Una
Darcy X Loki senza pretese. Spero di essere
riuscita bene a rendere i personaggi e di non essere stata troppo OOC.
Comunque, adoro questa coppia, sarebbero carinissimi insieme, secondo
me.
DARCY
Darcy
non è mai stata una
grande amante dello shopping, sul serio. Certo, adora partecipare alle
fiere di
fumetti e ai raduni dei fan di Harry
Potter o Hunger Games.
E’ persino
stata in Italia, al Lucca Comix, per vedere il più
realistico Ezio Auditore del
mondo, da brava nerd quale è. Si può chiederle di
tutto: rimanere
rinchiusa per tre
giorni in un negozio
di videogames, correre nuda in 1st Avenue a New York (durante il
periodo
natalizio), e persino ospitare un dio schizofrenico nella sua minuscola
villetta in periferia… Ma non di andare a fare shopping. Non
sa per quale
motivo stia cercando di far schiodare Loki dal divano- con scarsi
risultati, a
dire il vero. Beh, insomma, sarà anche un dio gracilino, ma
spostare un corpo
di un metro e novanta non è facile per lei, che con il suo
scarso metro e
sessantacinque viene spesso scambiata per una liceale. Il dio delle
adolescenti
mestruate non dà segnali di vita da tutta la mattina. Se ne
è stato fermo
immobile, con quella ridicola tunica nera e l’elmo con le
corna (sì, con le corna),
sdraiato su “questo
inutilissimo mobile umano”, testuali parole. Fissa il
soffitto con aria
assorta, probabilmente sta architettando qualche piano malefico, o cose
del
genere.
<<
Umana, mi stai
infastidendo. >> Sbotta ad un tratto, dopo che Darcy gli
ha tirato in
testa un cuscino. La stagista gli lancia un’occhiata
inespressiva, incrociando
le braccia sotto al seno. Indossa una felpa che recita Keep
calm and love Draco Malfoy, perché- andiamo- come
si fa a non
amare Draco Malfoy? Loki la osserva con aria piuttosto disgustata, come
fa da
quando a messo piede nella sua piccola casetta da studentessa di
scienze
politiche. Almeno non ha ancora tentato di ucciderla, e questa
è una grande
conquista. Certo, dopo il casino che ha combinato a New York i suoi
poteri sono
stati imbrigliati con uno strano e potente incantesimo, ma Darcy
è sicura che quel
sociopatico non esiterebbe ad ammazzarla nel sonno con un coltello da
macellaio, se solo lo volesse.
<<
Dobbiamo andare
al centro commerciale, caro mio. Conciato così non ti si
può vedere. Senza
offesa, ma quelle corna sono oscene. La signora delle pulizie oggi ha
pensato
che ti fossi travestito da renna di Babbo Natale. >>
Sbuffa, gesticolando
animatamente. Darcy adora farlo incazzare. Quando Loki si arrabbia-
ovvero ogni
volta che qualche insulso essere mortale osa rivolgergli la parola-
comincia ad
inventarsi le peggio minacce, e le sue guance diventano paonazze,
facendolo
sembrare una specie di rocker fumato. Non che a lei dispiacciano i
rocker
fumati, per carità. Se
deve essere
sincera adora quelli con i capelli neri (troppo lunghi) e con gli occhi
verdi
ghiaccio, che potrebbero ammazzare un piccione in volo con un solo
sguardo.
<<
Vuoi scatenare la
mia ira, sciocca Midgardiana? >> Ringhia Loki, scattando
in piedi. Darcy
alza gli occhi al cielo, ma perlomeno è riuscita a fargli
sollevare le chiappe
dal divano bucherellato.
<<
Oh, ovviamente.
Adesso togliti quel coso e andiamo al centro commerciale. Hai bisogno
di
vestiti nuovi. >> Indica
l’elmo dorato, dandogli una pacca in
testa con la mano. Sa di stare giocando col fuoco, dato che Loki non
è
esattamente bendisposto negli ultimi giorni, nonostante facciano sesso
praticamente ogni notte. Perché sì, è
piazzato in casa sua da poco più di tre settimane,
ma Darcy non può fare proprio niente se quel tipo la eccita
da morire. E poi andare
al lavoro rilassata la aiuta ad affrontare la giornata con
più serenità.
