Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Lely_1324    21/09/2014    6 recensioni
Sarà il loro più grande segreto, che li porterà a vivere una straziante storia d'amore. Dovranno confrontarsi con la clandestinità e la passione ...Ma nella città dell'amore tutto è possibile!
JENNIFER MORRISON- COLIN O'DONOGHUE
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L.A. 18 Agosto , 3:00 p.m.

Accostò la moto al marciapiede, di fronte ad una lussuosa vetrina di abbigliamento. Si tolse il casco e diede una rapida occhiata all’interno, sbuffando con una delle sue espressioni perplesse e involontariamente comiche:
“Mi dici che bisogno hai di comprarti un completino intimo?”
Sua figlia sbuffò a sua volta, fingendosi irritata:
 “Ancora? Papà, non ho un  fidanzato, non lo mostrerò a nessuno! Per una volta che sono a Beverly Hills, lasciami fare un po’ di shopping in santa pace!”
Colin: “La mamma lo sa?”
Rebecca: “No, perché avrei dovuto dirglielo? Non ho niente da nascondere!”
Colin si rimise il casco, rassegnato: “E va bene, tu entra, intanto io vado a fare benzina. Ma dopo vengo io a pagare di persona, voglio proprio vedere che cosa hai intenzione di metterti indosso!”
La ragazza gli sorrise riconoscente, infilandosi subito nella boutique, mentre lui le lanciò un ultimo sguardo incerto, e si avviò in cerca di una stazione di rifornimento.

Passò velocemente la mano su tessuti di seta e cotone, cercando un pigiama che potesse fare al caso suo. Aveva appena allontanato l’ennesima commessa, che l’aveva subito riconosciuta e sembrava avere la pericolosa intenzione di mostrarle ogni singolo capo del negozio. Lei era stata gentile e sorridente come al solito, ma le aveva fatto capire che era molto di fretta e preferiva dare un’occhiata da sola. Non aveva mentito: quella sera era attesa ad un’asta di beneficenza. E il suo aspetto non era dei migliori.
Con la coda dell’occhio, vide la donna avvicinarsi ad una ragazza, che era entrata da poco e si guardava intorno un po’ spaesata. Jen si girò completamente dalla sua parte:era una adolescente come tante, eppure insolita da quelle parti, dato che non era minimamente truccata ed era vestita in maniera quasi dimessa. Ma non era stato questo a catturare la sua attenzione: in quei lineamenti pallidi e delicati aveva scorto un qualcosa di familiare, ed era quasi certa di averla già vista prima di allora. Ed ecco che la sentì parlare, rivolta alla commessa.
Tipico accento irlandese. Non si era sbagliata.
Mentre riportava l’attenzione sui pigiami che aveva di fronte, cercando di rallentare i battiti del suo cuore, vide la figlia di Colin dirigersi verso di lei, o, meglio, verso gli scaffali di biancheria intima che stavano alle sue spalle, scortata dalla solita commessa. Jen si voltò quasi senza volerlo, tanto era il desiderio di scrutare meglio quel volto. Rebecca si fermò, scrutandola a sua volta, e allargò gli occhi dallo stupore.

Riaccostò la moto al marciapiede, ed entrò con circospezione, in cerca di sua figlia. Individuò subito la lunga chioma castana, in prossimità della cassa: era stata più svelta di quanto avrebbe potuto immaginare. Colin sorrise, pensando che forse non era proprio in cerca di un completino eccentrico e provocante, come i suoi timori di padre gli avevano fatto supporre. Dopo tutto era ancora la sua bambina. Ma quel sorriso sornione gli si congelò in una smorfia di incredulità non appena scorse una figura di donna a fianco della ragazza.
L’avrebbe riconosciuta fra mille.
Non l’aveva più vista dalla notizia clamorosa della rottura: alla fine, lei aveva accettato quei pochi giorni di ferie che Katie le aveva accordato e se ne era andata dai suoi a Chicago, lasciando ai colleghi pochi dubbi su chi fosse il responsabile di quella piccola tragedia. Colin pensò che quella breve pausa dal set non doveva essere stata affatto piacevole: i tratti del suo viso erano tirati, provati, eppure mostravano una pacatezza insolita, quasi un senso di sollievo.
Inchiodato a pochi passi da loro e perso nel caos dei propri pensieri, non si era neppure reso conto che sua figlia e la sua..e Jennifer lo stavano guardando in silenzio. Fu Jen a parlare per prima:
“Ciao, Colin. Ho appena conosciuto tua figlia. Abbiamo fatto compere insieme.”
Colin: “Ah sì?" Il suo sguardo era indecifrabile La ragazza gli mostrò l’acquisto, e lui sorrise “Bello. E adatto alla tua età, tesoro.” Tirò fuori la sua platinum card e mise una mano sulla spalla della figlia, invitandola a uscire con lui:
“Ciao Jennifer.” 
“Ciao Colin. Felice di averti conosciuta, Rebecca.”
La ragazza contraccambiò il saluto, e s’avviò verso l’uscita ancora circondata dal braccio forte e protettivo del padre.
Lui non si girò a guardarla.


