Dean
si sedette
su una delle poltrone e chiese a Sam cosa aveva trovato.
Il fratello
rispose, “Fino a ieri abbiamo cercato un incantesimo per
cambiare il sesso di
una persona, ma senza trovare nulla. Allora ho pensato che forse
stavamo
cercando qualcosa di troppo specifico. Quindi mi sono concentrato sul
trovare
un modo per annullare un incantesimo, piuttosto che farne un
altro”.
“Bravo
fratellino. Io ho preso tutto il fascino in famiglia, ma tu hai un
cervello
fantastico. Che aspettiamo. Mettiamoci all’opera”,
disse Dean con entusiasmo.
“Non è così
semplice Dean. Ho trovato la formula su una copia di un trattato del
sedicesimo
secolo, ed è scritta in latino. Mi ci vorrà un
po’ di tempo per tradurla”.
“Ti prego, fai
in fretta”, rispose Dean, mentre usciva dalla stanza.
Ricomparve dopo
un paio d’ore, e si sedette di fronte al fratello, senza dire
nulla.
Sam lo guardò e
disse, “Sembri un cane bastonato. Non hai ancora smaltito la
sbornia?”
“No, non è
questo. Ho la pancia gonfia, mi sento come se stessi per esplodere e le
tette
non le posso neanche toccare per quanto mi fanno male.
Tra l’altro stamattina ho avuto
l’impressione che fossero più grandi. E
poi… non lo so. Dovrei essere al
settimo cielo, visto che quest’incubo sta per finire, ma ho
il morale sotto
terra. Mi metterei a piangere”, rispose Dean sconsolato.
Sam dovette fare
uno sforzo sovrumano per non scoppiare a ridere. Cercò
invece di assumere
un’espressione preoccupata e disse, “Credo di
sapere quale sia il problema. E
non ti piacerà”.
“Che c’è ora?
Cosa può capitarmi di peggio?”.
“Mai sentito
parlare di sindrome premestruale?”, gli chiese Sam.
Sul viso di Dean
si dipinse il panico.
“Cosa?”
“Sindrome pre…”.
“Si, ho capito
non sono sordo. Stai scherzando vero?”
“No, per niente.
Ho vissuto abbastanza con delle donne da saperne riconoscere i
sintomi”.
Poi aggiunse, tanto per dargli il colpo di
grazia, “Direi che, se sarai ancora donna, in due o tre
giorni ne avremo la
conferma”.
A quel punto
un’espressione di puro terrore si
dipinse sul volto di Dean.
Si alzò e disse
al fratello con un tono isterico, “No, tutto ma non questo.
Posso affrontare
vampiri, mutaforma, demoni e tutti i mostri del purgatorio ma questo
no. Hai
finito di tradurre la formula? Devi farmi tornare uomo subito. Sono
stato
chiaro?”.
Sam a quel punto
non ce la faceva quasi più a trattenersi, ma
riuscì a fingersi arrabbiato e
rispose, “Ehi, vedi di abbassare i toni principessa. Sono
giorni che mi faccio
il culo per risolvere il tuo problema.”
“Beh, forse non
te lo sei fatto abbastanza”, ribatté Dean, acido.
“Sai che ti
dico? Traducila da solo la formula. Io ho chiuso!”. Sam si
girò e, con un
sorriso a trentadue denti, fece per andarsene.
Dean lo seguì e
lo afferrò per un braccio per trattenerlo. Sam, prima di
girarsi assunse di
nuovo un espressione seria e guardò il fratello, aspettando
di sentire cosa
aveva da dire.
“Non scherzare
Sam. Non vorrai mica lasciarmi in questo casino?”, gli disse
Dean con aria
supplichevole.
“Pensi che non
mia sia impegnato poi tanto fino ad ora. Magari tu puoi fare di
meglio”.
“Dai Sammy, non
dicevo sul serio. Scusami. Perché non ti rimetti al
lavoro?”.
Sam lo guardava
senza dire nulla, e non si mosse da dove si trovava.
“Andiamo
fratellino. Farò tutto quello che vuoi. Se mi farai tornare
normale sarò il tuo
schiavo per un mese. Che ne dici? Abbiamo un accordo?”.
Sam esitò prima
di rispondere, indeciso se tenere il fratello sulla corda ancora un
po’. Si
stava divertendo troppo.
Ma poi vide la
sua espressione e si intenerì. Temeva che, con tutti gli
ormoni in subbuglio,
sarebbe scoppiato in lacrime e non aveva intenzione di assistere ad una
scena
del genere.
“Va bene,
accetto. Ma giusto
perché mi fai pena”,
acconsentì Sam mentre tornava al tavolo. Ci sarà
da divertirsi per un mese, penso
tra sé.
Passò all’incirca
un’ora e Sam si rivolse a Dean, sempre più
depresso, dicendogli, ”Ok, sorella,
ho finito. Tutti gli ingredienti che ci servono dovrebbero essere nel
magazzino
del bunker. Tutti tranne uno”.
“E quale sarebbe
questo ingrediente?”, chiese Dean.
“Un pezzetto
della strega. Tra un paio d’ore sarà buio.
Partiamo subito. Andiamo a
recuperare quello che ci manca”.
“Perfetto. Disseppellire
un cadavere in putrefazione è proprio quello che mi ci
vuole. Sarà una serata
fantastica”, bofonchiò Dean mentre andava nella
sua stanza a prepararsi.
“E non chiamarmi
sorella!”, gli gridò dal corridoio.