L’effetto benefico delle loro attività notturne
non sembra fungere da balsamo
anche per il dio gracilino, che è costantemente di pessimo
umore. Thor l’aveva
avvisata, comunque.
<<
Non puoi darmi ordini, ragazzetta. >>
Sibila Loki, sporgendosi in avanti. Darcy sbuffa, e gli sfila
l’elmo con un
colpo secco. D’accordo, se l’avesse tenuto addosso
ancora un minuto di più gli
sarebbe scoppiata a ridere in faccia. E non crede che lui avrebbe
gradito
quella reazione. Diventa paonazzo, come al solito, e la fulmina con
quel suo
sguardo ghiacciato. Non sembra abbastanza incazzato da incenerirla sul
posto,
ma lei si sente comunque un pochino intimidita. Soltanto un
pochino, però.
<<
Oh, per l’amor del cielo! Smettila di
comportarti come una tredicenne mestruata e vieni con me.
>> Darcy lo
afferra per un braccio, prendendo le chiavi di casa appoggiate al
tavolino
vicino all’ingresso. Si infila il piumino, e prima che il dio
possa rendersi
conto dell’accaduto, si trovano già nella
“macchina” (meglio definita come
ammasso di latta ambulante) della ragazza.
<<
Fammi scendere da questo trabiccolo infernale!
>> Sbraita Loki, mentre lei gli allaccia la cintura.
Certo, al dio delle persone-costantemente-incazzate
farebbe
bene sbattere più e più volte la testa sul
parabrezza, ma non ha voglia di
andarsi a schiantare da qualche parte. Accende il riscaldamento,
perché ormai a
New York- dove si è trasferita insieme a Jane- fa piuttosto
freddo; l’inverno
non ha lasciato scampo. Preme sull’acceleratore, e riesce a
schivare per un
pelo il gatto della vicina, che passeggia tranquillamente in mezzo alla
strada.
Prima o poi lo investirà, quello stupido gatto.
<<
Appena riavrò i mie poteri ti farò pentire di
essere nata, incosciente mortale. >> Borbotta il dio
degli inganni,
incrociando le braccia al petto. Deve aver capito che non
può sfuggire a quel
pomeriggio di shopping, perciò mette semplicemente il
broncio, ostinandosi a
guardare fisso davanti a sé.
<<
Ti ricordo che se solo provi a sfiorarmi con
un dito, non ti restituiranno i tuoi poteri. Perciò stai un
po’ zitto e goditi
la musica. >> Lo rimbotta, mentre alla radio danno City Of Angels, dei 30
Seconds To Mars. Avrà sentito diecimila volte
quella canzone, ma non è mai
stanca di riascoltarla. Ripensandoci, Loki starebbe proprio bene nei 30 Seconds To Mars. Lo stile
è quello.
Darcy si morde la lingua, trattenendo una risata isterica.
Perché davvero,
immaginare il dio degli inganni dietro ad una batteria è
davvero esilarante.
Crede di essere l’unica a non avere paura di quel giovane
uomo dall’aria
piuttosto letale. Persino Thor ne sembra spaventato, a volte. Certo, la
ragazza
sa di non essere esattamente una persona “normale”.
Sa che la sua strana
relazione con Loki non la porterà da nessuna parte,
perché lui mentirà, e
cercherà di conquistare il mondo. Di
nuovo. Ma la sua compagnia le piace molto. Sarà
perché avrebbe preferito
studiare psicologia, invece che scienze politiche, ma adora tentare di
capire
cosa passi in quella testolina capelluta. Cambiano canzone alla radio,
e Darcy
preme sull’acceleratore, raggiungendo i novanta. Il limite
sarebbe di cinquanta
chilometri orari, ma vuole arrivare al centro commerciale il prima
possibile,
almeno finiranno presto.
E poi sentire
Loki che sbraita un “Vuoi
ammazzarci, per caso!? “ è davvero
impagabile.
<<
Guarda, questa è carina. >> Darcy piazza
una camicia nera tra le mani di Loki, che sta si sta guardando intorno
con aria
orripilata. Non è per niente facile azzeccare la taglia
giusta, e lui non la
sta aiutando affatto. Ha dovuto trascinarlo via da un paio di negozi
quando una
malcapitata commessa, ignara del fatto di trovarsi di fronte al grande
dio
degli inganni, aveva provato a chiedergli se aveva bisogno di aiuto.