“È la tua amante, vero?”
Il casco gli cadde di mano, e sentì le ginocchia tremare mentre si abbassava a raccoglierlo. Con voce agitata e irritata, le rispose subito: “Ma cosa diavolo ti passa per la testa?!”
Rebecca gli mise addosso quei suoi occhi chiari, pacati e scintillanti nella semioscurità del garage, e non disse una parola.
Colin le accarezzò una guancia: “Che cos’è questa novità?” La sentì tremare sotto il suo tocco, come quando da bambina serrava le labbra per sforzarsi di non piangere. Lui tremò a sua volta, e un sospetto terribile gli attraversò la mente: “Hai parlato con la mia collega? Vi siete dette qualcosa?”
Rebecca: “Hai intenzione di lasciarci per lei, papà?”
Sospirò pesantemente per riprendere aria, e se la tirò al petto, baciandole la testa: “Non ho la minima idea di cosa possa averti detto. Tesoro, tu e tuo fratello siete tutta la mia vita: come puoi pensare che potrei abbandonarvi?”
La ragazza ricambiò l’abbraccio, e alzò il volto verso quello del padre, sorridendo debolmente: “Scusa, papà. Ti voglio bene.”
Colin si affrettò a baciarle la fronte per distogliere lo sguardo da quegli occhi innocenti, nel timore che sua figlia potesse accorgersi della smorfia colpevole che gli stava attraversando il volto.


Sentì suonare il campanello, e, senza rispondere al citofono, aprì e si avviò velocemente alla porta con le chiavi di casa in mano: il taxi era stato più veloce del previsto. Spalancando l’uscio andò quasi a sbattere contro una figura d’uomo alta e possente. Jen alzò lo sguardo, illuminandosi in viso. Ma si irrigidì di colpo nell’istante in cui i suoi occhi incontrarono quelli dell’uomo che amava. Erano glaciali e nello stesso tempo furenti: non li aveva mai visti così. Deglutì piano, facendogli spazio per entrare, e richiuse la porta alle loro spalle.
Jen lo guardò senza capire, sbattendo le palpebre.
“Cosa diavlo hai detto a mia figlia?!”
Jen si tirò indietro, spaventata: “N-niente, come puoi pensare..”
Colin le prese un braccio, stringendoglielo forte “Rompi con il tuo fidanzato senza avvertirmi. Sparisci dal set, oggi incontri mia figlia e subito dopo lei si convince che io voglia lasciarli per te.”
Jen spalancò gli occhi, assolutamente incredula e incapace di parlare.
“Adesso mi spieghi cosa diavolo ti sei messa in testa”
Una mano lo colpì violentemente al volto, facendolo girare di scatto. Jen si liberò della sua presa, riaprì la porta e disse piano: “Fuori.”
Colin la fissò, con la mano sulla guancia: Aveva sbagliato tutto con lei, ancora una volta.

Si infilò velocemente nel taxi, stringendo convulsamente la borsetta con una mano e tamponandosi gli zigomi con l’altra, nel tentativo di asciugare le prime lacrime che cominciavano a liberarsi dai suoi occhi, rischiando di rovinarle il trucco. Non doveva assolutamente piangere. Non quella sera.
La sera della sua prima uscita pubblica dopo la notizia della rottura.
La sera che precedeva la notte del suo compleanno. Quando se l’era visto comparire sulla soglia di casa, aveva subito pensato che lui l’avesse raggiunta per farle gli auguri prima degli altri. Ma si era sbaglita.

L.A. 19 Agosto  4:00 p.m.

“Non hai ancora finito?”
“Metto in valigia le ultime cose e arrivo!”
Colin si appoggiò alla porta, osservando sua figlia che cercava di stipare un intero guardaroba nel suo trolley da viaggio.
“Non voglio storie al check-in!” la avvisò con tono bonario.
Rebecca gli rispose con un sorriso frettoloso, raccogliendo gli ultimi indumenti sparsi sul letto. Esitò un momento, e prese in mano la piccola scatola rigida dell’intimo acquistato il giorno prima. Lui deglutì a vuoto, percependo tutto l’imbarazzo della figlia.
“Tesoro, spero che il malinteso di ieri si sia risolto del tutto. Voglio che torni a casa tranquilla.”
La ragazza gli si avvicinò, abbassando la voce: “Mi sono comportata come una bambina. Quando alla tv hanno detto che la tua collega non si sposava più, ho sentito cose che non mi sono piaciute per niente..e quando ieri pomeriggio vi ho visti insieme nel negozio..io credo di avere confuso la realtà con la finzione”
Colin la strinse in un rapido abbraccio, turbato da quella confessione innocente “è stata così gentile con me papà..” replicò la ragazza, mostrandogli l’elegante confezione “non avercela con lei per colpa mia!”
“Tu non hai nessuna colpa, Rebecca! Nessuna!” la rassicurò staccandosi da lei. "Non sai quanto mi mancate, quando pranzo da solo nel weekend e mi sveglio al mattino, in questa casa silenziosa e vuota..” su questo, era assolutamente sincero.
Sua figlia lo fissò, visibilmente rasserenata, e depose il pacchetto nel trolley, chiudendolo finalmente non senza una certa fatica.

