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Autore: Setsuka    04/10/2008    7 recensioni
Il cinguettio del passero fu la sveglia definitiva, decise di alzarsi, ma non sapeva cosa poteva fare, meditò ma i suoi pensieri scemarono quando la sua attenzione si concentrò sull'animaletto al di là del vetro; ai suoi occhi sembrava uno specchio più che un normale vetro, uno specchio che rifletteva una realtà distorta: lui era come quell'uccello, ma in una gabbia, con le ali spezzate e la voce perduta.
Avrebbe anche lui voluto spiegare le ali -ovvero rivelare se stesso- ma la sua gabbia d'orgoglio non glielo permetteva, poteva liberarsi, aveva la chiave, ma era convinto che le sue ali non avrebbero mai potuto farlo volare.
Appena spiccato il volo verso il cielo, appena confessato d'aver anche lui dei sentimenti, non sarebbe volato da nessuna parte, sarebbe caduto.
Perchè non tutti nascono perfetti, perché al mondo alcuni uccelli nascono con le ali danneggiate.
Perchè esistono tante cose difettose, come lui.
E ciò che è difettoso, non è interessante, assolutamente privo di fascino.
E lui, Eric Cartman, ne era assolutamente convinto.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christophe, Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Kyman long-fiction


Un uccellino picchiò il becco contro il vetro della sua finestra, svegliandolo. Nonostante il sole era già alto in cielo lui era ancora a letto, ancora una volta perché si sentiva male.
Il cinguettio del passero fu la sveglia definitiva, decise di alzarsi, ma non sapeva cosa poteva fare, meditò ma i suoi pensieri scemarono quando la sua attenzione si concentrò sull'animaletto al di là del vetro; ai suoi occhi sembrava uno specchio più che un normale vetro, uno specchio che rifletteva una realtà distorta: lui era come quell'uccello, ma in una gabbia, con le ali spezzate e la voce perduta.
Quel passero era ciò che avrebbe potuto, voluto e soprattutto dovuto essere, ma non poteva, non ne era capace, lo sapeva di essere solo un inetto, giorno dopo giorno diveniva sempre più lampante.

Avrebbe voluto spiegare le ali, come stava facendo in quel momento l'animaletto, un salto nel vuoto e volò via. Lo seguì con lo sguardo che brillava d'ammirazione per quella creaturina, tanto piccola e fragile ma che riusciva a volare, a sfidare ciò che sembrava impossibile.
Avrebbe anche lui voluto spiegare le ali -ovvero rivelare se stesso- ma la sua gabbia d'orgoglio non glielo permetteva, poteva liberarsi, aveva la chiave, ma era convinto che le sue ali non avrebbero mai potuto farlo volare. Appena spiccato il volo verso il cielo, appena confessato d'aver anche lui dei sentimenti,  non sarebbe volato da nessuna parte, sarebbe caduto.
Perchè non tutti nascono perfetti, perché al mondo alcuni uccelli nascono con le ali danneggiate.
Perchè esistono tante cose difettose, come lui.
E ciò che è difettoso, non è interessante, assolutamente privo di fascino.
E lui, Eric Cartman, ne era assolutamente convinto.





.1.
Everybody knows that you're insane


You wanna know why you feel so hollow?
Because you are.
You're missing out? Well if you say so
Then you're missing out
[ Queen of the Stone Age ]







Non voleva ascoltare la voce della sua coscienza, o meglio non voleva dover ammettere che quella voce era sua.
Per questa era più comodo attribuirla ad una rana di pezza, la sua vera migliore amica. Non lo criticava, lo ascoltava e gli era vicino... cosa poteva sperare di più? Quella era l'amicizia che voleva, qualità che ogni miglior amico dovrebbe avere, ma al pensiero gli veniva da vomitare: a diciassette anni ancora parlava con la Rana Clyde.
Meglio non pensarci, meglio rimanere con la mente legato a quello stato infantile; non c'era nessuno in casa, nessuno che potesse spiarlo dalla finestra, poteva concederselo dunque.

< Oggi pomeriggio ho le ripetizioni di geometria e biologia... >
< ...forse dovresti studiare qualcosa, almeno quando Kyle arriverà vedrà che sei preparato >
< Mamma paga quell'ebreo, spetta a lui farmi studiare >
< Ma ti senti? Non pensi di essere infantile Eric? >

Ignorò se stesso.
Ma lo sapeva, per questo sospirò.

Uscì dalla camera, per vedere se effettivamente sua madre era in casa, ma a quanto sembrava non c'era.
Silenzio.
La casa gli sembrò più grande del solito, gli angoli sembravano inghiottirlo, così spogli, precisi, retti. Non poteva fare a meno di guardarli, nonostante la loro vista gli desse fastidio; non sapeva il motivo, ma l'effetto del disagio che quella vista gli produceva ma lo poteva sentire sulla sua pelle.
Corse via dalle scale, chiamò sua madre, ma nessuna risposta.
Sulla soglia della porta della cucina ecco a tentarlo la colazione, pronta per lui sul tavolo. Il profumo era intenso, sentì lo stomaco fargli male, bramava quel croissant preparato per lui, ne aveva bisogno.
Ignorò il dolore e diretto al tavolo prese il piattino dove vi era il cornetto pronto per lui e lo incartò in due tovaglioli.


< Se quel cazzo di gatto se lo mangiasse... >

Blaterò tra se e se, prima di buttare la colazione nel secchio dell'immondizia, con la speranza che sua madre non la trovasse.

< No, oggi proprio no >

Si dedicò a sparecchiare la tavolo, bevendo soltanto un bicchiere di latte per calmare quelle fitte allo stomaco, gli sembrava quasi che urlasse, quindi affongare i suoi bisogni nel latte poteva essere una soluzione per non sentire più dolore.

Pulizia completa, poi.

Lavò le stoviglie -da bravo ragazzo- come Liane aveva sempre desiderato.
Se poteva farla felice per così poco, andava bene, almeno aveva degli elementi a suo favore da presentare alle sue lamentele riguardo al comportamento che Eric aveva assunto nell'ultimo anno.

Eric Cartman, era cambiato si, ma non proprio in meglio, questa era la vera disgrazia.
 
Mentre lavava le ultime posate con il bicchiere, organizzò mentalmente la sua giornata, prima che arrivasse Kyle nel pomeriggio per dargli ripetizioni: una bella doccia, poi sistemare la sua camera, studiare un po', se sua madre tornava scambiarci qualche parola, sforzarsi di mangiare qualcosa a pranzo e di nuovo studio, un po' di tempo da spendere su internet e prepararsi prima che il ragazzo ebreo arrivasse.

Salì su in camera, tornando a parlare con la sua affezzionata rana di pezza.
Era l'unica confidente che aveva, l'unico diario segreto che conosceva tutto senza che custodisse nulla di scritto, nessun segreto poteva esser rubato. Al nulla parlava, in fondo.
E diede voce alla bellezza dei suoi incubi, una speranza -forse- intrappolata da ombre d'ossessione e d'orgoglio, che volevano soffocare quell'immagine che regnava con eleganza nei suoi sogni, mostrandosi suo fiero desiderio e al contempo il seme della sua malattia, il creatore del suo caos interiore.
Aveva sentito in un film che adorava -Batman:The Dark Knight- che il Caos era bello perché equo. Falso. Se tutto non precipita nel caos, se il caos è all'interno dell'ordine, quella era follia, malattia pura, un peso da portare, un cappio stretto intorno alla gola pronto a farti cedere, ad aprirti le porte verso un limbo senza via d'uscita.

