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Autore: Mariarrow    25/09/2014    0 recensioni
La vita di Desmond Miles, un modesto barista che allieta le serate dei clienti con gustosi e originali cocktail, procede ordinaria senza ostacoli. Dietro il suo sorriso spensierato, perņ, si cela un doloroso rimpianto, e dietro l'angolo della strada che percorre ogni giorno per andare al lavoro si nasconde la misteriosa sagoma di un uomo sconosciuto pronto a insegnare a Desmond che ignorare il proprio passato non equivale a cancellarlo e che, prima o poi, con i propri ricordi bisogna fare i conti.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Desmond Miles, Lucy Stillman, Rebecca Crane, Shaun Hastings, William Miles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“Su con la vita signor Miles! Ogni è un giorno storico, un giorno che verrà ricordato negli anni  a venire. Ricordato da alcuni di noi, almeno.”

La fine della mia prigionia si avvicina, ma non è una mattina felice. Me lo sento nelle viscere: Vidic non ha intenzione di mantenere la promessa che mi fece all’inizio di questa penosa avventura. Nonostante io abbia collaborato, nonostante abbia fatto tutto ciò che mi è stato ordinato, Vidic non ha intenzione di  lasciarmi andare e risparmiarmi la vita. Mi uccideranno. Ma come? Mi faranno impazzire e poi mi butteranno da qualche parte come probabilmente hanno fatto con Soggetto 16? Ho paura, paura di morire, paura di provare dolore. Voglio solo che, se proprio deve succedere, succeda in fretta.

Le mie preghiere sono state ascoltate e in un tempo che mi pare un battito di ciglia sono di nuovo fuori dall’Animus, libero, anche se solo fisicamente. Cerco di ricordare l’ultima immagine che ho visto mentre ero ancora lì dentro, a vivere la vita di un altro. Un brivido mi corre lungo la schiena mentre le immagini riaffiorano nella memoria. Una piccola sfera metallica, leggera come una piuma, ma solida come la roccia, avvolta da strane venature che la arricchiscono di disegni futuristici decisamente anacronistici per il tempo, la attraversano come circuiti informatici ed emanano una luce innaturale, accecante. Provo quello che ha provato il mio antenato. Emozioni di seconda mano. Oltre alla luce, dalla sfera promana una forza irresistibile, una tentazione più intensa di quella del peccato che mi attira verso di lei. Altair, il mio ascendente un po’ freddino, ma al quale ho imparato ad affezionarmi, cerca di opporre resistenza, memore di come quella piccola sfera apparentemente innocua abbia distorto le menti e i cuori di chi aveva un tempo amato. La luce inizia a prendere la forma di un globo che come un ologramma ruota di fronte ai miei occhi, puntolini giallastri pulsano indicando luoghi disseminati sul pianeta. America. Africa. Medio Oriente. Le immagini vanno e vengono, fino a spegnersi.

Bzzz

Lo schermo dell’ Animus si ritira permettendomi di uscirne.

Una voce impaziente proveniente dall’altoparlante si impone sul silenzio della stanza.

“Allora?”
“Abbiamo la mappa” risponde Vidic, in un tentativo malriuscito di nascondere l’eccitazione. “Almeno cinque o sei.”
“Non ci servono tutti.”
“Dobbiamo presumere che alcuni si siano rovinati: non credo che siano tutti funzionanti.  Almeno due sembrano trovarsi su masse terrestri che non esistono più.”

Dunque è così: una mappa, è questo che cercavano. Ma la mappa indica qualcosa, qualcosa di cui intendono appropriarsi, ma che cosa?

La voce gracchiante dell’uomo nell’altoparlante interrompe nuovamente il corso dei miei pensieri.

“Invieremo squadre in ogni sito per verificarne il funzionamento. Ce ne serve uno solo, dopo tutto.”
“E gli altri?”

E gli altri, cosa?

“Recuperateli. Non lasciamo niente al caso. L’ultima cosa che vogliamo è qualche maledetto sopravvissuto che ci dia noia nel Nuovo Mondo.”

Vidic si gira verso di me, indicandomi con un ampio gesto della mano.

“E l’Assassino?”
 
Trasalisco. Il mio destino si sta scegliendo proprio di fronte a me, senza che io possa intervenire in alcuna maniera. Resto in ascolto, consapevole che la mia vita dipende dalle parole di quell’uomo sconosciuto.

“Abbiamo quello che cercavamo. Uccidetelo.”

