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Autore: Kalbalakrab    27/09/2014    3 recensioni
Nico non si reputava un fidanzato geloso. Aveva passato mesi, anni, insieme a Percy e Annabeth durante la sua cotta per il figlio di Poseidone, e non aveva ridotto in polverina dorata nessuno dei due. Doveva pur contare qualcosa, no?
Eppure, mentre osservava Will dal tetto della propria cabina, fu investito dallo strano impulso di sguinzagliargli contro Mrs. O’Leary.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nico non si reputava un fidanzato geloso. Aveva passato mesi, anni, insieme a Percy e Annabeth durante la sua cotta per il figlio di Poseidone, e non aveva ridotto in polverina dorata nessuno dei due. Doveva pur contare qualcosa, no?
Eppure, mentre osservava Will dal tetto della propria cabina, fu investito dallo strano impulso di sguinzagliargli contro Mrs. O’Leary.
Non è giusto, pensò. Non era mica colpa del figlio di Apollo se spettava a lui fare da guida per il campo alle nuove giunte, due ragazzine di tredici anni identiche, con i capelli biondi e grandi occhi verdi che sembravano voler sfidare la bellezza delle figlie di Afrodite.
Tant’è fu a un passo dal richiamare con un fischio il segugio infernale.
Va bene, calmati. Che ti succede? Non era da lui perdere così la testa, specie su una questione così futile come l’amore. Che cavolo, era figlio del dio degli inferi! Certo, Will aveva diversi buoni motivi per fargli sentire le farfalle nello stomaco. Nico adorava quei riccioli color oro sempre spettinati, che aggiungevano quel tocco d’imperfezione al suo aspetto pressoché senza difetti. Per non parlare degli occhi blu e il fisico da bagnino della California che s’intravedeva benissimo sotto la maglietta arancione del campo mezzo-sangue, attillata nei posti giusti e che ricordava a Nico tutte le volte che la ritrovava la mattina dopo appallottolata ai piedi del letto.
Okay, si disse, rosso in faccia. Meglio non pensare a queste cose.
Con un balzo scese dalla cabina, dritto nell’ombra. Sbucò un attimo dopo accanto al gruppetto in perlustrazione del campo. Will aveva appena finito di spiegare alle due ragazzine del focolare di Estia.
-Hey – lo richiamò con un mormorio appena udibile, ma che il ragazzo sentì lo stesso. Come sempre.
-Nico! – Will non sembrò sorpreso di ritrovarselo affianco, al contrario delle sue sorellastre. La felicità con cui l’aveva salutato, però, svanì presto. – Hai viaggiato di nuovo dell’ombra?! Quante volte devo dirti che non ti fa bene alla salute?
Nico roteò gli occhi, nascondendo un sorriso. Il biondo scosse la testa, rassegnato, e gesticolò verso le due ragazze.
-Loro sono Miley e Marina – disse. – Groover le ha appena portate al campo.
Come se l’aspetto identico non fosse già di per sé un indizio, i loro genitori avevano anche deciso di dare alle due dei nomi con la stessa iniziale, un po’ come a dire: sì, esatto, sono gemelle!
Perché Will era tanto entusiasta? Erano solo altre semidee come tante altre, cos’aveva da eccitarsi a quel modo? A meno che il figlio di Apollo non le trovasse eccitanti nel vero senso della parola. Nico si sentì rimpicciolire lo stomaco.
-Ciao – squittì Miley. O forse era Marina.
Il figlio di Ade in tutta risposta brontolò un verso misto fra lo schifato e l’incazzato. Will gli lanciò un’occhiataccia.
-Travis! – richiamò subito dopo a gran voce, attirando l’attenzione del figlio di Ermes. – Ti spiace continuare tu?
Stoll non se lo fece ripetere due volte. Si ficcò fra le due ragazze, le braccia intorno alla loro vita, e si allontanò con la camminata tipica di un divo del cinema.
Nico li guardò fino a quando non scomparvero oltre la collinetta. Alla fine si arrese e si voltò verso Will.
-Che c’è? – sbottò, sentendosi osservato.
-Dovrei essere io a chiedertelo! Non potevi essere un po’ più gentile? Anche tu sei stato nei loro panni qualche anno fa.
Un’ombra passò sul volto di Nico. La sua prima volta al campo mezzo-sangue era stata anche l’ultima dove aveva visto Bianca viva. Quelle due non gli assomigliavano neanche lontanamente.