Dunque, solo quando il mondo seguiva l'armonia del Caos lui poteva sentirsi in accordo con se stesso. Quando c'erano i temporali, per esempio. 
Amava rimanere al buio nella sua camera, lì a guardare fuori dalla finestra i lampi azzurri e dorati, talvolta rossi, che danzavano, cadendo dal cielo alla terra con il loro mantello di pioggia, caduti, precipitati in pochi istanti sul suolo, liberavano senza remore il loro suono regale e il vento era il loro cortigiano, li abbracciava cercando di piegare i frutti della terra, sibilando nell'oscurità, tra le tremanti foglie, di aver paura di lui; accompagnato da Madama neve che voleva corprire con il suo abito tutto, attaccare l'uomo, mostrare la sua arma del gelo.
Una paura fatta di mostruosa meraviglia, regale superbia. Insieme festeggiavano la loro gloria ballando al ritmo del Caos.
Poteva sentirsi tranquillo, era com una ninna consolatoria; poteva essere se stesso in quei momenti, esser libero di piangere e ridere in contemporania, senza alcuna vergogna, il tempo gli suggeriva che in quel momento il mondo non era regolato da alcuna regola e andava bene così.

Cercò di cacciare via quegli insani pensieri dalla sua mente, rivelando solo quello che aveva visto nel mondo oscuro che si apriva chiudendo i suoi occhi.

< L'ho sognato di nuovo sai? Lo stesso sogno... >

Mentre parlava si sfilava il pigiama, preparandosi per una doccia fredda che potesse scuotere il suo spirito, svegliarlo dalla sua ordinaria visione grigia del mondo.

< ...non capisco che cazzo ci trovi di bello, sai? Sempre lo stesso, però... stavolta... è stato diverso, mi ha parlato è come se mi avesse visto finalmente... >

Lo specchio davanti a lui rifletteva ciò che non gli piaceva.
Passò la mano dal torace al ventre, sotto il suo sguardo critico ombreggiato da un velo di tristezza.

< E' decisamente al di fuori della mia portata, vero? >

Come coscienza non sapeva cosa rispondere, avrebbe voluto negare, ma la rana Clyde non parlò.

Ai suoi occhi il suo ventre non era abbastanza piatto.
Il muscoli da poco sviluppati ai suoi occhi lo rendevano troppo robusto.

< Cazzo di palestra, non è servita a nulla >

Digrignò tra i denti, arrabbiato con se stesso.

Non era quello sarebbe voluto essere, il riflesso che vedeva poteva piacere a diverse ragazze come Heidi, Bebe, Rebecca... ma a lui non interessava il loro giudizio, non gli interessava se loro gli chiedevano un appuntamento.

Per lui non era ancora sufficiente.




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South Park aveva un sistema scolastico davvero bizzarro, il grande edificio ospitava infatti asilo, elementari, medie e in un'altra struttura, ma sempre regolata dalla stessa
direzione scolastica, le scuole superiori; tutto questo perché South Park era un piccola cittadina e di conseguenza non vi erano tantissimi ragazzi, per questo non vi era nemmeno bisogno delle sezioni e riguardo al sistema scolastico delle superiori, vi era un numero ristretto di corsi, per chi aspirava a frequentare più corsi vi erano i college privati a Denver, per tanto i giovani vivevano in ambiente familiare, ma allo stesso tempo potevano ricevere una buona istruzione, dal momento che i corsi erano frequentati da un'esiguo numero di studenti e soprattutto perché ad insegnare due delle maerie principali -inglese e storia- vi era un preparatissimo insegnante, che chiedevasempre il meglio dai suoi studenti e spronava il corpo docenti ad essere più severi.
All'apparenza quest'insegnante poteva sembrare solo un buffone, molte volte le sue lezioni si trasformavano in accesi dibattiti politici o finivano per essere solo delle ore di pettegolezzi, di lettura critica del giornale o lezioni di educazione sessuale un po' particolare, oppure... semplici sfoghi sulla sua incasinata vita. Ma a parte questo Herbert Garrison era un ottimo insegnante, bastardo, ma che comunque ci sapeva fare.
Sapere che dopo le medie avrebbe abbandonato i suoi studenti, che non avrebbe più messo A a Broflovski e Testaburger, cacciato dall'aula Nommel, lodato Marsh per le sue qualità sportive, preso in giro Donovan per la sua idiozia, confrontato le posizioni sociali di Williams e McCormick, interrogato a sorpresa Cartman... tutto questo sapeva quanto era bello, divertente per lui, e non voleva finisse.
Rimboccato le maniche aveva ottenuto delle specializzazioni che l'avrebbero potuto far insegnare alle superiori e fu una gioia per i genitori che conoscevano bene Herbert, un po' di meno fu piacevole la notizia per i ragazzi.

Quella mattina quando Liane Cartman uscì da casa, diretta a scuola, pensò proprio di parlare con Garrison, sperava potesse aiutarla, ma riflettendo bene su questo pensò che fosse meglio l'aiuto di qualcuno che se ne intendeva di psicologia e disciplina e che aveva già avuto a che fare con i problemi che le dava Eric.  
 
< Signor Mackey, la prego mi aiuti lei... >

Singhiozzò disperata Liane Cartman nello studio del consulente scolastico, dopo un quarto d'ora di sfogo.

< ...'pito >

Trovare il modo per aiutare Eric questa volta le sembrava ancora più difficile che nell'infanzia, potevano essere solo problemi adolescienziali, ma essendo Eric il sogetto in questione la situazione era più delicata.

< Era sovrappeso e in tre mesi ha perso venti chili, se ne rende conto che sono troppi? E continua ancora a calare e... non so che fare >

Questa volta le lacrime uscirono dagli occhi di Liane: era davvero preoccupata.
Si sentiva una fallita.
Nella vita non era riuscita a realizzare i suoi sogni, aveva perso tempo e denaro al college, aveva buttato via i suoi sogni per le sue infatuazioni, per avventure di poca importanza e relazioni che credeva importanti, senza rendersi conto che agli occhi di tutti era una puttana. Aveva lasciato dunque gli studi, credendo che con la sua bellezza e le sue qualità artistiche sarebbe potuta andare lontana, ma una sera una stupida festa di paese aveva segnato la fine di tutti i suoi sogni.
Aveva pensato che un bambino potesse essere la fine della sua vita, eppure non ebbe il coraggio di abortire, sapere che quel bimbo sarebbe sempre stato al suo fianco, che avrebbe potuto amare qualcuno per sempre... l'idea l'aveva resa felice e quel bambino sarebbe stato la sua speranza, il custode del suo eterno amore, suo compagno, amico, per sempre.
E come non poteva viziarlo? Servirlo e riverirlo come un principe? Era la sua gioia, tutto quello che aveva e ora quel bambino -che era ormai diventato un uomo- non mostrava più interesse per nulla, parlarci era inutile, anzi, impossibile. E lei non poteva aiutarlo, non era capace.

< Su signora Cartman, la prego, non faccia così >

L'uomo le porse un fazzoletto.

