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Autore: SmartieMiz    26/09/2014    7 recensioni
Sono tutti liceali così differenti tra loro con le loro passioni e i loro segreti, i loro sogni e le loro incertezze; eppure sono i perdenti, gli "sfigati", solo perché non seguono la massa o perché strani, "diversi" agli occhi altrui.
Solo perché c'è chi ama la propria patria. Chi la poesia. Chi la libertà. Chi l'amore.
[AU! Lycée; e/R - Jehan/Courfeyrac - Eponine/Combeferre - Marius/Cosette + other ships]
Rating dovuto alle tematiche trattate.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Eponine, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo IX ~ L'idillio di Rue Oudinot



Il giorno dopo, Eponine fece finta che non fosse accaduto assolutamente niente. Sistemava i suoi libri nell’armadietto con estrema cura e ancora non aveva visto Marius.
Lei non cercava più Marius, e semplicemente lui non cercava lei. Eponine lo faceva a malincuore, Marius senza nemmeno accorgersene.
Si ridestò quando le si avvicinò Cosette che la salutò con un dolce sorriso.
«Com’è andata l’audizione?», le chiese la ragazza, realmente curiosa.
«Bene», rispose Eponine: «Grazie».
«Marius si è davvero dispiaciuto, ieri non ha fatto altro che dire che era una persona orribile», le disse Cosette: «Voleva sentirti».
Beh, se voleva realmente sentirmi sarebbe venuto, e avrebbe lasciato perdere te, pensò Eponine, ma tenne quel pensiero per sé. Cosette era una ragazza così dolce e solare, come poteva odiarla?
Eppure era più forte di lei: Eponine la detestava. La detestava perché era venuta da poco e già aveva fatto breccia nel cuore dell’ingenuo Marius. La odiava perché, senza volerlo, si era portata via il suo migliore amico, lo stesso ragazzo che lei conosceva da più tempo e con il quale aveva condiviso momenti belli e brutti.
E odiava Marius ancor di più, perché aveva dimenticato tutta la loro amicizia a causa di quell’amorazzo nato all’improvviso.
«Devo andare», tagliò corto Eponine: «Ci vediamo».
Eponine si stava dirigendo verso l’aula quando finalmente vide Marius.
«Hey, ‘Ponine! Mi dispiace non…».
Eponine lo fermò, forzando un sorriso. «Lo so, Cosette mi ha già detto tutto. Tranquillo».
Marius annuì, con quei suoi occhi dolci e un po’ intristiti. Bastò guardarlo e immediatamente Eponine si dimenticò di odiarlo, mentre il suo cuore incominciava a riempirsi di gioia e di tenerezza.
Ma Eponine lo salutò e andò via. Restava il fatto che Marius aveva preferito mille volte Cosette a lei.
Doveva farsi da parte? O doveva continuare a combattere per ottenere ciò che voleva?
Non lo sapeva. Eponine non sapeva più niente.
 
«Ho invitato Enjolras a continuare la ricerca da me, ma non vuole andare in nessun posto che non sia la biblioteca», sbuffò Grantaire.
«Come ti ha risposto?», domandò Jehan.
«“No, grazie, ma non scomodarti: a mio parere la biblioteca è il luogo più adeguato per lo studio”», lo imitò Grantaire con aria saccente: «Gli ho pure detto che oggi c’è mia zia a casa, sai, per evitare malintesi, ma non vuole saperne niente. Che bel marmo!».
Jehan scosse il capo. «Credo sia normale, ‘Taire, non vi conoscete molto bene. Anch’io proverei imbarazzo se mai Courfeyrac mi invitasse da lui…».
Jehan si rese conto di aver parlato anche fin troppo e divenne più rosso dei suoi capelli. Grantaire lo guardò con un sorriso malandrino. «Allora avevo capito tutto», disse, compiaciuto, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
«È così evidente?», chiese Jehan, senza negare.
«Andiamo! Lo capirebbero tutti», ridacchiò Grantaire, ma ciò non migliorò la situazione. Cercò di rassicurare subito Jehan che già aveva sgranato gli occhi: «Okay, non credo gli altri ci abbiano fatto molto caso, e Courfeyrac stesso mi sembra troppo indifferente per realizzare una cosa del genere».
Indifferente.
Jehan ebbe improvvisamente paura di quella parola. Ebbe come l’impressione di essere stato bagnato da un secchio d’acqua ghiacciata.
Lui era Jean Prouvaire e se a scuola vi era una sorta di piramide gerarchica, lui era alla base di essa, o forse non ne faceva nemmeno parte.
Era un perdente - uno sfigato, per intenderci – e Courfeyrac era tutto fuorché uno sfigato.
Lui aveva amici per tutta la scuola, e sicuramente delle ragazze.
Jehan non avrebbe mai occupato un pezzettino del suo cuore e nemmeno della sua mente. Forse Courfeyrac lo salutava soltanto perché era una persona educata, o forse gli faceva semplicemente pena. Forse quella domenica gli aveva chiesto cosa stesse facendo al parco soltanto perché era annoiato.
Jehan era stato troppo accecato da quel sole per poter soltanto pensare di fermarsi a riflettere.
Jean Prouvaire era un poeta, un sognatore, e chi meglio di lui poteva capire cosa gli stesse accadendo? Era inutile continuare a nasconderlo a se stesso: era innamorato.
Ma innamorato della persona sbagliata.
 
