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Autore: Setsuka    04/10/2008    6 recensioni
"Usale quando sei nervoso", no era la voce del diavolo quella, non di Craig, ma...
...se c'era qualcuno al mondo di cui poteva fidarsi, quello era proprio Craig.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Craig, Tweek
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nicotine La mia prima Creek! E vi assicuro non ultima ;)
Partorita in un quarto d'ora, grazie a un'ispirazione lampo.
Tweek mi ha fatto riflettere su una cosa: il proprio archivio di fanfiction deve essere come il caffè, amaro ma con dello zucchero e dato che ho molti prodotti amari, forse -ogni tanto- non è una tragedia produrre un lavoro zuccheroso. Bene dopo questa cavolata scritta in un momento d'assenza di lucidità, potete dedicarvi alla lettura di questa Creek senza pretese.



Prompt#
: 039.Taste

Pairing: Craig/Tweek
Warning: slash
Dedicated to : Momoko89 e C 17-chan, anche se siete delle Style abbiamo un pairing sul quale andare d'accordo :)



C a f f e i n e   &   N i c o t i n e




< E' tardissimo Craig! I miei genitori mi uccideranno! >
Urlò queste parole un iperteso Tweek che chiudeva e apriva ripetutamente gli occhi.
Erano le 23:30 della sera e si trovava con il suo migliore amico davanti alla porta di casa; erano stati tutta la sera insieme a parlare in una caffetteria di North Park, lui -Tweek- per tutta la serata era stato nervoso, lo sguardo alle lancette dell'orologio, che correvano troppo veloci, bruciando tutto il suo tempo con un rilassato Craig, che per tutta la serata aveva cercato di tranquillizzarlo, distrarlo con una conversazione per lui importante, ma non poteva farci nulla il biondino: i suoi fragili nervi e la caffeina non aiutavano.
E alla fine arrivarono comunque tardi a casa Tweak, senza che Craig fosse riuscito a concludere il suo discorso.
"Siamo sempre stati insieme, vicini noi due Tweek..." primo tentativo andato a vuoto, le orecchie distratte di Tweek non le ascoltarono quelle parole.
"Io calmo e tu nervoso, eternamente opposti, eppure ci vogliamo bene..." lo sguardo del suo nervoso interlocutore erano puntato sull'orologio. 
"Io sto bene, quando siamo insieme..." si era abbassato a terra a riprendere il cucchiaio che era caduto, mentre aveva spostato nervosamente la tazza di caffè.
"E' importante ciò che ti sto dicendo, ti sembrerà strano, ma..." in quel momento il cameriere si era avvicinato e Tweek aveva chiesto un quarto caffè con urgenza.
Alla fine era stato difficile continuare, Craig aveva finito per innervosirsi anche lui e appena sentì l'acuta frase dell'altro "E' tardissimo!" si alzò andando a pagare la consumazione d'entrambi, con in bocca l'amaro del caffè che non aveva bevuto.
Durante il tragitto in macchina, preferì restare muto  il moro, com'era solito, e lasciare che Tweek riempisse il silenzio con la sua parlantina veloce e i suoi acuti, magari avrebbe appesantito l'aria e tutta quella tensione sarebbe potuta diventare la molla, per parlare, per fargli dire quelle parole che non aveva il coraggio di dire, che senza l'atmosfera adatta non sarebbero mai uscite dalla sue labbra.
Allo stipite della porta, mentre Tweek cercava le chiavi nella sua giacca e urlava preghiere al Signore, che potessero aiutarlo a sfilare dalla tasca il mazzo delle chiavi, che a quanto pare si era impigliato al tessuto Craig aveva la sua occasione, era ancora lì davanti a lui Tweek, ma non riusciva a parlare, aveva paura di sbagliare.
Poteva essere l'ultima volta che vedeva il suo migliore amico nel pieno di una crisi di panico, l'ultima volta forse che aveva un migliore amico.
< Tweek! >
Lo prese per le spalle e lo scosse energicamente.
Le chiavi magicamente riuscirono a sfilarsi.
< C-Craig... cosa...? >
Coprì le labbra del biondino con le sue, un contatto fermo, umido e che... sapeva di caffeina, si nel suo antro, quando osò penetrare nella sua bocca, il sapore della caffeina era ancora forte, ma non amaro, piuttosto... dolce, strano, ma forse era perché era il sapore di Tweek, la zolletta di zucchero della sua vita.
Una volta separati Tweek lo guardò allibito, ma non si aspettava alcuna spiegazione, mise la chiave nella serratura e nervoso, mentre teneva l'altra mano nel cappotto, aprì la porta.
< Craig hai bisogno di una bella dormita! Quel tè ti ha fatto male, si! >
< Tweek... >
Non aveva ancora detto le parole che doveva riferirgli, ma non vi era più amarezza in lui, ma una strana e piacevole dolcezza che lo fece sorridere quando i loro sguardi s'incontrarono nuovamente.
< Dammi retta una tazza di caffè e una bella dormita ti faranno bene! >
Gli disse con la sua squillante -e un po' tremante- voce.
Non osò il moro continuare, piuttosto passò dalla sua tasca a quella del suo caffeinomane preferito un pacchetto, una carezza involontaria sul dorso della mano del biondo che era nella tasca e si ritrovò a stringere un pacchetto che il suo tasto non aveva ancora identificato.
Immobili le loro mani, lasciarono che un calore sconosciuto le avvolgesse.
< Usale quando ti senti nervoso >
Gli sorrise, sfilando via la mano dalla tasca dell'altro e sfuggì nell'ombra della notte.