< Ma lei ha provato a parlargli? >
< Si, ma come le ho detto si rifuta di parlarmi, ha sempre più spesso la febbre, bassa, ma ce l'ha. Perde peso e non riesce a mangiare perché dice che non se la sente. Ho fatto come mi ha consigliato la settimana scorsa, ho trascorso l'intera settimana al suo fianco, ho provato a viziarlo come facevo un tempo, ho preparato i suoi dolci preferiti e non ne ha voluti... io... ho provato a fargli capire in tutti i modi che con me può parlare, confidarsi, ma nulla, tutto inutile >

Si soffiò il naso, prendendo una pausa per sforzarsi di non piangere.

< Riesce a dormire la notte, ora? >
< Con i farmaci che lei mi ha consigliato, si. Ma spesso ha incubi >
< Incubi? >
< Si. Urla e si lamenta, mi sveglio e lo trovo che piange, provo a consolarlo ma mi caccia via. Solo quando ha attacchi di panico si fa avvicinare >

Una madre avrebbe dovuto sapere come fare e lei si vergognava di non esserne capace, ogni parola, ogni ricordo era doloroso, equivaleva a una pugnalata in pieno petto.

< 'pito. Forse avrei una soluzione al problema, signora Cartman >
< Dice davvero? >

Gli occhi di Liane, lucidi, brillavano di speranza.

< Ora però vada, venga l'accompagno >

Gli porse galantemente la mano, massaggiandola, cercando di tranquillizzarla, confortarla.

< Parlerò con i suoi amici, 'pito? Forse loro sanno cosa ha portato suo figlio in quello stato, ma... mi dica, è davvero sicura che non assuma droghe? >

La donna lanciò un'occhiata di rimprovero al consulente scolastico.
Forse non conosceva diverse cose di suo figlio, ma da quando era bambino odiava gli Hippie proprio perché si drogavano. Assumere droghe, leggere o no, per lui era mortificante ed assulamente inutile, perché non lo facevano star meglio, solo male ripresa lucidità.
Eric nonostante le apparenze era un ragazzo maturo.

< 'pito, come non detto >

Si salutarono cortesemente e si risedette alla sua scrivania, meditando sui sintomi di cui la madre di Eric gli aveva parlato.
Perdita di peso, mancanza d'appetito, insonnia, attacchi di panico e d'ansia, febbre autoindotta... e gli aveva palato anche di stanchezza costante, perdita di vitalità, sguardo assente...

< Sembra proprio depressione, 'pito, ma dovuta a cosa? >
 
Dei passi appartenenti a più persone e qualcuno aprì la porta senza nemmeno bussare, a precenderlo la sua voce.

< Senta non sappiamo se Cartman ha fatto una rapina alla banca o ucciso qualcuno, ma le assicuriamo che noi non centriamo nulla e non ne sappiamo niente >

Si fece scudo con queste acide parole Kyle Broflovski entrando nell'ufficio.

< Sua madre ci ha detto che sta male >

Sentenziò accigliato Stan Marsh.
L'ultimo a parlare, con un tono più modesto e pacato fu Kenny McCormick.

< L'ho sentito ieri sera su Messanger e ha detto che non si sentiva affatto bene, che da giorni ha mal di testa cronico >
< Forse sta così male perché è innamorato... >

Quattro paia di occhi guardarono stupiti un imbarazzato Butters Stotch, che sentendo gravare il peso di quegli sguardi iniziò a blaterare la sua motivazione alla sua affermazione.

< Insomma Eric ultimamente sembra triste, è sempre malato e sembra come Stan quando viene lasciato da Wendy che inizia a seguire la via del Goth o dell'Emo >
< Butters ma sai quanto può interessare al signor Mackey se Cartman ha una cotta? >

Lo rimproverò Stan, sentendosi anche imbarazzato per aver messo alla luce le sue debolezze quando Wendy lo lasciava.

< E poi, sinceramente... Cartman innamorato? >

Chiese quasi scandalizzato Kyle.

< Oh... scusate >

Si dispiacque Butters per quello che aveva detto, ma per fotuna Kenny non aggiunse altro, anzi sembrò meditare su quello che aveva appena detto l'altro biondino.

< No, no Leopold, non sentirti in colpa, anzi grazie >

Intervenne Mackey in difesa del ragazzo guadagnandosi l'incredulità degli altri, però ora aveva una pista per poter capire cosa poteva aver portato Eric alla depressione: una delusione sentimentale oppure un innamoramento che non riusciva a confessare. Sapeva che dal punto di vista affettivo il ragazzo aveva dei problemi, la mancanza della figura paterna mai conosciuta, esser stato viziato in eccesso da sua madre che si prostituiva per vivere agiatamente, per non farlo sentire inferiore a nessuno, l'eccessiva superbia di conseguenza, l'avere problemi nel rapportarsi con il prossimo che spesso evidenziava i suoi difetti, tra cui il suo peso, le frequenti risse di conseguenza, il voler sempre mettersi in competizione con studenti brillanti come Broflovski, comportarsi sfacciatamente di fronte agli insegnanti... voleva attirare l'attenzione, non vi erano dubbi.
Una lampadina si acccese a quel punto: problemi di inferiorità. Se poi era vero quel che aveva detto Stotch, allora questo problema era diventato sempre più lampante, era emerso dal suo inconscio e per questo negli ultimi mesi poteva esser entrato in depressione.

 < Sedetevi ragazzi e chiudete la porta >

Dopo qualche istante di silenzio, Stan fu il primo a parlare.

< Signore siamo un po' confusi, perché ci ha chiamato? >
< Ragazzi quello che vi sto per dire è una cosa seria, 'pito? So che siete svegli e intelligenti, quindi potete capirmi, ma vi prego di capire anche col cuore, 'pito? >
< Il nostro cuore è aperto Signore >

Disse angelicamente Butters.

< E' successo qualcosa a Eric? >

Chiese preoccupato Kenny.

Ammetteva che le prese in giro di Cartman in passato l'avevano ferito, non era piacevole sentirsi ricordare che la ua famiglia viveva grazie agli aiuti dello Stato Sociale, che suo padre era un fallito e per questo si ubriacava e di conseguenza lo faceva anche sua madre per riuscire a sopportare la mancanza di risolutezza del marito. Ma in fondo era onesto e questo gli piaceva del suo amico. Stan e Kyle in fondo pensavano le stesse cose di lui, ma poche volte glielo dicevano in faccia.
L'amizia vera -ormai che era adulto l'aveva capito- si fondava sulla sincertà, sul conoscersi.
E prendersi in giro in fondo era uno sprazzo di onestà. Da sempre era stato così.
Si prendevano in giro a vicenda per i loro difetti oppure per le loro diversità: prendevano in giro lui perché era povero, la sua longevità precaria ed era una sottospecie di ninfomane; prendevano in giro Eric perché era un ciccione che faceva il coglione razzista anche se avrebbe dovuto farlo ben poco dal momento che sua madre si prostituiva; prendevano in giro Stan perché era un moralista incoerente, che veniva maltrattato da sua sorella e il centro dei suoi problemi era sempre la sua relazione con Wendy che ogni tanto lo lasciava; prendevano in giro Kyle perché era ebreo, acido che molto spesso si comportava da femminuccia e col tempo scoprirono perché era gay, dunque altro motivo di divertimento e in fine prendevano i giro Butters perché... era Butters.
Ma nonostante ciò nei momenti di divertimento e di bisogno erano sempre vicini, pronti ad aiutarsi.

