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Autore: EliStory    21/09/2014    1 recensioni
Isabelle è una ragazza di 17 anni che ama la semplicità e che vive in un mondo tutto suo. Lei non ha amici e i ragazzi la considerano"sfigata". Un giorno, entrando per caso in un negozio di libri, incontra Austin, il nipote dell'anziana proprietaria, che le farà capire il significato dell'amore e che le mostrerà la bellezza dell'INFINITO..
"Spesso l'amore è l'arma più potente in grado di sconfiggere qualsiasi dolore".
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Amavo trascorrere i pomeriggi passeggiando tra le vie piene di negozi, magari mangiando una ciambella calda o un pacchetto di castagne; era il modo più efficace per staccare dallo stress e dagli impegni scolastici.
Mio fratello considerava i miei hobby “adatti solo a me”, poiché solo una persona con il mio carattere poteva fare ciò che facevo io. A differenza delle mie coetanee, io amavo isolarmi nel mio mondo fatto di sogni, libri e musica. Odiavo uscire la sera, andare in discoteca e non avrei mai cambiato fidanzato ogni giorno per poi vantarmene con chiunque incontravo. A me piaceva essere come ero e, anche se  per questo “mio distinguermi dalla massa” non avevo amici, non m’importava e non avevo, comunque, intenzione di cambiare. Ah! E per la cronaca non avevo mai avuto un ragazzo, anche se lo desideravo con tutto il cuore, i ragazzi preferivano uscire con ragazze meno complicate di me e mi consideravano “la ragazza più sfigata della storia delle sfigate”. Non ho mai realmente capito che cosa intendessero per “sfigata”; io amavo leggere, vivevo in un mondo tutto mio e amavo le cose semplici , ma se era questo che mi rendeva “diversa” allora forse, avevano ragione. 
Quel giorno le vie erano piene di persone in cerca dei regali di natale; era così bello vedere la città illuminata dalle luci colorate e osservare la gente che usciva dai negozi con enormi buste tra le mani.
Io avevo in mano solo un sacchettino con un acchiappasogni che avevo comprato per mio fratello Kyle, ancora dovevo trovare qualcosa da regalare a mia madre, ma non avevo trovato niente che mi convincesse veramente. Ad un tratto notai una piccola insegna luminosa, un po’ rovinata dal tempo, che indicava una libreria chiamata “Peterson Library”. Decisi di entrarci, certa che li avrei trovato sicuramente qualcosa che le sarebbe davvero piaciuto. 
Mia mamma amava leggere e fu lei a trasmettermi la passione per la lettura. Fin da quando ero piccola mi regalava libri per bambini ad ogni mio compleanno e ad ogni Natale. Inoltre,  fu lei a insegnarmi a leggere quando avevo 4 anni.
-Buonasera!-esclamò un’anziana signora. Sembrò quasi sorpresa nel vedere qualcuno entrare nel negozio.  
<-se cerchi il bagno è da quella parte-disse indicandomi una piccola porticina di fronte a me, con un sorriso che nascondeva un po’ di rassegnazione. Non capii  e la guardai un po’ perplessa.
-in realtà cercavo un libro-. Alle mie parole il suo viso s’illuminò. 
-oh scusami tanto è che ormai è raro vedere qualcuno entrare in questo “posto sperduto” e le poche volte che qualcuno varca quella porta è solamente perché ha bisogno del bagno e poi esce senza comprare niente.-spiegò. 
La libreria aveva un arredamento un po’ retrò, stile anni 60', con gli scaffali in legno e i mucchi di libri sparsi per tutto il locale, mentre un odore persistente di legno antico e carta, inebriava l’aria. 
- non è il mio caso>>.sorrisi
-Io sono Beth, la vecchia proprietaria di questa libreria ormai senza un briciolo di clientela, come puoi ben vedere. Cercavi un libro hai detto? -
-si, in realtà volevo regalare un un romanzo a mia madre per Natale.-spiegai.
-certo. Austin vieni!-urlò la signora  a qualcuno dietro gli scaffali.
