Una storia ricca di doppisensi scritta a quattro mani da me e una mia amica. Lo so che in certi punti la grammatica, la sintassi e tutta quella roba lì lasciano molto a desidarare ma *punta dito accusatore* è Jess che sbaglia ù__u
Enjoy <3
Io: rosso
Aveva solo tre
anni quando iniziò a
guardare video
istruttivi sulle api e i fiori. Erano filmati molto po
veri di
immagini sugli alveari, ma questo non gli importava. Infatti si divertiva un
mondo a guardare quei video, lo portavano quasi sempre a ma
ravigliarsi di
come la vita fosse ricca di se
nsazioni
forti, di gioia, di dolore, di lavoro e di org
anismi
formatisi grazie alla selezione naturale e tante sco
nvolgenti
evoluzioni. La mamma diceva sempre a Rocco “Che bravo che sei, sono sicura che
da grandi diventerai un famoso tro
ttolino
amoroso, con la tua dolcezza farai innamorare tutte le donne, che vorranno
immediatamente fare se
mpre quello
che vuoi.” Rocco non rispondeva perché imbarazzato, ma appena la mamma se ne
andava in un’altra stanza adorava fantasticare, e toccare continuamente il suo
grande
copriletto con
la foto del suo idolo Gargamella stampata sopra. Un giorno, mentre stava
facendo ciò che faceva ogni giorno sul copriletto, la mamma entrò nella stanza
senza ve
dere nulla di
ciò che faceva suo figlio, e disse “Senti Rocco, avrei una commissione da
affidarti: devi andare in farmacia e prendere qualcosa per tuo padre. Si chiama
pre
sina, deve
scolare la pasta, ma vuole quelle sterili, che vendono solo là. Stai attento a
non cadere, perché potrebbe finirti qualcosa nel cu
ore della
presina, la parte più delicata, che rischia di rompersi facilmente”
Così Rocco,
mentre camminava verso la farmacia e giocherellava con la monetina che gli
aveva dato la mamma, inciampò, e fece cadere la moneta a terra. Si chinò a
raccoglierla e quando alzò lo sguardo vide davanti a sé una di quelle donne che
lavorano per strada, una tr
asportatrice
di carichi, una camionista, insomma. Questa donna lavorava soprattutto sulle
tangenziali e, impietosita dal povero Rocco che aveva perso la monetina, mise
una mano sotto il cappottò, cercò quella cosa che aveva là sotto e gliela
diede.
Era una gomma
da masticare, o almeno così sembrava. Era di forma oblunga, semitrasparente,
quindi, se era una gomma, era sicuramente usata, o magari era una di quelle
chewing-gum lunghe, le sue preferite. Rocco si incuriosì molto quando la donna
cercò di infilargliela giù per il suo grande
dito medio,
che il povero Rocco si era rotto cadendo a terra. “Stai tranquillo, questa
gomma da masticare ti lenirà il dolore, è come il lubrificante nell’an
tiquato
negozio che si trova dietro l’angolo. Comunque sono curiosa: che cos’è quella
grossa cosa che tieni sotto i pantaloni? Non sarà mica il tuo ca
rillon, il tuo
regalo segreto per il compleanno della mamma? Non dovresti portarlo in giro
così, si rovina; ti suggerisco di regalarle un vi
brante
massaggiatore per i piedi, io l’ho provato e si stimola così tanto che quasi
arrivi all’or
a di cena e
non hai nemmeno voglio da farla, e compri qualche cibo precotto, come dei ca
si, proprio
quelle che si usano per giocare alle biglie sulla spiaggia d’estate, quando fai
tante sculture di sabbia a forma di pe
nosi castelli,
si, penosi, perché ti riescono troppo piccoli e stretti, come il piccolo
bastone del puffo…”
“Non prendere
in giro il puffo!” disse Rocco, quasi isterico; “Il puffo e Gargamella non si
toccano, perché sono i miei idoli e ce l’hanno tutti e due molto grande,
la casa, anzi,
il castello, perché sono ricchi e
famosi, e anche due stupendi attori po
veri di
presunzione e di egoismo, sono sempre disponibili a farlo, intendo un nuovo
film, inoltre a loro piace andare a put
refare i cadaveri,
si perché loro non sono necrofili come potresti pensare, ma anzi aiutano la
società facendo decomporre la spazzatura! E scommetto che non diresti che il
bastone del puffo è piccolo se adesso te lo mettessi nel cu
mulo di
cadaveri e lo confrontassi con questi!” La camionista fece un’aria perplessa,
poi si illuminò e aprì il di getto il suo cappotto: Rocco restò a bocca aperta:
non aveva mai visto due te
letubbies così
belli. Erano in puro velluto, apparivano morbidi al tocco e soffici da
stringere.
“Se vuoi posso
farti un regalo, Rocco. Vuoi?”
“Si che lo
voglio, che regalo mi fai e come me lo fai?” chiese Rocco con gli occhi tutti
luccicanti alla vista dei teletubbies.
“Anche qui in
strada, ma devi aprire i pantaloni, altrimenti non posso farti il pom
poso fiocco al
carillon per tua madre.”
“Che bello!”
esclamò Rocco quando la donna finì di sistemargli il gingillo “Non ho mai visto
niente di più vistoso e grosso, sono sicuro che appena lo vedrà, a mia mamma
gli verrà un colpo!”. La camionista disse “Ti devo confessare un segreto… sotto
i teletubbies ho due bocce en
trate così a
fondo nel mio cuore che ora non riesco più a farle uscire! Sai, ci giocavo sulla
spiaggia da giovane, e anche se piccole, mi piaceva un sacco maneggiarle,
assieme alla carota di mio padre, la teneva sempre nel costume e io la usavo
per giocare; era così gustosa che spesso la succhiavo e ne assaporavo a pieno il
sapore… però dopo un po’ mia mamma si ingelosì, perché anche a lei piaceva un
sacco la carota del papà, ma visto che io gliela succhiavo per prima poi il
papà era stanco, e dato che non voleva rovinarsela non la dava alla mamma.”
“Povera
mamma!” disse Rocco “aveva fame, no?”
“Si, era molto
affamata, così andava in giro per la spiaggia a chiedere del cibo agli altri
villeggianti. I signori erano gentili, le davano cetrioli, zucchine, carote,
banane e piselli, le signore un po’ meno, le davano solo patate. Così, girando
per la spiaggia, la mamma si faceva una bella sco
rpacciata e le
tornava il buon umore…”
Rocco e la
camionista si salutarono dopo la bella chiacchierata, e il giovane riprese il
suo cammino verso la farmacia.