VALENTINA DI AMORE E DI
PIOGGIA
Era un piovoso
pomeriggio di metà febbraio.
Tokyo è piuttosto
fredda in questo periodo dell’anno.
I Bladebreakers,
più Daichi e Hilary, erano riuniti nel dojo della famiglia Kinomiya, dove
stavano tutti i membri quando si trovavano in
città.
Il clima nel
piccolo ambiente era insolitamente silenzioso.
La pioggia aveva
raffreddato anche gli animi più infuocati.
Daichi ciondolava
da una parte e dall’altra, Hilary cercava di leggere un libro, ma erano ormai
tre quarti d’ora che era sulla stessa pagina, Rei si era sdraiato su un futon e
si era addormentato abbracciato a Max, mentre Kappa armeggiava col suo
computer.
Kai sedeva in un
angolo, a braccia incrociate, gambe in posizione da loto e occhi chiusi, la
schiena contro la parete.
Hilary chiuse di
scatto il libro, guardando fuori dalla
finestra.
Il tempo era
pessimo.
Pioveva ormai da
parecchie ore, il cielo era coperto da lugubri nubi grigiastre, e una sottile
foschia stava avvolgendo il piccolo boschetto attorno al
dojo.
Era un paesaggio
piuttosto triste e cupo.
La ragazza si
alzò, avvicinandosi alla finestra appannata dall’umidità, e poggiò la fronte sul
vetro freddo, scrutando con occhi stanchi
l’esterno.
Kappa alzò la
testa dal computer, scrutando i due amici che non si
parlavano.
Era
normale.
Kai parlava
raramente con loro, e se proprio doveva farlo, parlava coi vecchi membri dei
Bladebreakers.
Soprattutto con
Takao, il suo ragazzo.
Kappa
sospirò.
Il suo amico gli
mancava.
Almeno lui
avrebbe messo fine a quel silenzio irreale.
Avrebbe svegliato
in malo modo Rei e Max, innescando una lotta coi cuscini, avrebbe coinvolto Kai
e Daichi e preso in giro Hilary.
Avrebbe portato
l’allegria.
Il Professore
alzò la testa, guardando Kai.
“Takao come sta?”
chiese, chiudendo il portatile.
Il russo alzò la
testa, lo sguardo duro: “Quando l’ho lasciato stava dormendo, la febbre è ancora
alta però… Voleva andare in cortile per fare una passeggiata, ma l’ho bloccato a
letto. Si sarebbe preso una polmonite.” affermò, ma nel suo sguardo, a dispetto
dell’apparente durezza, c’era qualcosa in più, che lo
addolciva.
Il ragazzo si
alzò.
“Vado a
controllarlo. Voi aspettate qui.” disse secco, alzandosi in piedi e dirigendosi
fuori dalla stanza.
La porta sbatté
per la corrente.
Hilary ricadde
sul divano accanto a Kappa, cercando di tornare a leggere il suo libro, mentre
sul futon, i due blader si abbracciavano.
Passarono i
minuti, nel silenzio più totale.
Improvvisamente,
la porta si riaprì di colpo e comparve Kai, pallido come un cencio e col
fiatone: “TAKAO è SPARITO!”.
Kappa si alzò di
scatto, terreo, Hilary sgranò gli occhi, Max e Rei si svegliarono di
soprassalto, impauriti nel vedere gli occhi dell’amico fuori dalle orbite: “Kai,
che succede?” chiese Max, la voce impastata di sonno, “Takao è sparito, non è
più in camera sua!” esclamò il giovane, la voce densa di
ansia.
Gli sguardi di
tutti corsero istintivamente alla finestra, e al paesaggio
esterno.
Capirono.
Senza dire altro,
Kai schizzò fuori dalla stanza, dirigendosi
all’esterno.
Kappa, Daichi e
Hilary fecero per seguirlo, ma Rei e Max li bloccarono: “Non possiamo fare
nulla, tocca a lui cercarlo e riportarlo qui, ci odierebbe per la nostra
intrusione, sapete come è fatto.” parlò Rei, sedendosi sul futon, “Anzi, è
meglio che prepariamo qualcosa di caldo. Vado a scaldar l’acqua per il tè, chi
mi accompagna?” interloquì Max, alzandosi in
piedi.
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Kai era corso
fuori di casa.
L’aria era
gelida, e soffiava un forte vento.
La pioggia
continuava a scrosciare feroce sul boschetto.
“TAKAO!!!!