In aeroporto, salutò la sua famiglia, sentendo che cominciava a mancargli la terra sotto i piedi. Mentre si dirigeva lentamente alla sua macchina, pensò che aveva ancora una cosa da fare prima che quella giornata volgesse al termine. E si maledisse di nuovo, silenziosamente, perché, non appena i suoi avevano lasciato il suolo americano, la mente di lui era stata assalita dall’immagine di una donna sola e ferita.

Gli aprì in pigiama, con i capelli ancora bagnati,  il volto pallidissimo. Gli occhi erano gonfi, arrossati: forse perché l’aveva svegliata, forse perché aveva pianto.
Lui pensò che non l’aveva mai desiderata così tanto.
“Ero certa che prima o poi saresti passato” la voce apatica, monocorde. Ne fu stupito. Allungò la testa verso l’interno, credendo che lei lo facesse passare. Ma Jen restò ferma sull’ingresso, con una mano sulla porta aperta.
Lui inspirò, facendosi coraggio: “Ieri ero fuori di me”
Jen lo guardò con aria assente.
“Rebecca mi ha detto di aver sospettato di noi due dopo aver sentito degli stupidi pettegolezzi...ha anche detto che le sei simpatica e che sei stata molto gentile con lei, non so come ringraziarti per questo...ho cercato di rassicurarla, e credo di esserci riuscito. Mi ha perfino chiesto scusa. Mi sarei preso a schiaffi..perchè ho dovuto mentirle,e...e anche per il modo in cui ti ho trattata, Jennifer.”
“Ciò che conta è che ora i tuoi figli siano sereni.”
"Già..penso che lo siano.”
“Se sei qui a pochi minuti dalla mezzanotte, significa che sono ripartiti per Dublino.”
Colin fece un cenno d’assenso.
Jen sorrise rassegnata, facendogli gelare il sangue: “Quindi ti sei precipitato qui per avere l’assoluzione e avere la tua libra di carne, giusto?”
Lui la fissò, completamente spiazzato: “Che stai dicendo? Mi sentivo in colpa per averti accusata ingiustamente..”
“Bella novità, Colin! Tu ti senti sempre in colpa, tu vieni e poi te ne vai spinto dal rimorso..ma questa non è Parigi!”
“Ti ho detto delle cose terribili Jennifer, ma ero angosciato per mia figlia..”
Jen: “ E FINISCILA DI NASCONDERTI DIETRO AI TUOI FIGLI!”
Colin serrò dolorosamente le labbra.
Lei fece un passo indietro, mortificata: “Hai ragione. Forse non ti capisco. Ma neppure tu mi capisci. Ieri sera sono andata ad un’asta di beneficenza. C’era anche Sebastian. Il ragazzo che progettava un futuro con me. Era ancora sconvolto e risentito per il modo in cui l’ho lasciato, eppure ha capito che mi sentivo persa, che mi sentivo sola, e ha aspettato la mezzanotte insieme a me per farmi gli auguri. Perché oggi è il mio compleanno.
Per questo ho dovuto rompere il fidanzamento: non per te, non per me...per lui, perché un ragazzo così si merita un amore grande, che io non posso dargli. Non ti ho detto della mia decisione, perché tu non c’entri, e perché non volevo farti andare in panico. Non ti ho mai chiesto niente, Colin. Non mi aspettavo niente. Però..” e qui la voce cominciò a tremarle, ma s’impose di bloccare subito quel fremito involontario delle labbra “però non sto passando un bel momento, e non mi sarei mai aspettata di essere colpita con tanta cattiveria dall’unica persona che sentivo vicina.”
Colin serrò i pugni, chinando il capo: “Perdonami.Non le pensavo davvero quelle cose, mi devi credere.”
Jen: “Ti credo. E ti perdono. Contento? Almeno non dovrai sentirti in colpa anche per questo..” e gli sorrise amaramente.
“Mi stai trattando come un idiota, Jennifer.”
Lei si tirò indietro i capelli dal volto, nervosa e spazientita: “Non sei un idiota! Non era mia intenzione..sai che c’è? Sono stanca, domani devo alzarmi alle sei e ho bisogno di dormire. Mettiamoci una bella pietra sopra, ok? Buonanotte, ci si vede sul set” e nel dire questo accostò piano la porta, lasciandolo fuori, con la fronte corrugata per lo stupore e la rabbia che provava contro se stesso.

Scaraventò lo zaino e il giubbotto per terra, aprì il frigorifero e tirò fuori una birra. Cercò nelle tasche le sigarette e, non trovandole, si ricordò di averne un pacchetto nuovo nello zaino. Vi frugò all’interno, e la sua mano si posò sulla carta rosa di un pacco regalo.
Non si era dimenticato del suo compleanno.


  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Lely_1324