Sbuffò e si strinse nelle spalle, senza rispondere. Will era fin troppo abituato al suo carattere o al cavargli con la forza le parole fuori di bocca per desistere.
-Non hai alcun motivo di preoccuparti – disse, abbozzando un piccolo sorriso. A Nico piaceva vederlo sorridere. Gi si formavano due fossette ai lati della bocca e i suoi occhi risplendevano ancora di più. – Non m’interessano quelle due.
-E loro sono interessate a te? – ribatté il figlio di Ade, sorprendendo persino se stesso di quell’attacco gelosia.
-Ha importanza?
Nico guardò altrove.
-No, non credo.
Evitò di dirgli che per lui ne aveva eccome, e che Mrs. O’Leary era a “portata di fischio”.
-Dovresti essere contento. Dopo lo scontro con Ottaviano… - Will lasciò a metà la frase. – Voglio solo dire che ci servono altri guaritori al campo – si riprese subito. A nessuno dei due piaceva ricordare lo scontro con i romani e i giganti. Avevano perso troppo.
Nico annuì, maledicendosi per aver portato il discorso su quell’argomento. Will dovette accorgersene, perché gli sorrise comprensivo e gli cinse le spalle con un braccio. Al contatto Nico s’irrigidì e sforzò di non diventare rosso come un peperone. Stavano insieme da mesi, ma faceva ancora fatica a lasciarsi andare in pubblico. Le dimostrazioni d’affetto non erano il suo forte.
Will ridacchiò accanto a lui, chiaramente divertito.
Erano quei piccoli gesti a diversificarlo dagli altri. Tutti dicevano che il figlio di Apollo somigliava a Jason, il primo vero amico che Nico avesse mai avuto, ma era chiaro che si sbagliavano. Quei due non avevano nulla in comune.
I capelli di Will erano color del sole; un biondo dorato e caldo. Jason li aveva chiari come il grano. Will aveva gli occhi blu, Jason azzurri. Erano entrambi atletici, ma Will superava Nico in altezza solo di pochi centimetri, al contrario del figlio di Giove.
E poi c’era il carattere. Will era solare, scherzava sempre e si preoccupava degli altri senza secondi fini. Nico non avrebbe mai parlato male di Jason, ma il suo modo di fare era più simile a quello di un generale, che non a quello di un ragazzo appena adolescente.
- Allora… - lo risvegliò il biondo. – Ora che mi hai rubato al mio lavoro, che vuoi fare?
Nico arrossì.
-N-Non ti ho rubato al tuo lavoro.
Will si mise a ridere, attirandolo maggiormente verso di sé. I ragazzi del campo nelle vicinanze fecero finta di non aver visto nulla: avevano troppa paura di irritare il figlio di Ade per fare battute.
-Scherzavo, dai. Che ne dici di fare un tuffo?
-Un tuffo?
-Sì – Will alzò lo sguardo. – E’ una bella giornata. E poi… da quant’è che non vai al mare, Nico?
Non se lo ricordava nemmeno lui. Escluse le missioni con l’Argo II – l’unico momento in cui era stato vicino alla grande distesa salata – aveva paura di non aver mai messo piede in acqua. Quanto meno non con Bianca, sua madre o… rabbrividì. Pensare ad Ade come papà modello era difficile. No, Nico non era mai stato al mare.
-Non credo sia una buona idea – bofonchiò. – E’ territorio di Poseidone, e non prova molte simpatie per mio padre…
-Sciocchezze! Siamo al sicuro qui al campo.
Nico brontolò qualcosa d’incomprensibile. Non sapeva nuotare, e avrebbe fatto una figuraccia accanto a Will. Insomma, lui era molto più magro e pallido e- no, era una pessima, pessima idea.
-Scordatelo…
Will mise il broncio.
-Eddai… non vorrai farti pregare per toglierti i vestiti…
Ah. Uno a zero.
Il più piccolo avvampò, invidiando tanto non essere nato negli anni duemila. Almeno avrebbe saputo come resistere o ribattere a una battuta a doppio senso. Come facevano le altre coppie? Il sol pensiero di togliersi i vestiti con Will gli faceva crescere le farfalle nello stomaco. Senza contare a cosa avrebbe pensato non appena sarebbero rimasti da soli, mezzi nudi e su una spiaggia.
-D-Decisamente no!
Will scoppiò a ridere di nuovo, ma smise d’insistere.
Con la coda dell’occhio Nico l’osservò in silenzio, ancora rosso in volto, e finì per sorridere a sua volta. Il suo buon umore era contagioso come al solito.
Forse, pensò. Non è poi così male essere nato negli anni quaranta.  
 
 

 
 
 
   
 
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