Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Sarugaki145    25/09/2014    0 recensioni
[Spoiler!Mockingjay]
Dal testo:
A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.
Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.
La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

And if I open my heart to you

And show you my weak side,

What would you do?

CAPITOLO II

Non è nei vasti campi o nei grandi giardini che vedo giungere la primavera.

È nei rari alberi di una piccola piazza della città.

Lì il verde spicca come un dono ed è allegro come una dolce tristezza.

-      Fernando Pessoa

 

Il sole pallido illuminava il cielo in quel tiepido mattino, quando Katniss si svegliò di soprassalto, nel panico per l’incubo appena avuto, in cui la ragazza era sdraiata in una fosse profonda e tutti i morti che conosceva per nome sfilavano davanti a lei gettandole una palata di cenere a testa, mentre il grattare della pala dei morti continuava a rimbombarle nelle orecchie.

Fu così che, ancora mezza addormentata, corse fuori di casa, per capire da dove venisse il grattare di una pala che l’aveva svegliata, proseguo dell’incubo che l’aveva torturata per tutta la notte.

Arrivò quasi di corsa e si bloccò con la bocca leggermente aperta, come se fosse l’ultima cosa che si aspettava vedere Peeta Mellark con in mano una pala, mentre zappava il terriccio sotto la finestra di casa sua.

Il viso del ragazzo era arrossato per lo sforzo a cui non era più abituato, mentre alle sue spalle c’era una carriola con cinque arbusti, con le radici ben in evidenza.

-Sei tornato.-

Affermò spaesata, continuando ad osservare il ragazzo di fronte a lei, come a controllare se fosse reale.

-Fino a ieri il dottor Aurelius non mi ha permesso di lasciare Capitol City.-

Spiegò lui tranquillo, aggiungendo poi, come se si fosse ricordato solo in quel momento:

-Tra l’altro, mi ha detto di dirti che non può continuare a fare solo finta di curarti. Devi rispondere al telefono.-

Concluse con un mezzo sorriso.

La ragazza non ascoltò con attenzione il tutto, in quanto troppo presa a valutare l’aspetto del amico, cercando di riconoscere il Peeta dei suoi ricordi in quella figura di fronte a lei.

Il biondo si accigliò leggermente osservando l’amica, confuso nel vederla così trasandata.

Prima che potesse chiedere il perché però Katniss sbottò, sulla difensiva:

-Cosa stai facendo?-

Peeta lanciò una rapida occhiata alla pala e agli arbusti, stupendosi che non fosse una cosa ovvia, e spiegò paziente:

-Sono stato nei boschi, stamattina, e ho sradicato questi.-

Gli occhi di Katniss si spostarono sugli arbusti, per poi tornare alla figura di fronte a lei.

-Per lei..-

Proseguì il ragazzo, vedendo un guizzo negli occhi della vicina di casa, ben sapendo che lei avrebbe capito immediatamente per chi fossero.

-Pensavo che potremmo piantarli lungo il lato della casa.-

L’attenzione di Katniss venne nuovamente attirata dagli arbusti e si soffermò un attimo a studiarli, mentre una consapevolezza si faceva largo in lei.

Rose.

I nervi fragili di Katniss stavano per cedere, quando invece si accorse che non si trattava di quella pianta ma di una “primrose”, ossia una primula, si bloccò un momento.

Annuì a disagio, non aspettandosi una tale sorpresa, quindi tornò di fretta in casa, senza nemmeno salutare.

Peeta rimase a guardarla per qualche attimo, finché non sparì dietro all’angolo.

Il ragazzo sorrise divertito, tornando a concentrarsi sul suo terriccio.

Vedere Katniss era stato semplice tutto sommato, non c’erano stati contatti fisici o occasioni particolarmente private, ma comunque non aveva avuto particolari cedimenti.

Lei sembrava essersi dimenticata che viva solo per colpa sua e non sembrava serbargli particolare rancore per quel fatto e questo lo faceva sentire parecchio sollevato.

