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Autore: Il Saggio Trentstiel    20/09/2014    6 recensioni
«Amico, tutto bene?».
L'Angelo parve riemergere da chissà quale profonda riflessione e puntò i suoi occhi di quel blu esagerato su Sam che, tanto per cambiare, si sentì come trapassato dall'intensità di quello sguardo.
Castiel impiegò qualche altro secondo prima di riuscire a trovare le parole, cosa strana anche per un tipo poco chiacchierone come lui.
«Dovrei fare anch'io un dono a Dean?».
Oh.
Oh.
Oggi è il compleanno della Pirats e come non dedicarle una Destiel che (lo giuro) è piena solo di amore e priva di angst?
Auguri applepie, Dean ti manda i suoi saluti :3
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Titolo: One more day for you to look
Personaggi: Castiel, Sam, Dean
Genere: Commedia, Romantico
Avvertimenti: Birthday!Pirats
Note: Angel!Cas, Birthday!Dean
Prompt: Cas vs il compleanno di Dean
Rating:Verde
Conteggio parole: 3718






 
Every year on your birthday,
you get a chance to start new
(Sammy Hagar)


















«Un... Dono?».
Sam annuì continuando a scribacchiare qualcosa su di un post-it.
«Sì, Cas. È una tradizione per mostrare alla persona che compie gli anni quanto si tenga a lei, che si è felici di... Di...» «Di vederla ancora in vita?» suggerì innocentemente Castiel.
L'altro sbuffò una risata e alzò lo sguardo dall'elenco che, ancora, stava minuziosamente compilando.
«Anche,» replicò divertito «ma non in questi termini».
Castiel avrebbe voluto domandare altre cose a Sam, ad esempio perché fosse considerato accettabile dagli umani festeggiare un giorno in meno da vivere di amici e parenti, ma l'altro si alzò proprio in quel momento.
«Bene,» annunciò «vado a fare la spesa per stasera».
Non ricevendo risposte si voltò per fare un cenno di saluto all'Angelo e si stupì di trovarlo meditabondo e confuso: sì, la storia dei regali e dei festeggiamenti per il genetliaco – come lo aveva chiamato poco prima – di qualcuno sembrava nuova per lui, ma non poteva turbarlo fino a quel punto, no?
Tossicchiò, vagamente a disagio, e si passò una mano tra i capelli troppo lunghi, Sammy, sembri una pollastra. Zittì il suo Dean interiore e fece un passo in direzione di Castiel.
«Amico, tutto bene?».
L'Angelo parve riemergere da chissà quale profonda riflessione e puntò i suoi occhi di quel blu esagerato su Sam che, tanto per cambiare, si sentì come trapassato dall'intensità di quello sguardo.
Castiel impiegò qualche altro secondo prima di riuscire a trovare le parole, cosa strana anche per un tipo poco chiacchierone come lui.
«Dovrei fare anch'io un dono a Dean?».
Oh. Oh.
Sam non poteva negarlo, si aspettava che una cosa del genere sarebbe prima o poi accaduta, solo... Solo non era del tutto pronto, ecco.
Inspirò e sperò intensamente che quell'improvvisa sensazione di calore sul volto non stesse a indicare che era arrossito: Castiel poteva non capire certe cose, ma di certo non aveva problemi nel notarle e nel sottolinearle.
«Beh, Cas...» cominciò prendendo tempo «forse è un po' tardi, ormai. Dean sarà di ritorno stasera...».
Lui inclinò la testa da un lato in quel modo quasi infantile che aveva di ragionare sulle parole altrui; Sam percepì nell'aria l'appropinquarsi di una qualche frase alla Castiel che avrebbe abbattuto ogni tentativo di obiettare.
«Posso volare» dichiarò candidamente e Sam sapeva che lo intendeva in maniera piuttosto letterale. Scrollò le spalle con finta indifferenza mentre dentro di sé esplodeva qualcosa, qualcosa che lo inorgogliva per aver ben interpretato certi segnali e che, per lo stesso identico motivo, lo innervosiva. Castiel e Dean, Dean e Castiel. Si ripeteva da mesi – o forse anni – che prima o poi quei due avrebbero gettato orgoglio e paura alle ortiche e... Dio, non riusciva a pensare a suo fratello in atteggiamenti intimi con una pollastra qualunque, come poteva immaginarlo con un Angelo? Un Angelo che magari, fraintendendo il concetto di dono e lasciandosi trascinare da emozioni umane a lui quasi ignote, si sarebbe presentato quella sera con un grosso fiocco in testa e un cartello con su scritto “Buon genetliaco, Dean. Scartami.”.
«Che dono potrei fargli?».
Ecco, tempismo perfetto. Sam scrollò le spalle per la seconda volta e soppesò le proprie parole una ad una.
«Non saprei» disse per poi fare un sorrisetto amaro «Dean non crede di meritare alcun regalo, quindi non darti troppa pena, Cas».
Castiel non ebbe alcuna reazione visibile se non un lieve inarcarsi delle sopracciglia e l'aver stretto le mani a pugno per un paio di secondi. Sam sospirò e e abbassò lo sguardo: era stata una frase diretta e non richiesta ma terribilmente vera. Come suo solito Dean sentiva di non meritare nulla, che si trattasse di regali, affetto o rocamboleschi salvataggi dalle fiamme dell'inferno: eppure Dean, colui che lo aveva cresciuto, protetto anche a costo della sua anima e lo aveva reso un uomo, meritava tutto e anche di più.
Fu con una nuova determinazione che Sam tornò a puntare lo sguardo su Castiel che non si era mosso dalla sua posizione.
«Cas,» esordì quasi in tono solenne «comincia a sbattere le ali e mettiti alla ricerca di un regalo per Dean. Quell'idiota stasera avrà la miglior festa di compleanno che si possa organizzare in un luogo simile».
In effetti il bunker non era un luogo allegro né invitante ma aveva un che di familiare: dopo Lawrence, dopo Sioux Falls e, forse, dopo Cicero¹ quello era stato l'unico luogo che Dean aveva potuto chiamare casa. Una casa molto essenziale e impersonale ma con una vera e propria famiglia al suo interno: Sam, Cas e perfino Kevin, anche se attualmente il ragazzo era nascosto in un luogo sicuro; luogo in cui, tra l'altro, si era recato Dean quel mattino, teoricamente per controllare che il genietto stesse bene, praticamente per evitare festeggiamenti e auguri, a detta sua, immeritati.
Castiel abbozzò un sorriso e svanì in un frullar d'ali, lasciando Sam solo e stranamente soddisfatto. Mise a tacere la parte di lui che ancora si rifiutava di pensare a Dean e Castiel come un qualcosa di diverso da semplici amici e si diresse all'uscita: non poteva negare di essere curioso in merito al regalo che Castiel avrebbe scelto per Dean...


