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Autore: Matih Bobek    21/09/2014    2 recensioni
Poesia giovanile d'argomento amoroso, con descrizioni dettagliate di un paesaggio notturno, direttamente correlato con la visione dell'amato.
Genere: Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Dall'oscura volta silente

grondano tacite pozze di luce,

come lacrime,

sull'umido asfalto lucido.

Con attonita quiete

mormorano bianche le nebbie

sottili tra i fili d'erba.

Lì sulle spighe di grano,

d'oro sgargiante tra le ombre della notte,

al di là della rete,

si susseguono sinuosi

i sussurii delle cicale

serpeggiando in vertiginose spirali.

Paiono ruggir di gioia

e verdeggiare in pozze di pioggia

le rane, soggiogate

da tanta frenesia.

e nell'aria e nelle nubi e fra le fronde

volteggiano in una corsa ubriaca

nobili le nottole.

Riluce sul dorso della foglia,

su cui muto scivola

un rivolo di rugiada,

l'argenteo volto della luna.

E io seduto su terra bagnata

su radici umide

petali vermigli e canti spezzati

aspetto, aspetto in vano.

E son una minuscola nota stridente

d' una sinfonia mai interrotta

in questa lenta e avvolgente notte che

sospira calda sul dorso

dormiente della terra viva.

Poi d'un tratto

si fa nera la volta

dinanzi al volto tuo

e le stelle, a milioni

in un tacito assenso

s'illuminano del tuo nome.

Vivide armonie si fan morte:

non più un suono fra le spighe,
e gli stagni sono specchi scuri;

non più un battito d'ali,

e un velo si stende sul disco di luce.

Sette i cuori tuoi

calpestano ossa

e tessuti col percuotersi

dei loro battiti negli

spazi cavi delle tue stanze,

e uno il cuore mio

lacerato da uno sguardo,

macerato dalle tue parole,

caduto morto sul freddo selciato.

Le concave pareti del cielo

sudano sangue caldo

e l'aria giace torbida

sui nostri silenzi.

S'infiamma lo sguardo

de l'ardore x te;

raggelano parole mai dette

sulla curva insana

della bocca tua;

si spezzano

frasi

sui denti,

onde

sugli scogli;

s'impenna

Il mio sguardo

sul tuo,
e s'aggrappa

al tuo

di respiro,

ché il mio

non l'ho più,

e il cuore

è preda,

e il cuore

è perso,

e i battiti

son fiumi

di rosso ardore,

e io affogo,

annego,

in te;

tendo

le dita

per le tue

tese,

urlo

il nome tuo,

urlo

alle stelle

bastarde

che smettano

che cessino,

mi perdo ti

perdo ci

perdo

e tu...

e

e

e
e

e poi...

 


 
   
 
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