Impiegò un’altra oretta per riuscire a piantare i suoi arbusti, ma Katniss non riapparve. La sentì agitarsi dentro casa, ma non la disturbò ulteriormente.

Non appena concluse il suo lavoretto caricò la zappa nella carriola e le lasciò davanti a casa, entrando per buttarsi sotto la doccia.

Si sentiva bene mentre l’acqua fresca lavava via il sudore, ma soprattutto si sentiva finalmente utile a qualcosa, dopo mesi e mesi in cui l’avevano costretto a far nulla o comunque nulla di utile, era stranamente appagato da quell’azione appena compiuta.

Non appena tornò in cucina, rendendosi conto di avere una fame incredibile perché era dalla colazione del giorno prima che non mangiava, decise di uscire a comprare qualcosa.

Uscì di casa leggermente a disagio, perché sapeva cosa l’aspettava nel distretto, e non aveva idea di come avrebbe potuto reagire. Si accodò subito ad un gruppo di uomini che seppellivano i cadaveri emersi dalla neve, dirigendosi verso la vecchia panetteria.

Nessuno diede un particolare peso alla sua presenza, dopo le prime occhiate curiose al nuovo arrivato.

Peeta si avventurò quindi nella panetteria, pronto a quello che si sarebbe trovato davanti.

Ringraziò mentalmente che qualcuno avesse già rimosso i corpi dei suoi famigliari, perché dentro i resti dell’abitazione vi era la desolazione. Passò in tutte le stanze non crollate, stando ben attendo a non causare danni e tirò fuori qualche oggetto che poteva ricordargli la sua infanzia, per conservarlo nella sua nuova casa.

Restò all’interno del forno per almeno un’ora, immerso nei ricordi e nel vuoto che quella casa stava lasciando nel suo cuore.

Non appena tornò sotto la luce del sole venne fermato da un ragazzo che lavorava nelle miniere, con cui qualche volta aveva scambiato qualche parola fuori dalla panetteria, che si fermò davanti a Peeta.

-Mellark! Sei tornato quindi?-

Domandò il più grande dei due, quindi Peeta rispose:

-Hey Khan! Sono atterrato con un hovercraft ieri sera.-

Tra i due cadde un attimo di silenzio, dovuto al disagio della situazione.

Era strano incontrare i vecchi conoscenti in quello che sembrava l’ombra del distretto in cui si erano conosciuti.

-Un po’ traumatico eh..?-

Domandò allusivo Thom Khan, gettando un’occhiata alla vecchia panetteria.

-Eh già.. Ma mi ero già preparato all’idea e i corpi non c’erano già più, quindi è stato meno peggio del previsto.-

Spiegò il biondo con un mezzo sorriso, mentre negli occhi dell’amico vedeva passare un’ombra e capiva che lui non era stato così fortunato.

In quel momento lo stomaco di Peeta emise un gorgoglio sinistro e il più vecchio dei due scoppiò a ridere divertito, mentre il ragazzo del pane diventava rosso.

-Vieni a mangiare qualcosa Mellark! Hai fatto colazione?-

Chiese allegro Thom, felice di poter cambiare discorso, avviandosi poi verso il prato.

-Sinceramente no, non avevo idea di dove comprare qualcosa.-

Spiegò a disagio Peeta seguendo il ragazzo.

I due arrivarono in un’abitazione relativamente integra, dove Peeta venne invitato ad entrare e dove consumarono un modesto pranzo.

-Mellark tu sai fare il pane, no?-

Domandò Thom improvvisamente, come se avesse collegato solo in quel momento che essendo il figlio del fornaio doveva aver imparato il mestiere del padre.

Peeta annuì mentre masticava di gusto il pane raffermo che consisteva nel suo pranzo e l’altro propose:

-Se riuscissimo a tirare fuori il forno dalle macerie potresti quindi preparare del pane?-

-Se avessi la farina necessaria si.-

Rispose quello semplicemente e quando vide il volto dell’amico illuminarsi capì che la materia prima c’era.