Ed anche l'apparentemente insensibile Eric Cartman era capace di aiutare gli amici e Kenny lo sapeva bene.
Dietro tutto quel cinismo ed egoismo Eric era capace di fare grandi e sorprendenti gesti. Aveva saputo da Butters di diverse volte in cui Eric aveva salvato la vita a Kyle e sapeva bene che sotto tutto quell'odio dichiarato c'era altro... e poi non poteva scordare delle volte in cui l'aveva aiutato e gli era stato vicino quando il suo fisico era minato dalla malattia, talvolta da qualche strana droga, talvolta dall'alcool o di quando fuggiva da casa e lui l'ospitava, storcendo il naso magari, ma lo aiutava.
Ancora entrambi conservavano quel cuore diviso a metà con i loro nomi, il segno dei BF, nonostante tutto, si, erano migliori amici. Non avevano un rapporto come Stan e Kyle, ma in fondo ammetteva che la cosa l'avrebbe un po' disgustato, dal momento che talvolta il rapporto d'amicizia tra i due sembrava... gay. Fare il gay con Eric sarebbe stato rivoltante per lui, si. E poi essere migliori amici non significava certamente questo...

< Voi siete amici di Eric, per questo chiedo un aiuto da voi, 'pito? >

La voce di Mackey interrompè i pensieri di Kenneth; al suo fianco Kyle a quelle parole lo sentì sospirare leggermente seccato prima di di aprir bocca.

< Cosa ha combinato Signore? >
< No, nulla Kyle, non devi pensare male >

Li guardò negli occhi tutti e quattro, cercando di trovare le parole adatte.

< Temo proprio che Eric sia in uno stato depressivo >
< Cosa? >

Urlarono all'unisono Stan e Kenny.

< Povero Eric... >

Gli azzurri occhi di Butters facevano trasparire il dolore che quella notizia gli aveva procurato, il dispiacere per le condizioni in cui versava colui che nonostante gli scherzi e le prese in giro era uno dei suoi amici più cari.
Si, voleva davvero bene a Eric Cartman: era divertente, era stato il primo a considerarlo quando nessuno gli dava confidenza, aveva fiducia in lui dal momento che spesso chiedeva il suo aiuto per organizzare qualcosa e stranamente era il custode di alcuni segreti per Eric imbarazzanti. Per tutti questi motivi era affezzionato  a quel ragazzo, che dentro di se riteneva il suo migliore amico, anche se sapeva perfettamente che per Eric non era così, ma non poteva fargliene una colpa dopotutto.

< Perchè è in depressione? >

Domandò Stan cercando di vederci chiaro.
Litigava anche lui spesso con Eric, eppure...  lui stava bene con quell'ormai ex-culone.
Gran parte delle avventure della sua infanzia, i momenti di divertimento, i guai, li aveva condivisi con Cartman che -doveva ammetterlo- aveva dato quel po' di brio a molte giornate che, senza di lui, sarebbero state davvero noiose e poi gli era particolarmente legato. Voleva davvero bene a Kenny e in fondo anche a Butters, ma... erano sempre stati lui, Kyle e Cartman... e quando non c'era Kyle o quando litigavano o quando si ritrovava in campeggio con gli scout lui si divertiva davvero con Cartman, si dimostrava addirittura piacevole la sua compagnia. Era suo amico, nulla da fare, nonostante spesso con Kyle dicevano il contrario erano amici, si, amici veri ed era ovvio che fosse preoccupato per lui in quel momento.

< Non lo so questo, voglio parlare con voi proprio per capire meglio, 'pito? >
< Si ma signor Mackey come viene di solito la depressione? >

Insistette Stan per poter capire.

< Generalmente è l'effetto di un lutto >
< Oh poverino, chi è morto? >

Cercarono tutti di ignorare la domanda di Butters.

< Non sempre è dovuta però a un lutto, ma alla perdita di qualcosa di caro, una perdita figurata, la mancanza di qualcosa nella vita che prima c'era sempre stata, realizzare che c'è qualcosa che vorremmo con tutte le nostre forze, ma per qualche motivo non possiamo avere, per esempio una relazione importante che viene persa per sempre oppure realizzare che ci mancano delle qualità che vorremmo avere, 'pito? Per questo molto spesso se qualcuno viene lasciato dalla sua ragazza, o fallisce negli studi o in qualche concorso afferma poi di sentirsi depresso. Però si devono distinguere le vere depressioni da quelle passeggere, 'pito? >
< Quelle vere da cosa dipendono? >

Domandò Kenny che stava cercando d'indagare nella vita di Eric.

< Possono dipendere da quel che ti ho detto. Solo che le persone sono diverse tra di loro, ognuno ha una sensibilità diversa >
< Sensibilità? >

Alzò un sopracciglio Kyle non riuscendo a immaginarsi il sensibile Eric Cartman.

< Sempre tornando al nostro esempio di una relazione finita , di solito chi è lasciato si sente depresso. Ma c'è chi rimane depresso per una settimana, chi per un mese, chi per un anno, chi per una vita intera. Se la persona con cui stavate non vi interessava più di tanto, inizialmente potete starci male perché lasciandovi ha  fatto un  cambiamento nella vostra vita, di conseguenza c'è il disagio del riadattamento, 'pito? Se vi rendete conto che nel vostro rapporto c'erano dei problemi che non sapevate risolvere, riflettendo piano, piano su questo realizzate che quella persona non l'amavate veramente quindi la depressione magari dopo un mese va via, 'pito? Se vi ha lasciato magari perché ha un altro, vi deprimete sentendovi traditi, perché ha ferito i vostri sentimenti, perché ripensate a quanti momenti di falsità ci sono stati tra voi e ci state male perché eravate innamorati, ma poi vi viene da pensare che in fondo non merita più il vostro amore. In questo caso potete stare diversi mesi depressi ma riprendervi. Ora mettiamo che essa muoia, se l'amavate tanto entrate in una vera depressione da lutto, nella classica depressione da lutto, però c'è la persona che avendo un lavoro impegnativo, dei figli e altro riesce ad andare avanti, a farsi forza e magari dopo diversi anni ad innamorarsi di nuovo ma c'è anche la persona che non riesce ad affrontare questo lutto, che è solo, senza nessuno vicino, con un lavoro poco gratificante e una vita piatta e vuota... immaginate d'esser voi quell'uomo e realizzate che nella vita non avete nulla che vi emozioni, nulla che vi interessi davvero e l'unica cosa che non rendeva la vostra vita vuota non c'è, non è con voi, non potete averla. A questo punto di fronte questa consapevolezza vi sentite dei falliti, inferiori a tanti, iniziate ad ammalarvi, trascurarvi e a far diventare i vostri pensieri ossessioni, allora possono iniziare le psicosi, le fobie e le crisi, qualcuno può lasciarsi andare nelle strade della devianza morale... a questo punto si ha una depressione clinica, perché non è più uno stato d'animo, ma una malattia, 'pito? >

< Dunque mi faccia capire... la depressione clinica può dipendere  da quanto quel che perdi o non hai, ha importanza nella tua vita o in un preciso momento della tua esistenza? >

Chiese Marsh sintetizzando il lungo discorso dello psicologo.

