Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: BlameItOnMeOrBlameItOnYou    28/09/2014    1 recensioni
"Non avrei mai creduto di avere tutto questo successo, è incredibile!" diceva, e riuscivo a vedere una piccola lacrima sui suoi occhi che lui non voleva mostrare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sì, andavo ancora al liceo. Il fatto è che i miei genitori volevano che mi impegnassi su uno di quei lavori in cui si guadagnava un sacco di soldi, che diventassi una signorina formale ed elegante, che la smettessi di vestirmi con la solita felpa e i jeans e che andassi in una di quelle città di lusso dove ci sono tutte quelle star famose del cinema, che secondo loro le star del cinema erano pronte ad ingaggiare me come loro manager personale, guadagnando quattrini ogni ora.
Ma io no, non volevo tutto questo, non mi serviva una vita formale ed elegante, e nemmeno un lavoro tanto dignitoso. Amavo la musica, e questa era l’unica cosa che davvero importava tanto per me. Ma a loro non importava. -Non voglio che la mia unica figlia nella vita si occupi di quello stupido e in utilissimo suono chiamato musica- diceva con tono arrogante mia madre quando solo accennavo la parola “musica” al posto di “politica”. Di mio padre non parliamone, lui e l’eleganza erano una cosa sola. E le mie felpe non avrebbero mai avuto una chance contro i suoi smoking firmati “Moschino”. -Smettila di vestirti in questo modo poco degno della nostra famiglia o non entrerai più nella nostra villa!- era una delle sue frasi più tipiche riferite alle mie amate felpe.
Insomma, la mia vita era basata sull’eleganza, la grazia e il lusso. Ma io non volevo affatto che fosse così. Così, appena finito il liceo, parlai seriamente con mia madre. Non volevo parlare con mio padre, non sarei mai riuscita a convincerlo, non che avessi molte opportunità con mia madre, ma in fondo provare con guasta mai.
E così le raccontai quanta fosse la mia passione per la musica e quanto io tenevo a essa. Ricordo che rimanemmo ore e ore a parlare, ma alla fine tutto valse a qualcosa. Lei mi lasciò andare.
-Vai, visto che ami la musica dovresti essere perfetta come manager di un cantante- lei mi disse. -Ma dove vado? Cosa faccio? Perché mi dici di andare?- ribattei io, che non sapevo che fare. -Beh, ami la musica, no? So che hai delle grandi potenzialità. La conosci alla perfezione. Cercati un cantante poco famoso e rendilo la star che tutti ameranno- mi disse lei, e questa era una delle poche volte che mi parlava con orgoglio vero. -Un cantante poco famoso? Sarà un’impresa durissima, ma amo troppo la musica. So di potercela fare- esclamai con un tono deciso, ordinando i biglietti dell’aereo per Londra per il giorno dopo. Lei mi diede la buonanotte con un sorriso più grande di lei. Era la prima volta che glielo vedevo. Lo trovavo bellissimo.
Il giorno dopo presi le valigie e corsi all’aeroporto. Credo ancora che fossi in ritardo perché ero troppo emozionata. Quella era la mia prima vera occasione in tutta la mia vita. Ricordo di aver avuto, almeno per i primi quindici minuti di viaggio, due lacrimoni negli occhi. Quanta gioia.
Arrivata a Londra presi subito le valigie e corsi al palazzo, dove mi aspettavano alcuni datori di lavoro. Avevo già fatto di nascosto il corso di musica, quindi ero pronta per lavorare. Loro mi diedero circa cinquecento fogli, tra cui ci sarebbe stata la descrizione del cantante che avrebbe cambiato la mia vita. Cercai per più di due ore, senza però ottenere risultato. Non volevo scartarli tutti, ma volevo scegliere bene. Ma li avevo analizzati tutti, e non avevo trovato neanche un cantante con cui poter lavorare. E se invece avevo fatto un errore? E se avrei dovuto ascoltare di più i miei genitori, almeno quella volta? E se la musica non fosse davvero il mio obbiettivo, ma ce ne fosse un altro molto più in alto da realizzare?
Ma poi notai che mi era caduta per terra una scheda descrittiva. La analizzai con molta cura, anche perché era la mia ultima chance.
“Mmh, questo qua è alto e magro, sembra un giraffo” dissi, ridendo. Poi ascoltai una delle canzoni che aveva mandato alla casa discografica, e quello fu un sogno.
“Che… che voce straordinaria!” dissi alla fine. Quasi non mi ero accorta che stavo parlando da sola.
“Beh, sì, scelgo lui. Ha delle potenzialità incredibili”. Ero soddisfatta. Mi si stava aprendo un mondo.
“Come si chiama? Uh, Michael. Michael Holbrook Penniman Jr. Nome d’arte… Mika.”
“Ha anche dei capelli anni 80. Stupendi, tra l’altro. Bene, sento di adorarlo. L’incontro è domani, ora devo solo chiamarlo e dirgli che l’ho scelto. Chissà la sua reazione!”
Ebbene sì, il giorno dopo lo incontrai e lui cantò. Migliorammo un po’ le canzoni e lo aiutai a registrarle. Ero così felice. Sapevo che un giorno lui e la sua voce si sarebbero fatti conoscere dal mondo intero. Lui mi raccontò la sua storia e io misi tutto sul mio piccolo e inseparabile taccuino. Avrei usato il tutto per renderlo famoso. Ed era esattamente a fine 2006 che finimmo le registrazioni. Il suo primo singolo che sarebbe uscito era “Grace Kelly”. Titolo interessante come inizio di una carriera. La cosa buffa era che io lo trattavo come una star, come se da un momento all’altro fosse diventato una delle più grandi celebrità del mondo. Ma non sapevo se lo sarebbe davvero diventato.
Intanto avevamo deciso una data di rilascio, ovvero il 29 gennaio 2007. Io ero tesissima quel giorno.
E non mi sarei mai aspettata così tanto successo in così poco tempo. Una settimana dopo andai in un supermercato vicino al mio appartamento per comprare alcune cose. E sentii qualcosa di veramente familiare in radio. Era “Grace Kelly”. Il fatto è che non sapevo se stavo sognando o era tutto vero, perché vedevo una ragazza che la canticchiava, un ragazzo che provava a scaricarsela, e addirittura due amiche che vennero e mi chiesero:- Ma questo è Freddie Mercury? Ma non era morto?- E io, ancora incredula risposi che era un nuovo artista, che si chiamava Mika e che era veramente bravo. Loro annuirono e ringraziarono. Era tutto così incredibile.
Quando lo raccontai a Mika fece un urlo stranissimo che rimbombò per tutto lo studio. Adoravo il modo in cui urlava. Non faceva altro che dire “Thank you, thank you!”. Ma non sapeva che questo era solo l’inizio. Cinque milioni di dischi venduti, tantissime partecipazioni agli awards, tantissime nomination, quasi quanto i premi vinti.
Sì, era una vera popstar.
   
 
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