 
**




Castiel aveva percorso gli svariati chilometri che separavano il bunker da Lincoln Springs, sua destinazione, in un battito di ciglia.
Non aveva idea del perché la modesta cittadina del Missouri fosse stata la sua prima scelta, i ricordi ad essa legata erano tutto meno che lieti². Forse, in qualche modo contorto, qualcosa dentro di sé voleva che quel luogo pieno di tristi memorie fosse una sorta di nuovo inizio. Per cosa, comunque, Castiel stesso non avrebbe saputo dirlo.
Era comparso in un vicolo deserto e maleodorante ma, incurante del nefasto odore proveniente da alcuni sacchi della spazzatura, aveva cominciato a riflettere. Cosa piaceva particolarmente a Dean?
Gli hamburger, la torta di mele, ovviamente, e l'alcool: peccato che a vettovaglie e presumibilmente bevande avrebbe pensato Sam.
La sua Impala, ma non gli sovveniva nulla che potesse essere un dono allo stesso tempo accettabile e collegato all'annosa automobile.
Le donne provocanti e poco vestite, ma Castiel scacciò questo pensiero con un gesto rapido della mano, come a volersi liberare di un insetto fastidioso. Non poteva rapire una donna per regalarla a Dean, si disse, non era etico né tanto meno a lui gradito. Anche se il regalo era per Dean, dunque... Accelerò il passo e uscì alla luce del sole, socchiudendo gli occhi e guardandosi attorno con cura: pochi negozi si affacciavano lungo la via sulla quale si trovava e forse era giunto il momento di smettere di pensare e agire.
L'insegna variopinta del primo negozio attirò la sua attenzione e l'Angelo marciò deciso in quella direzione, varcando la soglia della bottega annunciato da un lieve scampanellio.
Una donna anziana dietro il bancone ingombro di fili colorati gli sorrise affabile.
«Buongiorno, come posso aiutarla?».
Castiel si guardò attorno per qualche istante prima di rispondere.
«Sto cercando un regalo».
La donna inarcò le sopracciglia ma non commentò: zelante fece un cenno agli espositori alle sue spalle e ad altri sparsi per tutto il piccolo negozio.
«Ha visto qualcosa che può interessarle?».
L'Angelo scosse il capo con serietà senza mai distogliere lo sguardo dal volto dell'anziana che, pian piano, stava cominciando a sentirsi a disagio.
«È per un uomo di trentaquattro anni».
Oh, questo mi è di aiuto, pensò sarcasticamente la negoziante ma poiché quel cliente le sembrava piuttosto svitato tenne per sé quel pensiero. Si costrinse a sorridere e indossò un paio di antiquati occhiali da vista.
«Beh, deve dirmi qualcosa in più,» spiegò «ad esempio di cosa si occupa questa persona».
Brava Jemma, si compiacque, dagli spago e fallo andar via con un metro e mezzo di stoffa. Castiel continuò a fissarla senza mai sbattere le palpebre né, quando le rispose, modificare quel tono di voce monocorde e apparentemente privo di emozione.
«Va a caccia. Non esattamente di animali» aggiunse poi dopo essersi guardato rapidamente attorno. A quelle parole il cuore di Jemma mancò un paio di battiti: stava parlando di un assassino? E anche lui, magari, era un killer?
Il volto rugoso della donna si fece pallido e lei, attingendo a ogni grammo di forza d'animo che aveva, levò una mano tremante e indicò la strada oltre le vetrine.
«Poco... Poco più avanti...» balbettò «C'è un negozio... Di articoli per la caccia... Questa è una merceria...».
La voce le si spezzò ma Castiel parve non notare lo stato di terrore in cui versava la sua interlocutrice: si limitò a un rapido ringraziamento per poi uscire di lì. Solo quando il bizzarro sconosciuto fu svanito Jemma si concesse di estrarre una fiaschetta metallica da sotto il bancone e prenderne una generosa sorsata.


