Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Baffa17092013    22/09/2014    0 recensioni
Prima di scrivere l'introduzione volevo dire che la storia tratta di tematiche toccanti in alcuni capitoli, ma non mi sentivo di mettere rating rosso per alcuni motivi. Ci saranno scene di sesso, ma la voce "erotico" non l'ho voluta mettere, perchè...in poche parole non stanno sempre a scopare. Detto questo, buona lettura♥
"Mai avrei immaginato di non riuscire a guardare dentro me."
"Ho un segreto, Daisy.
Troppo segreto per essere rivelato. Potrebbe essere la fine di tutto, la fine di me"
"Nella buona e nella cattiva sorte, te lo prometto, se tu ci sarai io ci sarò"
Non è una storia depressa, ma ci sono momenti tristi :) spero vi piaccia. Grazie se leggerete.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ragazze, sono dal tablet, quindi scusate l'estetica del capitolo, orribile. 
Spero vi piaccia l'ntroduzione
Continuo a qualche visita o 1 recensione
E se volete, tanto per conoscerci, rispondete per messaggio o per recensione alla mia domanda:
"Qual'è la domanda che vi fate più spesso?"
 
 


INTRODUCTION
 
E sembra strano tutto questo, insomma, ho provato a tenere gli occhi chiusi e non vedere per secondi, o addirittura minuti. A volte anche ore se consideriamo il dormire, ma mai avrei pensato di svegliarmi quel giorno di settembre e accorgermi di non riuscire a guardare dentro di me. Insomma, sai quando ti svegli alla notte e pur aprendo gli occhi, non vedi niente. Immagina di vedere lo stesso buio, senza traccia di luce, di emozione. Quel giorno di settembre mi accorsi di non provare alcun sentimento verso alcun essere presente ed esistente.
 
L'orologio segnava le otto e tredici, ma se consideriamo i due minuti avanti, ero in ritardo solamente di un minuto. Stavo fissando quella sveglia da circa un quarto d'ora, pensando a tutte le buone ragioni che avrei avuto per alzarmi da quel letto e recarmi in quell'edificio pieno di adolescenti in piena crisi ormonale.
Alla fine giunsi alla conclusione perfettamente adiacente a ciò che stava accadendo, se non mi fossi alzata, mia madre avrebbe iniziaro con le sue paranoie tratte dai discorsi di sua nonna. Alzai la schiena, sollevai le gambe e mi sedetti sul bordo del letto, sfoderando un finissimo sbadiglio con il diametro della circonferenza formata dalle labbra di almeno sette centimetri. Decisi di alzare le chiappe da quel materasso duro, invasa da un profondo dolore ai reni. Venerdì. Venerdì era giorno di ginnastica alla Joy High School, le sei ore più rilassanti delle trenta passate lì, ed io, con la mia sfigaancora più superiore a quella di tutti gli Ebrei morti ad Auschwitz, avevo il ciclo. E non un ciclo leggero, no, non sia mai che Dio me la mandi buona, mi usciva il Nilo dalla vagina, bello vero? Dopo essermi messa un Lines, ho scelto i vestiti dall'armadio, poca scelta, dovevo mettere la divisa, non facendo ginnastica era obbligatoria. Andai in bagno, afferrai la spazzola, mi misi davanti allo specchio e iniziai a pettinarmi.
Se avessi ucciso un uomo, lo specchio sarebbe stata una prova schiacciante per il riconoscimento delle mie impronte digitali, c'erano ditate ovunque. 
Mi sorpresi di non pensare al mio aspetto o a mia madre. Quello era il momento della riflessione, ma io non riuscivo a pensare assolutamente a niente. Nessuna emozione né sensazione, riuscivo a sentire solo il mio respiro e il battito lento del mio cuore. 
Uscii dal bagno, afferrai lo zaino e scesi a fare colazione. Erano le otto e trentasei, tra nove minuti avrei dovuto essere fuori casa, alla fermata. Mangiai velocemente due uova e salutai mia madre poco prima di sbattere le porta, uscendo. Corsi, sentendo le uova in gola, fino alla fermata. Mancavano due minuti e l'autobus sarebbe arrivato. Sentii una goccia sulla testa, poi una sulla mano. Esse continuarono a ritmo sempre più veloce, YEEEE faceva un freddo cane, la felpa era senza cappuccio, pioveva ed io ero felicemente senza ombrello. 
Censuriamo le imprecazioni.
L'autobus arrivò in perfetto orario e salii gli scalini per andarmi a sedere. Diedi un'occhiata al pullman, solita disposizione, le pettegole nei primi sedili a parlare di Irwin, un gioc... ehm IL GIOCATORE DI FOOTBALL DELLA JOY. Addominali perfettamente scolpiti, braccia muscolose, capelli neri e occhi azzurri; il classico stronzo figo senza cervello. In fondo i ragazzi e al centro...
- DAIIISYY!!!- urlò Carola sventolando la mano.
Ecco, appunto. 
Al centro le mie tre migliori amiche; le salutai abbracciandole una ad una.
Io, Carola, Yaren ed Helen uscivamo insieme dalla terza media, ci conoscemmo ai corsi di musica.
Io ed Helen suonavamo la chitarra, Yaren la batteria e Carola il pianoforte. Erano tutte diverse, Yaren era un grave caso di adolescente in piena crisi ormonale, Helen la migliore Cheerleader della Joy e Carola una topa di biblioteca, immersa in un mondo suo.
Ed io... io ero Daisy Purmetal ed odiavo il mio cognome.
Io non conosco la storia dei cognomi e bla bla bla, ma come cazzo si fa a dare ad una famiglia il cognome di una marca di vibratore?? 
In dieci minuti arrivammo alla Joy High School ed ognuna di noi si diresse nella propria sezione, solo Yaren ed Helen erano in classe insieme, erano le più piccole, sedici anni, mentre Yaren ne aveva diciotto.
Io stavo nel mezzo.
Entrai in classe e mi sedetti al mio posto, vicino a Karen, una ragazza muta, che solo io e Greg sapevamo comprendere, oltre all'interprete, ovviamente. 
Ah, dimenticavo, Greg è il diminutivo di Gregory, Gregory Hall, fratello di Helen, per niente uguali. 
 
 
Dopo due stressanti ore ecco intervallo. Finalmente.
   
 
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