LIBERA NELLA NOTTE
CIAAAAAAAOOO!!! sono di nuovo io, e sì... non ce l'ho proprio fatta a tenere nascosta la mia nuova fanfic... possibile che io debba sempre essere così? in più ho anche da finire l'AU su Inuyasha che ho attualmente in corso... però ho già pensato a come dovrà essere la trama degli ultimi capitoli e sono sicura che riuscirò a ritagliare uno spazio per scriverli. Ma parliamo un po' di questa nuova storia... è ambientata nel medioevo, il che mi da molto lavoro da fare per le descrizioni ( devo stare attenta a non mettere niente che risalga a epoche successive XD ) e poi mi devo dare un gran da fare per i dialoghi... non posso mica fargli dire " ehi!!! cm butta? tutto ok? " altrimenti la storia perderebbe veridicità -_-". Avviso: questa fanfic mi è venuta in mente nell'ora di letteratura italiana ( e questo già vi fa capire quanto sono pazza) il mio problema è che quando mi vengono queste idee io non ho reazioni normali: ancora un po' mi mettevo a saltare sulla sedia, della serie che la mia compagna di banco ha cominciato a temermi @__@.Spero che i miei lettori più fidati si affezzionino anche a qsta fanfic, che all'inizio, come tutte quelle che scrivo a capitoli cooooorti, ma poi diventeranno luuuuunghi. E dopo questa premessa interminabile, che salterete di sicuro....Leggete!!!!!!
Notte.
La notte si dice porti buoni consigli.
A chi sa ascoltare.
Notte.
La notte è sinonimo di riposo per i
contadini stanchi dopo una lunga giornata di lavoro.
Notte.
A quel tempo era soltanto
La grande signora che portaVA la paura
Nascondendo diavoli e spiriti malvagi
tra le sue grinfie
Per altri era solamente indice d’avventura,
di libertà
Migliaia di
stelle si spalancano sopra di me, chissà quali potenti misteri nascondono: si
potrà mai arrivare fin lassù?
Esisterà mai
qualcuno capace di saltare così in alto da toccare il cielo? Oppure da poter
capire perché il sole, dopo aver girato intorno
sparisce sotto terra? Chissà dove va?
Un gufo
svolazza attendendo silenzioso la sua preda, un animale notturno, un po’ come
lei.
Si aggira nel
bosco, i suoi passi scanditi dal sussurrare di piccole foglie cadute.
Sfiora le
cortecce degli alberi con le mani vellutate di bambina.
Chiunque l’avrebbe vista aggirarsi nel bosco in quel modo l’avrebbe scambiata per un abitante del bosco.
Invece era una ragazzina di circa cinque anni, che approfittava dei pochi momenti di libertà che la notte le offriva,
dopo una giornata trascorsa a
fare da schiava al suo padrone: un signorotto sui vent’anni di nome Naraku.
Quanto le piaceva sentirsi leggera mentre la natura riposava, la paura non era un sentimento che lei attribuiva alla notte,
nonostante molte leggende di streghe
malvagie girassero per il paese.
Leggende di
strane creature che si aggiravano per le campagne a calare del buio, esseri
immondi posseduti dai diavoli.
Ad un tratto
sussultò.
Sentì una
voce provenire da sopra di lei.
Erano singhiozzi
rotti dal pianto.
Venivano da una casetta abbozzata costruita in legno tra i tronchi intrecciati di una possente quercia e una fragile e delicata
betulla.
Una scala di
corde rappresentava la via d’accesso, ma era stata ritirata probabilmente dalla
persona che ora era lassù.
Forse avrebbe dovuto lasciar stare, ma la curiosità era davvero troppa: con dei movimenti agili salì ramo per ramo sulla quercia
fino in cima, nascosta fra le foglie,
osservava all’interno della casupola.
Un bambino
stringeva le ginocchia fra le mani, affondandoci la testa: aveva lunghi capelli
neri.
Ad un tratto
si mosse sollevando lo sguardo: incredibile l’aveva sentita arrivare.
< chi sei?
>
La bambina
allora uscì allo scoperto, dopotutto non gli sembrava una persona di cui aver
timore.
Due occhi color nocciola apparvero nella notte, illuminati dal bagliore della luna piena, che rifletteva i suoi capelli d’ebano di
un viola acceso, era vestita di
stracci ma li portava come se fossero vestiti eleganti.