Come? Cosa? Uccidermi? No, ragazzi, non scherziamo… sono sicuro che possiamo trovare un accordo!

“Fermi!”

Oh, Lucy. Dolcissima Lucy. La sua voce non è mai stata più soave di così.

“Sappiamo come vanno queste cose. Non sarà facile accedervi.”

Il dottore fa un passo indietro, come per guardarla meglio mentre la ragazza si avvicina a passo deciso all’interfono affinché la sua voce possa giungere forte a chiara dall’altra parte. È sbigottito dalla presa di posizione della sua sottoposta e il suo viso lo tradisce. Se potessi vedere in faccia l’uomo al quale Lucy si sta rivolgendo, probabilmente avrebbe la stessa espressione.

“Che cosa intende?” domanda sospettosa la voce alterata dal microfono.

“Potremmo aver bisogno di lui o dei suoi ricordi. Consiglierei di trattenerlo finché non avremo conferma che non ci attendono sorprese nei siti.”

Bene, mi piace di più. “Trattenere” suona meglio di “uccidere”, no?

“È una perdita di tempo!” sbotta Vidic gesticolando,ma Lucy non si lascia intimidire.

Vai, Lucy! Vai, ragazza!

“L’ha detto lei stesso: non dovremmo lasciare niente al caso.”

“Molto bene” conclude sbrigativamente il terzo interlocutore. “Assicuratevi che non ci serva più. Poi, uccidetelo.

Il rumore della cornetta rimessa al suo posto rimbomba per un attimo nella grande stanza. Rimasti soli, come se io non contassi nulla pur essendo l’oggetto del loro contendere, Vidic e Lucy continuano a borbottare mentre io non riesco ad evitare di guardarla con ammirazione e gratitudine. Fino a prova contraria, mi ha salvato la vita.

Per ora.

“La pianti di scavalcare la mia autorità!”

Lucy si ritira, imbarazzata dall’estrema vicinanza fra il suo naso e quello del suo superiore.

“Le ho appena salvato il culo!”

“Pff. Non si rilassi, signor Miles. Abbiamo ancora del lavoro da fare, presto saremo di nuovo da lei.”

Rumore di passi.

Le porte scorrevoli sbuffano.

Ah! La mia testa!

Cazzo. Che diavolo è quello? Una.. stella a cinque punte? Sul pavimento della stanza? Oh mio Dio. Che cosa… che cosa mi sta succedendo?

Forse è meglio che vada a stendermi un attimo.

Maledizione! È sangue! C’è sangue ovunque, sulle pareti! Ma non è mio, no, come potrebbe essere?

Santo cielo… ci sono disegni ovunque. Ma chi diavolo tenevano qui dentro prima di me?

Che cosa gli è successo?

Chissà che cosa vorrà dire… io… io mi sento… svenire…
 
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Quando mi portarono qui, all’inizio ho avuto paura di cosa sarebbe successo se avessi reagito. Ora, ho paura di quel che accadrà se non lo faccio. Non so cosa mi riserva il futuro, so solo che devo andarmene di qui, e devo farlo alla svelta. Ma non posso riuscirci da solo, e, per mia fortuna, non dovrò farlo.

“Dobbiamo andare.”

“Lucy! Dove sei stata? Perché ti hanno…”

Lucy scuote la testa, tesa come la corda di un violino.

“Ora!”

Non oso disobbedire, e la seguo senza dire una parola fino all’ Animus al centro della stanza. Con un cenno mi invita a stendermi, ma prima…

“Cos’è quel sangue? Sei ferita?”

“Senti, abbiamo dieci minuti, forse, prima che scoprano quello che ho fatto. Se prima di allora non siamo fuori di qui…”

“Cosa? Ce ne andiamo?”

“Desmond, prometto che risponderò a tutte le tue domande, dopo. Ma adesso ho bisogno che tu stia zitto e che faccia quello che ti dico. Quindi, per favore, entra nell’Animus.”

“Va bene, va bene…non ti scaldare.”

Bzzz

Le solite indicazioni compaiono sullo schermo, ma questa volta c’è qualcosa di nuovo.
 
 
SOGETTO 16                                          SOGGETTO 17
CONFIDENZIALE                                    DESMOND MILES

 
                 RICERCA DATI RICORDI RILEVANTI…
      CORRISPONDENZA RICORDO: TROVATA

       ACCESSO AL RICORDO IN CORSO…
       EZIO AUDITORE DA FIRENZE


 
Bzzz

Lucy estrae qualcosa dal cuore dell’Animus e si incammina a passo svelto verso la porta.