< Si possiamo dire di si >
< E Eric è clinicamente depresso? >

Kenny era davvero preoccupato ora.
Mackey dopo le lacrime e le parole di Liane Cartman non ne aveva dubbi, ma non voleva allarmare troppo i ragazzi, quindi disse una piccola bugia bianca.

< Non lo so ragazzi, 'pito? >

Calò il silenzio per lunghi secondi, poi l'uomo si rese conto che doveva spronarli, non demoralizzarli.

< Ora non saprei cosa è successo, ma forse voi potete aiutarmi, 'pito? Eric è stato lasciato da qualche ragazza per caso? >
< A dir la verità ci sono state tre ragazze che gli hanno chiesto di uscire ed erano anche carine, ma lui ha rifiutato >

Disse atono Kenny; era lui che sapeva più cose di tutti su Eric.

< 'pito, forse è a rischio bocciatura? >
< No, se vuole può prendere buoni voti, ma è da un mese che Kyle gli da delle ripetizioni  per le numerose assenze e per le due materie nelle quali va male algebra e biologia, per il resto ha buoni voti >
< 'pito, nè parlerò meglio con Garrison. Per il resto non sapete se ha qualche problema particolare o non vi è sembrato strano negli ultimi tre mesi? >

Questa volta fu il turno di Butters.

< Prima di quei tre mesi era particolarmente allegro e iperattivo, poi da quando ha iniziato la dieta ha cominciato ad esser giù di morale, non il solito Eric vivace, credo abbia sofferto molto poverino, anche perché non mangia quasi nulla >
< Già anche noi pensavamo questo >

Stan parlò anche a nome degli altri.

< 'pito e prima che cominciasse la dieta era allegro come al solito o particolarmente allegro? >
< Era molto più allegro, in effetti... >

Ammise a bassa voce Kenny.
Lo psicologo aveva annotato tutto sul tacquino, aveva finito le sue domande e aveva diversi elementi sul quale lavorare.

< Bene...'pito. Prima di andare, ancora una domanda, sinceramente, non vi punirò, nè lo dirò a nessuno o altro se lo dite, è importante: Eric ha mai assunto qualche tipo di droga? >
< Signore, onestamente, credo che abbia preso più droghe lei che che Cartman >

Osò Stan, per poi continuare in difesa dell'amico.

< A lui fa ribrezzo la sola idea, perché chi fuma anche un solo spinello secondo lui è un hippie e, mi creda, lei non può immaginare quanto lui odii gli hippie >
< Possiamo andare ora, io avrei lezione di economia domestica >

Cercò di spezzare la tensione Butters, sperando di uscire presto dallo studio.

< Va bene, potete andare, ma un ultima cosa: la depressione può iniziare anche per cose che sembrano sciocche ad altri, ma la deppressiono normale col tempo passa, mentre quella clinica può solo guarire con l'aiuto delle persone che gli stanno vicino, dunque mi raccomando ragazzi di stargli vicino, 'pito? >
< Faremo del nostro meglio signor Mackey >
< 'pito,  >






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< Ehi ragazzi che ne dite di organizzare un pigiama party, o comunque una serata tranquilla tra noi? >

Ora di pranzo, mensa delle classi superiori, Kyle, Stan e Kenny sedevano al loro solito tavolo vicino alla finestra, mentre Butters era al tavolo con Pip.
Le lezioni avevano tenuto loro occupati, ma la mente di Stan aveva pensato a come poter aiutare Cartman e riflettendoci bene, non credeva che una tranquilla serata -videogames, pizza, alette di pollo, qualche filmato cretino fatto da loro, qualche sigaretta e una birra- potesse essere un'idea malvagia, in fondo era da tanto che non trascorrevano una serata tutti e quattro insieme, per diversi motivi.

< A casa tua Stan o da Kyle? >
< Cazzo è vero, i miei non devono andare da nessuna parte e mia sorella rimarrebbe anche se loro uscissero. Kyle non avevi detto che i tuoi dovevano andare  a... ehi, Kyle? >

Il rosso giocava con la forchetta, spostando su di un lato il radicchio che come la cotoletta era rimasto intatto lì.

< Mi sento una merda >
< Perchè? >
< Cartman sta male e io prima nell'ufficio di Mackey ho solo fatto interventi del cazzo e... non sono riuscito a dire nulla, ad esser d'aiuto. Vedo tutti i giorni Cartman e... lo giuro, io non credevo stesse male, credevo solo che fosse giù di morale per la dieta >
< Anche noi Kyle >
< Senti invece di molestare quel cibo, puoi darlo a me? >

Il ragazzo ebreo allungò il piatto verso il biondo, i cui occhi brillarono per la felicità, ma prima di dedicarsi alla porzione cercò di tirare su il morale a Kyle.

< Kyle nessuno si è accorto di nulla, anche perché Eric se vuole nascondere qualcosa sa come fare >
< Kenny non capisci! Io lo vedo quasi tutti i giorni dopo la scuola! E... non sono in grado di parlargli, di dirgli "Cartman hai qualcosa che non va? Ne vuoi parlare?", non sapevo nemmeno che tre ragazze gli avevano chiesto un appuntamento, non avevo notato le cose che Butters ha notato e non sono riuscito a dire nulla di carino su di lui, io... sono un mostro >
< Kyle ma voi siete sempre stati come dire... >

Stan cercò la parola giusta per poterli descrivere.

< Rivali. Dei rivali amici, diciamo. Dunque è normale che lui che non si confidi con te ed è normale che tu non riesca a dirgli di confidarsi, sarebbe... strano, non credi? >
 < Non è solo questo Stan, è che... insomma in questi mesi ero felice che lui non facesse più il coglione, che mi provocasse con le sue uscite razziste... perché stava male, ce la stava mettendo tutto per cambiare e io... ho gioito della sua malattia, inconsapevolmente, si... ma sono stato comunque felice del fatto che stesse male, perché se avrei prestato più attenzione avrei capito e invece... >

Sospirò, con sguardo triste e colpevole guardava la superficie del tavolo davanti a se.

< ...avrei potuto almeno esprimere d'esser felice del suo cambiamento, starà male, si, ma è davvero cambiato, avrei dovuto apprezzarlo, ma non l'ho fatto. Mi sento terribilmente egoista, una pessima persona. Lui qualche volta mi ha aiutato in passato, senza che gli dicessi nulla, senza pretendere nulla in cambio e... >
< ...e senti che da questo punto di vista lui è migliore di te >

Concluse con noncuranza Kenny centrando perfettamente il pugno.

 < Già >

Era dura ammetterlo, ma in fondo era così.
Lui e Cartman erano sempre stati rivali. Sempre.
Da quando si erano conosciuti all'asilo avevano iniziato a sfidarsi, a prendersi in giro e col tempo le sfide avevano assunto un carattere sempre più complesso, entrambi volevano primeggiare uno sull'altro. Davano vita a scommesse coinvolgendo persone assolutamente estranee ai fatti e inizialmente anche Stan era stato coinvolto, poi andando avanti con gli anni era diventata una cosa che riguardava solo loro due.
Due nemici, uno la nemesi dell'altro eppure vicini, come diceva un proverbio: i nemici era meglio tenerli più vicino dei propri amici. Così facendo alla fine entrambi si conoscevano perfettamente, ognuno sapeva come anticipare le mosse dell'altro, ma non vi era solo questo tra loro; un muto accordo spingeva entrambi a ad essere leali con l'altro e a non esser mai in debito tra loro, dovevano essere nemici, ma come tali, come i più famosi nemici della storia e della fantasia non dovevano dare mai colpi bassi e vi era un segreto rispetto tra loro, o meglio un invisibile rispetto e anche una sorta di gelosia: se infatti qualcun'altro sfidava il loro nemico, allora riuscivano a collaborare... in fondo poi era tremendamente stupido il loro odio, dal momento che rimanevano comunque segretamente amici e la cosa buffo era che quando Stan e Kyle litigavano, automaticamente, Eric diventava il migliore amico di Kyle; non vi era un  motivo particolare, ma Kyle iniziava a trascorrere tutto il suo tempo con Eric e miracolosamente riuscivano a non litigare.  