Inutile
dire che la stagista era stata costretta a scusarsi più
volte per il… bizzarro comportamento
del suo “amico”,
ed era riuscita a scappare prima che chiamassero la polizia, o cose del
genere.
<<
Non indosserò mai questi abiti. I miei sono
molto più confortevoli. >> Si impunta Loki,
mentre Darcy pesca un paio di
jeans in saldo dal mucchio nel cestello, accanto allo scaffale delle
t-shirt.
Lancia un’occhiata divertita all’Asgardiano,
soffermandosi sulla sua tunica
ridicola. Grazie al cielo nessuno gli ha chiesto se per caso
è un teatrante o
cose del genere, altrimenti avrebbe dovuto tirarlo fuori di prigione.
Anzi,
sarebbe arrivato prima lo S.H.I.E.L.D. E lei non ha alcuna voglia di
avere a
che fare con quei tipi con l’auricolare ed occhiali da sole.
<<
Ascolta, nemmeno io voglio stare qui. Non
sopporto i centri commerciali, c’è troppa gente.
Perciò cerca di collaborare,
almeno potremo tornare a casa, e tu sarai libero di fissare il vuoto
per tutto
il tempo che vuoi. >> Spara tutto d’un fiato.
La sua insegnante delle
elementari le diceva sempre che parlava troppo velocemente, confondendo
le
persone. La sua insegnante delle elementari aveva sicuramente ragione.
Si sistema
gli occhiali sul naso, e consegna a Loki anche una maglietta grigia a
maniche
lunghe. Quella bianca è sicuramente più carina,
ma secondo lei il
dark-punck-rocker che si trova come coinquilino è allergico
ai colori chiari,
perciò…
<<
Affare fatto. >> Mugugna Loki. Poi Darcy
lo afferra per il braccio, trascinandolo verso i camerini. Per fortuna
non c’è
molta gente, e possono fare abbastanza in fretta. Il dio impiega un
po’ a
disfarsi di tutta quella ferraglia che si porta addosso, e quando la
stagista gli
porge i vestiti che ha scelto per lui, li arpiona in malo modo. La
ragazza
attende pazientemente, cominciando a battere un piede sul pavimento. A
volte si
chiede come debba essere avere una relazione come quella tra Thor e
Jane. Quei
due sono talmente innamorati da risultare vomitevoli, ma a volte li
trova
davvero carini. Comunque preferisce il suo dio mestruato, al dopato
biondo
della sua migliore amica. Loki è decisamente ingestibile, fa
sempre di testa
sua e non cambierà mai e poi mai. Tutti dicono che
è cattivo, ma Darcy non la pensa
così. Loki è semplicemente troppo… controllato.
Sempre adirato con il mondo, ma mai pronto ad esplodere sul
serio. E’ come
una pentola a pressione, che cova centinaia di litri cubi di rabbia
repressa.
Non deve essere facile scoprire di essere stato adottato e di avere
nelle vene
sangue di mostro. Ha bisogno di una valvola di sfogo, altrimenti
imploderebbe
dall’interno, cominciando ad autodistruggersi. Certo, invece
di tentare di
conquistare il mondo potrebbe fare pugilato, o cose simili, ma lui
è un dio. E
gli dei sono diversi dagli esseri umani.
<<
Mi rifiuto di uscire di qui conciato in questo
modo. >> La tenda del camerino si apre di colpo, e Darcy
si trova davanti
un dio degli inganni tirato a lucido. Si costringe a non sbavare,
mentre
osserva con tanto di occhi la maglietta grigia che fascia i muscoli ben
definiti delle braccia di Loki.
<<
A me piaci, se può interessarti. >>
Sorride, sistemandosi gli occhiali quadrati sul naso.
Sorprendentemente, le sue
labbra si tendono in un sorrisetto sarcastico.
<<
E’ ovvio che ti piaccio, mortale. >>
Se non lo
conoscesse abbastanza bene, Darcy direbbe che
è compiaciuto.
Ma lo conosce
abbastanza bene da capire che non è
compiaciuto, ma soltanto affetto da manie di protagonismo.
Gravi
manie di protagonismo.