*


Porta chiusa.
Punizione evitata: era salvo!
Avrebbe voluto saltare dalla gioia o gridare dal sollievo, per allentare la tensione, solo che non poteva: Tweek aveva sempre un motivo per esser nervoso.
Sfilò velocemente dalla tasca, nascondendo sotto il cuscino, il pacchetto di sigarette che Craig gli aveva rifilato, a scuola gliele avrebbe ridate, poteva esserne certo, non voleva avere guai, non voleva diventare un fumatore, non voleva il cancro o qualche malattia polmonare, né uccidere col fumo passivo, il moro gli aveva dato una vera e propria arma in mano e lui doveva tenerla al sicuro e... non solo gli aveva dato un arma quella sera, ma con quel gesto non classificabile, l'aveva avvolto dall'ansia, era prigioniero di una rete di quesiti ai quali esigeva una risposta, ma che non sapeva trovare.
Forse doveva dirgli che aveva una malattia?
Forse era un modo gentile per dirgli di tacere?
Erano fastidiose le sue chiacchiere?
Invece del solito bacio sulla guancia si era sbagliato e l'aveva baciato sulle labbra?
Mille altre domande di questo tipo scorrevano alla velocità della luce nella sua testolina confusa, mentre si svestiva e indossava il suo pigiama; non trovava risposta, quando essa era la più semplice e ovvia di tutte.
Anche in bagno, mentre si preparava per una bella dormita, meditò sul motivo che aveva spinto Craig a... -lo specchio gli mostrò le guance prendere colore- ...baciarlo?
Era il più ovvio il motivo, il più semplice e logico, ma la sua natura pessimista non poteva farlo stare in pace e il fatto che Craig non avesse detto nulla e fosse scappato lo preoccupava.
Spente le luci, coricatosi sotto le coperte, sperò che il sonno fosse stimolato da quel calduccio, ma... -palpitazioni, tic, prurito, le dita che giocherellavano con i capelli-... era impossibile prender sonno.
"Usale quando sei nervoso", no era la voce del diavolo quella, non di Craig, ma...
...se c'era qualcuno al mondo di cui poteva fidarsi, quello era proprio Craig.
Mosso dalla fiducia e dal bene che provava per il suo migliore amico, prese il pacchetto sotto il cuscino e accese la lampadina al suo fianco; aveva pensato a tutto quel teppistello dal cuore gentile che conosceva solo lui: dentro il pacchetto vi era anche l'accendino, quello preferito da Craig, blu metallizzato.
E quando portò alle labbra il filtro e l'accese, stranamente non si sentì di peccare o di sbagliare, la voce di Craig era ancora nella sua testa, lì, a guidarlo.
Il suo primo tiro, un'esperienza che gli causò palpitazioni, ma non dal nervoso, dall'emozione.
E i suoi battiti si fecero meno frenetici, il fumo sembrò calmare i suoi tic, si distese sul letto e lasciò che le labbra si piegassero in un tenero sorriso, in attesa del prossimo tiro.
< Sa di Craig... >
Quel sussurro era la promessa che quella non sarebbe stata l'ultima sigaretta.






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