Dopo qualche secondo  un ragazzo sbucò dal labirinto di libri; era alto, aveva capelli neri con dei riflessi più chiari, sul castano scuro; erano corti e leggermente ricci. Era magro,ma aveva grosse spalle atletiche, e dalla camicia un po’ aderente s’intravedevano grosse braccia muscolose. Appena si accorse della mia presenza, continuava a fissarmi e ad osservarmi senza smettere di sorridermi. Io non sapevo più come evitare il suo sguardo, era una situazione molto imbarazzante in cui non mi ero mai trovata. Quando i nostri occhi s’incrociarono rimasi incantata dai suoi: erano di un azzurro meraviglioso che ricordava quasi il colore del cielo in una limpida giornata d’estate. Lui mi sorrise e io ritornai a guardare il pavimento. Le mie mani erano diventate fredde e il mio cuore cominciò a battere velocemente, era così perfettamente incantevole che era difficile non guardarlo.
-Aiuta la signorina a trovare un libro da regalare alla sua mamma per Natale-gli ordinò contenta.
-si vieni- mi fece cenno di seguirlo e poi mi sorrise di nuovo, senza staccarmi gli occhi di dosso. Stava cercando chiaramente di flirtare con me e la cosa mi imbarazzava molto. Mai nessun ragazzo aveva cercato di corteggiarmi prima di allora e avevo anche un po’ paura che lo facesse solo per prendermi in giro. Ad ogni modo, il suo modo di sorridermi mi piaceva, era come se mi stesse facendo capire che era diverso dagli altri ragazzi, ma non ne ero del tutto certa. 
-è un bel ragazzo vero?-mi chiese la signora facendomi l’occhiolino, prima che lo potessi seguire. Io sorrisi e arrossi timidamente.
-nonna-la rimproverò scherzosamente lui dall'altra parte del negozio.
-tu non ascoltare impiccione!-disse lei ironicamente.
Lo raggiunsi. 
-che genere di romanzo volevi regalare a tua madre?- mi domandò.
-non lo so, a lei piacciono molto quei romanzi tristi e tragici-
Prese due libri da due scomparti differenti dello scaffale e me li porse.
-Questo è per tua madre-disse porgendomi uno dei due libri.-e questo te lo voglio regalare io-precisò dandomi l’altro libro.
Io arrossii.
-grazie.-sorrisi.
Lessi il titolo sulla copertina.-”Le stelle sopra di noi”? Di che cosa parla?-chiesi incuriosita.
-è la storia d’amore di due ragazzi che si incontrano per caso in una biblioteca, ma non voglio dirti altro per non rovinarti il gusto di leggere un libro di cui non hai mai sentito parlare.-rispose sempre con quel suo meraviglioso sorriso
-okay. L’hai letto?-
-si, una parte non tutto. Mia nonna mi obbligò a leggerlo qualche mese fa.-
-non è vero!-affermò lei comparendo all’improvviso dietro di lui.-non dargli ascolto è  che non vuole far capire che anche lui ha un cuore.-
-oh no, nonna  adesso penserà che sono uno di quei ragazzi romantici e troppo sensibili che piangono anche per un gattino.>>le disse a bassa voce scherzando. Una risata mi sfuggì dalla bocca.-si, lo ammetto l’ho letto di mia spontanea volontà-confessò.
-fate sempre così tu e tua nonna?-
-diciamo di si, lei è diversa dalle signore della sua età; lei non ha la passione per il Bingo o per l’uncinetto come tutte le vecchiette, ma il suo hobby preferito è farmi passare per uno sfigato, davanti alle ragazze belle come te.-disse ironicamente, aggiungendo un sorriso alla fine. 
Io arrossii, per la sua ultima frase. Cavolo, avevo azzeccato! Per la prima volta riuscii a capire che un ragazzo ci stava provando con me, ma non ero del tutto certa che lo stesse facendo perché mi trovava carina.
Lei rise e gli tirò un buffetto sulla nuca.
-ahia nonna! Adesso ti trovò denunciare per violenza su minore.!>>esclamò ironicamente
-ti ricordo che sei maggiorenne già da un anno.-lo azzittì scherzando.
Lui rise.