“Coraggio Desmond. Andiamo”

Di coraggio me ne serve parecchio, per seguire Lucy che scatta come un felino fra i corridoi dell’Abstergo dirigendosi verso l’uscita.

“Stiamo davvero uscendo di qui? “ chiedo mentre cerco di starle al passo. Non posso fare a meno di guardarmi intorno. Sono qui da giorni eppure non ho visto altro che la mia stanza e lo studio.

“L’Abtergo ha degli arredatori con le contro palle, eh?”

Ma lei mi ignora senza nessuno scrupolo, procedendo vigile a testa alta, di tanto in tanto fermandomi quando prima di svoltare controlla se ci sia qualcuno che possa vederci.

Violazione nell’ Area di Ricerca. Violazione nell’Area di Ricerca.

Lucy si precipita verso gli uomini in divisa e manganello che corrono contro di noi. Schiva qualche colpo con grande agilità, ne colpisce uno con un calcio ben assestato nello stomaco e approfitta del suo momento di debolezza per sottrargli il manganello, con il quale colpisce prima l’uno e poi l’altro, all’altezza della mascella. I due, storditi, sputano una discreta quantità di sangue e si lamentano, prima di cadere sul pavimento fresco privi di conoscenza.

Figo!

Come se avesse semplicemente bevuto un sorso d’acqua e non steso due uomini grandi, grossi e armati, la ragazza continua a correre con l’agilità di sempre, trascinandomi per un braccio all’interno dall’ascensore e distogliendomi dalla scena impressionante che ci eravamo lasciati alle spalle.

“Ehi, sei in gamba!” le dico, incapace di formulare una frase più complessa.

“Così mi dicono.” Risponde lei, incassando il complimento con grande noncuranza.

Giunti al piano, ci incamminiamo furtivi in un dedalo di corridoi e cubicoli, ciascuno dei quali ospita una poltrona molto familiare.

“Quello è un Animus! Ma che… ehi, ma quanti ce ne sono?” penso ad alta voce nella totale indifferenza di Lucy, che continua a farmi strada in silenzio senza degnarmi di attenzioni.

“Si dice o ? Tu, che cosa dici, Lucy? Ehi, Lucy? Che cosa se ne faranno di questi?”

Inchioda davanti a me e si volta a guardarmi. Fra di noi c’è a mala pena la distanza di una spanna. Vedo il suo viso levigato, gli occhi chiari e vivaci, vedo… il suo indice che bruscamente si avvicina alle mia labbra.

“Desmond. Chiudi. Il becco. Per Favore.”

Annuisce con forza e poi riprende la sua corsa fino alla porta alla termine del corridoio, dove fa strisciare rapidamente una tessera lungo il lettore.

Brrr

“Merda! La tessera non funziona. Deve essere su un altro sistema e io non conosco il codice!”

Per la prima volta vedo Lucy davvero in difficoltà. Con una sicurezza che non mi appartiene, la rassicuro e mi avvicino al tastierino.

Rifletti, Desmond. Rifletti!

Ci sono! I numeri 2,3, 4 e 7 sono leggermente più consumati degli altri. Se li mettessimo in ordine, tenendo conto che sul primo tasto si deposita più sebo…

 
3247

Brrr

Merda!

4723

Brrr

Avanti!

2347

Beep. Accesso consentito.
 
Sì!
 
“Ma come hai fatto?” Lucy è sorpresa quanto me, e dalla sua  voce traspaiono meraviglia e ammirazione. Non è più tesa come prima, sembra più… amichevole.

“Non lo so” rispondo sinceramente.

“Andiamo” e di nuovo mi trascina con séverso un ascensore che ci conduce ad un parcheggio sotterraneo. Messi fuori gioco una decina di uomini, con le nocche arrossate per i colpi inferti e il viso dolorante per quelli ricevuti, Lucy mi fa strada verso un auto nera parcheggiata proprio di fronte a noi. Apre il portabagagli e con un gesto della testa mi invita ad entrare.

“Scherzi?”

“È per la tua incolumità.”

“Uffa…” sospiro, mentre eseguo gli ordini. Prima di chiudermi dentro, Lucy mi rivolge un sorriso affettuoso e uno sguardo che sembra dirmi di tenere duro.

