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Autore: Shirokuro    27/09/2014    3 recensioni
[Lucy]
{ lucy centric | flashfic di 485 parole circa | introspettivo }
Per lei che sapeva tutto, era addirittura noioso. Senza ragione, non riusciva più a provare empatia per quelli che come una volta lei ignoravano la verità sull’Universo; una grande distesa di nulla dove la materia una volta era lì, in una massa informe, che ora era in espansione cercando di contenere vite che non verranno mai. Non riusciva nemmeno a trovarlo divertente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di proseguire nella lettura, vi avviso che questo mio angoletto contiene spoiler sulla fan fiction, perché devo spiegare un poco di cose a riguardo. Quindi se siete il tipo di persone che non ama sapere cosa accade prima, potete smettere, ma alla fin fine, questa non è che un'introspezione di Lucy molto breve, quindi non accadono fatti o chissà cosa.
Ho visto proprio oggi questo film, che devo dire mi ha colpita. Per certi versi, lo ricollego ad un anime che amo, ovvero Puella Magi Madoka Magica, quindi merita sicuramente qualche attenzione. E posso dire che non la serie citata, in comune ha il finale: il tempo. Lucy descrive il tempo come misura del mondo, rendendo formule matematiche e leggi fisiche inutili schematizzazioni che la comunità ha dato per spiegare l'ispiegabile, come i miti che inventavano gli Antichi. Ritiene che è il tempo a testimoniare le azioni - come ribadirò nel testo - e che le rende "compiute". In Madoka Magica, questo concetto è la chiave delle motivazioni delle azioni di Homura, con l'unica differenza che ogni volta che torna indietro il tempo trascorso si annulla, mentre Lucy tornando indietro incontrerebbe la vecchia se stessa perché piuttosto che resettare il tempo, lei lo rivive visivamente - come fa nel film. Il concetto del tempo come metro di misura mi ha affascinata.
Io stessa penso al tempo come un concetto più tangibile dell'astratto. Ho teorie assurde a riguardo, ma le sostengo fieramente. Questa pellicola mi ha stregata con questo suo punto di vista semplice e meraviglioso. Ma sto divagando, senza nemmeno arrivare al nocciolo.
Parlando della fan fiction, quindi, devo fare delle precisazioni che tengo a fare sennò me le si segnalano come errore o non vengono capite-
  • ho voluto provare a sconvolgere il mio stile. Le frasi sono molto lunghe e divise da frequenti virgole. Non sono sicura di aver reso bene, sicuramente tornerò sul testo per migliorare posizioni e cose simili. Volevo dare un ritmo incalzante, che rispecchiasse i miei pensieri su Lucy. A questo proposito, consiglio di ascoltare "Payback", una traccia musicale composta da DJVI, reperibile su YouTube. Lo consiglio affinché il tempo di lettura, marcato dalla musica - preferibilmente a basso volume -, aumenti, incalzando per l'appunto il tutto. In genere scrivo cose... lente, quindi nel terrore che anche questa lo sia, volevo consigliarvelo.
  • l'idea di base iniziale, è stata stravolta dal volere del testo. Quindi, ci saranno possibili incongruenze, che ho forzato. Nel caso fossero troppo evidenti, la segnalazione è necessaria. Ma alcune, sono volute. Ad esempio, parlo di mani per poi evidenziare come la flash si ambienti dopo che Lucy è - per così dire - sparita, parlo dello sparire delle emozioni e della perdita della concezione del tempo e quindi l'esistenza di Lucy per poi dire che la sua coscienza è intatta assieme i ricordi.
  • quest'ultima dei ricordi, è voluta per la frase che dice al nostro poliziotto riferendosi alla sua utilità nell'azione: "per ricordare". Ecco.
  • ho definito Lucy una divinità, ispirandomi a Puella Magi Madoka Magica, sì.
  • la seconda parte del titolo, è qualcosa di ironico: il "domani" è il tempo, che per la protagonista non esiste più, quindi non si potrebbe risvegliare comunque, senza quindi poter ripensare a quello perduto - difatti non ci sono riferimenti al suo trascorso in vita. Invece la "nomeclantura dell'Esistenza" è il nome di Lucy come colei che è ovunque e testimone del tempo e della Lucy che fu la prima donna e che quindi ha reso possibile la vita umana, con la quale ha interaggito.
Tornerò sui punti successivamente - è tardi e mamma rompe. Buona lettura.

 
 
La nomeclantura dell'Esistenza – Domani svegliamoci pensando al tempo perduto
   Per poter sapere chi e cosa, per poter conoscere quando e dove. Le sue mani erano tutto il necessario. La sua mente le permetteva di viaggiare inviando loro segnali semplici, quasi rudimentali, rompere i confini dello spazio e quelli del tempo, rendendola l’unica e reale padrona della sua realtà, quella che tutti vivevano ma nessuno realmente poteva controllare da sé. Non sapevano cosa li rendeva così umili, cosa – mentre lei invece lo capiva – li limitava in quegli schemi erronei, concentrandosi su realtà complesse quando la soluzione era lì, davanti a tutti, a sua volta resa in un metro di misura creato secoli prima da uomini primitivi.
   Numeri, fisica, logica. Cose inventate, sviluppate dagli uomini ed assimilate nel tempo, facendo credere che con regole inesatte si possa spiegare il mondo, ma loro non potevano capire la vera essenza dell’esistenza umana – la loro. Lei sentiva, percepiva il loro respiro, il loro cuore battere rendendoli vivi. Immaginò di far scivolare dolcemente la mano, fendendo l’aria, spostando le molecole che accarezzavano la sue pelle oramai distrutta, ricreando il momento esatto in cui ogni cosa aveva ritrovato il proprio senso nella sua testa. Un gesto così semplice, ovvio. Per lei che sapeva tutto, era addirittura noioso. Senza ragione, non riusciva più a provare empatia per quelli che come una volta lei ignoravano la verità sull’Universo; una grande distesa di nulla dove la materia una volta era lì, in una massa informe, che ora era in espansione cercando di contenere vite che non verranno mai. Non riusciva nemmeno a trovarlo divertente, non poteva, perché per lei non esisteva più il concetto di tempo a testimoniare le sue azioni. Aveva smesso nel momento esatto in cui il suo cervello aveva raggiunto la sua massima potenza, rendendo autonoma ogni parte microscopica del suo corpo, annullando così ogni cosa facesse nel momento stesso in cui la compiva. Ma la sua coscienza, il suo sapere, era tutto integro, era ovunque, ancora più grandi e profondi di prima – ora coesisteva nello spazio, era tutto e nulla, non era tangibile ma era perennemente a contatto con il mondo, era quasi qualcosa di superiore al tempo.
  Si ricordò improvvisamente di come ogni persona venisse catalogata, dando loro un nome ed una serie alfanumerica identificativa, per chiunque. Qualsiasi prigionia era migliore di quel sistema illusorio, come se fosse tutto loro ed invece lo condividevano con almeno nove milioni di persone. Come se avesse una qualche utilità, come se la loro esistenza dovesse essere ricordata, prendendo così come riferimento quella magra parola scritta su pezzi di carta che dalla nascita in poi li avrebbe segnati per sempre. Ne avevano dato uno anche alla prima donna e per quello, almeno, era felice, perché il suo era davvero unico. Lo condivideva solo con colei che ora era una divinità materiale nelle loro dimensioni. Ricordò quel nome, semplice ma che l’aveva accompagnata nelle sue ultime ore di vita rendendolo il proprio marchio. Il suo.
   «Lucy».
   
 
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