-Un attimo solo.-

Thom uscì di corsa dalla casa e tornò dopo una decina di minuti con un piccolo gruppo di uomini, che Peeta riconobbe come vecchi abitanti del 12.

-Peeta, che piacere rivederti.-

Lo salutarono leggermente a disagio, non sapendo se il depistaggio del ragazzo potesse nuocere anche a loro com’era successo a Capital City.

-Buongiorno a tutti. Cosa sta succedendo?-

Domandò un po’ allarmato il ragazzo, ma Thom, prendendo la parola tra il chiacchiericcio, spiegò:

-Hanno mandato un bel po’ di farina da Capital City, ma nessuno di noi è in grado di preparare un buon pane come il tuo. Volevamo quindi proporti di preparare il pane per tutti, mentre noi sistemiamo la città. Ovviamente se ti va.-

L’uomo che aveva parlato guardava apprensivo Peeta, che rispose con un sorriso:

-Certo, sarebbe un immenso piacere per me.-

Il tono di Peeta fece immobilizzare molti di loro, che rividero in quel sorriso e in quegli occhi azzurri il ragazzo che avevano conosciuto nel distretto, pronto ad aiutare chiunque, che possedeva una bontà insolita nel loro distretto e che aveva colpito nel profondo l’intera Panem.

Dopo i convenevoli con i cittadini li presenti Thom riaccompagnò Peeta alla vecchia panetteria, mentre discutevano di dove avrebbero potuto collocare il nuovo forno.

-Prima ho visto Katniss.-

Lanciò li il più grande dei due, studiando attentamente la reazione del ragazzo.

-I suoi capelli com’erano?-

Domandò Peeta d’impulso, ancora traumatizzato per la visione mattutina.

-I suoi capelli?-

Domandò Khan visibilmente a disagio, mentre iniziava a pensare che il giovane avesse veramente dei problemi mentali.

-Si, questa mattina l’ho incrociata e aveva dei capelli spaventosi. Sembrava avesse in testa un nido d’uccello!-

Spiegò Peeta, facendo ridere l’altro.

-No, erano normali, aveva fatto la treccia.-

-Per fortuna!-

Osservò Peeta rilassato, facendo tranquillizzare anche l’altro.

-Ora porto queste cose nell’altra casa.-

Annunciò il giovane indicando la carriola riempita dei pochi oggetti recuperati dal forno, per poi concludere:

-Poi torno ad aiutarvi.-

-Stai tranquillo, forse hai bisogno di riposo.-

Rispose Thom con un sorriso, seriamente felice di aver ritrovato il figlio del panettiere ancora in forma.

-No, tranquillo. Preferisco tenermi occupato il più possibile!-

Si giustificò Peeta, avviandosi verso il villaggio dei vincitori dopo aver salutato con un gesto del capo l’amico.

La giornata trascorse tranquilla e quando tutti convennero che fosse arrivata l’ora di tornare a casa per cenare Peeta decise che era giunto il momento di andare a trovare il suo mentore.

La casa da fuori pareva disabitata dalla situazione di degrado in cui versava, ma la fioca luce del camino acceso filtrava dalle pesanti tende tirate.

Peeta bussò quindi alla porta e non ricevendo risposta aprì ed entrò nella casa. Venne subito investito da un prepotente odore di alcool e di chiuso, quindi si diresse a colpo sicuro in salotto dove vide Haymitch stravaccato su una sedia mentre canticchiava una canzone, palesemente ubriaco.

-Hey Haymitch!-

Salutò allegro Peeta avvicinandosi all’uomo, che non lo degnò di considerazione.