Il pomeriggio, Jehan ed Eponine si incontrarono fuori la biblioteca per la ricerca, e allo stesso tempo anche Grantaire ed Enjolras.
Eponine fu contenta di vedere anche Grantaire che subito le chiese dell’audizione.
«È andata molto bene, a madame Blanchard è piaciuto molto!», rispose la ragazza entusiasta: «Ah, e ho incontrato anche Combeferre. Farà anche lui il club di teatro».
Grantaire aggrottò le sopracciglia al contrario di Enjolras che annuì, per niente sorpreso. Quando entrarono nell’edificio, Eponine e Jehan chiesero una saletta per poter studiare in tranquillità e parlare anche ad alta voce se fosse stato necessario.
Grantaire non si trattenne dal guardare Enjolras con un’espressione accigliata come per dirgli: “Hai visto?”. Enjolras lo ignorò di proposito.
Per tutto il pomeriggio Jehan non poté non notare che Eponine era piuttosto triste; la cosa era assolutamente reciproca.
Grantaire, Jehan ed Eponine non erano altro che tre anime affrante e ferite profondamente dalla freccia scoccata da Cupido, solo che Grantaire affrontava il tutto con fermezza, Jehan con timidezza ed Eponine con sconforto.
 
Quella volta per Enjolras fu particolarmente piacevole lavorare sulla ricerca d’arte: Grantaire sembrava finalmente aver capito le regole da rispettare in biblioteca e quindi evitò brutte figure.
Finalmente finirono la ricerca, ma ovviamente Enjolras – un perfezionista senza speranze – volle approfondirla maggiormente. O fu soltanto una scusa per restare altro tempo lì? Questo Grantaire non lo seppe mai, e nemmeno lo stesso Enjolras.
«Secondo me sarebbe una buona idea realizzare dei disegni utilizzando appunto la tecnica del puntinismo», propose Enjolras, parlando sottovoce per non disturbare nessuno: «ma io sono una frana in disegno».
«E io che credevo fossi perfetto e sapessi fare tutto!», scherzò Grantaire, ottenendo la reazione impassibile dell’altro: «Comunque posso provare io, davvero. Entro mercoledì sarà tutto pronto».
«Cosa hai in mente?».
«Lo scoprirai», disse semplicemente Grantaire, restando sul vago: «Lo so che non ti fidi di me, ma questa volta puoi anche metterci una mano sul fuoco! Ne uscirà una cosa fantastica. Ti stupirò, Apollo».
«Spero tu abbia ragione», si limitò a dire Enjolras, nascondendo al meglio la sua curiosità.
 
Marius e Cosette erano di nuovo al parco quel pomeriggio. Il tempo sembrava scorrere in modo velocissimo quando i due giovani erano insieme, e non era mai abbastanza sufficiente.
«Comunque tuo padre è il mio professore di filosofia», disse Marius ad un certo punto alla ragazza.
«Davvero?», esclamò lei, poi incuriosita domandò: «E com’è?».
«È un bravo professore, davvero buono. Cioè, non lo dico perché sei sua figlia, ma lo è davvero».
Cosette rise, leggermente. «L’avevo immaginato. Non sei subdolo come gli altri. Alain ha subito decantato mio padre come se fosse, non so, il dio della filosofia disceso in terra!».
Marius sorrise adorabilmente. Era così dolce sentir Cosette parlare e vederla ridere, e sentiva che avrebbe potuto vivere soltanto di quello.
«Ora devo andare», fece Cosette, poi scherzò: «Mio padre sarà anche un buon professore e un brav’uomo, non posso lamentarmi, ma su questo è severo».
«Perché per le sette devi stare a casa?», chiese infatti Marius.
«È molto protettivo, ci tiene a me. Sono abituata», spiegò Cosette con assoluta innocenza: «E poi alle otto c’è la cena, sto un’oretta prima con madame Touissant».
Marius la guardò, interrogativo. «La governante», si affrettò a spiegare Cosette, con un piccolo sorriso: «È una donna molto dolce».
Il ragazzo annuì. «E se dopo cena non puoi uscire, posso venire io da te?», propose Marius, con gli occhi che s’illuminavano per la splendida idea.
Cosette sorrise felicemente, ma con una punta di malinconia. «Già è tanto che mio padre mi stia lasciando libera il pomeriggio», disse: «però mio padre va a letto alle dieci e mezzo, più o meno. Se restassi in giardino… e tu fuori al cancello…».
«Alle undici mi faccio trovare fuori al cancello! Lo farò!», disse Marius con gioia: «Se tu lo vuoi, ovviamente».
«Certo che lo voglio, ma non so, è troppo tardi, potrebbe essere pericoloso», spiegò Cosette, piena di buonsenso.
«Anche se solo per dieci minuti, passerò!», si convinse Marius: «Dove abiti?».
«Rue Oudinot1».
 