“Ci siamo quasi.”  E poi, energicamente, sbatte lo sportello. Solo e al buio, tutto raggomitolato nell’angusto portabagagli,  cerco di tenere ferma la testa per evitare di sbatterla quando prendiamo un dosso. Sconsolato, mi rassegno alla consapevolezza che sarà un viaggio scomodo. Molto scomodo.
 

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Lucy scioglie l’abbraccio inaspettato che mi aveva lasciato un attimo incredulo, e con la mani ancora poggiate sulle mie spalle mi sorride.

“Grazie.”

Ho acconsentito. Dopo essere stato sballottato di qua e di là nel bagagliaio della macchina, Lucy mi ha parlato con sincerità e chiarezza, facendo riferimento ai piani dei suoi vecchi superiori all’Abstergo. Mi ha raccontato di come i Templari vogliano sostituire la loro “Mela” – un manufatto, uno dei così detti “Frutti dell’Eden”. Ha menzionato “altri assassini” che stanno facendo tutto il possibile, ma ha anche ammesso con amarezza che stiamo perdendo la guerra e che abbiamo bisogno di qualcosa. Di qualcuno, anzi, e di me, precisamente.

Le ho fatto notare che non sono esattamente un uomo d’azione –come se ci fosse stato bisogno di sottolinearlo…- e che anche se lo fossi ci vorrebbero mesi, anni, per diventare utile.  Ma l’effetto osmosi risolve questo problema, ed in pochi giorni, Lucy mi assicura, avrò assorbito le capacità dei miei ascendenti. Ecco spiegato il misterioso nome, Ezio Audiqualcosa, comparso sullo schermo dell’Animus poco prima della nostra fuga dall’Abstergo.

Quasi non ci ha creduto quando le ho detto che sono disposto a farmi addestrare per diventare un Assassino. Mi ha chiesto più volte “Davvero? Sei sicuro?”, e quando una volta per tutte ho fugato i suoi dubbi sostenendo che dopo quello che mi hanno fatto quei bastardi sono sicuro, motivato e deciso, lei mi ha stretto le braccia intorno al collo.

“Ho trascorso tutto il tragitto in auto a pensare a cosa dirti per convincerti, e invece… Devo essere sincera con te: c’è dell’altro. Ma non è tempo di parlarne. Devi fidarti di me.”

“Va bene.”

Dopo la breve conversazione privata, Lucy mi presenta i suoi amici,e così cominciamo a lavorare, io e gli altri membri del team. Tipi strani, non c’è che dire.

Shaun è… beh, tanto intelligente quanto fastidiosamente puntiglioso. È uno storico inglese, il suo contributo al progetto consiste nel creare una base di dati storico-politici alla quale possa accedere dall’Animus per capire qualcosa di cosa mi sta succedendo intorno. È arrogante, senza dubbio, e cinico e sarcastico e… ma devo ammettere che c’è qualcosa di affascinante in lui e ogni tanto mi diverto a punzecchiarlo. Quando gli ho chiesto cosa fosse tutta quella roba strana che aveva appeso su una bacheca e unito con un filo di cotone rosso con una precisione talmente maniacale da sembrare patologica, lui mi ha risposto così:

“Questa roba, Desmond, ehm, questa roba non è niente di speciale, davvero. Questa roba è solo la roba che impedisce a tutta la nostra operazione di andare a puttane!”

Lavoratore instancabile, amante della birra e dello yogurt – del quale lamenta continuamente la scomparsa- è talmente fiducioso delle sue capacità da definire se stesso come “il maestro della decodifica”. Solo Lucy sembra sopportare i suoi commenti sarcastici, eppure non posso negare che mi diverte assistere ai suoi battibecchi con Rebecca.

Shaun dice che è un’ immatura, e spesso la zittisce quando si fa un discorso serio dicendo che “adesso stanno parlando i grandi.” È vero, sarà anche immatura, ingenua e un po’ infantile, ma non posso che ammirare il suo inguaribile ottimismo. È l’esatto contrario di Shaun: la notte e il giorno. È una chiacchierona infaticabile, sempre di ottimo umore. Ha anche un bel caratterino, eh, e risponde sempre a tono alle battute ciniche di Shaun. È merito per lo più suo se siamo in grado di lavorare per conto nostro: lei è la donna che ha reso possibile l’Animus 2.0, o come lei preferisce chiamarlo, Baby. Non ho capito niente delle specifiche tecniche, so solo che Baby è davvero più comodo della poltrona dell’Abstergo!
   
 
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