TAKAO!!!! DOVE SEI??” urlava, cercando il ragazzo intorno, ma la foschia
limitava di molto la sua vista.
“DANNAZIONE
TAKAO!!! DOVE SEI???” continuava a strillare, cercando di distinguere un qualche
segno della presenza del compagno.
Ma il piccolo
cortile era deserto.
“Dannazione, vuoi
vedere che è nel boschetto? Devo trovarlo, non posso lasciarlo qui fuori.” pensò
il russo, inoltrandosi tra le fronde.
Benché stesse
tremando per il freddo pungente, continuò la sua ricerca, non poteva lasciar
fuori Takao con quella pioggia: “Ma perché è uscito con questo tempo? Chissà
come starà…” pensò preoccupato il ragazzo, poggiandosi un momento a un albero
per riprendere fiato; “TAKAO!!!!” urlò, con voce rotta per la
disperazione.
I lunghi capelli
argentei erano appiccicati alla sua fronte, ed era
zuppo.
Cercava di
asciugarsi come meglio poteva il viso e gli occhi, quando scorse una figura
rannicchiata a terra.
Il suo cuore
perse un battito.
Capelli corti e
scuri disordinati, un semplice pigiama addosso e piedi
scalzi.
Non v’erano
dubbi.
“TAKAO!!!!” urlò
lui, con la voce colma di terrore.
In un balzo, gli
fu accanto.
Il leader dei
Bladebreakers giaceva a terra, spaventosamente livido, le labbra semi aperte, e
zuppo.
Il russo gli
sfiorò la fronte.
Scottava.
Doveva riportarlo
dentro casa.
Senza pensarci
due volte, si inginocchiò accanto al corpicino esanime del compagno, e lo prese
delicatamente in braccio, coprendolo alla meglio con il suo corpo, cercando di
scaldarlo un poco, era così gelido.
Spiccò una corsa,
sempre tenendo Takao tra le braccia, e si diresse verso
casa.
In pochi minuti,
fu all’ingresso del dojo, zuppo e gocciolante, con l’amico in
braccio.
Gli altri li
aspettavano lì.
Si levò le scarpe
di getto, e seguì i ragazzi nella sala.
Avevano preparato
tutto.
Con delicatezza,
poggiò il ragazzino sul futon, gli tolse il pigiama zuppo e lo coprì con i
piumoni che avevano preparato i loro compagni.
Aveva la febbre
molto alta.
Continuava a
delirare, lo cercava: “Kai, dove sei….?” continuava a mormorare, sudato e
agitato, “Calmati… Sono qui..” soffiò il giovane, sedendosi accanto a
lui.
Il ragazzino aprì
leggermente gli occhi opachi, e sembrava
riconoscerlo.
Gli
sorrise.
Poi ricadde
svenuto.
“Non
preoccuparti, ha la febbre alta, ma guarirà abbastanza in fretta.” cercò di
confortarlo Rei, mentre Max sistemava una pezza imbevuta d’acqua fredda sulla
fronte dell’amico.
Kai carezzava la
mano del ragazzino.
Per poi
accorgersi che serrava qualcosa tra le dita.
Con delicatezza,
aprì il pugnetto chiuso, e ne trasse un
fogliettino.
Lesse le poche
parole scritte sopra.
Era
scioccato.
“Guardate qui…
Ecco perché era uscito… Oggi è il 14 febbraio… e non voleva lasciarmi senza
regalo di San Valentino…” disse, come
pietrificato.
Sul foglietto,
miracolosamente asciutto, spiccavano delle parole, scritte con la grafia
disordinata tipica del giapponese: “A KAI, UN BUON SAN VALENTINO, UN BUON SALN
VALENTINO. COME LA PIOGGIA CHE CADE OGGI, IO TI SARO’ SEMPRE
ACCANTO.
TAKAO”
Sotto, un grande
cuore.
Era uscito per
trovare la giusta ispirazione per la sua
valentina.
Il russo era
commosso.
Con dolcezza, gli
posò un baciò sulla fronte, e lo abbracciò.
Malgrado fosse
addormentato, il giapponese sentì il gran calore emanato dal russo, e sorrise
nel sonno.
Sicuramente al
risveglio lo avrebbe trovato lì.
Lui, e quella
preziosa valentina.
MA
SALVE!!!
Sono tornata, con una
nuova shot dolce dolce!!!
Eh si, Takao e Kai sono
troppo puccioli!!!
GRAZIE ADUAH PER AVERMI
SPRONATO!!!
UN
BACIONE
SHUN