< non
avere paura, non ti voglio fare male, perché stai piangendo? >
< mio
mamma dice che non devo parlare con gli sconosciuti >
< già,
anche il mio papà me lo diceva… è un bel problema >
Poi estrasse qualcosa dalla tasca del grembiule: un fazzoletto di lino bianco con delle lettere ricamate finemente il rosa, KH, da
come lo teneva stretto doveva essere
molto prezioso per lei: lo fissò per un secondo e poi lo porse al bambino che
aveva davanti.
< io mi
chiamo Kagome, adesso mi conosci, mi dici perché piangi? >
Lui era
diffidente e non sembrò voler accettare il fazzoletto, ma poi lo prese fra le
mani.
< mio papà
mi rinchiude qua ogni volta che c’è luna piena >
< e per
quale motivo? >
< perché io sono un mezzo demone e divento umano e mio papà dice che sarei per lui fonte di grande disonore se mai qualcuno si
accorgesse del mio stato >
Gli occhi di lei si fecero grandi gli si
sedette accanto
< mi dispiace, ma adesso non devi più essere triste: verrò io a farti compagnia in questo posto quando la luna sarà tonda e alta nel
cielo>
< tu non
hai una casa? >
< si, ma
la mia vera casa è il bosco, i miei veri fratelli sono gli animali che ci
vivono; è l’unico posto che mi fa sentire al sicuro >
< ma tua mamma non ti ha raccontato che non si può girare nei boschi di notte? La mia dice che il diavolo è in agguato, che vive
all’interno degli alberi più vecchi
>
Il volto
della bambina si velò di tristezza.
< bhe, non lo so la mia mamma è lontana, io non me la ricordo bene sai io lavoro da un signore e oggi ho lavorato tanto e sono
molto stanca: tu quanti anni hai? >
< cinque e
tu? >
< Anch’io
>
Lui sorrise,
e lei fece altrettanto.
Poco dopo si
addormentarono vicini, il bambino aveva finalmente smesso di piangere.
La notte
passò veloce e la luna stava per
scappare dal cielo per lasciare posto al
signore del giorno.
Era quasi l’alba.
< Kagome?
>
< cosa c’è?
>
Disse lei
svegliandosi
< devi
andare, mio papà sarà qui tra poco per prendermi e si arrabbierebbe se sapesse
che qualcuno mi ha scoperto >
< bene, allora ci vediamo alla prossima luna piena >
Disse lei
tendendo la mano.
Lui la prese
e gliela strinse.
Poi lei fuggì nella notte che volgeva al mattino: non gli aveva neanche chiesto il nome, non aveva avuto paura di lui, non lo
disprezzava e adesso si sentiva felice.
******
< Kagome!!! Svegliati e portami la colazione, muoviti e poi prepara l’occorrente per il mio bagno, qualora in seguito tu non abbia
niente da fare, vai a sgobbare un po’
insieme a Sango nel campo: ti devi pur guadagnare vitto e alloggio no? >
Lei obbediva sempre, inconsapevole nel suo essere bambina, che quello non poteva essere definito vitto e alloggio: dormire in una
catapecchia con le galline e ricevere pane, acqua e polenta non poteva definirsi in quel modo. Se poi era fortunata riusciva a
rubare qualche uovo alle galline, ma come sempre, prima che a se stessa provvedeva a far mangiar Sango, una ragazza di sei anni
che come lei faceva da schiava al signorotto e Sota, il suo fratellino che aveva solo tre anni ma già doveva occuparsi di lavori
quali pulire le calzature del padrone e
lucidargliele.
******
I capelli divennero poco a poco di un colore argenteo mentre gli occhi ambrati tornarono a risplendere sotto i primi raggi del sole:
qualcuno lo stava chiamando:
< Signorino
Inuyasha, venite torniamo a casa >
Lui non rispose e si limitò a seguire il maggiordomo inviatogli dal padre.
TO BE CONTINUED:
AAAAAAAAHHHH!!!!! allora??!!! sono troppo curiosa!!! vi sembra un po' originale la mia idea ( almeno un po' ) o è sempre la solita solfa, tutto uguale??aspetto i vostri commenti, sopratutto sono curiosa di sapere le opinioni di daygum, kirarachan che sn le mie due lettrici affezzionate ( conto molto sul vostro commento) e quello della mia Sempai!!!! CHIUNQUE POI LEGGE SOLTANTO, GRAZIE LO STESSO!!! I'M HAPPY, SCHALALLA'!!! ( ok sono pazza @___@ )