e da te si pretende il meglio, la vita è ingiusta. Dovrei sperare di avere un maschio, forse”.
“Che sciocchezza! Potrebbe assomigliarmi, spezzerebbe cuori e ti farebbe disperare, invece una bambina sarebbe bellissima come te e sai che ti dico? Se tuo marito non riga dritto prendilo a calci fino in Alaska! La crescerai tu, sarai magnifica”.
Liz era incantata da quell’assurdo ragazzo spuntato dal nulla che le stava tenendo una lezione di vita con assoluta naturalezza, malgrado all’inizio le fosse sembrato infantile, mezzo ubriaco e avesse l’aria di un donnaiolo incallito.
“Fai sembrare tutto facile, sai? Sei convincente”.
Prima che lui potesse risponderle, il forte scoppio di un fuoco d’artificio, seguito da molti altri, diede il segnale dall’arrivo del nuovo anno.
La bionda si alzò, sollevando l’aranciata per proporre un brindisi ma Damon era di tutt’altro avviso. Le strappò la bottiglia dalle mani gettandola nel fiume e passandole una mano intorno alla vita e l’altra sulla nuca la attirò in un bacio mozzafiato, tenero e profondo, sentendo con piacere che lei non lo rifiutava, anzi al primo contatto aveva socchiuso la bocca per lasciare che la lingua si incontrasse con la sua, abbandonandosi a quell’abbraccio inatteso.
Quando Liz dovette riprendere fiato, aprendo gli occhi, si accorse di avere le ginocchia che tremavano, il cuore che batteva velocissimo e con suo enorme imbarazzo una sensazione di umido e calore tra le gambe.
Damon le sorrise come se fosse assolutamente consapevole della reazione del suo corpo e aspettasse quasi di essere pregato di continuare.
“Sono sposata, lo sai. Ora dovrò prenderti a schiaffi”.
“Se ti eccita fai pure, ma se speri di fermarmi dovrai chiedermelo esplicitamente, prometto di farlo subito. Oppure potresti regalarti il sesso più sconvolgente della tua vita, non credo che sarà questo a rovinare il tuo matrimonio. Sei così sexy, non puoi accettare di restare con un uomo che non ti apprezza! Vuoi un po’ di avventura, una passione che consuma, o vuoi dirmi che sbaglio?”
Avrebbe voluto arrabbiarsi e rimettere quello sbruffone al suo posto, ma l’unica cosa che Liz riuscì a fare fu seguirlo mentre la portava per mano nella sua Chevrolet azzurra, richiudendo la portiera e accendendo subito l’aria calda, sdraiandola con studiata lentezza sul sedile posteriore.
Un braccio era sotto la testa della ragazza per farla stare comoda facendo attenzione a non schiacciarla col suo peso, mentre senza incertezze le slacciava uno a uno i bottoni della giacca, poi quelli della camicetta celeste, non smettendo di baciarla, lasciandole spazio perché anche lei potesse muoversi accarezzandogli il petto sotto la maglietta.
Dopo un minuto gli scarponcini e i pantaloni dell’uniforme erano volati sul sedile davanti, lasciando Liz con l’intimo di cotone blu che evidenziava la sua perfetta carnagione chiara, mostrando tutta la bellezza che mortificava sotto quegli abiti.  
Damon si tolse rapidamente i vestiti, lasciando solo i boxer perché fosse lei a sfilarli, con un gesto un po’ impacciato, abbassandoli con tutte e due le mani cercando di apparire spigliata, cosa che gli fece avere voglia di essere ancora più dolce.
“Stai in braccio a me, non rischiamo che possa farti male”.
Damon si mise seduto, portando Liz su di sé, togliendole il reggiseno sfiorandola appena, ascoltando
i suoi gemiti di desiderio mentre le stuzzicava i capezzoli con le labbra e la privava degli slip, facendoli passare sotto le ginocchia, per poi aiutarla a mettersi con le gambe ai lati delle sue.
Le dita sottili del vampiro le tracciarono una linea sulla pancia, sui fianchi, fermandosi qualche attimo prima di arrivare a toccare la sua femminilità socchiusa e pulsante, entrando piano, sentendo che non avrebbe potuto aspettare molto.
Con un espressione terribilmente maliziosa, si sporse a recuperare il cappello della divisa, calzandolo con accuratezza sulla capigliatura bionda della sua proprietaria.
“Questo tienilo, ho sempre sognato di essere dominato dalle forze dell’ordine!”
Liz si lasciò sfuggire una risatina che le aprì le fossette ai lati della bocca, lasciandosi sollevare e abbassare con delicatezza sulla sua erezione, piano, fino in fondo.
Damon si fermò per stringerla e baciarla sul collo, mentre lei gli teneva il viso tra le mani, ritrovando le sue labbra; non smisero mai di baciarsi, i movimenti lenti e profondi con cui lui la penetrava che le facevano perdere la misura del tempo.
“Damon… sto per…”
“Sì baby, più veloce, adesso”.
Liz si aggrappò alle sue spalle, ondeggiando col bacino per andare incontro alle sue spinte controllate, finché rovesciò la testa indietro, attraversata dal piacere più intenso che avesse mai sperimentato, trasmettendogli un calore che lo trascinò a seguirla subito.
Lei posò la fronte sulla sua, respirando affannosamente, sentendo che le stava subito infilando la giacca perché non si raffreddasse.
“Allora, agente, ho passato il test?” La voce di Damon era appena un soffio.
“Come sveltina da macchina, niente male”.
Cosa?
“D’accordo, prima eri così spiritoso! È stato fantastico, mi è piaciuto da impazzire, questa è la verità”.
“Molto meglio… ora lascia che ti rivesta, è una scusa per toccarti di nuovo”.
Ci volle molto tempo a far tornare a posto tutti i rispettivi abiti, tra una risata, un bacio e una serie di bottoni infilati nelle asole sbagliate.