Quando Darcy
parcheggia il suo rottame nel giardino sul
retro, si è già fatta sera. Ha cominciato a
nevicare mentre tornavano a casa, e
un sottile strato bianco inizia a formarsi sui marciapiedi. La maggior
parte
della gente adora la neve. Lei no. Lei la odia profondamente. Migliaia
di
persone sono morte per colpa della neve. Sciatori, scalatori,
camionisti… E poi
la neve è umida e scivolosa. Darcy non è mai
stata dotata di molto equilibrio.
Non sa pattinare e detesta con tutto il suo cuore il ghiaccio. Scende
dall’auto, tenendo tra le mani le decine di sacchetti e
sacchettini provenienti
dal centro commerciale. Ecco, forse si è fatta prendere la
mano quando sono
entrati al Disney Store. Loki ha fatto una faccia disgustata quando gli
ha
mostrato il peluche di Nemo, ma lei lo ha comprato lo stesso.
<<
Oh, cazzo. E’ tardissimo. Non ti fa niente se
stasera ordiniamo una pizza? Non ho alcuna voglia di mettermi a
cucinare a quest’ora.
Oh, ecco cosa ho dimenticato! Il caffè. Siamo rimasti senza
caffè. E’ un
disastro di proporzioni intergalattiche. E tu di galassie ne sai
qualcosa, no?
Comunque, se non vuoi la pizza mi va bene anche il giapponese. Ma ti
avviso, la
maggior parte dei giapponesi è in centro, e impiegheranno
secoli ad arrivare. A
proposito, dove ho lasciato il tuo elmo? Perché se il
fattorino lo vede penserà
davvero che tu sia Rudolf. Per non parlare del…
>>
Darcy
è costretta ad interrompere il suo sproloquio
senza senso, perché la suola delle sue scarpe cozza contro
una lastra di
ghiaccio sul vialetto, facendole perdere l’equilibrio. Non fa
nemmeno in tempo
ad urlare. Mentre cade pensa che i vestiti si bagneranno sicuramente,
perciò
dovrà metterli in lavatrice, e Loki dovrà girare
con quella tunica ridicola per
un altro po’. Però i sacchetti non cadono. Il dio
la afferra prontamente,
impedendole di toccare terra. Rimangono in quella posizione per un
po’. Lui con
una mano serrata attorno al suo braccio, e l’altra a
sorreggerla alla base
della schiena.
<<
Oltre che stupida sei anche sgraziata. Non va
affatto bene. >> Loki sembra sinceramente divertito,
mentre la rimette in
piedi. Darcy si sistema la giacca, stringendo i denti.
<<
Non sono stupida, ed è il ghiaccio che mi
rende sgraziata. >> Infila le chiavi nella toppa,
spalancando la porta di
casa. Poggia tutti i sacchetti per terra, accendendo la luce
dell’ingresso, che
funge anche da appendiabiti, scarpiera e stenditoio. Poi si volta.
<<
Grazie, comunque. >> Si alza in punta di
piedi, stampando un bacio del tutto innocente sulle labbra di Loki. Non
lo fa
molto spesso. Anzi, a dire il vero non si baciano praticamente mai, se
non
prima e durante il sesso. A Darcy piacciono molto le labbra del dio
degli
inganni. Sono estremamente fredde, ma morbide e sottili. Perfette da
mordicchiare e leccare, almeno per lei. E i suoi gusti sono piuttosto
strani,
se non si fosse ancora capito.
<<
Quindi… pizza o giapponese? >> Domanda,
impossessandosi dell’unico telefono fisso che
c’è nella sua piccola villetta in
quello sperduto quartiere di New York.
<<
Darcy? Chi
è Rudolf? >> Chiede Loki, andandosi a sdraiare
sul suo amato divano.
La stagista
scoppia a ridere, mentre il proprietario
della pizzeria a cui ha telefonato le chiede se si sente poco bene. Non
sa se
dire a Loki che lo ha paragonato ad una renna. Forse potrebbe, dato che
lui è
sicuramente di buon umore.
Perché
l’ha chiamata con il suo nome.
Per la prima
volta da quando si sono conosciuti l’ha
chiamata con il suo vero nome. E quelle cinque lettere scivolano
così bene
dalle sue labbra… Hanno un suono diverso.
Darcy.