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Autore: Alexiel94    27/09/2014    4 recensioni
[Frank/Hazel | accenni Hazel/Leo]
-Ti prego, Nico- implorò.
Lui sembrò combattuto, ma non cedette.
-Non sarà una bella esperienza- le ricordò.

-Hazel, fammi una promessa. Qualsiasi cosa accada, promettimi che vivrai la tua vita e che sarai felice. Trova qualcuno che sappia amarti come meriti, sposati e vivi serenamente gli anni che ti si prospettano-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Frank Zhang, Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Settembre non è mai un periodo felice per una studentessa in crisi, ma ad un certo punto mi sono chiesta: perché devo soffrire solo io? Ed ecco qui una Frazel triste per torturare i miei amati lettori. 
Non ci sono spoiler di House of Hades e non è collegata nemmeno con la mia precedente flash sulla morte di Frank, solo sano romanticismo e annegamento nei feels - si spera. 
Ho scritto questa storia ispirandomi alla canzone "Stop crying your heart out" degli Oasis, di cui il titolo della fanfiction è una citazione. 
Buona lettura.

 
Your destiny may keep you warm


Il respiro della ragazzina si condensava ogni volta che espirava, ma il freddo di quella notte quasi non la colpiva. Guardava negli occhi il fratello maggiore, sperando che prendesse a cuore la sua supplica. 
-Ti prego, Nico- implorò.
Lui sembrò combattuto, ma non cedette.
-Non sarà una bella esperienza- le ricordò.
Hazel sbuffò. Glielo aveva ripetuto già altre mille volte, ma non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo proposito.
-Per favore, chiamalo-.
Nico sospirò.
-Se proprio sei sicura...-
-Sono sicura- ribadì la ragazza con decisione.
Il fratello si rivolse a un'altra persona che fino ad allora era rimasta in disparte. 
-Leo, portami qui il cibo-.
Un ragazzo ispanico gli passò quelli che avevano tutta l'aria di essere contenitori di carta con su disegnati i personaggi di un cartone animato.
-Hai seriamente intenzione di evocare i morti con degli Happy Meal?- gli chiese.
Il figlio di Ade roteò gli occhi.
-Avrei potuto usare il sangue e le carni di opportuni sacrifici, ma non voglio rendere l'esperienza più macabra di quanto sia già. Ora taci, Valdez-.
Nico evocò alcuni scheletri per scavare una profonda fossa, riempiendola poi col cibo di McDonald. Hazel lo fissava incantata mentre cantilenava in greco antico, senza quasi fare caso alla folla perlacea che si stava formando attorno a loro. Percepì Leo tremare, ma lei quasi si sentì mancare solo quando il fratello pronunciò le parole -Convoco l'anima di Frank Zhang-.
Dalla folla di spiriti ne venne avanti uno, che si nutrì del cibo nella fossa e assunse sembianze umane. Il ragazzo era tale e quale a quando era vivo, se non fosse stato per il colore perlaceo e la trasparenza: alto e grosso, con la maglia del Campo Giove e una faretra sulle spalle. 
Hazel si sentì stringere il cuore a quella vista. Per un attimo di pentì di non avere dato retta a Nico quando l'aveva avvertita del fatto che sarebbe stata un'esperienza spiacevole; difatti era come se la ferita della morte del ragazzo si fosse riaperta. Ma adesso Frank era davanti a lei, così vicino eppure distante come non mai.
-Frank...- sussurrò. 
Sentì gli occhi bruciare, ma non pianse. Il suo proposito restò tale fino a quando non incrociò gli occhi dell'anima del ragazzo, che la guardavano con sorpresa e piacere. Solo allora sentì delle lacrime scendere lungo il suo volto mentre Frank si avvicinava a lei come quando le dava i suoi abbracci da orso, ma poi parve ricordarsi di non avere un corpo materiale e si fermò a poca distanza da lei.
-Non piangere, Hazel- disse lui con quel suo sorriso rassicurante. -Sto bene, a parte il fatto che... uhm, non sono più vivo-.
Se quella doveva essere una battuta non fece ridere la ragazza; al contrario si ritrovò a singhiozzare più di prima.
-Mi dispiace così tanto, non avrei dovuto lasciare che ti sacrificassi per me- trovò la forza di dire.
Finalmente era riuscita a pronunciare quelle parole che tanto la tormentavano da settimane. Quando, in Grecia, aveva visto la spada della dracena cercare di trapassarla era stata certa di morire per la seconda volta, ma Frank si era messo davanti a lei e aveva subito il colpo in pieno addome al posto suo. Il ragazzo era morto dopo pochi minuti di agonia, che ad Hazel erano sembrati eterni. 
Mai come allora le cose mondane le erano sembrate tanto effimere e insignificanti; da quando Frank era morto non dormiva più la notte e mangiava solo perché Nico la costringeva a farlo. Si era sentita vuota, schiacciata dal dolore e dai sensi di colpa fino a che non aveva avuto quella malsana idea di convocare la sua anima.
Aveva pensato spesso a cosa dirgli, ma ora che lo aveva fatto non si sentiva appagata come aveva pensato inizialmente. Anzi, non le sembrava nemmeno che avesse senso dire al ragazzo quanto lo avrebbe voluto vivo.
-Non dirlo neanche per scherzo- replicò Frank. -Non devi essere così dura con te stessa-.
-Ma sei morto per colpa mia!- si ritrovò quasi ad urlare Hazel.
Ecco, lo aveva detto. Era il suo più grande rimorso: continuava a credere che se quel maledetto giorno fosse stata più attenta o più veloce Frank sarebbe stato ancora lì con lei.