< Kyle, dai bello >

Gli diede un pugno amichevole sulla spalla Stan, cercando di tirarlo su di morale e di contagiarlo con la sua allegria.  
 
< Pensa come ci rimarrebbe Cartman se ti vedesse triste per lui, non riuscirebbe più ad odiarti, vero Kenny? >
< Uhm? Cosa? La cotoletta? Buonissima! >
< Ahh... muori Kenny! >

Finalmente le labbra del ragazzo ebreo si piegarono in un sorriso.

< Non si dicono queste cose, brutto bastardo! >

Finalmente era tornato in grado di scherzare.

< Così mi piaci! >
< Allora venerdi non questo, ma il prossimo a casa mia alle 20.00? >
< Perfetto >
 

       
 
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Quel pomeriggio di ripetizioni arrivò prima di quanto pensasse.
Aveva avuto poco tempo per se tornato a casa e si rendeva conto che ancora doveva studiare filosofia e chimica, ma con un po' di organizzazione e del sano ottimismo che non sapeva dove cercarlo ma doveva trovarlo, entro  le 23:00 di quella sera doveva aver studiato alla perfezione tutte e due le materie altrimenti non osava immaginare come avrebbe reagito sua madre trovandolo sveglio a quell'ora o se avesse portato a casa una B- . Però doveva andare da Cartman, dopo quello che aveva sentito da Mackey e avendo fatto un esame di coscienza, sentiva che doveva andarci, quelle parole l'avevano davvero preoccupato e sperava che Cartman sarebbe tornato presto quello di un tempo.
Gli mancava, si.

E poi la signora Cartman gli aveva anche promesso 20,00 $ mensili per le ripetizioni, dunque un motivo in più per andarci.

Si armò di pazienza e di un sorriso.
Sarebbe stato gentile e senza insospettirlo avrebbe cercato di far passare quell'ora e mezza in modo piacevole, anche se Cartman lo avesse provocato, lui non avrebbe reagito in alcun modo. Poteva farcela.

Preso l'occorrente uscì di casa con passo svelto e corse in direzione di casa Cartman, svoltando a sinistra. Nemmeno alla metà del tragitto che si ritrovò davanti l'ultima persona dei suoi pensieri, che con un sorriso affascinante arrestò la corsa del rosso.

< Buon pomeriggio Kyle, dove vai? >
< Da Cartman, ripetizioni >
< Ti pagano? >
< S-si... >

Rispose non capendo cosa potesse interessargli.

< Bene, il mondo è pieno di fottuti tirchi, ricorda se fai una cosa, mai farla gratis >

Kyle diede un'occhiata di pura incomprensione al moro davanti a lui che si stava pulendo i pantaloni innevati.

< Dove sei stato? >
< A fare una passeggiata, tra i boschi, quando ho bisogno di rilassarmi da questi fottuti frocioni vado lì >

S'infilò una mano in tasca estraendo una sigaretta e un'accendino. Una volta accessa, dopo aver dato il primo tiro, i suoi occhi castani incontrarono quelli verdi di Kyle e quest'ultimo ricordò delle parole che gli aveva detto tempo fa il suo interlocutore.

"La cosa che più mi piace di te sono i tuoi occhi"
"E perché?"
"Sono l'unica via d'accesso per penetrare nei tuoi pensieri"


Arrossì a quel ricordo e a giudicare dal sorriso dell'altro stava fraintendendo la situazione.
Era indubbiamente affascinante: capelli bruni, sorriso spavaldo, occhi scuri, profondi, intelligenti; lineamenti del viso lineari e maturi, lo facevano sembrare molto più virile di quel che effettivamente era e non solo il suo viso... anche il suo fisico asciutto e slanciato,  pochi muscoli -o meglio la sua magrezza non li mostrava, ma vi erano- e poi la sua testa... un mondo a parte, lui e i suoi ideali, i suoi pensieri anarchici... era davvero diverso dagli altri, era affascinante, interessante e poteva dirlo che gli piaceva in fondo, soprattutto quando parlava: non diceva mai cose noiose e anche se le avesse dette il suo accento francese era così bello e talvolta divertente che era dificile trovare noioso conversare con lui.

< Ti va questo sabato di andare a Denver? Non ti preoccupare ho preso la patente da un po' e... saremo di ritorno per mezzanotte, quindi... >
< E quanto mi paghi Christophe? >
< Come? >
< Hai detto tu che se devo fare qualcosa non la devo mai fare gratis, ora scusami ma devo andare >