 
**




Il negozio indicatogli dall'anziana venditrice aveva un'insegna meno appariscente ma gli oggetti esposti in vetrina sembravano molto più adatti a Dean.
Prima di entrare, Castiel osservò con curiosità un lungo fucile dall'impugnatura in legno e un grosso coltello seghettato riposto accanto a una custodia in pelle nera.
Il suo ingresso parve divertire l'uomo seduto dietro l'ampio bancone e il giovanotto appoggiato lì davanti: il secondo rise e, senza curarsi di abbassare la voce, si rivolse all'altro.
«Tira fuori i documenti, Ned, è arrivato il tenente Colombo!».
L'uomo rise di gusto e stava ancora ridacchiando quando Castiel si fece più vicino.
«Buongiorno,» esordì per primo visto che gli altri due sembravano più concentrati a ghignare «sto cercando un regalo».
Quella frase fece ridere ancora più forte i due e quella reazione turbò Castiel: solitamente Dean rideva – e mai così sguaiatamente – se Sam diceva qualcosa di divertente o se lui mostrava di non capire le abitudini umane. Aveva salutato i due come prevedevano le regole della conversazione e aveva dichiarato le proprie intenzioni: cosa c'era di divertente o sbagliato?
«Non capisco» borbottò, guadagnandosi una pacca sulla spalla da parte del più giovane.
«Niente di personale, amico, ma uno come te in un posto simile è come il sale nel caffè!».
Castiel aggrottò le sopracciglia: sapeva che il caffè con il sale era disgustoso, Dean gli aveva spiegato che era come un pessimo medicinale per combattere una sbronza particolarmente dolorosa, dunque quel paragone non doveva certo essere lusinghiero.
«Questo è offensivo» dichiarò pur non apparendo minimamente toccato dalla cosa.
I due continuarono a ridere e Castiel si ritrovò a pensare a come avrebbe reagito Dean in una situazione simile. Probabilmente avrebbe picchiato i due, ma se lui avesse fatto così avrebbe rischiato di danneggiarli seriamente. Forse era meglio un'uscita di scena più elegante, esattamente come a volte faceva il suo protetto.
«Figli di puttana».
Ciò detto, Castiel uscì dal negozio incurante delle urla inferocite dei due negozianti: prima di allontanarsi lanciò un'ultima occhiata al fucile esposto in vetrina e l'occhio gli cadde sull'etichetta apposta lì accanto.
Winchester, c'era scritto. L'Angelo fece un sorrisetto divertito, ma ormai quel negozio era off limits. Scosse appena il capo e si allontanò mentre dall'interno del negozio provenivano ancora gli insulti dei due uomini.
«Fottiti, Colombo!».