Eponine, sai dov’è Rue Oudinot? – Marius
 
Eponine era a casa quando lesse il messaggio. Non pensò nemmeno lontanamente che potesse essere la via dove abitava Cosette.
 
– Eponine
 
Non è che me lo spiegheresti? È dove abita Cosette – Marius
 
Eponine provò a controllare la collera. Cosa doveva fare?
Scelse di aiutare Marius fino in fondo, illudendosi che così il loro rapporto sarebbe migliorato.
 
Certo! Telefonami pure – Eponine
 
«Perché oggi non sei andato al parco?», chiese Grantaire indagatore, contemplando la grande libreria di casa Prouvaire: «Mi hai fatto capire che vai sempre al parco a leggere».
«Oggi non mi andava», rispose Jehan, semplicemente.
Grantaire si voltò, inarcando un sopracciglio. «Tu, essere immondo!», disse, indicandolo: «Che cosa ne hai fatto di Jean Prouvaire?».
Jehan scosse il capo, non nascondendo un piccolo sorriso. «Può capitare».
«Io già so a cosa o meglio, a chi stai pensando», fece Grantaire, quasi orgoglioso di riuscire ad entrare nella testa dell’amico: «Ah, l’amore».
«Non sto pensando a Cou… all’amore, ecco», rispose Jehan, diventando paonazzo.
Grantaire fece un’espressione eloquente che convinse Jehan ad aggiungere: «Sono proprio un libro aperto…».
«Mi sa di sì», confermò Grantaire con un sorriso sornione: «Sai che ti dico? Non puoi aspettare che scenda la manna dal cielo. Chiedigli di incontrarvi».
«Ma come! Non si ricorderà nemmeno chi sono», protestò Jehan.
«Certo che si ricorda di te, sei tu che non vuoi, è ben diverso. Io lo chiederei ad Enjolras se solo sapessi che non mi risponderebbe con un secco no», spiegò il ragazzo.
«E se anche Courfeyrac facesse così?».
«No. Insomma, l’hai visto? Non è di certo cattivo o poco educato. Non che Enjolras lo sia, ma di certo non è così raggiante e amichevole come Courfeyrac».
«Ma non vorrei che Courfeyrac fraintendesse…».
«Ma mica ti ho detto di organizzare una cena al lume di candela o un appuntamento al buio!», rise Grantaire: «Qualsiasi cavolata, anche un caffè! E che deve fraintendere? Sarà una cosa tra amici, che deve capire? E se pure capisse, tanto meglio per te».
«No, invece. Ha così tanti amici… come può fregarsene di uno come me?», finalmente esplose Jehan: «Ed è un così bel ragazzo, avrà tante pretendenti, e io con loro. E poi io sono un ragazzo. Io sono innamorato dell’amore, ma sarà lo stesso anche per lui?».
Jehan ne parlò con estremo rammarico: più ci pensava e più traeva delle tristi conclusioni.
Grantaire capì perfettamente ciò che voleva dire Jehan. Gli si avvicinò e lo guardò, seriamente. «Il fatto che lui abbia tanti amici e tu no è irrilevante: sarebbe un essere superficiale se pensasse a questo. E comunque, sai cosa mi ha sempre detto mia zia? Non ci si innamora del sesso, ma esclusivamente della persona. Non so fino a quanto può essere vero e quanto gli altri possano condividere, ma per me sì, è così, assolutamente. Io sono reduce di diverse “avventure”, e non lo dico per vantarmi o chissà che cosa, ma per farti capire. Ma cavolo, nessuna è assolutamente paragonabile ad Enjolras e a come mi fa sentire».
Pensando ad Enjolras e ammettendo quelle cose a cuore aperto, Grantaire sorrise lievemente, ma continuò ugualmente, parlando speditamente: «Eppure Enjolras è un ragazzo, ma cosa m’importa? Niente. Non me lo chiedo nemmeno, non mi soffermo nemmeno a pensare perché proprio lui. Perché è lui, e basta».
Jehan annuì: era totalmente d’accordo con Grantaire, la pensava esattamente allo stesso modo, ma aveva comunque paura di poter ricevere un rifiuto da parte di Courfeyrac.
Lo vedeva così lontano e irraggiungibile e, paradossalmente, più pensava a lui, più lo sentiva vicino.
 