-siete troppo simpatici.-scoppiai a ridere io di nuovo.-dovrei passare più spesso, è divertente stare in vostra compagnia.-
-noi saremmo molto contenti di averti qui, vero caro?-disse l’anziana signora rivolgendosi al nipote.
-certo, è raro trovare ragazze che trovano divertenti  sorrise.
Sentii le mie guance riempirsi di calore e sorrisi timidamente
-grazie-. Non mi era ancora chiaro il motivo per cui si stesse comportando in quel modo con me, ma non mi sembrava il tipo che si divertiva ad illudere le ragazze.
-cara,non ci hai detto ancora come ti chiami.-domandò la vecchia signora.
-Isabelle-.
-oh che nome infinitamente dolce, vero Austin?.-
-si, è un nome meraviglioso.-affermò sorridendomi.
-lo sai? Isabelle era il nome della mia mamma, ma tutti la chiamavano Belle e quando...-
-oh, no adesso ricomincia..-si lamentò il ragazzo.
-smettila, so che hai ascoltato questa storia tante volte, ma io amo raccontarla.-
-stavo dicendo: quando i miei genitori si conobbero mia mamma era una ragazzina, aveva circa 17 anni, e mio papà s’innamorò subito al primo istante che la vide. Lei era molto timida e, anche se a le piaceva molto mio padre, si imbarazzava quando lui la corteggiava, così lui, per conquistarla, la chiamava Bella. Dopo un po’ di tempo lei cedette alla sua gentilezza, e si misero assieme.
 Prima di morire mia madre, fece cambiare il suo nome in “Bella” all’anagrafe perché tutti la chiamassero in quel modo che la faceva sentire vicina al mio papà ancora una volta, e per far rimanere impresso nella memoria il nome con cui lui la chiamava quando si erano conosciuti.-spiegò.
Austin mi faceva le facce buffe per farmi capire quanto trovava noiosa quella storia che sua nonna gli aveva raccontato tantissime volte.
-bene, Isabelle adesso che hai saputo di questa storia, stanotte puoi dormire tranquilla e dire “meno male che la libraia mi ha raccontato il noioso aneddoto riguardante la storia dei suoi genitori, sennò stanotte non riuscivo a dormire”.-scherzò. 
-smettila …-lo rimproverò scherzosamente.
-io invece la trovo una storia così romantica e meravigliosamente dolce.-ammisi.
-visto? Sei tu che non apprezzi le cose che ti racconto disse rivolgendosi ad Austin.-mi è venuta un’idea; perché non vieni a lavorare qui da noi? Sai, noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti qui in negozio.-mi propose
-certo mi farebbe tanto piacere.- accettai senza pensarci due volte, perché avevo sempre desiderato cominciare a lavorare in una libreria
-aspetta, nonna-disse Austin diventando improvvisamente serio.-noi non possiamo permetterci qualcuno che ci aiuti, lo sai che non abbiamo molte possibilità economiche.-
-nono, non voglio essere pagata. Lavorare in una libreria è sempre stato il mio sogno,non m’importa avere uno stipendio.-affermai.
-oh, beh in questo caso allora va bene-sorrise.
-però prima, Isabelle, chiedi il permesso ai tuoi genitori, perché non vorrei che me ne dicessero quattro per averti proposto di aiutarci senza prima aver chiesto loro il consenso!.-
-chiederò a mia mamma stasera, ma credo non ci sia nessun problema l’anno prossimo andrò al college e lei sperava tanto che io comincassi a trovarmi qualcosa da fare dopo la scuola-
-oh va bene, allora domani pomeriggio vieni a darci la conferma e,se lei sarà d’accordo, comincerai domani stesso.-
-veramente? Grazie mille, davvero.-
-figurati, si vede che sei una ragazza speciale-affermò dandomi un pizzicotto sulla guancia.
-preparati, non sarà facile lavorare con mia nonna.-mi informò Austin. Io risi.
-arrivederci-dissi-e grazie ancora.-
-mi raccomando facci sapere se verrai a lavorare qui.-disse l’anziana signora.
-certo.-risposi e uscii dal negozio. 