-Non sei stata tu a colpirmi con la spada- le fece notare lui. Portò la mano incorporea sul volto della ragazza, che lo guardò negli occhi che in vita erano stati neri - ma non quel nero freddo e glaciale, quello che faceva pensare a una calda notte d'estate senza stelle. Mosse le dita come a volere asciugare le lacrime di lei, che però passavano attraverso la sua pelle perlacea senza alcun problema. -Credimi, sono contento di essermene andato per salvare la persona che amo piuttosto che per via di quello stupido bastoncino che ha preso fuoco-.
Hazel posò una mano su quella di Frank, non percependo altro che aria.
-Sei nell'Elisio?- domandò.
Si diede dell'idiota subito dopo averlo chiesto. Frank era morto da eroe, non poteva essere stato mandato altrimenti. Difatti confermò.
-Ho conosciuto una ragazza che si lamenta di come tiro con l'arco- aggiunse. Poi assunse un tono fintamente austero per proseguire -"La tua tecnica è completamente sbagliata, maschio. Io ho cacciato con la divina Artemide per duemila anni e credimi, non ho mai visto nessuno scoccare frecce peggio di te"-.
Hazel rise, per la prima volta da settimane. Era una risata amara, con il retrogusto salato delle lacrime, ma a Frank non sembrò importare. 
-Sei così bella quando ridi- disse.
-Scusa Frank, ma temo di non poterti garantire ancora molto tempo- intervenne Nico, facendo sussultare la ragazza. Si era completamente dimenticata della presenza del fratello. -Stiamo attirando troppe anime e non credo di potere reggere ancora per molto-.
Il figlio di Marte annuì, tornando poi a rivolgersi alla ragazza.
-Hazel, fammi una promessa. Qualsiasi cosa accada, promettimi che vivrai la tua vita e che sarai felice. Trova qualcuno che sappia amarti come meriti, sposati e vivi serenamente gli anni che ti si prospettano-.
-Come puoi chiedermi una cosa del genere?- domandò Hazel sconvolta. -Io ti amo, non posso dimenticarti per un altro-.
L'espressione che si dipinse sul volto di Frank era triste e cupa.
-È proprio perché ti amo che ti sto chiedendo di lasciarti alle spalle il mio ricordo-.
Si voltò poi verso di Leo, che era rimasto in disparte fino ad allora e quasi sobbalzò quando venne chiamato dal figlio di Marte.
-Prenditi cura di lei-.
-Lo farò- promise il figlio di Efesto. -Non volevo averla vinta in questo modo... con la tua morte, intendo-.
-Lo so, amico- disse Frank. 
Hazel guardò i ragazzi con un sorriso amaro. Finalmente i due avevano cominciato ad andare d'accordo, ma avrebbe di gran lunga preferito sentirli bisticciare ogni momento e avere entrambi vivi.
-Temo sia ora di andare- disse Nico.
Attorno a loro la folla di spiriti, di numero gran lunga maggiore di pochi minuti prima, li aveva circondati come uno spesso e biancastro anello che aleggiava in un raggio di venti metri dalla fossa.
Il figlio di Marte si allontanò, facendo sentire una morsa dolorosa allo stomaco della ragazza.
-Aspetta!- lo implorò Hazel, non essendo sicura di chi fosse il destinatario della richiesta tra Frank e Nico. 
Pregò Plutone di accogliere la sua piccola richiesta, promettendo un opportuno sacrificio. Sperando che il padre le avesse dato retta, compì i pochi passi che la distanziavano dall'anima del ragazzo e gli afferrò la mano. Per poco non sobbalzò quando sentì il contattò con le dita di lui; Frank trasalì, con un'espressione sconvolta sul volto. 
Hazel non sapeva per quanto il suo desiderio sarebbe rimasto esaudito, per cui non perse tempo. Trasse a sé il ragazzo e lo baciò, mettendovi tutta la dolcezza che vi riuscì. Forse era la consapevolezza che quello sarebbe stato l'ultimo bacio che avrebbe dato al ragazzo, ma sentì le sue guance bagnate. Si accorse però che non erano solo le sue lacrime: anche Frank stava piangendo, silenzioso in quell'addio. 
-Solo ora posso lasciarti andare- mormorò lei dopo che si furono separati.
-Questo non è un addio- disse il ragazzo prima di svanire insieme agli altri spiriti. Eppure Hazel giurò di sentire un ultimo "Ti amo" appena sussurrato prima che il suo spirito si dissolvesse con il vento.
La radura sembrò più buia che mai. Hazel, Nico e Leo si guardarono con la stessa aria stravolta e angosciata per diversi istanti, prima che il figlio di Ade dicesse -Andiamo, viaggiamo nell'ombra fino al Campo Mezzosangue-.
-Ho un'ultima cosa da fare- disse Hazel.
Si avvicinò alla fossa ancora piena del cibo da fast food. Aveva promesso a Plutone un degno sacrificio, ma al momento non aveva nulla di prezioso da offrire al dio. Escluse a prescindere le pietre preziose; nel sottosuolo ve ne erano decisamente di più di quante ne avesse potute evocare lei in tutta la sua vita. Si guardò gli abiti, soffermandosi sul suo giubino in jeans. Vi era particolarmente affezionata, specie perché era dove vi teneva il legno legato alla vita di Frank da quando gliene aveva parlato. Alla morte del ragazzo era bruciato, lasciandole soltanto i ricordi.
Prese la sua decisione. Si tolse il giubino, sebbene la fredda aria notturna pungesse quasi dolorosamente la sua pelle, e lo lanciò nella fossa mormorando -A Plutone. Grazie, padre, per avere accolto la mia preghiera-.
Non rimase a guardare la fine che fece l'indumento, diede le spalle alla fossa e si asciugò le lacrime prima di raggiungere il fratello e l'amico.
Non sentì la necessità di voltarsi indietro neanche una volta.

