Premessa
Cloto, Lachesi e Atropo,
secondo la mitologia greca, erano le tre Moire, personificazione del destino.
Cloto, la più giovane, era associata alla nascita e filava lo stame della vita;
Lachesi svolgeva lo stame sul fuso e distribuiva la quantità di vita ad ogni
uomo; e infine, Atropo che aveva il compito di recidere il filo associato ad
ogni uomo, rappresentava la morte.
Il titolo s'ispira a un verso di Virgilio, nell'Eneide, "Sic volvere Parcas".
Ogni personaggio sarà descritto alla luce di queste tre fasi.
Saranno tutte flashfish, quindi, il totale delle parole delle tre fasi non
eccederà mai i limiti.
Mu di Aries
Cloto
Quella notte, le fiamme lambivano il cielo.
Nessuno seppe mai dire chi fosse stato, ma ci fu gente - quella dei paesi vicini
- che giurò di aver visto aggirarsi per il villaggio, non uomini, ma creature
con occhi rossi come tizzoni ardenti.
Quando i fuochi si spensero, ed era già pomeriggio inoltrato, alcuni uomini
s'arrampicarono su per il sentiero, appoggiandosi a lunghi bastoni di legno.
Non una casupola era rimasta in piedi, e c'erano cumuli di legname, pietre e
paglia da cui s'alzavano sottili serpenti di fumo.
Molti corpi giacevano irriconoscibili per le strade e, dappertutto, soffiava un
lezzo mortale di carne bruciata e urla soffocate.
Scossero la testa rassegnati e presero la via del ritorno, preceduti dai cani
che parevano impazienti di allontanarsi.
Tutti tranne uno che abbaiava come se avesse visto il diavolo in persona.
E fu allora che lo trovarono, in una caverna vicina, con il cordone ombelicale
attaccato e la pelle sporca di sangue.
Lachesi
Lo chiamavano Mu, il Grande, non perché fosse molto alto di statura, ma perché
la sua fama e le sue virtù erano così alte che se Omero fosse stato ancora in
vita, ne avrebbe fatto un eroe, e dei più valorosi.
Il mattino dopo esser diventato Cavaliere, lasciò il Santuario e tornò ai monti
dov'era nato. Era cresciuto sotto Hamal e, sotto la guida del bicentenario Shion,
era diventato guerriero e fabbro.
Visse sul tetto del mondo per quasi tredici anni, riparando le armature dei valorosi che
non perdevano la vita nella bocca della morte.
Tornò in Grecia, per aprire la via del Settimo Senso alla Speranza e per
vegliare sulla dea morente ai piedi della scalinata.
Visse alla Prima Casa d'Ariete fino alla notte in cui egli tornò, con una
corazza dai funesti riflessi.
Lo riconobbe dalla voce e dal portamento, così come riconobbe quelli che erano
stati compagni sotto l’egida della giustizia.
Combatté e versò molte lacrime quella notte, più di quante ne avesse versate in
una vita.
Atropo
Quando Shion gli raccontò la verità sulla morte di Athena, Mu non ebbe
esitazione a seguire la sua dea nel Regno dei Morti. Non aveva mai avuto modo di
"legare" con gli altri Santi, a causa del suo volontario esilio, ma
bastarono una manciata di ore per scoprire quanto preziosa potesse essere
l'amicizia.
Combatté a un decimo della sua forza contro il Giudice Infernale, Rhadamantis. E
fu sconfitto perché l'aria pestilenziale di quel mondo aveva ridotto la luce
delle sue stelle a un banalissimo fuoco fatuo.
Fu precipitato nel Cocito, vivo.
Punito come traditore, fu sommerso dai ghiacci e flagellato da continue raffiche
di vento freddo.
Rimase lì, fino a quando la voce della dea non lo chiamò affinché potesse
risplendere un'ultima volta.
Brillò come il sole, davanti a un muro di lacrime e poi si spense. Per sempre.
Di lui rimarrà il coraggio di riconoscere la strada giusta, a discapito
dell'opinione comune, la dolce calma, la risolutezza e il valore che hanno fatto
di Mu, un Grande.