Christophe era di un anno più grande di lui, frequentava l'ultimo anno e si poteva definire un uomo fatto, nonostante avesse solo diciotto anni.
La prima volta che si erano incontrati era da bambini, insieme avevano salvato gli attori canadesi Terrance e Philip, sotto il nome di Talpa,Christophe li aveva guidati anche se per una mancanza di Cartman dei cani l'avevano quasi sbranato, era quasi morto tra le braccia di Kyle, ma in realtà era semplicemente svenuto e il mattino successivo si era svegliato in ospedale.
Da quel giorno si erano semplicemente intravisti a scuola, non era nata nessuna amicizia, anche perché il moro era agli occhi di tutti un asociale, o meglio era convinto che quelli della sua età fossero degli idioti, eccetto per Gregory, il suo miglior amico. Aveva frequentato la classe di Stan e Kyle, ma dal momento che Garrison non l'aveva preso in simpatia e il ragazzo si poteva ritenere qualificato di andare nella classe successiva, imbrogliando un po' le carte, l'insegnante  lo aveva sbattuto nella classe superiore levandosi un peso. Stranamente fu preso in simpatia da Christophe che si ritrovò per la prima volta a parlare con qualcuno che poteva comprenderlo, qualcuno che non era idiota e sapeva di politica, economia, storia, geografia... infatti Christophe aveva una grande cultura, una preparazione che andava oltre quello che insegnavano sui banchi di scuola e poi, da quando era bambino, faceva sempre cose che non erano per la sua età: a nove anni aveva iniziato a fumare, aveva sperimentata le prime canne a dodici anni, mentre a undici aveva iniziato a scoprire la sessualità, a tredici si era scoperto omosessuale, a quattordici anni ebbe la sua prima volta e rubò una macchina guidandola  fino alla città vicina, finchè la polizia non lo fermò e poi lo spedì in riformatorio; lì si era dimostrato un leader e si era guadagnato il rispetto di tutti, anche di un certo Trent Boyette, con il quale si era picchiato, ma dopo che Trent aveva visto quanto in gamba fosse, iniziò a supportarlo; una volta uscito Christophe si era iscritto a un movimento anarchico dei più problematici del paese e con i membri di questo gruppo aveva iniziato a partecipare a manifestazioni violente, fin quando non si era trovato coinvolto in una sassaiolata, da quel momento aveva lasciato perdere anche quel gruppo di persone allora aveva iniziato far proteste per conto suo, fin quando a sedici anni non decise di far irruzione nel municipo e distruggere tutto, per semplice protesta, ma quando si rese conto che le telecamere non erano state disattivate, scappò da South Park e guidò fino alle frontiere messicane, ma lì la polizia lo fermò di nuovo e lo rimandò in riformatorio.
Il riformatorio lo illuminò: capì che forse era meglio tacere e fare il bravo ragazzo, se non voleva rifinirci ancora e questa non era sicuramente sua attenzione, poteva divertirsi lì, si, ma cucinavano così male e mai poteva assaggiare i manicaretti della cucina francese di sua madre. Tanto lo Stato non sarebbe mai crollato con le sue proteste, chi l'avrebbe presa nel culo alla fine sarebbe stato solo lui, dunque era meglio tenere per se le sue idee e recitare davanti a tutti, almeno poteva tornare a casa.
Non era certo una persona raccomandabile, nè matura da un punto di vista, eppure rimaneva affascinante, anche per un ragazzo come Kyle Broflovski, il quale si era fatto notare dal ragazzo francese davanti alla presidenza, tre mesi prima.
Kyle aveva confessato d'esser omosessuale da un po' e Clyde l'aveva preso in giro e così avevano dato vita a una rissa, arrivati davanti alla presidenza c'era  Cristophe, richiamato per una sciocchezza, uscito si era trovato un urlante Kyle che si lamentava con il consulente scolastico per l'omofobia dell'altro che era ridotto davvero male e lì fu quasi un colpo di fulmine: quel ragazzo dal visino grazioso, aveva pestato a dovere quella sottospecie di bulletto al suo fianco che era più alto e robusto di lui e Kyle sembrava esser uscito quasi illeso dalla rissa.
Era stato impossibile poi per Christophe non chiedergli di uscire, voleva assolutamente provarci.

< Kyle è una semplice uscita, non fare il frocetto acido >
< Chris già abbiamo avuto un appuntamento e alla fine è andata male >
< Ti ho già chiesto scusa per aver tentato di baciarti >

Era incredibile che Broflovski lo avesse mollato al loro primo appuntamento solo perché aveva tentato di baciarlo.

< Puoi darmi una seconda possibilità, lo so che ti piaccio >
< Cosa? >

Lo derise il ragazzo ebraico: lo trovava attraente ed era simpatico, si. Ma finiva lì la cosa.

< Chris... io... si credo che tu sia un bel ragazzo, sei interessante, simpatico, ma come devo dirtelo? Cioè... quando tu mi hai chiesto di uscire io avevo scoperto da qualche tempo d'esser omosessuale e quando l'ho rivelato è successo il pandemonio, la mia famiglia mi ha mandato addirittura da uno psicanalista, come se fossi stato un pazzo, il mio migliore amico mi ha evitato la prima settimana e poi si è riavvicinato dicendo che non era successo nulla, ma allo stesso tempo si comportava come fossi... non so cosa, mio fratello mi faceva strane domande,  Cartman era particolarmente felice e non faceva altro che ricordarmi quello che sono, a scuola mi deridevano e solo Kenny mi è stato vicino e ha accettato bene la cosa, ma lui è un pervertito e qualsiasi cosa legata alla sfera sessuale di una persona lo affascina, quindi non conta >

I ricordi di quei giorni erano tornati alla mente, la cicatrice del suo cuore era tornata a bruciargli.

< Mi sentivo male, un reietto, mi sentivo d'aver rovinato la mia vita con quella confessione, mi sentivo terribilmente solo e senza possibilità che qualcuno mi comprendesse veramente, come se fossi l'unico omosessuale di South Park, strano quanto Garrison e il signor Slave, un pervertito insomma! E poi... sei arrivato tu che come niente fosse hai iniziato a mostrare interesse per me, a farmi complimenti e a chiedermi un appuntamento, come se fosse la cosa più banale del mondo e dopo una settimana che ci frequentavamo tutto si era ristabilito: Stan era tornato ad essermi vicino come una volta, la mia famiglia aveva metabolizzato la notizia, Ike non mi faceva più stupide domande, Cartman non rideva più di me, anzi ha iniziato a cambiare radicalmente. Mi hai fatto sentire felice ma... credimi due mesi fa mi piacevi veramente, ma ora non più, non prenderla sul personale... >
< Ma non puoi prendertela perché ho tentato di baciarti! >
< Credimi quello non centra >
< Ma le persone se si piacciono si baciano! >

Chris trovava Kyle assurdo e in effetti un po' lo era, ma d'altra parte non era davvero quello il problema.

< Tu hai fatto una scenata perché ti stavo baciando, sei scappato via dal bar urlando come se avessi tentato di stuprarti! >
< Mi dispiace per quello, forse ho esagerato, ma io dò un valore diverso ai gesti, io non riuscirei mai a baciare una persona se non ne sono innamorato, ma ti assicuro è un episodio separato, io non sono voluto uscire con te poi non per quello... >
< Perchè allora? >
< Perchè ho riflettuto e ho pensato che non provavo niente, io non riesco che a vederti come un amico! >
< E tu non ci esci con un amico? >

Erano vicini, così impegnati a scrutare uno negli occhi dell'altro, a mostrare la loro ostinazione nell'ottenere quel che ognuno voleva dall'altro, che non fecero caso all'avvicinarsi di un terzo elemento che batteva le mani come se quello fosse stato l'ultimo attimo di una commedia che l'aveva davvero divertito.

< Resterei le ore ad ascoltare la vostra interessante lite, checche, ma... >
< Cartman! >

Lo rimproverò a gran voce Kyle avvicinandosi a lui.

< Che diamine stai facendo qui? >
< Stavo... >
< Vedo che stai benissimo per avere la febbre e dato che ti sei ripreso così bene credo che non potrà farti male fare il doppio degli esercizi e studiare il doppio delle pagine >
< Ehi stronzo io sono venuto a c-... ahi! >

Lo prese per il l'orecchio e iniziò a camminare, marciando svelto verso casa Cartman, mostrando un divertente spettacolo a Christophe che era rimasto lì a guardarlo andare.

< Ehi Kyle se dai ripetizioni d'anatomia mi prenoto, sono disposto a darti anche 100,00 $ >
< Fottiti Christophe! > 
< Kahl togli quella sudicia mano ebrea dal mio orecchio! >
< Se preferisci che ti trascini a casa a calci nel culo non hai che da chiederlo! >

Ogni buon proposito era andato bruciato.





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Quella sera Eric andò a dormire a un'ora oscena anche per lui, erano le 21:32 quando si chiuse in camera con l'idea di andare a dormire.
Rimase con la luce spenta, muovendosi con attenzione nel buio, per arrivare fino allo stereo.
Gli andava bene qualsiasi cosa, non si prese nemmeno la briga di controllare quale cd ci fosse, accese semplicemente lo stereo a un volume discreto.
Cd dei Three Days Grace, non proprio i suoi preferiti, ma non gli dispiacevano, dopotutto il cd presente nello stereo era uno dei migliori, X.