Mi voltai qualche secondo per guardare Austin, e quando mi girai mi accorsi che lui lo stava già facendo. Mi sorrise e io ricambiai sorridendo timidamente. 
Quando arrivai a casa erano le 8 di sera. Mia mamma stava preparando la cena e Kyle era impegnato a giocare alla play station in salotto.
-ciao mamma-la salutai dandole un bacio sulla guancia. Rubai una carota dal ripiano della cucina e mi sedetti al tavolo.
-ciao tesoro. Hai fatto tardi oggi, eh?-
-si,ma mi sono fermata in un negozio di libri che non avevo mai notato prima e mi sono messa un po’ a chiacchierare con la proprietaria e suo nipote. Sono persone davvero simpaticissime e molto semplici. Sai..-
Lo squillo del telefono interruppe la nostra conversazione.
-scusami tesoro,è un cliente importante, continuiamo dopo-disse. Poi rispose alla chiamata e si allontanò verso il giardino nel retro.
Io salii in camera mia, presi il libro che mi aveva regalato Austin da uno dei sacchetti e lo posai sulla scrivania. Poi riposi le buste nel mio armadio.
Presi il libro e cominciai a leggere la trama in attesa che la cena fosse pronta. Era la storia di un ragazzo e una ragazza che s’incontrarono per caso in una biblioteca, entrambi con la passione per i grandi poeti di una volta, il cui incontro sfocia in una meravigliosa storia d’amore, stravolta poi, dalla malattia del ragazzo, che un giorno scopre di avere la leucemia. 
Sembrava abbastanza drammatico, ma volli comunque leggere le prime pagine. Ero quasi a metà della terza pagina quando mia madre bussò alla porta.
-tesoro è pronta la cena.-mi avvisò.
-si, solo un secondo-dissi continuando a leggere. 

-allora, cosa mi stavi raccontando prima che il telefono ci interrompesse?-mi chiese a tavola, versando un po’ d’acqua nel mio bicchiere.
-niente.. che sono entrata in una libreria che non avevo mai visto prima, gestita da un’anziana signora e suo nipote. Sono persone davvero simpatiche.-
-mmm.. ed è lì che hai comprato il libro che stavi leggendo?-
-si, cioè no, me l’ha regalato Austin, il nipote della proprietaria-
-e com’è carino?-mi domandò incuriosita.
-no, cioè, si… dai mamma-dissi imbarazzata.
-scusa, volevo solo sapere se era lui il motivo per cui hai quel sorriso stampato sulla faccia.- Io arrossii d’imbarazzo. Come poteva farmi quel effetto un ragazzo che avevo appena conosciuto?  -poi, mi hanno chiesto se potevo dargli una mano nel negozio dopo la scuola, perché gli serve qualcuno per aiutarli e in due non ce la fanno. Però non possono permettersi di pagarmi e io ho detto loro che per me non c’eranessun problema, che io lo faccio volentieri anche senza essere pagata, ma la signora voleva essere sicura che tu fossi d’accordo-
-certo che lo sono, io volevo che ti trovassi qualcosa da fare nel tempo libero-disse.-però Belle, non voglio che questo ti distragga dallo studio, okay? L’anno prossimo andrai al college e non voglio che tu abbia troppe distrazioni.-precisò.
-sisi, lo so mamma, ma lo sai che niente mi distrarrà mai dai miei impegni scolastici.-la rassicurai.
-solo tu sei felice di lavorare senza essere pagata.-mi punzecchiò Kyle.
-beh, almeno io a diciassette anni ho voglia di lavorare, mentre tu a ventidue,stai tutto il giorno sdraiato sul divano a giocare con i videogiochi>>.
-beh, non è colpa mia se non trovo lavoro.-
-non lo trovi, perché non hai voglia-puntualizzò mia mamma.
-non è vero.-
-si che lo è- 
-no non lo è!-.
 Quando mia mamma finì di mangiare sparecchiò la tavola e Kyle la seguì continuando ad affermare che lui avrebbe voluto lavorare, ma non riusciva a trovarlo. Io li lasciai alla loro “discussione” e salii in camera mia per riprendere l lettura del mio libro
Stavo leggendo quel romanzo ed ero talmente immersa nella storia che non mi accorsi dell’ora fino a quando, per pura curiosità, guardai il cellulare e mi resi conto che era l’1.00 di notte. Posai il libro, spensi la luce e mi addormentai immediatamente, con la paura di non riuscire a svegliarmi la mattina seguente.