Quasi non sembrava che fosse passato così tanto tempo, ma dopo vent'anni il Campo Giove non pareva essere cambiato di una virgola. 
Hazel si guardava attorno meravigliata di trovare tutto come quando era arrivata lei la prima volta: gli alloggi delle Coorti, i Principia e persino gli edifici di Nuova Roma erano rimasti tali e quali. La bambina che teneva per mano riuscì a liberarsi dalla presa, correndo verso l'armeria.
-Esperanza!- chiamò, inutilmente.
Alla sua sinistra udì delle risate sommesse, che si interruppero quando lei guardò il marito con aria omicida.
-Non preoccuparti, saprà cavarsela da sola- disse lui.
Hazel per un momento pensò seriamente di aprire una voragine sotto i suoi piedi e spedirlo nel Tartaro.
-Leo, forse ti sfugge il fatto che nostra figlia ha otto anni! Potrebbe farsi del male!-.
-Va bene, vado con lei-.
L'uomo seguì la figlia, lasciando Hazel da sola. Pensò di seguirli, ma il suo sguardo venne attratto dagli alloggi della Quinta Coorte. 
Promettendosi di raggiungerli in breve tempo, la donna si diresse verso quelli che per diversi mesi erano stati i suoi alloggi. Quando aprì la porta però si ritrovò davanti un ragazzo di non più di sedici anni che le puntava contro una freccia.
-Chi va là?- chiese.
Ad Hazel mancò il respiro per diversi secondi. Il suo sguardo, la sua espressività e persino il modo di tenere l'arco le ricordavano un'altra persona. Un'eco lontana le tornò alla mente. Questo non è un addio.
Era un'ipotesi molto azzardata, specie se espressa ad alta voce. Ma doveva sapere.
-Frank?- domandò.
Il ragazzo abbassò l'arco, negli occhi un'espressione dubbiosa.
-Hazel?- sussurrò lui.
Il cuore della donna perse un battito. Sentì gli occhi pizzicare, mentre commossa comprendeva il significato di quella frase detta tanti anni prima.
Frank aveva deciso di rinascere e quando vide il simbolo sopra il tatuaggio SPQR del ragazzo non poté fare a meno di sorridere. Una lira.
Senza che lo volesse le tornò alla mente il figlio di Marte quando era ancora in probatio e l'ipotesi che il suo divino padre fosse il dio della guerra era più lontana che mai. -Spero che mio padre sia Apollo- le aveva detto.
Sentì un nodo alla gola, ma Hazel non si sarebbe messa a piangere davanti a colui che era stato Frank.
Il ragazzo davanti a lei scosse la testa, con un'espressione decisamente confusa.
-Scusa, ci siamo già incontrati?-.
Hazel non seppe come rispondergli. Decise però che il ragazzo aveva il diritto di sapere, almeno in parte, come stavano le cose.
-Sì, in un'altra vita-.
Lui sembrò più perplesso di prima, ma la donna non aveva alcuna intenzione di aggiungere altro. Non riusciva inoltre a smettere di sorridere: Frank era nuovamente vivo e il suo destino aveva incrociato nuovamente quello del ragazzo. 
Raramente era stata tanto felice.  
   
 
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