-Ti trovo.. Bene, tutto sommato! Sei ancora vivo per lo meno!-

Scherzò il ragazzo del pane accomodandosi sul divano dopo aver scostato un po’ di bottiglie, nella speranza di attirare l’attenzione dell’uomo, ma non ottenendo successo aggiunse:

-Si sentiva proprio la mia mancanza! Tra te e Katniss penso siano mesi che non vi pettinate!-

Scherzò ancora il giovane, quando finalmente Haymitch si informò:

-E’ ancora intera?-

-Si, questa mattina l’ho vista e non ho neanche cercato di ucciderla!-

Scherzò nuovamente il biondo, riuscendo finalmente a catturare l’attenzione di Haymitch.

-Quindi ti sei ripreso?-

Domandò quello scettico, mentre lo osservava con gli occhi appannati per colpa del troppo alcool.

-Bene o male.. Ma a quanto vedo ci si riprendeva meglio a Capital City che non qui nel Dodici!-

Concluse il biondo scoppiando in una risata, a cui si aggiunse dopo qualche istante anche Haymitch.

Il mentore non sapeva come mai stesse ridendo, in fondo cosa poteva esserci di divertente in quella situazione?

Eppure Peeta aveva portato una ventata fresca con la sua presenza: era arrivata la primavera.

***

Gli occhi di Katniss si dilatarono leggermente nel vedere entrare in casa sua quel ragazzo la mattina seguente.

Si presentò con una pagnotta ancora calda in mano e un sorriso incoraggiante stampato sulle labbra.

-Buongiorno Katniss.-

Annunciò allegro, accomodandosi al tavolo di fronte alla ragazza.

Lei rispose con un semplice “Ciao” e si lasciò cadere sulla sedia.

Gli occhi della ragazza erano spenti, avevano perso quella lucentezza che la determinazione aveva sempre illuminato.

Le guance erano piuttosto scavate e anche le curve che avevano sempre contraddistinto Katniss sembravano sparite.

Sae La Zozza servì su entrambi i piatti delle fette di pancetta e della frittata. Subito Peeta divise in due la pagnotta e ne porse alla ragazza metà, che la prese biascicando un grazie.

Un sorriso divertito apparve sul volto del ragazzo quando notò che stava passando la pancetta a Ranuncolo anziché mangiarla, ma non le disse nulla.

Il telefono squillò in quel momento e, vedendo che la padrona di casa non sembrava intenzionata a rispondere, Peeta si alzò e prese il ricevitore, rispondendo.

-Peeta, sei tu?-

Chiese una voce nota dall’altro capo, quindi il ragazzo con un sorriso ribatté:

-Buongiorno dottore! Sono a far colazione da Katniss!-

-Ecco perché ha risposto qualcuno, ormai pensavo che non avrebbe mai risposto nessuno a questo numero.-

Osservò il dottor Aurelius con tono ironico, facendo sorridere il suo interlocutore.

-Le passo Katniss se vuole!-

Dopo la conferma dall’altro capo Peeta trascinò la padrona di casa alla cornetta e gliela posizionò in mano, annunciando poi:

-Katniss io vado a distribuire il pane. Ci vediamo nel pomeriggio se ti va.-

Quella annuì con sguardo ancora un po’ assente, quindi si concentrò sulla pedante voce del dottor Aurelius.

-Allora Katniss, come procede? Ho saputo che sei uscita dal tuo bozzolo di letargo.-

Domandò quello allegro, ritenendo di essere molto simpatico.

-A quanto pare. Ma penso che ci tornerò presto.-

Lo informò lei glaciale, irritata da tutta quella ilarità.

-Su, non demordere ora. Potresti iniziare a fare le cose in modo meccanico, tipo mangiare, andare a caccia, magari prendere un po’ di sole.-

Propose l’uomo moderando il tono, nella speranza che la ragazza non riattaccasse la cornetta senza un’altra parola.

-Ci proverò.-

Promise Katniss prima di riattaccare. Sospirò profondamente, per poi andare a prendere il suo arco per andare a caccia, quindi dopo pochi minuti uscì di casa diligentemente e si avviò verso il prato.

Passando per la città sentì una risata, che riconobbe immediatamente, presto seguita da altre simili.

A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.

Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.

La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.

-      To be continued.

 

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Sarugaki145