Per fortuna, la sveglia suonò e io non ero poi così stanca da non riuscire a sentirla. Mi alzai dal letto, mi vestii e, dopo aver fatto colazione, mi diressi a scuola.
Per tutte le ore di lezione non facevo altro che guardare l’orologio contando quanto mancava al suono dell’ultima campanella. Non vedevo l’ora di cominciare a lavorare nella libreria e, soprattutto, di rivedere Austin. Era incredibile l’effetto che mi faceva quel ragazzo ogni volta che pensavo a lui.
Finalmente arrivò mezzogiorno e io andai di corsa a casa. Mia mamma non c’era, poiché aveva un appuntamento con un cliente interessato a uno dei suoi quadri e Kyle era uscito con i suoi amici. Mangiai un panino e una mela, poi mi cambiai cercando di sembrare più carina; misi un maglione bianco e i jeans, poi legai i miei lunghi capelli in una coda di cavallo. Uscii di casa e mi diressi al negozio.
Quando arrivai era chiuso, ma sapevo che Austin e sua nonna erano dentro, così suonai il campanello e la signora venne ad aprirmi.
-oh Isabelle!Che bello che sei venuta, vieni entra.-mi disse. -Austin vieni c’è Isabelle!-lo chiamò.
-Allora la tua mamma ti ha dato il permesso?-mi chiese.
-si, e sono pronta per il mio primo giorno di lavoro-sorrisi.
-oh che bello!-esclamò lei.-appendi la giacca nel magazzino e poi vieni che ti dico cosa dovrai fare.-  
Appesi il giubbotto nell' attaccapanni e poi mi diressi verso la cassa. Nel frattempo Austin raggiunse sua nonna.
-ciao-disse sorridendo.
-ciao-
-allora cara, prendi quella pigna di libri, Austin ti farà vedere come sistemarli.-
Presi la pila vicino alla porta e seguii Austin.
-allora, prima devi leggere il genere del libro, poi il nome dell’autore e metterlo in ordine alfabetico.-mi spiegò e prese un libro dal mucchio di libri che avevo in mano. 
-questo libro è fantasy, quindi va nello scaffalo indicato dal cartello grigio. Poi, l’autore è Nicholas Sparks, perciò va dopo gli scrittori con la lettera R-mi spiegò riponendo il romanzo nel suo scomparto.
-sembra facile.-
-si abbastanza, adesso prova tu.-mi disse. Presi un libro e lo misi al suo posto. Quando finii di sistemare quella pila di libri, ne presi un’altra e feci così per le due ore seguenti.
-pausa?-mi propose Austin.
-si, ne ho bisogno-ammisi. Prese due sedie e due coca cole dal distributore di bibite che si trovava nel magazzino, poi me ne porse una.
-allora, l’hai letto il mio libro?-
-si, ed è grazie al tuo romanzo che stavo rischiando di arrivare tardi a scuola stamattina. ieri sera sono andata a letto tardi perché non riuscivo a smettere di leggerlo.- sono andata a letto tardi perché non riuscivo a smettere di leggerlo.-
-allora ti è piaciuto!-
-si,molto-. 
Notai che continuava a fissarmi.
-cosa c’è, perché mi guardi così?- chiesi mentre sentivo le mie guance riempirsi di calore.
-perché non sembri reale.-disse.
-in che senso scusa?-
-nel senso che non ho mai visto una ragazza bellissima come te, che ama tantissimo i libri, che ha scelto di lavorare in una libreria sconosciuta dal mondo senza essere pagata.-
-non è una questione di essere reale o irreale, perché chiunque con un cervello e un cuore lo farebbe, ma purtroppo viviamo in un modo dove la gente a mezzo cervello e una briciola di cuore e quindi non agisce per  quello che veramente vuole, ma per quello che il loro piccolo cervello limitato gli dice di fare senza ascoltare il vero organo pensante che è quello senza il quale non potremmo sopravvivere. Io, invece, preferisco ascoltare il mio cuore, piuttosto che la mia testa ed è per questo che ho accettato.-affermai.