 
**




Il negozio successivo aveva le vetrine ricolme di gioielli di ogni foggia e materiale che sembravano ammiccare a Castiel da dietro gli spessi vetri.
L'unico gioiello che Dean avesse mai indossato era l'amuleto donatogli anni prima da Sam e, da quando lo aveva gettato via, non lo aveva più sostituito con altri, che si trattasse di ciondoli, bracciali o altro. Quel negozio non aveva nulla da offrirgli.
Stava già per allontanarsi quando con la coda dell'occhio individuò qualcosa che, se avesse avuto bisogno di respirare, gli avrebbe mozzato il fiato. Sistemato su un cuscino porpora stava comodamente adagiato un bracciale in pelle nera, molto semplice e discreto, ma ad attirare l'attenzione di Castiel era stata la chiusura: sottile, argentata e dall'inconfondibile forma di un'ala angelica. O perlomeno di quella che gli umani immaginavano essere un'ala angelica3.
Stette immobile a rimirare l'oggetto per svariati secondi prima di decidersi a entrare nell'elegante negozietto. Non appena ebbe oltrepassato la soglia, un uomo magro e vestito elegantemente lo accolse con un sorriso tanto ampio quanto di circostanza.
«Buongiorno, signore. Come posso essere utile?».
Castiel non esitò né perse tempo, indicando subito l'oggetto del suo desiderio.
«Voglio quel bracciale».
Sorvolando sul voglio che suonava come una pretesa, piuttosto che come una garbata richiesta, l'uomo seguì l'indicazione di Castiel e annuì.
«Oh, l'ultimo modello della collezione Heaven's Drops! Elegante e attuale, un'ottima scelta se posso permettermi».
Non ricevette alcuna risposta da parte di quello strano cliente – per quanto continuasse a sentire su di sé il suo sguardo penetrante – dunque si affrettò ad aprire la vetrina e a prelevare il bracciale: ci avrebbe pensato dopo a sostituirlo con un altro.
Voltatosi notò come l'uomo avesse seguito con attenzione quasi morbosa tutte le sue mosse e, pur a disagio, non lo diede a vedere e si diresse verso il bancone.
«Ha bisogno di un pacchetto regalo?».
Castiel annuì in silenzio e il gioielliere confezionò con gesti abili una graziosa confezione che posò poi davanti tra loro. Si avvicinò poi al registratore di cassa, digitando qualcosa e voltandosi infine con un sorriso cordiale e uno scontrino verso Castiel.
«Sono centodieci dollari, in caso non sia della misura giusta può venire a cambiarlo quando preferisce».
L'Angelo si frugò nelle numerose tasche del trench ma non incontrò le sagome familiari di monete o banconote. Aveva dimenticato il dettaglio del pagamento, indispensabile per portare a termine qualunque acquisto nella società umana.
Si sarebbe potuto allontanare, giustificandosi con la dimenticanza dei soldi a casa, ma poi? Senza soldi non avrebbe potuto acquistare nulla e ci teneva davvero molto a fare un dono a Dean. Continuava a non capire l'importanza di quella tradizione per gli esseri umani ma se la cosa avesse reso felice il suo protetto non avrebbe sollevato alcuna obiezione.
«Signore?» lo richiamò il gioielliere «Centodieci dollari».
Una frase di Dean gli riecheggiò all'improvviso nella mente: quando gli umani vogliono davvero qualcosa, mentono4.
D'istinto estrasse dalla tasca un tesserino con la sua foto e lo mise sotto il naso dell'altro, improvvisamente spaventato.
«Agente Cyrus5» si presentò «Lei è in guai grossi, signor...» lanciò una rapida occhiata alla minuscola targhetta dorata appuntata sulla giacca dell'uomo «Vance».
Il gioielliere osservava alternativamente il tesserino, la scritta FBI ben evidente, e il volto di Castiel: recuperò un po' di faccia tosta e tossicchiò appena.
«Molto piacere, agente. Di cosa sono esattamente accusato?».
La mente di Castiel lavorò spedita e l'Angelo sputò fuori la prima cosa che gli venne in mente: fortuna che qualche giorno prima Dean lo aveva costretto a guardare un film poliziesco sul televisore di Sam, approfittando della sua assenza.
«Riciclaggio di denaro sporco» dichiarò convinto, provando un moto di soddisfazione quando notò l'uomo annichilirsi «A breve i miei colleghi verranno a porre sotto sequestro il suo negozio e tutta la merce» aggiunse fulminando l'uomo con lo sguardo e intascando il bracciale.
Si voltò poi e fece per allontanarsi ma il gioielliere protestò.
«E... Quel bracciale? Cosa deve farci?».
Castiel si voltò appena, osservando il tremante gioielliere da sopra la spalla sinistra.
«Io credo che i segreti debbano rimanere segreti6» rispose sibillino, prima di uscire dal negozio e svanire in un battito d'ali.