 
«Mi auguro che però te ne sappia tornare a casa da solo dopo», scherzò Eponine.
«Ma sì! Sei la mia salvezza, davvero. E sei anche il mio navigatore», rise Marius.
Eponine sforzò un sorriso per quella battuta estremamente squallida. «Allora? È quella la villa della signorina?».
«Sì». Marius sospirò, visibilmente emozionato. «Grazie mille, ‘Ponine, davvero», il ragazzo abbracciò l’amica: «Tutto questo è sempre grazie a te».
Eponine non riuscì a dire niente, se non a stringere più forte Marius a sé e sentire il suo profumo fresco nelle narici. Ogni parola che diceva era come una pugnalata.
«Marius».
«Sì?».
Eponine abbandonò delicatamente quell’abbraccio. «Noi siamo amici, vero?».
Marius la guardò, interrogativo. «Scherzi? Sei la mia migliore amica! Perché me lo chiedi?».
La ragazza si limitò ad un piccolo sorriso. «Così. Adesso vado. Ci sentiamo!».
Marius le fece un cenno di saluto, poi si avvicinò al cancello di villa Valjean. Eponine, in realtà, gli aveva mentito: non andò via, ma si nascose affinché potesse ascoltare di nascosto.
Era notte ormai a Parigi, e si gelava. Cosette era nel giardino, stretta nella sua vestaglia. Quando vide Marius fuori al cancello sorrise enormemente, per poi avvicinarsi a lui.
«Marius», disse semplicemente.
«Cosette», rispose lui, con la stessa intensità: «È sempre bello vederti».
«Lo è anche per me», rispose lei, con gli occhi luminosi: «Vorrei farti entrare, ma non vorrei che papà si svegliasse all’improvviso e andasse a fare un giro in giardino, non so…».
«Tranquilla. Sono felice lo stesso», rispose lui, sincero.
«Allora? Sei arrivato fin qui senza problemi?», si impensierì lei.
«In realtà soltanto grazie all’aiuto di Eponine», fece Marius, poi cambiò argomento dicendo: «È proprio un bel giardino».
«In primavera e in estate lo è ancora di più. In quelle stagioni la natura è semplicemente rigogliosa», spiegò Cosette, dolcemente: «Sono contenta ti piaccia».
Eponine non riuscì più ad udire nient’altro: sentirli conversare così amabilmente la distruggeva soltanto. Tornò sui suoi passi.
Incominciò a piovere.
 

Hey Courf, come va? È da molto che non ci sentiamo. Ti andrebbe di vederci?
 
 
1 Attualmente Rue Oudinot corrisponde a rue Plumbet, la via di cui si parla nel romanzo.


 


 
Angolo Autrice


Buongiorno a tutti!
Mi scuso infinitamente per l'immenso ritardo. Non sono stata colpita dal blocco dello scrittore (dato che questi capitoli sono già scritti, non tutti ma questi sì XD), bensì dalla mancanza di tempo. La scuola è iniziata e con essa tutti gli impegni annessi XD
Dunque, in questo capitolo abbiamo un palese richiamo al romanzo (a partire dal titolo) e al musical ("A Heart Full Of Love" "On My Own"). Mi è piaciuto fare questi riferimenti XD

In questo capitolo c'è qualcosa di molto importante, ovvero il discorso tra 'Taire e Jehan (miei cuccioli adorati ♥) e le parole di Grantaire tramandate da sua zia. Sono importanti perché rappresentano un po' il fulcro del rapporto tra Jehan e Courf.
Abbiamo Marius e Cosette ed Eponine. Niente Enjolras, 'Ferre, Courf, Joly e altri, ma torneranno molto presto!
E nel prossimo capitolo ci sarà una special guest star... una già comparsa u.u Vi sfido ad indovinarla XD
Per quanto riguarda il finale, abbiamo un sms. Chi l'avrà mandato? Sono aperte le scommesse anche per questo XD
Spero vi sia piaciuto questo capitolo! Come al solito ringrazio tutti coloro che seguono, recensiscono o semplicemente leggono ♥ 
A presto! (si spera...) :D
SmartieMiz
   
 
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