-wow! Che meravigliosa osservazione!-esclamò lui.
-è la verità-
-ed è proprio questo che la rende bella.-disse.-Isabelle, davvero sicura di essere umana?-
-si, ho fatto le analisi un mese fa e i dottori non mi hanno rinchiuso in un laboratorio perché nelle mie vene scorreva aranciata, perciò si credo di essere umana-scherzai. Lui rise. La sua risata era così dannatamente perfetta.
-raccontami qualcosa della tua vita- 
-che cosa?-
-non so qualcosa di te-
-non so cosa raccontarti di me. Sul serio, la mia vita non è così interessante-
-non prendo assolutamente in considerazione questa tua affermazione, perciò devi dirmelo per forza-
-non lo s, davvero…-
-okay allora, io ti faccio alcune domande e poi tu mi chiederai quello che vuoi sapere di me, va bene? E’ un modo per conoscerci un po’, visto che passeremo il resto dei pomeriggi insieme.-
-va bene-.
-colore preferito?-
blu-
-cibo preferito?-
-cinese-
-ti piace il cinese?-mi domandò quasi sorpreso.
-si, perché?-
-hai mai pensato che faresti prima a mangiare l’aria?-
-perché?-risi.
-il cibo cinese è immangiabile, insomma è tutto riso, soia e tofu-
-non è vero, a me piace-affermai.
-vabbè andiamo avanti; città preferita?-
-Londra-
-oddio, ragazza fattelo dire sei un po’ strana..-
-mi avevi detto che mi volevi fare delle domande, ma hai omesso il fatto che dovevi giudicare i miei gusti-scherzai.
-okay, va bene scusa, non lo faccio più-disse.-animale preferito?-
-leone marino-. Lui scoppiò a ridere.
-hey, avevi detto che non avresti più giudicato i miei gusti!-precisai.
-ma dai, il leone marino-
-sono carini,sembrano delle foche con la barba-ammisi. Lui scoppiò in una rumorosa risata e poi sorseggiò un po’ della sua coca cola.
-è vero-dissi ridendo.
-gusto di gelato preferito?-
-cioccolato e vaniglia-
-ritiro tutto, non sei poi così strana-. 
Io risi.-visto? L’apparenza a volte inganna-
-hai fratelli o sorelle?-
-sembra un interrogatorio!-esclamai con voce scherzosa.-comunque ho un fratello più grande.-
-libro preferito?-
-Colpa delle stelle.-
-cantante preferito?-
-Ed Sheeran.-
-non ho mai visto una ragazza con così tante passioni, così seria, ma anche strana, come te.-ammise.-e ammetto di  non aver mai sentito questo “Ed Sheeran”, è bravo?-
-bravo? E’ straordinario! le sue canzoni sono pura poesia, devi ascoltarlo-
-lo farò stasera.>>disse.-ma tu, in cambio, ascolterai questo-. Allungò il braccio,prese un cd dal tavolo affianco a lui  e me lo porse.
-Luke Bryan?-
-già, le sue canzoni sono fantastiche.-affermò.-ma non dire a nessuno che Austin Carter ascolta il country-sussurrò ironicamente.-anche se nessuno ha mai sentito parlare di Austin Carter.- 
-va bene-risi.
-hey piccioncini, è ora di tornare a lavorare-ci interruppe Beth con un sorriso intenerito. Io arrossii e notai che anche Austin s'imbarazzò a quel “nomignolo” con cui sua nonna ci aveva appena definito.
-il capo ci chiama-disse alzandosi dalla sedia. Io feci lo stesso e continuai il mio lavoro.
Arrivò l’ora di chiusura: per tutto il pomeriggio non si era vista l’ombra di un cliente, a parte le persone ch e entravano nel negozio solo per andare in bagno. Avevo cominciato a pensare che avevano scambiato la libreria per un cesso pubblico.