 
**




Dean era stanco morto. Non solo il viaggio fino al nascondiglio di Kevin era stato lungo e massacrante, ma aveva anche dovuto combattere tutto il giorno con la sensazione fastidiosa che gli procurava il compiere un anno in più.
Quello di cui aveva bisogno era una birra ghiacciata, un film trash e una notte di sonno ristoratore, pensò mentre parcheggiava l'Impala davanti l'ingresso del bunker.
Aprì la massiccia porta ed entrò nell'ambiente buio e silenzioso aggrottando le sopracciglia e mettendo subito mano alla pistola. Non un suono, non un movimento. Dov'era Sam? Dov'era Castiel?
D'un tratto le luci si accesero e mentre Dean estraeva completamente l'arma, nel bunker risuonarono le voci di due persone.
«Auguri!».
Avvertì una stretta allo stomaco accorgendosi di Sam e Castiel che gli sorridevano e avanzavano decisi verso di lui. Non poté sottrarsi all'abbraccio da orso che gli propinò suo fratello, corredato da un ti voglio bene, fesso in perfetto stile Samantha, né poté esimersi dal sorridere radioso a Castiel che era rimasto appena più indietro.
Sciolto l'abbraccio col fratello, a cui diede prontamente un pugno amichevole sulla spalla, si avvicinò a Castiel. Sam, non visto, roteò gli occhi e trattenne uno sbuffo divertito: stavano per cominciare una sessione infinita di scambi di sguardi?
«Sei suo complice, vero?» «Lo ammetto».
Dean sospirò esasperato ma il sorriso natogli sulle labbra la diceva lunga su come si sentisse davvero.
«Idioti...» borbottò con un breve moto di dolore al pensiero di Bobby che di certo stava imprecando da qualche parte in paradiso.
Sam lo prese per un braccio e lo trascinò verso uno dei massicci tavoli su cui facevano bella mostra di loro svariati hamburger, bottiglie di birra e, esattamente al centro, un'invitante torta di mele. Lo stomaco di Dean brontolò a quella visione e Cas gli si avvicinò subito.
«Sei affamato» «Che intuito, Sherlock» commentò Dean sbuffando ma qualcosa nei suoi occhi lasciava intendere il compiacimento derivante dalla premura dell'Angelo.
«Sherlock? Non capisco...» borbottò questi, ma in breve tutti e tre furono seduti attorno al tavolo a mangiare, bere o, nel caso di Castiel, a non staccare gli occhi di dosso a Dean.
Sam si era reso conto della cosa e il suo sorriso divertito aveva già scatenato le proteste di Dean.
«Non puoi ridere senza motivo!» aveva quasi urlato, sgranando gli occhi e brandendo un cheesburger come un'arma: per tutta risposta Sam fece spallucce e si esibì in un enorme sbadiglio.
«Cado dal sonno,» buttò lì «credo che andrò a letto».
Fece un cenno di saluto ai due e strizzò l'occhio a Castiel, confondendo lui e indisponendo ulteriormente il fratello.
«Buonanotte, Sam».
Dean sbuffò ma proprio mentre il fratello stava per uscire dalla sala lo costrinse a voltarsi.
«Sam? Grazie».
Lui sorrise e scosse il capo, affrettandosi poi ad allontanarsi verso la sua stanza. C'era più tensione del solito tra quei due – e non tensione negativa – dunque meglio sparire!
Attorno al tavolo, intanto, Dean aveva terminato il suo quarto panino e stava bevendo soddisfatto la sua terza birra.
«Questo è il paradiso... Senza offesa, Cas» aggiunse in fretta strappando un sorriso all'altro.
«Nessuna offesa» replicò questi, frugando poi in una tasca ed estraendone, con somma sorpresa di Dean, un elegante pacchettino.