Le stelle brillavano chiare, dopo che gli ultimi spruzzi di scintille erano ricaduti, permettendo di osservare di nuovo il cielo terso.
‘È una questione di relatività; finché siamo distratti dalle cose che attirano prima l’attenzione non vediamo tutto il resto’. L’avrebbe tenuto quel figlio, cercando di fare del suo meglio.
“Damon, ho deciso e credo di doverti ringraziare, se mi sbagliassi e fosse un maschio potrei chiamarlo come te; sarebbe un bravo ragazzo, non come vuoi sembrare”.
Il bruno sospirò, avvicinandosi alla ragazza, fino a fissare lo sguardo nel suo, facendole dilatare le pupille.
“Ora salirai su quella macchina e tornerai in centrale, Liz. Non ci siamo mai incontrati, non hai idea della mia esistenza. Quello che ti ricorderai è che non permetterai a tuo marito di rovinarti la vita, perché credi nelle tue capacità”.
“Me lo ricorderò”.
Quando Liz si accorse di essersi incantata per un attimo, intorno a lei c’erano solo neve, una bottiglia di bourbon abbandonata sulla balaustra del ponte e impronte confuse.
La radio stava trasmettendo un segnale gracchiante, in modo ininterrotto.
“Auto due, che succede?”
“Agente Forbes, tutto a posto? Sono cinque minuti che cerchiamo di metterci in contatto, qualche problema?”
“No, tutto bene, forse c’era poco segnale a causa della perturbazione. Qui non è successo niente”.


*L’anno di nascita di Liz è il 1972, quello di Caroline il 1992
Nel 1991, quando i Nirvana pubblicarono l'album Nevermind l’'abbigliamento grunge - camicie a scacchi, pantaloni di velluto millerighe, jeans delavé - diventò un must nell’alta moda
** Il Prozac è stato immesso sul mercato nel 1988
*** Le pistole Glock hanno il 65% del mercato delle pistole per le forze di polizia federale statunitensi
If I were a Boy –Beyonce

2014-Colors-1024x660
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: meiousetsuna