babi- non vi dico niente: leggete e ditemi cosa ne pensate!

Cap 1: abbandonato

“Rei, mi prepari la cena?”

“cosa vuo…”

“Rei, vieni, tocca a te farmi registrare i dati di Driger!”

“aspet…”

“Rei, mi sono tagliato, dove sono i cerotti?”

“son…”

“Rei, mi devi la rivincita a Basket” pure quella gallina di Hilary ci si mette!

“ADESSO BASTA!” ecco, sono scoppiato! Però quei quattro sono tremendi. Davvero, neanche un santo sarebbe riuscito a sopportarli oltre!

“NON SONO LA VOSTRA CUOCA, LA VOSTRA INFERMIERA, TANTOMENO UN “CONCEDI RIVINCITE”. E NON HO TEMPO PER I TUOI DATI!”

“Rei, ma che ti prende?” Takao, sarà anche un campione di Beyblade, ma ha un senso del tatto e la sensibilità pari a quelle di un bradipo essiccato.

“Potreste almeno farmi finire di parlare, quando rispondo alle vostre domande!” “Ma tanto lo so già che mi chiedevi cosa volevo mangiare.”

………………….

Questo è troppo.

“Preparatela da solo la tua stupida cena!” ci è rimasto male, lo so. Gli ho ficcato in mano il contenitore con le uova da sbattere, che fissa sbigottito qualche istante, poi alza lo sguardo. Lo vedo fare quella faccia da cucciolo. “ma io non so cucinare…” il mio istinto calmo però non vuole saperne di riprendere il sopravvento.

“Arrangiati.” Entro in camera, prendo tutte le mie cose (poche.) e le caccio nel mio vecchio zaino nero. Mi prendo i risparmi e faccio per uscire. “Ci vediamo!” “Non puoi uscire! È pericoloso! Ci sono delle bande di teppisti, la notte!” ho sbattuto la porta così forte che è tanto che non è caduta.

Ne ho davvero abbastanza. Io non ci torno, da loro… non ho mai un attimo di pace!

Eppure, in genere sono uno che accetta le condizioni. Però non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno! Io sono un forte guerriero, non una badante!

Cammino veloce ignorando il freddo, la notte d’inverno. Dicembre è ormai alle porte. Poi improvvisamente, mi viene in mente un problema. Se non torno da loro, dove vado? Certo, i soldi, per ora li ho. Ma non dureranno certo a lungo!

Però almeno per un po’ non voglio tornare. Voglio farli preoccupare almeno un po’, quei quattro approfittatori.

Mi allontano rapido dal quartiere, preso dai miei pensieri.

Mi fermo solo quando, all’improvviso, vedo davanti a me tre persone. Tre ragazzi, per la precisione. Tutti più grossi di me.

Subito dopo mi rendo conto che altri cinque mi hanno circondato.

“Chi siete? Cosa volete da me?”

“Sei nel nostro territorio, ragazzino!” dice uno di loro. Si avvicinano. Sono troppi, in otto contro uno. Non avrei alcuna speranza di cavarmela.

“Lasciatemi in pace! Non vi ho fatto niente!” all’improvviso mi saltano addosso. Io mi dimeno, ma in tre mi tengono fermi e uno di loro mi lega.

Sono completamente bloccato. Non so cosa fare, ho paura.

Gli occhi mi si illuminano quando intravedo una persona. Sta camminando per i fatti suoi, non ci ha visto…

“Kei!” lui si volta. Mi guarda, vede i ragazzi attorno a me, e impallidisce.

“Conosci questo ragazzo?” gli chiede uno di loro. Kei è pallido, si vede che suda freddo mentre lo guarda. Io sto per chiedergli aiuto, quando uno di loro mi tappa la bocca.

Kei sembra terrorizzato. Non ho mai visto quell’espressione succube sul suo viso orgoglioso.

Poi in un attimo riprende il controllo di se. Mi guarda freddamente. Come da tanto tempo non faceva. Come quando lo avevo appena conosciuto, e non ero altro che un rivale da abbattere.

Sogghigna anche come in quel periodo.

“no… non l’ho mai visto in vita mia” ma come… Kei… perché mi fa questo? Non può permettere che mi facciano questo…con un morso mi libero della mano del teppista, che mi preme in gola fin quasi a levarmi il respiro.

“Kei…” Lo chiamo, ricevendo in risposta da lui uno sguardo freddo. Inizio a piangere come un bambino… ma voi che avreste fatto??? Se il vostro migliore amico vi avesse voltato le spalle così?

La persona che consideravate più forte e che rispettavate, convinti di una salda e reciproca lealtà?

Una tristezza mista alla paura. Non proprio la paura che si prova quando dei teppisti ti prendono di mira, ma la paura del tradimento e dell’abbandono.

“perché…?” gli chiedo. Lui non mi guarda piangere. Il ragazzo che gli ha chiesto se lo conoscevo, lo guarda.

“Se non lo conosci, non ti darà fastidio se lo marchio…” un ghigno diabolico.

“Fa come vuoi, Kazuki.” Lo chiama per nome. Si conoscono.

Kay….perché fai così… fra le lacrime vedo Kazuki tirare fuori un coltellino tascabile, e, preso il mio braccio destro, lo taglia fino a formare una stella a sette punte chiusa in un cerchio.

Fa male, cerco di urlare ma qualcuno mi tappa nuovamente la bocca. Mi dimeno, ma altri mi tengono saldamente fermo.

Ma non è niente in confronto al dolore del cuore. Kai mi ha guardato impassibile per tutta la durata dell’operazione.

“Bravo ragazzino… puoi andare…. Ovviamente non ti dispiacerà se ci portiamo via lui…tu non lo conosci…”

“Ovvio… fatene quello che volete…” Kai se ne va. Se ne va con le mani in tasca, come uno che ha passato una noiosissima serata, e mi abbandona…

“Kei! Aiutami, ti prego!” riesco solo a dire questo. E’ la mia ultima supplica, vana tanto quanto le altre

Kazuki mi mette davanti al viso un fazzoletto pieno di narcotico, e il suo effetto è rapido a intorpidirmi….

Babi - è finito! Si tratta del primo capitolo di una delle mie primissime fanfic ( e prima conclusa) in assoluto, revisionato appositamente per essere postato qua!

Spero vi piaccia!