«Felice genetliaco» disse porgendoglielo. Dean non sembrava in grado di articolare parola né di poter compiere alcun gesto, dunque Castiel si sentì costretto ad avvicinarsi, prendergli una mano e depositargli il pacchetto nel palmo.
Dean continuò a fissare ora l'Angelo ora il pacchettino, la bocca aperta e gli occhi sbarrati.
«Io...» balbettò «Cosa... Cosa sarebbe un genetliaco?».
Castiel scosse il capo e incurvò appena gli angoli della bocca.
«Non è importante. Su, aprilo».
Dean si apprestò a eseguire, le dita che scorrevano incerte lungo il liscio fiocco blu e che strappavano delicatamente la carta dello stesso colore. La medesima tinta degli occhi di Castiel, tra l'altro.
Allontanò quel pensiero con un brusco movimento del capo e si ritrovò tra le mani una scatolina – blu anche quella, porca puttana – quadrata. Non poteva esserci un anello, Sam avrebbe dissuaso Castiel dall'acquistare un oggetto così equivoco, doveva stare sereno. Aprì lentamente la scatoletta e trattenne un sospiro sollevato quando riconobbe la forma di un bracciale. Un bracciale davvero molto, molto brutto.
Abbozzò un sorriso incerto e sollevò lo sguardo, incontrando il volto di Castiel che sembrava in attesa.
«Cas... Grazie» disse semplicemente, alzandosi per stringerlo in un abbraccio. Un abbraccio rapido e virile.
«Di nulla» rispose Cas, molto – troppo – vicino al suo orecchio. Dean tentò di ignorare i brividi che avevano cominciato a invaderlo e si allontanò da Castiel, salvo ritrovarsi a fissarlo negli occhi. Quei pozzi blu che sapevano incutere timore in un demone ma che, in quel preciso istante, erano così brillanti da procurare pensieri poco consoni nel Cacciatore.
Dean si morse il labbro inferiore e sospinse Castiel appena più indietro: l'Angelo gli prese poi il bracciale dalle mani e lo avvicinò al suo polso.
«Devo provarlo?» domandò con una risatina che suonò falsa perfino alle sue orecchie, ma Castiel non parve farci caso.
«Sì, anche se non credo che potremmo cambiarlo» spiegò con uno strano sorriso divertito «L'agente Cyrus è stato piuttosto rude con il proprietario della gioielleria».
Dean batté le palpebre un paio di volte.
«L'agente Cyrus? Oh» realizzò poi, osservando Castiel con un misto di stupore, divertimento e... Tenerezza?
Si era davvero finto un agente federale solo per ottenere un regalo per lui?
Non si mosse mentre Cas gli legava il bracciale al polso, notando come le dita di lui oltre a saper stringere una lama angelica sapevano essere anche delicate.
«Fa parte della collezione Heaven's Drops».
Dean a quel punto scoppiò a ridere prima di potersi fermare e si alzò in piedi per fronteggiare Castiel.
«Tu sei...» esclamò tra le risate «Pazzo! Un'ala d'angelo? Heaven's Drops?».
Castiel non comprese il motivo di quell'improvvisa ilarità.
«Volevo farti capire quanto ci tenga a te» fu la sua replica, condita con la solita disarmante innocenza che così poco si sposava con quello sguardo penetrante e quel culo che- Dean fermati stai esagerando!
I due si fissarono, Dean nuovamente silenzioso e stranamente serio. Deglutì e osservò l'ala stilizzata che chiudeva il bracciale. Era veramente brutto, ma non l'avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura. Se però pensava a chi gliel'aveva donato, diveniva automaticamente meraviglioso.
Tornò a concentrarsi su Castiel e non si stupì di trovarselo più vicino del consentito. Aveva come percepito qualcosa di diverso. Di spaventoso.

