La
paura mi assale, mi sento mancare l’aria ma devo continuare a
camminare, devo
trovare una via d’uscita da questo maledetto posto. Cunicoli
lunghi e stretti
mi circondano, incastrandomi in un labirinto senza uscita. Le caviglie
mi
sanguinano, ad ogni passo sento una fitta allo stomaco, lì
dove sono stata
ripetutamente colpita da calci e pugni come se fossi un sacco da box.
Più
passava il tempo e più il terrore aumentava. Non volevo
tornare lì, non volevo
tornare dai miei sequestratori! Avrei lottato, avrei graffiato tutto
pur di
avere la libertà. Decisi di fermarmi per riprendere fiato ma
subito, forse la
paura mi ha illuso la mente, ho sentito dei passi, mi volsi indietro e
vidi un’ombra,forse
anch’essa nata dalla irrazionalità mentale del
momento, e corsi di
nuovo. Spinta sempre più dalla
voglia di uscire, di vedere un piccolo spiraglio di luce, di salvezza.
Una
porta. Mi fermai a guardarla, a riflettere sul da farsi, cercavo di
ragionare
razionalmente ma i sentimenti mi offuscarono la mente, e
aprì la porta. Quel
che vidi fu orrendo. Tutta la stanza era circondata da statue, su ogni
parete
c’era appesa una testa come se fosse un quadro mentre in
fondo alla stanza
c’erano due vasche, riempite fino all’orlo con il
sangue. Un senso di vomito mi
assalì, non potetti resistere. Come può
l’uomo spingersi a tanto per una
credenza mal fondata? Io non riuscivo a credere a ciò che
vedevo, era
irrazionale, o meglio: inumano. Le mie gambe iniziarono a muoversi
verso le
vasche, ma la mia volontà era di voltarmi indietro e correre
verso un’altra
uscita. Cercavo di far valere la ragione ma fu tutto inutile, la parte
più
oscura di me era affascinata, incuriosita da quel posto. Ero arrivata
dove i
miei arti inferiori mi avevano portato, mi rispecchiai su quel liquido.
Quel
che vidi mi turbò. Sembravo un’altra persona,
c’era qualcosa in me che sembrava
godere di quella vista, ma nel frattempo c’era un terrore
puro sul mio viso.
L’odore intenso del sangue m’inebriò
talmente tanto da perdere quella piccola
razionalità che ero riuscita ad avere. Il conato mi
salì di nuovo, ma il mio
corpo era davvero debole e svenni, cadendo in una delle vasche.
Morì annegata.
Mi
alzai dal letto spaventata, sudavo in modo
impressionante, il respiro era affannato, il cuore mi batteva forte. Mi
sdraiai
sul letto, mi misi a ripensare a quella cosa che avevo visto, scoppiai
a ridere
dicendomi o meglio, convincendomi che quello che avevo visto era solo
un sogno,
pura immaginazione. Appena mi fui calmata, mi riaddormentai tranquilla.