-va bene io vado-annunciai prendendo la giacca dal magazzino.-ci vediamo domani-
-okay, grazie mille Isabelle per essere venuta a darci una mano.-disse Beth.
-si figuri-sorrisi.
-hey, Isabelle-mi chiamò Austin prima che uscissi dalla porta.-mi dai il tuo numero di telefono?-mi chiese.
-certo.-.Ci scabbiamo i numeri di telefono. . 
-stasera ti chiamo-mi avvisò.
-va bene-risposi sorridendo. Mi aveva davvero dato il suo numero e mi aveva davvero detto che mi chiamava? Okay, forse stavo sognando, ma era un sogno da cui non volevo mai essere svegliata.
Per tutta la sera non feci altro che guardare lo schermo del cellulare in attesa di una sua chiamata, ma il telefono sembrava non voler squillare mai.
-tesoro che cos’hai?-mi domandò mia mamma preoccupata dal fatto che continuavo a guardare ansiosamente il telefono
-niente mamma.-
-è per Austin vero?-disse mentre tagliava le verdure per l’insalata.
-già.. non mi chiama, aveva detto che lo avrebbe fatto…-
-vedrai che lo farà.-
-tu non capisci, lui è diverso! Ama leggere ama la musica country ed è simpaticissimo e meravigliosamente dolce allo stesso tempo.-
-vedrai che ti chiamerà, stai tranquilla-mi rassicurò, poi prese la cesta dei panni puliti e si diresse verso il balcone della sua camera.  Io misi le cuffie nelle orecchie e cominciai a pensare ad Austin, a quanto stava cominciando a piacermi, anche se le sensazioni che stavo inziando a provare mi spaventavano.
Ad un certo punto la musica si abbassò e notai che mi arrivò un sms il che era strano visto che non mi scriveva mai nessuno.

“sto ascoltando il tuo cantante preferito, hai ragione le sue canzoni sono pura poesia”diceva il messaggio. Era Austin.
“sono contenta che ti piace.”
“c’è solo una cosa che non capisco, perché le sue canzoni mi fanno venire in mente te?”
“forse perché ti ho detto che è il mio cantante preferito?”
“no, sono sicuro che ci sia un’altra spiegazione.”
“come stai?”
“bene, tu?”
“bene”
“che stavi facendo prima che io ti interrompessi?”mi domandò.
“stavo pensando.”
“a cosa?”
“niente di particolare.”
“posso chiamarti?”mi chiese.
“si.”.
Dopo qualche minuto il cellulare squillò.
-Isabelle.-disse.
-Austin.-
-lo sai sono qui fuori nel giardino di casa mia e sto guardando il cielo-
-che ragazzo romantico che sei-
-si lo so sono un romanticone .-affermò.-comunque, riesco a vedere la costellazione dell’unicorno. E’ così bella. Vai a vederla.-
-ma fa freddo per restare fuori a guardare le stelle.-
-non m’importa voglio che la guardi-disse.
-va bene, sto uscendo.- Presi il giubbotto e uscii in giardino. Il cielo era limpido per essere una serata invernale e le stelle illuminavano il cielo come tanti puntini di diamante. Mi sdraiai sull’erba fredda e cominciai a osservare il cielo.
-in che direzione ti trovi?-mi chiese.
-verso ovest, credo.-
-spostati un po’ verso est.-disse.
-non riesco a capire quale sia, io vedo solo un ammasso di puntini.-
-osservale bene. Sono le sette stelle più luminose sopra di te.-
-ah si, adesso la vedo!-rimasi a fissare il gruppetto di stelle.
-è bellissima-
-già..-sospirò lui.
Stammo tutti e due in silenzio mentre osservavamo le stelle sopra di noi.
-è così meraviglioso, l’infinito.-sospirò.-sembra un’enorme massa informe di cui non esiste la fine-
-sarebbe meraviglioso riuscire a vedere l’infinità di qualcosa-dissi.
-beh, l’infinito è in qualsiasi cosa, perciò credo non sia difficile osservarlo.-rispose



Nota dell'autrice:
Ciao a tutti! Questa è la mia prima "storia originale", spero davvero che vi piaccia. Mi raccomando recensiteeee!!!! :D
  
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