Ma vaffanculo!
Smise di pensare a qualunque cosa e si lanciò sulle labbra invitanti dell'Angelo, scoprendo con piacere che a giudicare dalla foga con cui stava ricambiando il bacio, quel gesto era gradito anche a lui.
Non lo preoccupava una eventuale comparsa di Sam – il bastardo sapeva, ne era convinto – né il pensiero che incollato alle sue labbra ci fosse una creatura non umana e di apparente sesso maschile. Non si curò dei rintocchi di un orologio distante che segnavano la mezzanotte e il termine del suo genetliaco. Non pensò minimamente all'orrendo bracciale che, da quel giorno, avrebbe dovuto indossare per forza. C'erano soltanto lui e Castiel, e 'fanculo al mondo intero.
















[1]: la località dove vivono Lisa e Ben
[2]: la località (fittizia) in cui Castiel malmena Dean su ordine di Naomi e dove Crowley uccide Meg *piange*
[3]: THIS. Lo so, è orrendo, ma fidatevi che è il meno peggio che c'è in circolazione!
[4]: frase detta da Dean a Cas nell'episodio 5x03 (“Free to be you and me”)
[5]: collegato agli agenti Spears e Aguilera nell'episodio 9x22, non ho resistito xD
[6]: frase tratta dal film “The resident


















Angolo acuto dell'ottuso autore
Beh, salve gente :D
Faccio questa improvvisata per IL COMPLEANNO DELLA PIRATESSA, AUGURONI DOLCESSA <3
In teoria questo prompt sarebbe dovuto finire nella raccolta “One Destiel a day keeps the demons away”, ma vista la lieta ricorrenza ne ho fatto una storia a parte.
   
 
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