I can't escape this hell


Raggiunse il letto e si sdraiò, facendo attenzione a non cadere sulla rana Clyde.



So many times I've tried


< Giornata di merda vero? >
< Già... perché sbaglio sempre qualsiasi cosa faccio? >
< Cosa pretendevi da Kyle? >


But I'm still caged inside

< Non parlavo di quella testa di cazzo! >
< E di chi allora? >
< Beh si... ma... perché deve essere un incubo? Perchè proprio lui? >



Somebody get me through this nightmare


Nessuna risposta, solo un cantante che narrava ironicamente la storia di uno come lui.

< Sarò davvero cambiato Rana Clyde? >
< Ad esser cambiato sei cambiato, molto... ma sei sempre Eric Cartman >

I can't control myself

< E allora perché non lo nota? >
< Forse ha in testa altro? >

Si morse il labbro e chiuse gli occhi. Come se l'oscurità che la chiusura delle palpebre gli causava avesse la risposta.
Ma forse proprio nel buio più nero, dentro se stesso, c'era una via.


So what if you can see the darkest side of me?




Una strada che era difficile da trovare, ma ora che l'aveva trovata non faceva che percorrerla.
Si era beatamente perso in quel sentiero.



No one will ever change this animal I have become


Sempre più lontano da se stesso, sempre più distante dall'Eric Cartman che era una volta e forse da un lato era positivo ciò, ma dall'altro anche lui era spaventato: dov'era il suo orgoglio?


Help me believe it's not the real me


Dov'era la sua forza di carattere?
Dov'era il suo cinismo?
Dov'era la sua capacità di risolvere i problemi?
In che guaio si era cacciato?



Somebody help me tame this animal


La sua mano stava accarezzando il ventre sotto la sua maglietta, ancora così.. morbido.



I can't escape myself


Ritirò la mano e decise d'alzarsi, diretto verso la porta, che la chiave potesse chiuderla meglio.

< Che cosa pensi di fare? >

So many times I've lied


Passò davanti allo stereo, la mano accarezzò il punsante del volume e lo fece aumentare, che la musica fosse sua complice in quel momento, che cantassero quello che volevano, la sua vergogna o qualsiasi cosa fosse quella canzone...



But there's still rage inside


Aprì la porta del bagno annesso alla sua stanza, la vista si era abituata all'oscurità, quindi muoversi non fu difficile.
Quello che stava facendo sentiva che non era propriamente giusto e soprattutto non da lui, ma aveva un obbiettivo, un desiderio da realizzare e se non avrebbe potuto avverarlo lo sapeva sarebbe morto.


"Ora sei felice che Kyle non c'è più, ma aspetta qualche giorno e vedrai quanto la tua vita sia noiosa e vuota senza di lui"



Somebody get me through this nightmare


< Vaffanculo Stan >


I can't control myself


Ne era convinto: mettersi due dita in gola era un passo necessario per uscire fuori da quel sentiero oscuro.



So what if you can see the darkest side of me?
No one will ever change this animal I have become
Help me believe it's not the real me
Somebody help me tame this animal I have become
Help me believe it's not the real me

Somebody help me tame this animal


 
In ginocchio davanti al water tossiva, occhi lucidi e solo la forza per pronunciare un nome.

< Kahl... >



Somebody help me through this nightmare
I can't control myself
Somebody wake me from this nightmare
I can't escape this hell








Commento del capitolo

Big Damn Table: 082.If

E' la mia Ottantesima pubblicazione!!! 
Ed ecco il primo capitolo della mia prima vera long fiction su South Park. Essa unisce diverse idee di fanfiction che volevo realizzare e alla fine mi sono ritrovata a fonderle tutte in un'unica storia e mi auguro vivamente che possa essere di vostro gusto, questo primo capitolo è un assaggio che però mostra tutto quello che troverete nella storia: un po' d'angst, problemi adolescenziali, amicizia, qualche tributo alla musica, triangoli e... amore. Voglio tranquillizzare chi mi conosce che non esagererò affatto con l'angst, anzi è davvero poco, io non lo vedo nemmeno, sinceramente.
Eric soffre di depressione e la causa è abbastanza evidente, ho messo degli indizi e penso l'avrete intuito. Non è detto che un soggetto depresso faccia quello che fa Eric, attenzione! E nemmeno che essa nasca per forza da quello che ha detto Mackey, può avere varie origini, io lo scorso anno ho partecipato a una conferenza di tre ore su tale argomento, quindi capirete che per motivi di spazio ho fatto dire a Mackey le cause più probabili, dando una spiegazione un po' ripetitiva ( com'è da lui ).
Come avrete capito, dalla depressione sono nati altri sintomi, come quello di avviarsi nella strada dell'anoressia, autoconvincersi di star male e sdoppiamento della personalità.
Sono felice finalmente di realizzare un Kyle che mi soddisfi a pieno, un Eric nuovo, debilitato dalla malattia ( ma secondo me non OOC ), d'aver inserito Chris ( ammetto che non mi dispiacciono le Kystophe ) e d'aver dato spazio a Kenny ( Si avrà spazio, avete capito bene ), inoltre spero di poter mettere anche personaggi di contorno come in questo capitolo Mackey e Liane ( quest'ultima è uno dei miei personaggi preferiti ), magari di poter inserire i miei personaggi preferiti adulti, "chi?" vi chiederete; Garrison e Chef! Ma purtroppo ho paura di no, anche perché tecnicamente Chef è morto... nooo!
Credo che mi stia scordando di qualcuno di poco importante, mhh... ah giusto! Tra i personaggi di South Park c'è anche un certo Stanley Marsh ( mannaggia! Lo dimentico sempre! ) che a dir la verità in questo capitolo parla pure troppo, va beh lasciamoglielo fare ancora.
Personalmente di questo capitolo ho amato scrivere l'introduzione e la fine, ma sono curiosa di sapere a voi cosa è piaciuto, non aggiornerò presto, ma neanche tardi, credo sarà mensile l'aggiornamento e tranquillizatevi: la leggerete tutta, non sarà incompleta.

 
Copyright:
South Park © Matt Stone e Trey Parker
Everybody know that you're insane © Queens of the Stone Age
Animal I have became © Three Days Grace

Titolo:
Keep your enemie close ha vinto le votazioni come titolo e a forza di pronunciarlo mi piace.
E' un titolo causale, ovvero esso è un'introduzione a cioò che state per leggere, l'effetto del tener vicino il proprio nemici è la fanfiction stessa e questo la rende una what if? che risponde perfettamente al tema del Big Damn Table If .

Note
:
"Ora sei felice che Kyle non c'è più, ma aspetta qualche giorno e vedrai quanto la tua vita sia noiosa e vuota senza di lui" : frase di Stan tratta dall'episodio 10.02 Smug!Alert
Stato Sociale: Welfare.
B-: il sistema di valutazione scolastica americano va dalla E alla A. B- dovrebbe equivalere al nostro 9- .
Christophe: ricordate Christopher in Bigger, Longer and Uncut, vero? Visto che il Kystophe nel fandom di SP è uno dei crack-pairing più amati, perché non metterlo? Io poi adoro Chris.


Traduzioni:
Everybody know that you're insane: http://qotsaitalia.forumcommunity.net/?t=1260827
Animal who I have became: http://www.dartagnan.ch/article.php?sid=6715


***



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